Gli Stati Uniti sono stati creati dalla massoneria.
Fu fondato dopo la sparizione (circa 1826) di William Morgan, un ex massone che ad un certo punto era divenuto un aspro critico della sua ex organizzazione. Molti ritenevano che i massoni avessero assassinato Morgan per aver criticato la massoneria, e di conseguenza varie autorità religiose ed altre personalità condannarono la massoneria. Gli anti-massoni asserivano che i massoni costituivano una minaccia al repubblicanesimo americano tentando segretamente di assumere il controllo del governo.
Il Gran Maestro Stefano Bisi è alla guida del Grande Oriente d’Italia dal 6 aprile 2014 ed è al suo secondo mandato per il quinquennio 2019-2024.
Nato a Siena il 15 ottobre 1957, appartiene dal 1982 alla Loggia Montaperti (722) della sua città.
Prima di essere eletto Gran Maestro, Bisi ha ricoperto numerose cariche, locali e nazionali, e ha governato il Collegio circoscrizionale della Toscana per due mandati, dal 2007 al 2013. Appartiene al Rito di York ed è 33esimo grado del Rito Scozzese antico e accettato.
Giornalista, è laureato in Scienze dell’amministrazione nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Siena, e la sua professione è il coronamento di un sogno maturato sui banchi di scuola.
Ha lavorato nei periodici “Siena Nord” e “La Gazzetta di Siena”, e, con qualifica di direttore, nelle emittenti “Antenna Radio Esse” e “Televideosiena”.
È stato vicedirettore del Gruppo Corriere, che comprende le edizioni di Perugia, Terni, Siena, Arezzo, Grosseto, Rieti e Viterbo.
E’ autore di alcuni libri fra cui “Mitra e Compasso”, dedicato al rapporto tra chiesa cattolica e massoneria, lo “Stradario massonico di Siena”, “Massofobia”, “Diario di viaggio. Appunti da una traversata” e coautore di “Sindaci in rosso ” (con Vittorio Feltri e Renato Brunetta), “Sindaci in bianconero” e di “Massoneria FAQ.” con Oscar Bartoli..
Ha ricevuto i premi “Paolo Maccherini”, “Giornalista sportivo dell’anno”, “Porsenna”, “Medioevo presente”. É Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica.
Palazzo Giustiniani. Uno spiraglio per il museo della Massoneria/Il Tempo
DI RICCARDO MAZZONI
Dopo un secolo di battaglie i massoni sono riusciti a riaprire il caso di Palazzo Giustiniani, la sede storica del Grande Oriente d’Italia espropriata dal regime fascista. La Cassazione ha infatti annullato la sentenza del Consiglio di Stato che aveva sancito la giurisdizione del giudice ordinario sulla questione, e a giudicare dovrà quindi essere il Tar. Il Grande Oriente d’Italia aveva denunciato la mancanza della condizione pregiudiziale del legittimo esercizio del potere dello Stato italiano, ossia la mancata dichiarazione di nullità dell’atto di compravendita rogato nel lontano 1911 in favore della Urbs (società immobiliare del Grande Oriente d’Italia) con la conseguenza che, permanendo in vita l’atto di proprietà in capo alla società, il decreto di prelazione emesso dal governo non poteva costituire atto di trasferimento in favore di quest’ultimo, tesi accolta in pieno dalla Corte suprema. Il Grande Oriente d’Italia ha ribadito che l’iniziativa giudiziaria è volta esclusivamente a restituire la verità dei fatti alla storia, «nel pieno convincimento che la verità storica rappresenta il fondamento dell’essenza dello Stato democratico». «Le sezioni unite della Cassazione ha detto al Tempo il Gran Maestro Stefano Bisi ci hanno dato ragione: abbiamo denunciato e sostenuto che il regime fascista non poteva esercitare legittimamente il diritto di prelazione su Palazzo Giustiniani perché non era stato dichiarato nullo l’atto di acquisto in nostro favore. Ora spero che il presidente del Senato Ignazio La Russa ci convochi per trovare un accordo per consegnarci almeno quei 140 metri quadrati per fare il museo della Massoneria italiana come previsto dall’accordo sottoscritto nel 1991 dal presidente Giovanni Spadolini e dal Grande Oriente d’Italia». L’iter giudiziario è stato fatto ripartire per volontà dell’attuale giunta alla fine di luglio 2020: grazie a un lavoro certosino fatto negli archivi del Grande Oriente d’Italia sono stati infatti recuperati documenti fondamentali grazie ai quali fu presentato ricorso al Tar del Lazio il 29 luglio del 2020 nei confronti del Senato «per l’accertamento e la declaratoria dell’occupazione abusiva di Palazzo Giustiniani, sede storica della Massoneria che fu acquisita d’imperio al demanio pubblico, con una transazione farsa che costrinse il Grande Oriente a riconoscere la legittimità dell’esproprio». Ma per questa rinuncia lo Stato fascista promise un risarcimento, e questo è stato l’appiglio che ha aperto la strada al ricorso. Quello affrontato dalla Massoneria di Palazzo Giustiniani è stato un autentico calvario giudiziario, a partire dalla sentenza del ’53 della Corte d’Appello di Roma che dichiarò estinta «per prescrizione» l’azione di annullamento per il vizio di consenso causa violenza, perché l’azione «avrebbe dovuto essere esercitata entro cinque anni dai fatti», ossia nel periodo in cui il fascismo esercitò la sua massima violenza. Una motivazione, dunque, paradossale. La sentenza del Tar Lazio del dicembre 2021, confermata dal Consiglio di Stato, costituì poi l’ennesima beffa, rimandando alla competenza del giudice ordinario la controversia. Ora la Cassazione ha fatto giustizia, e l’auspicio è che venga messa la parola fine a una vicenda che non fa certo onore allo Stato repubblicano, che per decenni ha di fatto legittimato un sopruso perpetrato dal regime fascista con la violenza. A latere della verità giudiziaria, dunque, c’è anche una questione politica e istituzionale di grande rilievo: il ripudio di un falso diritto acquisito attraverso un crimine contro l’umanità, quale fu a tutti gli effetti la persecuzione dei massoni culminata con la caccia spietata nella notte di San Bartolomeo. «Non si può tollerare ha affermato Bisi in più occasioni che su questo crimine possa fondarsi un’indebita pretesa da parte di uno Stato come l’Italia che è Patria della Democrazia, della Giustizia e della Libertà».
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“Partiamo dalle cose che ci uniscono. Stamani in un cantiere a Firenze sono morti tre operai. Che questo fatto ci unisca nel cordoglio, nel pensiero rispettoso di tre uomini che lasciano famiglie. Penso che si debba rivolgere un pensiero forte alle vittime ed ai loro famigliari”.
Riportiamo di seguito l’intervento che il Gran Maestro ha tenuto nel corso dell’incontro:
"Vorrei ringraziare il Gruppo per la ricerca e informazione socio-religiosa per questo invito ad un incontro che ritengo molto significativo. Non è la prima volta da quando sono Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani che mi confronto sul complesso tema dei rapporti fra Chiesa e Massoneria. L’ho fatto a Torino, Pescara, Arezzo, Matera, Gubbio e ne ho parlato più volte in giro per l’Italia e prima ancora. Vi confesso che la prima tavola che ho scolpito nei miei lunghi 41 anni e mezzo di appartenenza al Grande Oriente d’Italia è stata proprio su questo argomento. Forse fu uno scherzo dei miei fratelli più anziani che volevano capire meglio perchè, questo giovane, io, lo vedevano entrare in una chiesa per pochi minuti che si trova lungo il corso principale di Siena, lungo lo struscio. La verità è che desideravo stare qualche momento in raccoglimento, fuori dal frastuono, dal rumore delle parole e del chiacchiericcio. Forse volevano capire il perchè, io, che sono andato all’asilo grazie a un curato di campagna; che ho fatto le scuole medie grazie a un prete che voleva aiutare i figli di operai, fabbri, camionisti; che ho fatto il primo giornale stampato grazie al parroco del quartiere; i miei fratelli più anziani forse volevano indagare sul perchè della mia scelta di chiedere l’ammissione alla massoneria.
Il tema mi appassiona da tempo, quindi. Vorrei che il prelato, l’uomo di Chiesa che ho davanti, non avesse paura di me e vorrei, io, non aver paura di lui. E mi fa piacere oggi essere qui perchè vuol dire che passi avanti nella strada del percorso di conoscenza e di rispetto sono stati fatti. E auguro ai partecipanti a questo seminario di non finire nella gogna mediatica come è successo a due vescovi, di Arezzo e Terni, che hanno partecipato a iniziative pubbliche del Grande Oriente d’Italia. Nel corso dei suoi oltre 300 anni di vita, nessuna istituzione è stata osteggiata, combattuta, mistificata, infamata e tanto temuta come la Libera Muratoria Universale. Dalla Chiesa cattolica che ha visto nella Massoneria un potenziale concorrente nella spiritualizzazione e nell’elevazione dell’Uomo, ai dittatori di ogni colore, per arrivare a certe forme politiche populiste che ne temono la forza inesauribile e libertaria della sua profonda carica umana e sociale.
Una lunga storia che parte dal 1738 e, con alti e bassi, fra pseudo tolleranze e piccoli spiragli, è di fatto proseguita fino a oggi senza sfociare mai in una auspicabile e vera opportunità di cambiare il corso della Storia aprendo le porte del dialogo costruttivo e ponendo fine a quella scomunica che – pur attenuata dalla modifica dell’articolo 1374 del Codice Canonico con la scomparsa del preciso riferimento alla Massoneria, pende tuttora su milioni di liberi muratori sparsi per il globo, molti dei quali si chiedono come superare quel presunto e sostanziale dogma dell’inconciliabilità che precluderebbe qualsiasi avvicinamento fra le due realtà.
Al centro di tutto la Chiesa e la Massoneria mettono entrambe l’Uomo seppure con basi diverse. Per noi si deve lavorare interiormente per sublimare il suo essere e potenziarlo “nella virtù e contro il vizio” per elevarlo in quell’Amore fraterno volto al Bene dell’Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.
Credo, ma utilizzo questo termine solo laicamente, invece che non bisogna mai pensare che qualcosa sia impossibile da realizzarsi. E, per questo apprezzai molto nel 2016 lo scritto del cardinale Gianfranco Ravasi, al quale inviai una lettera dopo la pubblicazione del suo articolo dal titolo “Cari fratelli massoni” sul quotidiano “Il Sole24Ore”.
E andiamo ai tempi attuali. Sia durante il pontificato di papa Benedetto XVI, sia durante quello di Papa Bergoglio non c’è stato un significativo tentativo di apertura. L’allora cardinale Ratzinger, nelle vesti di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, intervenne con una “Dichiarazione” il 26 novembre del 1983 – approvata da Papa Wojtyla – nella quale sosteneva che “rimane (…) immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita”.
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