Moglie, figlio Marco e Romi hanno deciso che dobbiamo tornare a Firenze per completare la visita a Santa Maria del Fiore e magari anche al Campanile di Giotto. Poi un ‘salto’ all’Accdemia per ammirare una volta di piu’ il David con il nuovo sistema di luci che accarezzano questa statua ormai considerata il bello del bello.
Le previsioni meteo dicono che piovera’, meglio munirsi di ampi ombrelli che poi lasceremo a chissachi, prima di tornare newgli USA.
Arrivati a Firenze, troviamo un posto al parcheggio esterno della Stazione di Santa Maria Novella certo molto piu’ comodo di quello sotterraneo che ti ricorda i gironi dell’Inferno dantesco.
Sennonche’ tra il dire e il fare c’e’ di mezzo il turismo che da mesi e’ esploso di nuovo a Firenze e nelle altre citta’ d’arte.
Per riuscire ad entrare nel Duomo bisogna mettere in conto una fila di un paio d’ore, mentre per salire sulla Cupola l’attesa si attesta suull’ora abbondante. Per il Campanile meglio non avventurarsi.
Il gruppo decide che si deve andare a vedere Borgo Pinti, visto che siamo reduci dai successi della presentazione del mio libro a Firenze e Udine.
Lasciata piazza del Duomo con fatica perche’ le migliaia di turisti e compagnia tolgono il fiato anche ai cavalli delle botticelle, prendiamo via dei Servi e raggiungiamo l’ospedale di Santa Maria Nuova.
Stiamo proseguendo verso Borgo Pinti, dove si e’ svolta gran parte della mia vita di fanciullo e adolescente,quando mio figlio Marco mi dice: “Ma non ti rendi conto che hai il borsello aperto?”
La vita di un anziano e’ costantemente assillata da una domanda permanente che tormenta la mente del poveretto che non si sente mai sicuro di se’, quando deambula e tanto meno quando deve fare quelle cose che il giovane pieno di energia non degna del minimo di attenzione.
“Cosa avro’ fatto?”, chiedo al figlio con quasi terrore.E guardo il borsello dal quale non mi separo mai e che pende dalla mia spalla sinistra..
E’ possibile non abbia chiuso la zip dopo avere pagato i cappucci al bar? No..perbacco assolutamente impossibile.
Ciancico le varie sezioni dell’arnese e devo ammettere con un grave sospiro da moribondo: ‘Mi hanno rubato il portafoglio”.
Per fortuna i passaporti sono ancora in una tasca intena e ovviamente si alza il coro dei familiari all’insegna del: “Sempre quel maledetto borsello a ciondoloni, anziche’ portarlo stretto al petto….e poi quante volte ti abbiamo detto che i passaporti li devi lasciare in albergo..e adesso che facciamo?..subito telefonare alla PNC Bank per fare annullare le carte di credito….”
Troviamo un taxi libero, straordinario colpo di fortuna a Firenze.
Un giovane tassinaro simpatico che partecipa al dolore dell’affranto e vetusto capo di famiglia.
Gli chiedo di portarmi alla piu’ vicina stazione dei carabinieri.
Ci immergiamo in una stanzetta che da’ su un vetro anticovid dietro il quale un giovane carabiniere cerca di smistare il traffico di molta umanita’ che, come e’ successo al vostro redattore, e’ stata privata con destrezza di portafogli, borse, attrezzature cinematografiche, Rolex e via discorrendo.
Dopo un’ora di attesa, mentre i miei familiari si sono sparati decine di telefonate intercontinentali per bloccare le carte di credito americane e quelle italiane, vengo accompagnato alla presenza del vice brigadiere che ascolta con minimo di interesse l’americano che gli sta di fronte e chissa’ quante denunce deve sorbirsi ogni giorno prima di tornare a casa.
Descrivo con precisione il percorso fatto a piedi prima della scoperta fatta da Marco che il borsello era stato aperto.
Dopo il rito delle firme sulle copie della denuncia gli chiedo se l’incremento nel numero dei borseggi a Firenze sia dovuto a un incarognimento dei fiorentini.
“Questi vengono da fuori, dice sconsolato, gli italiani non c’entrano per nulla e tanto meno i fiorentini”
E la cosa mi consola in parte perche posso assicurare che tornare nella propria meravigliosa citta’ ed essere derubato da un concittadino non fa piacere.
Certo che il tipo che mi ha aperto le zip del beneddetto borsello e’ un artista e chissa’ da dove viene questo gran figlio di buona professionista.
Ed anche questa e’ Firenze, ragazzi.
No comments:
Post a Comment