India. Rapida visita del presidente dell'Iri insieme ad una delegazione di industrie siderurgiche al presidente indiano Rajid Ratna Gandhi.
Romano Prodi viene ricevuto nel palazzo presidenziale ed introdotto in un immenso ufficio dove lo sta attendendo il presidente Gandhi dietro un grande tavolo di mogano nero sul quale spicca una copia di Business Week, l'accreditata rivista americana di politica economica che porta in copertina oltre all'immagine del giovane presidente IRI il titolo "Italian Renaissance".
Sono le tre del pomeriggio, stiamo visitando i ruderi di un tempio Mogul.
Il caldo afoso ha infierito sui giornalisti italiani che strutturalmente non manifestano un grande entusiasmo per le visite alle aree archeologiche.In una piazza si eleva un montarozzo coperto di erba su cui si distendono i giornalisti italiani.
Mi informano che un collega è sparito dal gruppo e la cosa mi terrorizza. Incarico la guida di effettuare una veloce ricognizione.
Mi piazzo in cima alla piccola elevazione guardando in giro cercando di individuare il collega tra le centinaia di turisti domestici e stranieri che si aggirano tra le rovine del tempio.
Ad un certo punto mi sorprendo nell'ascoltare un singolare ululato emesso in una lingua non ben definita.
A ululare e' un tale, chiaramente non indiano perché vestito con bermuda e T-shirt dai colori super vivaci, che sta correndo verso il montarozzo raggiunto il quale comincia a saltare intorno gridando in perfetto vernacolo fiorentino: "Oscare, Oscare, tu un mi rihonosci? E sono i' Barbitelli.."
Leggermente stupito ma soprattutto preoccupato per l'assenza del collega giornalista mi azzardo a chiedergli: "Scusi, forse sono un po' stanco e distratto… Mi aiuti a ricordare..Ma dove ci siamo conosciuti?"
"Tu sonavi con la tua band che si chiamava 'Gli Oskar's Five' al Circolo Impiegati Civili di Firenze..Un te lo rihordi?"
A quel punto ho finto spudoratamente di ricordarmi del Barbitelli al quale ho augurato tutto il bene possibile, una felice conclusione del suo giro turistico, bei tempi quelli del Circolo Impiegati Civili roba di almeno 25 anni prima. Arrivederci in Italia.
Questa volta il sorriso non e' forzato perché in lontananza ho intravisto la guida che ritorna dopo aver pescato chissa dove il collega giornalista che si era perduto.
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(Oscar cento anni fa)
Quando avevo vent'anni bruciavo le mie energie in sovrannumero praticando uno sport che era soprattutto l'armonia dello spirito. Mi riferisco al Judo che rappresentava per me il modo di scaricare le tensioni cercando di raggiungere l'equilibrio interno.Come pochi sanno Judo significa "via facile" e la leggenda vuole che un principe giapponese stesse osservando la neve che cadeva sugli alberi del suo giardino. Man mano che la neve si accumulava sui rami questi a un certo punto si staccavano e cadevano a terra. Un solo albero aveva una conformazione completamente diversa: i suoi rami erano flessibili e man mano che il peso della neve aumentava si inclinavano lasciando cadere quella coltre bianca e riprendendo la propria posizione originaria.
Il Judo, appunto, più che opporre violenza alla violenza come altri sport di confronto, sfrutta lo squilibrio dell'avversario per gettarlo a terra.
A Firenze proprio nella strada in cui abitavo, Borgo Pinti, c'era il Kodokan nel quale per un paio di anni ha insegnato il maestro Ishi Son che all'epoca era cintura nera campione universitario in Giappone che si trovava in Italia perché affascinato dalla cultura di quel paese del quale stava studiando con un certo successo la lingua.
Questo il precedente.
Rapida visita della delegazione italiana a Tokio, guidata dal presidente dell'Iri.
Il titolare dell'Istituto italiano di cultura organizza a casa sua un party in onore del professor Prodi.
Decine e decine di italiani residenti a Tokio e giapponesi imparentati in qualche modo con la nostra cultura e con la nostra industria.
Tra i numerosi 'locali' che mi sembrano tutti uguali ve n'è uno che forse è un po' meno uguale agli altri.
Mi avvicino sorridendo e quel signore tralascia la conversazione che sta tenendo con un connazionale, mi guarda, sorride a quattro ganasce e mi abbraccia.
Il maestro Ishi divenuto alto dirigente della principale rete radiofonica giapponese con la responsabilità del Dipartimento dedicato all'Italia è per sua fortuna identico a quando ci insegnava le tecniche del judo sul tatami del Kodokan fiorentino.
Brindiamo al nostro incontro scambiandoci indirizzi e rapide informazioni perché il mio presidente ha deciso di tornare presto in albergo dato che il mattino successivo abbiamo di prim'ora il volo per l'Italia.
Oscar
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Per chi preferisce ascoltare
https://youtu.be/Bsdkj1NfcR4
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Ciao Oscar, buona sera,Molto in interessante. Mi e' piaciuto leggerolo.
Harold
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