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Io, la chemio e Firenze

Sono sdraiato sulla poltrona del dipartimento di oncologia. La chemio scende dall'alto e si inserisce nel Port. Che per chi non lo sa è un catetere inserito nel petto e collegato ad una vena. Per evitare la polverizzazione delle vene delle braccia. 

Adesso si tratta di impiegare in qualche modo le 2 ore del trattamento. E spero vivamente sia l'ultimo di questa terapia.

E così ti ribollono in testa immagini e pensieri che uno va a spazzolare. E qualche volta appaiono di nuovo con grande vivacità nonostante la lontananza nel tempo.

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Tanto per cominciare questa storia del ragazzo assassino della porta accanto che probabilmente si risolverà nel solito modo italiano: attenuanti generiche perché il giovane ha un grosso deficit psichiatrico. Poi dopo qualche anno di buona condotta, ce lo vedremo di nuovo in giro, magari pronto ad ammazzare qualcun'altra.

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Ieri la puntata di  Quel giorno particolare di Aldo Cazzullo su La7 mi  ha colpito per la crudezza della storia della congiura dei Pazzi che odiavano i  Medici. Speravano di galvanizzare  la popolazione fiorentina, loro che godevano della appoggio del Papa. 

E sono finiti sterminati dalla reazione di Lorenzo il Magnifico.

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Bella Firenze, sontuoso e austero Palazzo Vecchio dove ho passato molte ore nelle riunioni del Consiglio Comunale nel quale ero stato appena eletto per il Partito Liberale.

A cominciare da quel febbraio del 65  con l'insediamento del Consiglio Comunale in Palazzo  Vecchio, il Salone dei Cinquecento pieno di centinaia di agitatori comunisti che protestavano contro la nuova maggioranza del Consiglio Comunale.

Gettavano soldi verso il banco del sindaco, rotoli di carta igienica conditi da espressioni fiorentine di facile comprensibilità.

Ero stato appena eletto. Con un discreto successo personale grazie, anche ai comizi volanti che mi ero inventato andando a parlare nelle piazze fiorentine dove nessun altro partito ad eccezione del Partito Comunista osava prendere la parola.

La buriana continuava a imperversare nel salone dei Cinquecento nonostante i ripetuti appelli al silenzio e a un comportamento degno dell'ambiente austero che ci ospitava. 

Ho chiesto di poter parlare al microfono. I miei colleghi di partito mi guardavano impressionati.

 "Signor sindaco, signori consiglieri, inclito pubblico..."

 Questa parola " inclito " ebbe l'effetto di far ammutolire per alcuni istanti la folla inferocita del Salone dei Cinquecento.  

Fino a quando qualcuno si prese la premura di spiegare il significato della parola ai più facinorosi.

I violenti  ripresero sangue e si avventarono contro il tavolo della presidenza minacciandomi a pugno chiuso. Come testimoniarono le tante foto pubblicate da La Nazione.

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4 novembre 1966, alluvione di Firenze.

Ho lavorato nel fango insieme ad altri colleghi della Società Metallurgica italiana.

Una sensazione indescrivibile, quella di prendere a picconate gli armadi del nuovo centro calcolo IBM appena inaugurato.

Devo sostenere l'esame orale per essere qualificato procuratore legale. La sede è presso la facoltà di giurisprudenza Aldo Moro a Bari. Adesso sto cercando di imparare qualcosa sommerso da Bignami, riassunti vari ma sento  che non ho lo spirito giusto dopo tutto quello che è successo. Nela mia strada, via Torta, il livello dell'acqua dell'Arno ha raggiunto i sette metri e mezzo di altezza. 

Per mia fortuna, si fa per dire, dato che lo studiolo nel quale abito è al terzo piano, l'acqua del fiume è arrivata praticamente sotto il pavimento.

Tutte le figure femminili che mi passano in mente mi hanno dato tanto. Senza nulla chiedere.

Prima che nella nostra area alluvionata fosse ristabilita l'erogazione dell'acqua potabile, sono riuscito a salvarmi, grazie ad una cara amica che ogni giorno saliva le ripide scale per raggiungermi al terzo piano portando ogni volta due pesanti taniche di acqua.

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L'apparecchiatura che distribuisce la chemio emette un suono per indicare che la procedura si è esaurita. Arriva l'infermiera che estrae dal mio petto l'ago infilato nel Port. E mi dà appuntamento tra tre settimane per un'altra terapia. Traballando mi alzo sperando che non si manifestino troppo velocemente le reazioni per il veleno che mi è stato infilato in corpo.

Saluto gli altri pazienti alcuni dei quali purtroppo in giovane età.

Oscar


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