Da Claudio Antonelli (Canada) riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha permesso alla popolazione italiana di mostrare il suo volto migliore: mobilitazione senza risparmio, aiuti tempestivi, governo e partiti d’opposizione uniti e non più divisi secondo le linee ideologiche, ampia solidarietà nazionale, piani di rinascita dei luoghi colpiti... Ed infine questi interessanti programmi televisivi che riversano, su un’opinione pubblica apprensiva e commossa, le analisi, le discussioni e le proposte di stuoli di personaggi celebri e di esperti...
Secondo questa edificante tesi, il terremoto avrebbe avuto come conseguenza di maturare gli italiani. L’attenzione, il tono drammatico, le lacrime che accompagnano l’intensa fase mediatica in corso in Italia proverebbero questa conquistata maturità, da parte degli abitanti del Belpaese, nel trattare i gravi problemi di sicurezza cagionati dall’alto rischio sismico del territorio.
Io dico invece che questa Italia divenuta improvvisamente matura e responsabile è solo un’illusione. La teatralizzazione del terremoto fatta dai mass media, Tv in testa, non è altro che la conferma del carattere nazionale e del suo gusto per un eccesso di parole, di emozioni, di propositi, di moralismo, di buone intenzioni, di accuse agli altri; e della sua straripante passione per l’attualità, ossia per l’attimo presente. Il tutto a vantaggio delle chiacchiere e delle polemiche, e a scapito della sobrietà, della concretezza e dei veri piani a lunga scadenza.
L’attualità e le mode tiranneggiano gli italiani. Oggi al centro dell’attualità c’è una calamità degna senz’altro di lacrime, di discussioni, di denunce, di recriminazioni, di polemiche... Ma non dimentichiamoci che questa stessa Tv – dove tutti urlano, piena di tromboni superpagati, e di tronisti, e cubiste e veline scosciate e con le labbra rifatte – tornerà ben presto ai temi imposti dall’ora: le interminabili chiacchiere del dopo-partita, i “gossip”, le polemiche tra esponenti delle varie caste (soprattutto le polemiche pro- e anti-Berlusconi), il sensazionalismo sui fatti di cronaca nera suicidi inclusi, e gli altri mille microavvenimenti su cui gli italiani desiderano sapere tutto. Ritornano poi sempre, in una sorta di bolero di Ravel: il delitto di Perugia, Cogne, Erba, Garlasco, Pippo Baudo, Mike Bongiorno, il festival di San Remo...
I rischi sismici e le tecniche di costruzione sono oggi al centro dell’attenzione. Ma domani non lo saranno più. Invece, accanto all’imprevidenza antisismica, occorrerebbe mettere in un ordine del giorno permanente i mali cronici italiani: abusivismi in ogni campo, cementificazione e scempi edilizi “à gogo”(vedi anche gli agglomerati urbani costruiti proprio sotto la bocca del Vesuvio), corruzione, gestione di una parte del territorio da parte della malavita organizzata...
Bisognerebbe anche, una volta per sempre, affrontare il tema della grave confusione che molti fanno in Italia tra le parole e i fatti. Perché, anche in questo caso, non erano le parole che mancavano – le parole delle norme antisismiche, in vigore in Italia – ma la loro messa in atto. Il tema dei controlli, anzi della mancanza di controlli, dovrebbe poi essere posto in cima alla lista. Infatti, nel paese in cui si stipendiano legioni di “controllori” d’ogni ordine e grado, a controllare sul serio sono in pochissimi.
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