Di seguito riportiamo alcuni passi dell'intervento del presidente Mattarella significativi per chiarezza e passione democratica.
"Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della società –mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia.
Per troppo tempo (la Magistratura) è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività.
Va sempre avvertita la grande delicatezza della necessaria responsabilità che la Repubblica affida ai magistrati."
"Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della società –mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia.
Per troppo tempo (la Magistratura) è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività.
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Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore.
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I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario.
Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore.
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I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario.
Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone.
Va sempre avvertita la grande delicatezza della necessaria responsabilità che la Repubblica affida ai magistrati."
Questi passaggi dell'intervento del capo dello Stato sono la conferma della crisi attraversata dalla magistratura e delle responsabilità che i giudici hanno nell'adempimento del loro impegno professionale.
E a proposito di "decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone" riteniamo sia opportuno ricordare la gogna giudiziaria e mediatica di cui è stato oggetto il Grande Oriente d'Italia trent'anni fa così come ricordato da Stefano Bisi, Gran Maestro attuale del GOI in un libro di prossima pubblicazione intitolato "Il biennio nero 1992-93".
Per i media italiani afflitti da una incontenibile crisi, parlare di massoneria è un modo sicuro per recuperare qualche decina di copie cartacee.
Sfogliando il libro di Stefano Bisi emerge chiaramente quanto improvvide iniziative giudiziarie abbiano messo a repentaglio la vita di tanti iscritti alla Istituzione che affonda le sue radici nel 1717 con la creazione della prima gran loggia speculativa in Inghilterra.
Scrive Bisi:
"Una
bomba insomma, scoppiata il 20 ottobre del ’92
quando, di buon mattino, i carabinieri suonano il
campanello della sede del Grande Oriente d’Italia
per notificare un’ordinanza: “Esibire e consegnare
in copia conforme, anche procedendo a perquisizione, gli elenchi degli ultimi venti anni degli iscritti
alle logge di Calabria e del Lazio”.
E aggiunge:
"Nell’autunno del ’92, pochi mesi dopo
la devastante inchiesta chiamata Mani Pulite, esplode un’altra
bomba, Mani Segrete, l’indagine avviata da Agostino Cordova,
Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Palmi, in
provincia di Reggio Calabria. Una stagione avvelenata che non
è destinata a durare poco. La tangentopoli scoperta dalla magistratura milanese, venti anni dopo un cronista dell’epoca la
definisce la stagione delle illusioni, come la fine degli intrighi e
i magistrati vendicatori della società civile contro una politica
marcia. Forse è stata un’altra storia. E anche l’inchiesta Cordova non si esaurisce nel giro di poche settimane. Se n’è parlato
spesso, da allora, nelle commissioni parlamentari antimafia, in
tante interviste."
Nella slavina dei commenti anti massonici di quasi tutta la stampa italiana si isola il grande Indro Montanelli che scrive:
"Suscita qualche perplessità quella già battezzata Mani segrete,
dove nel mirino dei magistrati c’è un’intera organizzazione, e i (presunti) avvisi di reato sono addirittura centinaia, disseminati a tappeto dalla remota
procura calabrese di Palmi in tutta la penisola”. E
aggiunge: “Di concreto, nella maxi-indagine sulla
massoneria di cui da giorni sono pieni i notiziari,
non si sa ancora nulla. Ma già viene strombazzata
la tesi della grande congiura cui attribuire in un colpo solo tutti i mali d’Italia”. Per “Il Giornale”, che
replica all’Unità, “l’obiettivo, comune con altre vicende simili della recente storia italiana” è “di criminalizzare un’organizzazione da sempre nel mirino di
cattolici, comunisti e fascisti”. Ma Montanelli non
ci sta a passare da filo-massone e precisa: “Noi non
siamo né favorevoli né contrari alla massoneria. La
consideriamo una organizzazione che ha avuto una
parte importante nella storia d’Italia, diventata anacronistica con il suo cerimoniale desueto e la sua
mania della segretezza e in cui si stringono amicizie e si fanno affari come in tanti altri sodalizi… Certamente nella massoneria ci sono anche personaggi poco raccomandabili, come ne esistono nei
partiti politici e nelle bocciofile…ma devono essere
arrestati e processati sulla base di prove, non di teoremi, altrimenti ipotizzare, come ormai si sta facendo apertamente, che la massoneria sia il cervello
di tutta la malavita equivale a rilanciare, né più né
meno, il complotto demo-pluto-giudaico-massonico del ventennio”.
Ancora dal libro del Gran Maestro Stefano Bisi:
"E nella Capitale l’inchiesta finirà, su stessa richiesta della procura di Palmi, come scrive
il gip Augusta Iannini nel decreto di archiviazione del 3 luglio del 2000. Per sette mesi la notizia
passa sotto silenzio. Venne divulgata sette mesi
dopo dall’agenzia di stampa Agi e fu ripresa da
alcuni giornali, ma non dalle maggiori testate nazionali, nonostante il vastissimo clamore che aveva accompagnato la vicenda all’inizio degli anni
Novanta con pesantissime ripercussioni per tanti
fratelli del Grande Oriente d’Italia e per le loro
famiglie. Le carte, che erano state sequestrate nel
corso dell’inchiesta Cordova vennero formalmente restituite nell’aprile 2017 su autorizzazione del
pubblico ministero Lina Cusano che, insieme al
collega Nello Rossi, aveva avanzato a suo tempo
la richiesta di archiviazione dell’inchiesta, accolta dal gip Iannini, con motivazioni che smontano
l’impalcatura dell’indagine.
“Non può essere taciuto che in questo procedimento penale ‘l’indagine conoscitiva ha vissuto momenti di inusuale ampiezza” scrive il gip annunciando il non “doversi promuovere l’azione penale” nei confronti dei 64 massoni che erano stati
indagati. Secondo il giudice, nel corso della maxi
indagine conoscitiva avviata dal procuratore Cordova, fatta eccezione di uno stralcio relativo alle
attività imprenditoriali su Licio Gelli, non sarebbe stata rilevata alcuna illecita attività compiuta
dalla massoneria. “Da uno sguardo d’insieme del
poderoso materiale acquisito e raccolto in circa 800
faldoni - scrive Iannini - e in un numero imprecisato di scatoloni contenente materiale sequestrato,
si può trarre la certezza che è stata compiuta, in
tutto il territorio nazionale, una massiccia e generalizzata attività di perquisizione e sequestro che le
iniziali dichiarazioni del notaio Pietro Marrapodi,
certamente non consentivano, quanto meno a livello nazionale”.
“Da questi racconti - prosegue - a contenuto generalissimo, ma conformi all’immaginario collettivo sul tema gruppi di potere, il pm di Palmi ha
tratto lo spunto per acquisire una massa enorme di
dati (prevalentemente elenchi di massoni) che poi
è stata informatizzata e che costituisce una vera
e propria banca dati sulla cui utilizzazione è fondato avanzare dubbi di legittimità, tanto più che l’indagine si sta concludendo con una generalizzata richiesta di archiviazione”. Per il gip Iannini “in
questo procedimento, infatti, l’articolo 330 del codice di procedura penale è stato interpretato come
potere del pm e della polizia giudiziaria di acquisire
notizie e non, come si dovrebbe, notizie di reato”.
Secondo il giudice romano “era infatti chiaro che
l’acquisizione di elenchi di associazioni, anche e
non solo massoniche, costituiva una mera notizia
e non certamente una notizia di reato”.
Per il gip “all’eccezionale ampiezza del raggio
delle indagini ed alla conseguente accumulazione
di un’amplissima documentazione sul fenomeno
massoneria non ha corrisposto una altrettanto ampia localizzazione delle investigazioni in direzione
delle specifiche attività di interferenza in ambiti
istituzionali ricollegabili alle realtà organizzative
individuate”.
“La riprova più eloquente dello stato delle indagini sin qui descritto - scrive - proviene dalla stessa procura di Palmi”, che decise autonomamente di trasferire l’inchiesta alla procura di Roma
che poi, dopo aver inquisito, chiesto ed ottenuto
il rinvio a giudizio di Licio Gelli per il crac del
gruppo di Nepi, aveva concluso l’indagine con
una richiesta di archiviazione. Gli stessi pubblici ministeri nel sollecitare la chiusura della vicenda
hanno sottolineato, ricorda il giudice, come “la
trasmissione degli atti del presente procedimento
da Palmi a Roma è avvenuta su esclusiva iniziativa dell’ufficio del pubblico ministero di Palmi e con
i tempi da questo ufficio voluti senza che vi sia stata alcuna rivendicazione di competenza o richiesta
di trasmissione da parte dell’ufficio del pubblico
ministero di Roma”.
Questi sono i fatti, e soprattutto questa è la
sentenza che fa piazza pulita di chiacchiere, indiscrezioni, commenti a botta calda, di una bufera
mediatico-giudiziaria che tanti danni ha procurato al Grande Oriente d’Italia, a tanti fratelli e ai
loro familiari, molti dei quali portano ancora le
ferite di quel periodo."
E' legittimo chiedersi il perché di tanto odio nei confronti della più antica istituzione che affonda le sue radici nella costituzione della prima gran loggia di massoneria speculativa nel 1717.
I massoni sono uomini del dubbio e quindi rifiutano di sottomettersi ai dogmi da qualsiasi pulpito provengano.
I massoni sono uomini liberi che credono nella libertà e sono considerati quindi una scheggia non gestibile nelle società sottoposte a dittatura o nelle autocrazie, perché mettono in discussione e quindi a repentaglio la figura dell'uomo solo al comando.
Da questo punto di vista e' interessante quanto Umberto Eco era solito scrivere:
«In genere» ha scritto Umberto Eco «le dittature, per mantenere il consenso popolare intorno alle loro decisioni, denunciano l’esistenza di un paese, un gruppo, una razza, una società segreta che cospirerebbe contro l’integrità del popolo dominato dal dittatore.
In genere ogni forma di populismo, anche contemporaneo, cerca di ottenere il consenso parlando di una minaccia che viene dall’esterno, o da gruppi interni. Ma chi ha saputo creare intorno ai propri casus belli un efficace contorno di teoria del complotto non è stato solo Hitler, che sul complotto giudaico ha fondato non solo il massacro degli ebrei ma anche tutta la sua politica di conquista contro quelle che la stampa italiana chiamava le plutocrazie demogiudaiche. Un abile miscelatore di casus belli e teoria del complotto è stato Mussolini».
Negli Stati Uniti sono pochi a ricordare la nascita del partito anti massonico che imperversò, come terzo partito nazionale, dal 1820 al 1840 per poi confluire nel 'Whig', il movimento politico progenitore dell'attuale partito repubblicano.
Fu fondato dopo la sparizione (circa 1826) di William Morgan, un ex massone che ad un certo punto era divenuto un aspro critico della sua vecchia organizzazione. Molti ritenevano che i massoni avessero assassinato Morgan per aver criticato la massoneria, e di conseguenza varie chiese ed altri individui condannarono la massoneria. Dato che molti massoni erano brillanti uomini d'affari e politici, la recrudescenza contro i massoni era anche una forma di anti-elitismo. Gli antimassoni asserivano che i massoni costituivano una minaccia al repubblicanesimo americano tentando segretamente di assumere il controllo del governo. C'era poi lo spiccato timore che la massoneria fosse ostile alla comunità cristiana. (W)
Affermazione questa non vera perché nelle logge americane ogni fratello è sollecitato a seguire e professare la propria fede religiosa al di fuori dei lavori della loggia nella quale non si deve parlare di politica o di religione.
Oscar
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Trovo l’articolo di Oscar ben descritto nella sua esposizione e rispondente alla verità sia storica sia reale nei fatti ed avvenimenti. Purtroppo fino a che non si creerà una società fondata sui veri valori del rispetto delle norme sia scritte sia etiche , non dico quelle morali perché attengono alla sfera interiore, non avremo mai ne’ uno Stato ,cui il cittadino deve ispirarsi per la propria condotta ,ne’ cittadini che possano vivere secondo norme etiche che trovino le sue fondamenta in uno Stato, che deve attraverso i suoi rappresentanti seri, competenti e veramente a servizio della collettività, costituire uno esempio per essi.
Quello che è successo negli anni 90 e continua ancora oggi è semplicemente frutto di ignoranza storica e di pregiudizi alimentati e cavalcati da persone a cui conviene creare confusione e disorientamento, dimenticando che la massoneria è stata sempre in prima linea a creare il ns paese libero in concomitanza con il risorgimento italiano e molti sono morti in nome proprio di quei valori di libertà e di rispetto delle leggi e della futura Costituzione.
Cordiali saluti,
Maurizio
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Sei un grande e ti ammiro molto
E.
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