Gentile Presidente:
Questa mattina alle 2:00AM, ora di Washington DC, mi sono messo alla televisione per seguire il Gran Premio di Cina. Qui lo riceviamo su Speed Channel, uno dei tanti canali di Rupert Murdoch.
E, per quanto riguarda la Ferrari, si e' trattato del terzo e consecutivo disastro dopo Australia e Malaisia.
La caduta verticale delle prestazioni di questa bandiera nazionale del motorismo italiano e' inspiegabile. Almeno per noi poveri appassionati d'oltre Atlantico.
Ferrari si e' opposta all'adozione da parte della Brawn GP e di altre scuderie inglesi delle nuove configurazioni effetto suolo. Ma la Federazione ha dato loro ragione.
Prima domanda: nel mondo della Formula Uno tutti sanno tutto di tutti. Il caso di spionaggio della Mclaren di due anni fa a danno della Ferrari e' illuminante.
Possibile che nessuno a Maranello fosse informato che l'ex dirigente Ferrari Ross Brawn stava allestendo una macchina gia' ampiamente studiata alla galleria del vento dalla Honda che poi gli ha venduto il team per una sterlina (sic!)?
Forse, se erano a conoscenza della modifica, nella Sua azienda speravano che la Federazione avrebbe bocciato senza appello lo 'sporco' gioco del Suo ex mega Collaboratore?
Ipotesi peregrina, perche' da parte di chi dirige la Formula Uno vi e' sempre stata la volonta' di interrompere il noioso susseguirsi di successi della Ferrari ed introdurre a livello competitivo altre scuderie che potessero rinfocolare l'audience a vantaggio della pubblicita'.
Non posso pensare invece che una Casa come la Ferrrari fosse all'oscuro di quanto stava accadendo da altre parti.
Colpa forse del fatto che, una volta usciti Brawn e Todd, i suoi dirigenti italiani hanno ricominciato ad esercitarsi nello sport nazionale preferito: ovvero beccarsi tra di loro perche' incapaci di lavorare in team?
Quanto a Todd ha fatto una certa sensazione vedere in TV questo piccolo uomo, che e' stato l'artefice della resurrezione Ferrari, avvicinarsi con la mano tesa a qualcuno del team ed essere ignorato platealmente.
Con molta stima,
Oscar Bartoli
Washington DC
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