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Diario Italiano #9: Murano e il grande maestro Adriano Berengo


 “ Oscar, per favore vedi di aiutarmi..” dice Romi Revola giovane e affermata scultrice indiana di Bangalore.

Di fronte alla mia perplessita’ Romi decisamente aggiunge: “ Dobbiamo andare a Murano a incontrare Adriano Berengo.

“Ma stai scherzando? Berengo e’ il massimo dell’arte vetraria a livello mondiale. Ha appena inaugurata la sua nona edizione di Grassstress , la mostra di giovani o gia’ affermati artisti in concomitanza con la Biennale..in piu’ e’ domenica di settembre…Murano e’ assaltata da migliaia di tutisti..e, insomma: come facciamo a inserirci nella sua agenda, senza un preavviso, senza avere preso contatto con lui..?”

Le mie perplessita’ da anziano scettico si dissolvono nell’entusiasmo di Romi le cui opere sono state acquistate dall’aeroporto di Bangalore, piccola citta’ di 13 milioni di abitanti..

Siamo a Murano, entriamo nella galleria di Adriano Berengo e chiediamo di poter parlare con lui.

Un suo collaboratore ci dice che il maestro e’ sul pontile, la’ fuori, barba e capelli lunghi.

Mi presento, biglietto alla mano ed insieme a Marco introduciamo Romi che scalpita per la gioia di incontrare un personaggio di cosi’ alto prestigio.

Adriano Berengo ci guarda sorridendo. Risponde in perfetto inglese alle nostre domande, ci fa da guida all’interno della sua galleria.

Dopo averci fatto un esame RX per valutare chi cavolo siano quei tre con la bella ragazza indiana, decide che meritiamo la sua fiducia.

E ci conduce all’interno della mostra Grassstress, illustrandoci le opere degli artisti nuovi e vecchi che presentano i loro lavori piu’ recenti.

Berengo ci guida nel suo immenso studio con la scioltezza e l’umilta’ che solo i grandi riescono ad esprimere con simpatia, senza assumere atteggiamenti pomposi.

“Non chiedo niente agli artisti. Li aiuto ad emergere. Li aiuto a raggiungere quello che per un artista e’ il concetto piu’ importante del mestiere: ‘la visibilita’’’. Ogni artista vive per questo.”

Da come si esprime e’ chiaro che Adriano Berengo, raggiunto ormai il vertice di una incredibile carriera professionale, ha assunto la figura del mecenate che non rinuncia ai profitti professionali che gli derivano dallla sua straordinaria capacita’ artistica, ma prova un godimento intimo nell’aiutare giovani talenti ad emergere e a farsi conoscere.

“Maestro, gli chiedo a bruciapelo, quanto costa passare da un’idea alla realizzazione di un prodotto?”

Berengo non ama dover parlare di moneta, ma dopo qualche secondo di esitazione risponde; “Mille euro all’ora, compreso il lavoro dei maestri vetrai, eccetera..”

Il nostro giro che si e’ prolungato per un paio di ore si conclude nella fornace nella quale il maestro Nicola Gaucci sta terminando la realizzazione di un’opera complessa.

“Vede, mi dice Adriano Berengo, in America ci sono giovani che frequentano corsi di vetreria e si ritengono artisti compiuti perche’ soffiano qualche bottiglia. Il mondo dell’arte vetraria non si inventa dall’oggi al domani, ma, oltre ai talenti naturali, richiede una profonda specializzazione delle tecniche, anche se per alcuni prodotti utilizziamo la ‘cera persa’. Si’ proprio come il grande Cellini nella fusione del Perseo e Medusa.”

Come ringraziare Adriano Berengo per le ore che ha dedicato a quattro sconosiuti arrivati da continenti diversi, seguendo l’entusiasmo di Romi, la giovane scultrice indiana?

Chissa’ che domani un progetto di Romi non possa realizzarsi in collaborazione con il piu’ famoso protagonista dell’arte vetraria.

Oscar

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