Quello che segue e' uno dei migliori paper della classe MICRI-IULM 2021
Gli Stati Uniti sono davvero il tempio della più grande democrazia moderna e il modello virtuoso a cui fare riferimento?
by
Simona Fiorelli
La democrazia, figlia della civiltà greca, più in particolare di quella ateniese, esprime una “forma di governo in cui il potere risiede nel popolo che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi”. Nel corso della sua storia il concetto stesso di democrazia non si è tradotto in un unico concetto ma si è evoluto in diverse manifestazioni.
Tutto ciò ha portato ad avere oggi, negli Stati moderni, una forma di democrazia caratterizzata da forti contraddizioni e paradossi. Motivo per cui, è possibile ammettere che non sia sempre un qualcosa di scontato.
Basti pensare a Mosca, dove migliaia di cittadini hanno subito violenze dalle squadre antisommossa per ottenere una libertà espressa dalla democrazia stessa; e dall’altro lato dal mondo invece, migliaia di dimostranti hanno messo a ferro e fuoco il Campidoglio di Washington.
In genere il concetto di democrazia viene immediatamente associato all’essenza degli Stati Uniti d’America, che rappresentano il tempio della più grande democrazia moderna. Paradossalmente però, quello degli Stati Uniti, è l’esempio lampante di una democrazia talmente fragile da non poter essere ritenuta tale. L’America, nei momenti più cruciali della sua storia, ha manifestato ideali importanti e concreti, ma altrettanta ipocrisia e l’episodio dell’assalto al Campidoglio ne costituisce una delle testimonianze più evidenti.
La domanda alla base di tutto ciò è quale sia stata la causa che ha determinato questo triste scenario che mette in discussione degli ideali apparentemente solidi e concreti, come quelli democratici. Sono state date molte opinioni in merito e sono state fatte molte ipotesi, di cui nessuna può essere date come assodata. Alla base di questo contesto storico c’è una democrazia che forse non è mai stata tale ed è per questo motivo talmente fragile da permettere episodi di questa portata.
Queste elezioni, in particolar modo, hanno messo in luce la grande crisi della democrazia americana e l’ipocrisia insita del suo modello.
La precarietà di questo sistema si evince anche dal fatto che le modalità di voto negli Stati Uniti sono completamente diverse da tutto il resto del mondo. Viene data la possibilità di voto nelle proprie case, motivo per cui, lo stesso Trump, ha avuto la presunzione di non accettare la sconfitta e di dichiarare che le votazioni erano state falsate a favore del Presidente Biden.
Il nuovo Presidente si ritrova di fronte ad un’enorme sfida. Sul versante della politica interna non sarà facile ricomporre una società così disorientata, all’interno della quale il partito repubblicano è alla deriva per ritrovare dignità e credibilità, mentre quello democratico soffre di pericolose divisioni interne.
Si può quindi ammettere con fermezza che questi siano elementi sufficienti per farci dire che gli Stati Uniti non sono una democrazia e che quindi non dovrebbero essere più il modello virtuoso a cui fare riferimento. Di fronte alla fragilità del sistema, reso ancora più evidente dagli anni di governo di Donald Trump, spetta all’Unione europea un ruolo esemplare nel mondo. Si tratta di sviluppare e portare a compimento il progetto
di uno stato multietnico fondato sui principi dell’inclusione e non dell’esclusione, di una democrazia che sia non solo rappresentativa ma anche partecipativa e che porti alla progressiva riduzione delle diseguaglianze eliminando la conflittualità fra sovranità assolute di Stati-nazione.
L’assalto al Congresso apre scenari molto più complessi di quanto si sarebbe potuto prevedere. Non è un gesto limitato a se stesso, ma ha scaturito, come era prevedibile, dinamiche oltreoceano. E’ un richiamo molto forte a tutti i Paesi, e all’Europa in particolare, per far capire che la democrazia va protetta e salvaguardata. Episodi come questi devono essere di insegnamento per comprendere che il concetto di stato democratico non può essere inteso come un qualcosa di scontato e invalicabile, ma come un impegno costante alla sua continua riconferma.
Nel 2020 la democrazia ha vinto in America ma le elezioni di Trump hanno messo in luce un sistema politico americano fragile di cui, quanto accaduto a Capitol Hill non è altro che un’autopsia feroce di uno stato di salute della democrazia americana che ha delle radici ancora più profonde di quanto sembra.
Non si parla di un fatto simbolico, né tanto meno virtuale, sebbene dal virtuale abbiamo preso in parte le mosse.
Nel sistema politico americano ci sono delle falle legislative che sono sempre state coperte da consuetudini come il riconoscimento della sconfitta e il legittimo via libera di chi perde a chi vince. Il tutto, non a caso, è anche strettamente legato al movimento Black Lives Matter, nato dalle immotivate e continue uccisioni di neri da parte degli agenti di polizia americani bianchi.
Il paradosso sta nella poca reattività delle forze dell’ordine verso l’estremismo di destra che va a danneggiare un principio cardine della democrazia, che dovrebbe essere strenuamente difeso da un possibile tentativo di rovesciamento.
Per decenni il concetto della perfezione dell’esempio americano si è andato lentamente erodendo e nelle fondamenta della società statunitense hanno cominciato a moltiplicarsi le crepe.
Forse mai come oggi è venuto il momento per tutti di rilanciare le ragioni della democrazia e del diritto, non solo in America, ma ovunque, per difendere la nostra libertà e il nostro futuro contro l’ignoranza, la violenza e ogni forma di estremismo. Da questi eventi, così dolorosi, dobbiamo cogliere l’occasione per rilanciare con coraggio il valore della democrazia e il senso più alto della politica e delle sue istituzioni.
___________________________________________________
No comments:
Post a Comment