A Sedona, localita' di grande prestigio turistico, una specie di Aspen o di Cortina, la piu' famosa pizzeria si chiama Picazzo (e non e' un refuso). Il forno non e' a legna. In cucina lavorano ispanici e sarebbe interessante sapere se sono legali. A proposito della nuova legge antimmigrazione dell'Arizona. Comunque, per farla breve, le pizze che abbiamo ordinato erano tra le peggiori che ci e' capitato di mangiare. E la colpa non e' dei gestori di Picazzo, ma degli italiani che non riescono a tutelare uno dei prodotti piu' conosciuti della nostra gastronomia. Dice: ma non essere eccessivo. Con tutti i problemi che ci sono in Italia, adesso vai a colpevolizzare i tuoi connazionali perche' non tutelano la pizza. Sarebbe impossibile con i milioni di pizzerie sparse in tutto il mondo. Vero. Pero' nel caso di Picazzo si potrebbe fare una eccezione visto che il popolo dell'Arizona ha votato per questa catena definendo il loro prodotto come la migliore pizza d'America. Ma se gli arizoniani sono contenti che vado a cercare? A proposito, il conto: 97 dollari per tre pizze, un piatto di melanzane alla parmigiana, due birre, una CocaCola e un te freddo.
News and comments from the Capital of the United States (and other places in the World) in English and Italian. Video, pictures, Music (pop and classic). Premio internazionale "Amerigo".
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Picazzo, la migliore pizza d'America
In America molti sono convinti che la pizza sia stata inventata a Chicago. Perche' la pizza che porta il nome di questa citta' e' molto conosciuta. Poi ci sono le pizze industriali, tipo la Pizza Hut o la Domino che rappresentano il punto di arrivo di chi voglia fare uno spuntino senza spendere . Purtroppo le pizze che si mangiano negli States non sono certo quelle che si ordinano a Napoli, cosi' come se uno va in un cosiddetto ristorante italiano, o dal lontano nome italiano, si vede servire piatti che con il cibo che si mangia nella penisola poco hanno a che vedere.
Ghost Towns
Jerome e' una citta' fantasma. La piu' importante. Almeno stando ai cartelli esposti agli angoli delle strade. Anche perche' qui le apparizioni dei fantasmi delle persone che si sono ammazzate nel corso di un paio di cento anni sembrano essere periodiche e puntuali. Per visitare Jerome bisogna uscire da Sedona, prendere la 89 A e dopo venti miglia si raggiunge Cottonwood. Da li', percorrendo un ripida strada che si arrampica sul monte si raggiunge Jerome che, almeno sulla base di chi scrive, e' una solenne sola. La citta' e' arrivata ad ospitare 15mila persone che lavoravano principalmente nella miniera di rame. Dopo la chiusura della miniera la popolazione di Jerome era scesa a 50 persone. Negli anni settanta i soliti artisti spiantati in cerca di case da restaurare e di poco costo, hanno ridato vita a questa citta', ridotta a rovine a causa di due incendi che hanno mandato tutto in malora nell'800. Compreso il bordello al quale si accedeva attraverso il 'Vicolo dei mariti', tutt'ora una delle notazioni turistiche del luogo. I ruderi dell'albergo che conteneva anche la banca presentano nel cortile la latrina originale che doveva servire per tutti, ospiti dell'albergo e bancari.
Oggi un cartello posizionato sull'assicella e scritto a mano invita a gettare dentro il cesso una moneta per garantirsi il ritorno in quella gaudiosa cittadina. A Jerome ci siamo fermati ad ascoltare un chitarrista nero appoggiato ad un muro di cinta. Si chiama Jim e suona e canta in una maniera speciale, certo non compensata dai pochi dollari che i turisti gli mettono nella custodia dello strumento.
Sempre a Cottowood, prendendo la Main street e poi avventurandosi sulla 10 st. si arriva ad un'altra Ghost Town chiamata Blazim'M. In questo caso di originale non c'e' nulla: il solito villaggetto, forse un set cinematografico, con il negozio che vende a poche decine di dollari dei western boots usati, nemmeno male, il fotografo che ti riprende con falsi indumenti delle ballerine del saloon o dei cowboys locali. In un capannone, dotato per fortuna di aria condizionata, lunghe tavolate. I turisti che hanno prenotato online prendono posto. Niente alcoolici. Poi, guidati da finti cowboys che poi risulteranno essere i componenti dell'orchestra, ci si avvia diligentemente e senza spintonarsi a prendere un piatto di stagno (tipo penitenziario) la tazza di metallo (ma il caffe' e' meglio servirlo nella cup di polistirolo) e poi su due file le varie postazioni ti schiaffano nel piatto pollo, stufato, patata dolce, torta. E per la somma di 35 dollari posso assicurare che si tratta di ottimo cibo servito in misura abbondante. E chi vuole puo' fare il bis. Niente alcoolici, solo bevande gasate, acqua purificata o caffe'.
Alle 7 e 30 inizia lo spettacolo. E quelli che sino ad allora si erano aggirati tra i lunghi tavoli a ritirare piatti o servire gli ultimi arrivati, salgono sul palcoscenico ed iniziano uno show che dura piu' di un'ora. Musicisti di grande talento, ognuno suona tre-quattro strumenti, country music eseguita con ottimi arrangiamenti, inserimenti vocali. Ed uno si domanda come sia possibile che nel mezzo del deserto si trovino delle band come questa di alta precisione professionale. Ma anche questa e' America, un Paese in cui le cose si fanno con impegno. A cominciare dallo studio della musica e degli strumenti che e' uno dei temi forti della tanto discussa e criticata didattica americana.
Diario dall'Arizona: Sedona
Sedona, 1400 metri di altezza, temperature intorno ai 40 nel pomeriggio e poco meno la notte. Qui sono stati girati cinquanta film western, quelli con John Wayne, Elvis Presley e compagnia citando. Numerosi i negozi che vendono paccottiglia cowboy e tanti i turisti che affollano i cento tra alberghi, motel, camere con colazione, resorts. Sedona nel cuore delle Red Mountains. Panorami mozzafiato che ti sembrano noti perche' li hai visti decine di volte al cinema. I locali temevano che vi fosse un calo nella presenza turistica a seguito delle proteste organizzate contro la legge dell'Arizona che ha determinato una svolta repentina in uno degli stati americani che piu' ha vissuto e vive di manovalanza, quasi sempre illegale importata dal sud America. La legge impone che i poliziotti possano fermare per controlli chiunque sembri un 'alieno' chiedendo documenti. Nel caso in cui la persona risulti entrata illegalmente verra' deportata anche se nel corso degli anni ha messo su famiglia, ha un lavoro regolare e paga le tasse. Contro questa norma il governo federale ha iniziato una azione legale di incerto risultato. Nel frattempo 38 dei 50 stati americani hanno aderito all'iniziativa dell'Arizona e sono in preparazione analoghe leggi che capovolgono l'immagine dell'America, grande paese fondato dagli emigranti. A cominciare dai milioni di italiani che sono venuti negli States, hanno subito ritorsioni dai locali, hanno pagato prezzi personali incredibili. Oggi i discendenti di quegli italiani sono giudici della Corte Suprema ed occupano posizioni strategiche nella finanza, imprese, amministrazioni. Oltre alle decine di migliaia di ristoranti sparsi in ogni angolo d'America e messi su da italiani e da finti italiani.
Diario dalla California
Terroni Restaurant a Beverly Boulevard, Los Angeles. Frotte di bellissime ragazze che arrivano sbarcando da supermacchine guidate da giovani barbuti, oppure da taxi. Ed uno si chiede se le fanciulle sono stars, aspiranti tali, pronteatutto, o qualcosa del genere. Rumore assordante all'interno. Molti preferiscono sfidare, e' il caso di dire, il fresco della sera. Tanto ci sono i riscaldatori all'esterno. (A Washington nello stesso momento 35 gradi e 90% di umidita'). Troviamo un tavolo da quattro e lottiamo con un cameriere per aggiungere una sedia. Mai rompere la procedura in America. Si rischia di mandare in tilt il locale. Ordiniamo pizze (molto buone), birra italiana. Per quanto mi riguarda mi avventuro nell'ordinare al giovane e aitante manager italiano un calice di Pinot. Mi arriva un fondo di bicchiere (otto dollari). Assaggio: odore di tappo e gusto schifoso. Chiamo il cameriere, un ispanico, e gli dico di portami una birra perche' quel vino e' imbevibile. Sgrana tanto d'occhi. Il giovane manager italiano non si fa piu' vedere. Il caro amico belga che e' qui con noi con la splendida moglie Elisabetta mi ricorda quanto gli ha detto di recente un sommelier di un noto restaurant di Los Angeles:
"Quando apro una bottiglia, talvolta mi accorgo che il vino non e' dei migliori. Lo servo in assaggio al responsabile della tavolata. E questi puntualmente dopo essersi sciacquata la bocca con un sorso da intenditore, se n'esce con un: 'Perfetto! Serva pure'.
E, mi creda: mi succede un sacco di volte."
Guidare sulle autostrade di LA e' rischiare la morte. Nonostante il limite delle 55 miglia tutti vanno ad 80 e i controlli sono rari. Forse si tratta di una naturale reazione alle ore passate immersi in un tappeto di metallo spalmato su sei corsie quando ti capita di viaggiare nelle ore di punta, ovvero: il 70% della giornata.
Il regista Max Bartoli intervistato dagli studenti dello IULM
Fare un film in America e provare a farne uno in Italia.Impara l'arte e mettila da parte e pensa a chi ti ha dato i soldi per fare il film e li rivuole indietro con gli interessi.Questo ed altro nell'intervista rilasciata da Max Bartoli attualmente a Los Angeles per completare gli effetti speciali del suo film "Atlantis Down".
http://think.iulm.it/2010/07/max-bartoli/
Max Bartoli, giovane regista italiano già affermato a livello internazionale, alle prese con il suo primo lungometraggio. Parlaci di “Ignotus”, cortometraggio che ti ha fatto conoscere.
“Ignotus” rappresenta il mio debutto ufficiale nel cinema. Dopo aver lavorato sei anni in pubblicità, nel 2005 ho deciso di darmi una chance come regista. Sapevo che il modo migliore per testare le mie capacità era dirigere un cortometraggio, ma volevo qualcosa di originale rispetto a quello che si vede in giro.
“Ignotus”, cortometraggio ambientato nel XII secolo, è nato così. La mia esperienza in produzione mi ha consentito di realizzarlo con soli 20 mila euro (i miei) anziché i 110 mila euro inizialmente preventivati. In Italia, ovviamente mi hanno snobbato tutti, a partire dal Ministero competente in materia di cinema. Ho spedito il corto a 60 festival nazionali e soprattutto internazionali. Risultato? 25 premi (10 come miglior corto) tra cui miglior cortometraggio a NY, a L.A., al Capri-Hollywood, una lettera di congratulazioni da parte del Papa Benedetto XVI, dell’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e di Romano Prodi; e soprattutto una miriade di contatti a Hollywood.
Com’è stato possibile portare il “Made in Italy” negli Stati Uniti?
Esportare il “Made in Italy” è stato facile, perché in America a tutti è data una possibilità di poter competere. Chiunque creda in se stesso al punto da volerci provare può accedere al ‘campo di gara’. La competizione sarà spietata e senza esclusione di colpi ma qui, ringraziando Dio, si riesce a prevalere ancora per merito. Con “Ignotus” sapevo di aver espresso la mia voce fuori dal coro, quella voce ha trovato un suo pubblico. “Ignotus” è stata la chiave che mi ha permesso di realizzare “Atlantis Down”.
La scelta della fantascienza arriva in un momento in cui gli effetti speciali nel cinema diventano sempre più simili alla realtà. In questo senso, come cambia la professione del regista?
La scelta della fantascienza è stata casuale e fortunata, visto che è coincisa con il debutto di Star Trek e di Avatar, due film che hanno riportato il genere in auge. Personalmente non ritengo gli effetti speciali cambino di molto il lavoro del regista, così come non l’hanno cambiato le nuove tecnologie. Girare un film significa raccontare una storia, il CGI e le telecamere digitali rappresentano dei nuovi colori nella ‘tavolozza dei registi’. Il work-flow è stato modificato in alcuni punti, ma le tecniche e gli approcci restano invariati.
Lavorare negli USA è certamente una sfida: il mercato di riferimento, i competitors, la distribuzione su un territorio molto esteso. Quale è la strategia che stai adottando?
La mia risposta solleverà un vespaio, ma ci sono abituato, per cui te la do lo stesso. Lavorare in un’economia di mercato non condizionata dai finanziamenti statali per me è sempre stato più facile e stimolante per due ragioni: la prima è che, come già sottolineato, qui a tutti è data una possibilità anche se non si è raccomandati dal politico di turno o non si ha un santo in paradiso. Tu sei libero di giocarti la partita come vuoi e con le armi che hai. La seconda è che il cinema è nato e resta un business (da 9.8 miliardi di dollari) con regole molto precise e deve essere considerato come tale. In Italia molti registi, soprattutto quelli più giovani, considerano il cinema solo come un’arte e in quanto tale come un’attività meritoria dell’intervento dello stato a priori. Per me il cinema è un’espressione artistica, alcuni film assurgono ad opere d’arte, ma questo non significa che tutti i film lo siano per definizione. Se questo sillogismo fosse vero allora le tele di Teomondo Scrofalo avrebbero lo stesso valore di quelle di Michelangelo!
Girare un film richiede un budget e quindi qualcuno che ti dia i soldi. Ora, a meno che uno non creda ancora a Babbo Natale, i soldi chi te li dà li rivuole indietro. Se questo non succede, normalmente, il regista il secondo film non lo gira.
Di strategia potremmo parlare per ore, anche perché la nostra è piuttosto complicata, ma la versione “Bignami” è questa: “Atlantis Down” è un piccolo film con un cast in cui compaiono due nomi con un certo valore commerciale (Michael Rooker è il più grande tra questi) ma soprattutto ha un valore aggiunto, in termini di produzione, enorme. La qualità alla fine paga sempre, soprattutto quando si riesce a produrla con un budget ridicolo. Girare un film con 10 milioni di dollari è facile, girarlo con 1 milione e farlo sembrare girato con 10 è un’altra cosa.
Ci dai qualche consiglio per i giovani studenti che vorrebbero intraprendere un cammino simile al tuo?
Ai più giovani posso solo dare un consiglio: se volete veramente fare questo lavoro, imparate il più possibile, lavorate incessantemente sempre mantenendo i piedi per terra e siate pronti a fare enormi sacrifici. Alla fine sarete ripagati.
Intervista a cura del Master in Comunicazione per le relazioni internazionali
Esportare il “Made in Italy” è stato facile, perché in America a tutti è data una possibilità di poter competere. Chiunque creda in se stesso al punto da volerci provare può accedere al ‘campo di gara’. La competizione sarà spietata e senza esclusione di colpi ma qui, ringraziando Dio, si riesce a prevalere ancora per merito. Con “Ignotus” sapevo di aver espresso la mia voce fuori dal coro, quella voce ha trovato un suo pubblico. “Ignotus” è stata la chiave che mi ha permesso di realizzare “Atlantis Down”.
La scelta della fantascienza arriva in un momento in cui gli effetti speciali nel cinema diventano sempre più simili alla realtà. In questo senso, come cambia la professione del regista?
La scelta della fantascienza è stata casuale e fortunata, visto che è coincisa con il debutto di Star Trek e di Avatar, due film che hanno riportato il genere in auge. Personalmente non ritengo gli effetti speciali cambino di molto il lavoro del regista, così come non l’hanno cambiato le nuove tecnologie. Girare un film significa raccontare una storia, il CGI e le telecamere digitali rappresentano dei nuovi colori nella ‘tavolozza dei registi’. Il work-flow è stato modificato in alcuni punti, ma le tecniche e gli approcci restano invariati.
Lavorare negli USA è certamente una sfida: il mercato di riferimento, i competitors, la distribuzione su un territorio molto esteso. Quale è la strategia che stai adottando?
La mia risposta solleverà un vespaio, ma ci sono abituato, per cui te la do lo stesso. Lavorare in un’economia di mercato non condizionata dai finanziamenti statali per me è sempre stato più facile e stimolante per due ragioni: la prima è che, come già sottolineato, qui a tutti è data una possibilità anche se non si è raccomandati dal politico di turno o non si ha un santo in paradiso. Tu sei libero di giocarti la partita come vuoi e con le armi che hai. La seconda è che il cinema è nato e resta un business (da 9.8 miliardi di dollari) con regole molto precise e deve essere considerato come tale. In Italia molti registi, soprattutto quelli più giovani, considerano il cinema solo come un’arte e in quanto tale come un’attività meritoria dell’intervento dello stato a priori. Per me il cinema è un’espressione artistica, alcuni film assurgono ad opere d’arte, ma questo non significa che tutti i film lo siano per definizione. Se questo sillogismo fosse vero allora le tele di Teomondo Scrofalo avrebbero lo stesso valore di quelle di Michelangelo!
Girare un film richiede un budget e quindi qualcuno che ti dia i soldi. Ora, a meno che uno non creda ancora a Babbo Natale, i soldi chi te li dà li rivuole indietro. Se questo non succede, normalmente, il regista il secondo film non lo gira.
Di strategia potremmo parlare per ore, anche perché la nostra è piuttosto complicata, ma la versione “Bignami” è questa: “Atlantis Down” è un piccolo film con un cast in cui compaiono due nomi con un certo valore commerciale (Michael Rooker è il più grande tra questi) ma soprattutto ha un valore aggiunto, in termini di produzione, enorme. La qualità alla fine paga sempre, soprattutto quando si riesce a produrla con un budget ridicolo. Girare un film con 10 milioni di dollari è facile, girarlo con 1 milione e farlo sembrare girato con 10 è un’altra cosa.
Ci dai qualche consiglio per i giovani studenti che vorrebbero intraprendere un cammino simile al tuo?
Ai più giovani posso solo dare un consiglio: se volete veramente fare questo lavoro, imparate il più possibile, lavorate incessantemente sempre mantenendo i piedi per terra e siate pronti a fare enormi sacrifici. Alla fine sarete ripagati.
Intervista a cura del Master in Comunicazione per le relazioni internazionali
Dalla Loggia “P2” al Comitato “P3”
Il nostro Lettore Alessandro Petti (Roma) ci invia questa riflessione
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Ieri e oggi
“AUTOBIOGRAFIA DI UNA NAZIONE”
Rimettendo un po’ d’ordine nella documentazione storico politica del mio studio, mi è ricapitata tra le mani un’intervista rilasciata (settembre 2003) a “La Repubblica” da Licio Gelli, gran capo e burattinaio – ricorderete - della Loggia massonica segreta denominata “P2”. Una struttura che dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Tina Anselmi, fu definita come uno dei pericoli più gravi attraversati dalla democrazia italiana.
Tra mandati di cattura, il primo è del 1981, arresti, latitanze, estradizioni e nuovi arresti, il “venerabile maestro” così si racconta in quell’intervista di sette anni fa: “Guardo il Paese, leggo i giornali, e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la TV, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa”.
Nel Piano di Rinascita scritto da Gelli – formatosi, è bene ricordare, nell’humus peronista, demagogico, populista, autoritario e giustizialista dell’Argentina degli anni ‘50 e poi ‘70 – si trova ancora più chiaramente scritto: “ Dissolvere la Rai-tv in nome della libertà di antenna, impiantare tv via cavo a catena in modo controllare la pubblica opinione media nel vivo del paese”. E, quanto ai tempi e alla possibilità di realizzo di quel piano: “Qualora le circostanze permettessero di contare sull’ascesa di un uomo politico (o di una equipe) già in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee di ‘ripresa democratica’ è chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione”.
Viene la pelle d’oca. Quell’accelerazione nefasta si è infatti verificata e chi ha condiviso quel progetto è oggi alla guida del paese. Quell’uomo politico tanto atteso è Silvio Berlusconi, affiliato alla Loggia P2, e nessuno delle centinaia di affiliati alla sua corte - o equipe come la definisce Gelli - si è mai pentito (vedi tra i tanti Fabrizio Cicchitto, attuale Presidente del gruppo PDL alla Camera dei Deputati. Unica eccezione: Maurizio Costanzo).
“Berlusconi è un uomo al di fuori del comune – sottolinea nell’intervista Gelli -. Ricordo bene che già allora, ai tempi dei nostri primi incontri, aveva questa caratteristica: sapeva realizzare i suoi progetti. Un uomo del fare. Di questo c’è bisogno in Italia: non di parole, di azioni”.
Tanto “uomo del fare” da aver realizzato in tre mandati di governo – e nell’ultimo con una trionfale maggioranza, di cui parlerò tra breve – un abuso dello Stato e del Parlamento, per portare avanti interessi personali, che non ha pari nelle democrazie del mondo. Un “uomo del fare” che amministra il paese col più alto debito pubblico d’Europa ed è tra quelli che meno investono nell’istruzione e nella ricerca, costringendo i suoi giovani e i suoi talenti ad espatriare. Un primo cittadino che, facendo tesoro degli insegnamenti appunto di Gelli, controlla l’80% dei media televisivi nazionali: un indice non certo né di modernità, né di democrazia, ma di arretratezza.
Che “imprenditore” può essere mai e come può parlare di mercato e competitività un “uomo del fare” la cui Azienda, pagando solo 30 milioni di euro di diritti per le concessioni tv, beneficia di utili per 4 miliardi di euro?
Ma si illude – scrive Curzio Maltese in “La bolla. La pericolosa fine del sogno berlusconiano”, Feltrinelli – chi pensa che tutto si risolverà con la fine di Berlusconi, magari accelerata dagli scandali e perfino dallo sfrontato, e speriamo non impunito, aggiornamento della P2 in una più “moderna” P3, cioè in un nuovo Comitato segreto d’affari, vietato dalla Costituzione italiana.
Come si illudeva che bastasse mandare in galera o ad Hammamet qualche leader corrotto per sanare la nostra Repubblica.
L’egemonia berlusconiana – scrive ancora Maltese – ha agito in questi anni profondamente nella società, svuotando a poco a poco le istituzioni democratiche e attaccando sistematicamente gli organi di garanzia preposti alla compensazione dei poteri e alla vita stessa dello stato di diritto, dei diritti cioè di tutti noi cittadini. Ha snervato il parlamento, la magistratura, l’informazione e la scuola. “Un vero collasso culturale”, lo definisce acutamente Maltese.
L’egemonia berlusconiana ha significato il trionfo del populismo, che è base di ogni fascismo, e il populismo abolisce la complessità, vive di certezze, di controllo dell’informazione. “E’ una sequela infinita di progrom contro l’ebreo di turno: … gli immigrati, i magistrati, i giornalisti disfattisti, gli insegnanti, i ‘fannulloni’, i cattolici dissidenti e così via… ed è questo che colpisce all’estero: non tanto le vicende di Berlusconi, quanto la regressione dell’Italia intera in una visione premoderna”.
Ma, oltre alla debolezza delle nostre istituzioni, che hanno consentito che ciò avvenisse, sono gli italiani i veri protagonisti di ciò che è accaduto e ci sta ancora accadendo. Se infatti per far carriera in qualunque campo la strada principale mostrata non è quella del merito e delle competenze ma quella della corruzione, non c’è da stupirsi allora se gli italiani eleggono alla guida del loro paese il maestro di questa “arte”.
Il berlusconismo cioè siamo noi, riprendendo il celebre paradigma di Piero Gobetti. Secondo il quale il fascismo era l’ “autobiografia di una nazione”. Una nazione che non riesce a liberarsi da patologie, inclinazioni, comportamenti che partono da lontano e verso i quali dimostra di non trovare più anticorpi, come sosteneva Sylos Labini. Un certo modo di essere italiani che attraversa costantemente la storia del nostro paese. E chiama in causa anche l’incapacità delle opposizioni di costruire e promuovere modelli alternativi e una vera e propria “resistenza” culturale.
Ieri e oggi. Ieri, il Piano di Rinascita di Gelli, oggi, la nuova P2 (la P3) guidata da “Cesare” – nome ancora in codice del suo capo – e dalla sua equipe, parte della quale dimissionaria dal governo o finita in galera.
Cominciò in un clima argentino circa quarant’anni fa. Mi auguro che non finisca con un disastro argentino. Come quello, ad esempio, che ci ha mostrato Nanni Moretti nel finale del suo bellissimo film “Il Caimano”.
Alessandro Petti
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Commento di Roberto Cirimbelli
Sono anni che mi logoro e mi arrovello il cervello ragionando, dibattendo anche vivacemente, che il problema non è Berlusoni in sè, ma parafrasando Giorgio Gaber, è il Berlusoconi in me, ossia gli italiani.
Che indignazione!!!
Ti abbraccio con solido affetto.
roberto
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Commento di Maurizio Volkhart
Carissimo Oscar,
che tristezza leggere le tue righe (non sono l'autore anche se condivido, ndr). I difetti di molti italiani li conosciamo bene sia tu che io. Ma come fai a prendere a modello Curzio Maltese? Lo conosco bene, fin dai suoi inizi a " la Stampa" di Torino. Adesso e' alla corte di Carlo Debenedetti ed e' giusto che sia così. A me viene l'orticaria solo a vedere l'intestazione di " la Repubblica", figurati i contenuti vari. Capisco che chi ha in odio Berlusconi si attacchi a qualsiasi cosa, ma c'e' un limite o e' sufficiente un qualsiasi Travaglio o Curzio Maltese per essere considerato un oracolo solo perché randella Berlusconi? Io, questa volta non sono proprio d'accordo con te. Ti voglio bene comunque.
Maurizio.
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Ieri e oggi
“AUTOBIOGRAFIA DI UNA NAZIONE”
Rimettendo un po’ d’ordine nella documentazione storico politica del mio studio, mi è ricapitata tra le mani un’intervista rilasciata (settembre 2003) a “La Repubblica” da Licio Gelli, gran capo e burattinaio – ricorderete - della Loggia massonica segreta denominata “P2”. Una struttura che dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Tina Anselmi, fu definita come uno dei pericoli più gravi attraversati dalla democrazia italiana.
Tra mandati di cattura, il primo è del 1981, arresti, latitanze, estradizioni e nuovi arresti, il “venerabile maestro” così si racconta in quell’intervista di sette anni fa: “Guardo il Paese, leggo i giornali, e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la TV, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa”.
Nel Piano di Rinascita scritto da Gelli – formatosi, è bene ricordare, nell’humus peronista, demagogico, populista, autoritario e giustizialista dell’Argentina degli anni ‘50 e poi ‘70 – si trova ancora più chiaramente scritto: “ Dissolvere la Rai-tv in nome della libertà di antenna, impiantare tv via cavo a catena in modo controllare la pubblica opinione media nel vivo del paese”. E, quanto ai tempi e alla possibilità di realizzo di quel piano: “Qualora le circostanze permettessero di contare sull’ascesa di un uomo politico (o di una equipe) già in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee di ‘ripresa democratica’ è chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione”.
Viene la pelle d’oca. Quell’accelerazione nefasta si è infatti verificata e chi ha condiviso quel progetto è oggi alla guida del paese. Quell’uomo politico tanto atteso è Silvio Berlusconi, affiliato alla Loggia P2, e nessuno delle centinaia di affiliati alla sua corte - o equipe come la definisce Gelli - si è mai pentito (vedi tra i tanti Fabrizio Cicchitto, attuale Presidente del gruppo PDL alla Camera dei Deputati. Unica eccezione: Maurizio Costanzo).
“Berlusconi è un uomo al di fuori del comune – sottolinea nell’intervista Gelli -. Ricordo bene che già allora, ai tempi dei nostri primi incontri, aveva questa caratteristica: sapeva realizzare i suoi progetti. Un uomo del fare. Di questo c’è bisogno in Italia: non di parole, di azioni”.
Tanto “uomo del fare” da aver realizzato in tre mandati di governo – e nell’ultimo con una trionfale maggioranza, di cui parlerò tra breve – un abuso dello Stato e del Parlamento, per portare avanti interessi personali, che non ha pari nelle democrazie del mondo. Un “uomo del fare” che amministra il paese col più alto debito pubblico d’Europa ed è tra quelli che meno investono nell’istruzione e nella ricerca, costringendo i suoi giovani e i suoi talenti ad espatriare. Un primo cittadino che, facendo tesoro degli insegnamenti appunto di Gelli, controlla l’80% dei media televisivi nazionali: un indice non certo né di modernità, né di democrazia, ma di arretratezza.
Che “imprenditore” può essere mai e come può parlare di mercato e competitività un “uomo del fare” la cui Azienda, pagando solo 30 milioni di euro di diritti per le concessioni tv, beneficia di utili per 4 miliardi di euro?
Ma si illude – scrive Curzio Maltese in “La bolla. La pericolosa fine del sogno berlusconiano”, Feltrinelli – chi pensa che tutto si risolverà con la fine di Berlusconi, magari accelerata dagli scandali e perfino dallo sfrontato, e speriamo non impunito, aggiornamento della P2 in una più “moderna” P3, cioè in un nuovo Comitato segreto d’affari, vietato dalla Costituzione italiana.
Come si illudeva che bastasse mandare in galera o ad Hammamet qualche leader corrotto per sanare la nostra Repubblica.
L’egemonia berlusconiana – scrive ancora Maltese – ha agito in questi anni profondamente nella società, svuotando a poco a poco le istituzioni democratiche e attaccando sistematicamente gli organi di garanzia preposti alla compensazione dei poteri e alla vita stessa dello stato di diritto, dei diritti cioè di tutti noi cittadini. Ha snervato il parlamento, la magistratura, l’informazione e la scuola. “Un vero collasso culturale”, lo definisce acutamente Maltese.
L’egemonia berlusconiana ha significato il trionfo del populismo, che è base di ogni fascismo, e il populismo abolisce la complessità, vive di certezze, di controllo dell’informazione. “E’ una sequela infinita di progrom contro l’ebreo di turno: … gli immigrati, i magistrati, i giornalisti disfattisti, gli insegnanti, i ‘fannulloni’, i cattolici dissidenti e così via… ed è questo che colpisce all’estero: non tanto le vicende di Berlusconi, quanto la regressione dell’Italia intera in una visione premoderna”.
Ma, oltre alla debolezza delle nostre istituzioni, che hanno consentito che ciò avvenisse, sono gli italiani i veri protagonisti di ciò che è accaduto e ci sta ancora accadendo. Se infatti per far carriera in qualunque campo la strada principale mostrata non è quella del merito e delle competenze ma quella della corruzione, non c’è da stupirsi allora se gli italiani eleggono alla guida del loro paese il maestro di questa “arte”.
Il berlusconismo cioè siamo noi, riprendendo il celebre paradigma di Piero Gobetti. Secondo il quale il fascismo era l’ “autobiografia di una nazione”. Una nazione che non riesce a liberarsi da patologie, inclinazioni, comportamenti che partono da lontano e verso i quali dimostra di non trovare più anticorpi, come sosteneva Sylos Labini. Un certo modo di essere italiani che attraversa costantemente la storia del nostro paese. E chiama in causa anche l’incapacità delle opposizioni di costruire e promuovere modelli alternativi e una vera e propria “resistenza” culturale.
Ieri e oggi. Ieri, il Piano di Rinascita di Gelli, oggi, la nuova P2 (la P3) guidata da “Cesare” – nome ancora in codice del suo capo – e dalla sua equipe, parte della quale dimissionaria dal governo o finita in galera.
Cominciò in un clima argentino circa quarant’anni fa. Mi auguro che non finisca con un disastro argentino. Come quello, ad esempio, che ci ha mostrato Nanni Moretti nel finale del suo bellissimo film “Il Caimano”.
Alessandro Petti
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Commento di Roberto Cirimbelli
Sono anni che mi logoro e mi arrovello il cervello ragionando, dibattendo anche vivacemente, che il problema non è Berlusoni in sè, ma parafrasando Giorgio Gaber, è il Berlusoconi in me, ossia gli italiani.
Che indignazione!!!
Ti abbraccio con solido affetto.
roberto
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Commento di Maurizio Volkhart
Carissimo Oscar,
che tristezza leggere le tue righe (non sono l'autore anche se condivido, ndr). I difetti di molti italiani li conosciamo bene sia tu che io. Ma come fai a prendere a modello Curzio Maltese? Lo conosco bene, fin dai suoi inizi a " la Stampa" di Torino. Adesso e' alla corte di Carlo Debenedetti ed e' giusto che sia così. A me viene l'orticaria solo a vedere l'intestazione di " la Repubblica", figurati i contenuti vari. Capisco che chi ha in odio Berlusconi si attacchi a qualsiasi cosa, ma c'e' un limite o e' sufficiente un qualsiasi Travaglio o Curzio Maltese per essere considerato un oracolo solo perché randella Berlusconi? Io, questa volta non sono proprio d'accordo con te. Ti voglio bene comunque.
Maurizio.
I suicidi nell'Esercito americano
Il mese di giugno ha rappresentato il picco dei suicidi tra i soldati dell'Esercito americano. I media hanno dato la notizia con una certa riluttanza confinandola in brevi articoli. 32 militari si sono uccisi e si tratta del piu' alto numero di casi da quando nel 2009 l'andamento dei suicidi nei ranghi delle forze armate americane ha cominciato ad essere monitorizzato e reso di pubblico dominio.Secondo il colonnello Chris Philbrick, direttore dell'ufficio che dovrebbe prevenire il diffondersi dei suicidi tra i militari, l'aumento del fenomeno e' legato allo stress continuato cui sono sottoposti i contingenti americani sui teatri di guerra dell'Iraq e dell'Afghanistan. Dopo nove anni di guerra la struttura morale e operativa dell'Esercito americano comincia a mostrare seri segni di sfaldamento. Nei primi sei mesi dell'anno sono stati 80 i casi di suicidio tra le truppe in sede operativa, superando in termini di percentuale quella dei suicidi tra i civili negli Stati Uniti. Ai militari che si uccidono nell'Esercito si devono aggiungere anche i giovani che fanno parte della Army National Guard. Si tratta di persone che negli anni passati aderivano alle lusinghe del reclutamento perche' gli venivano garantite le spese universitarie oltre all'assicurazione malattie per se' e per l'eventuale coniuge. Ma la guerra in Iraq e Afghanistan ha costretto queste persone non solo all'allungamento dei periodi di ferma, ma anche a dover essere disponibili per due , tre missioni sui teatri di guerra. La National Guard ha avuto 65 suicidi nei primi sei mesi dell'anno. Una delle componenti della fatale decisione di porre fine alla propria esistenza va ricercata secondo gli analisti dell'Esercito non solo nello stress ma anche nella cattiva situazione economica in cui versa la maggioranza delle famiglie americane.
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Franco Franceschi commenta:
Carissimo Oscar, la situazione non mi può stupire.
La guerra è una pratica anacronistica legata ad altri tempi, o ad altri luoghi. Nel mondo attuale, nella nostra civiltà, che erroneamente viene definita "occidentale" mentre ormai riveste gli 8/10 del Pianeta, dove, bene o male, quasi tutti vivono in una casa ed hanno un pasto un paio di volte al giorno, dove nessuno uccide più con le proprie mani nemmeno gli animali, dove non si è abituati a veder morire il prossimo se non di malattia, ebbene in questo mondo prelevare ragazzi dal college o dal lavoro o anche dalla disoccupazione ed inviarli in un mondo dove uccidere ed essere uccisi è una regola quotidiana di vita, dove non si combatte una guerra come sempre la si è immaginata, con il nemico che ha la sua divisa ed i suoi ideali diversi dai nostri, ma una guerra combattuta da uomini senza divisa, da donne, da bambini. Uomini donne e bambini che sono il tuo nemico e che devi abbattere e che rimarranno, morti, davanti agli occhi di questi ragazzi del college, del lavoro, della disoccupazione, nei loro sogni e nella loro coscienza per sempre.
Questa guerra non si potrà mai vincere con le armi perchè nessuno sa contro chi la sta combattendo ed un nemico che non si conosce è invincibile perchè mai sapremo se lo si è sconfitto e sempre il suo fantasma aleggerà fra di noi. Questa guerra si può vincere solamente inpiegando gli stessi mezzi ma in scuole, ospedali, prodotti agricoli, mezzi agricoli... da regalare alla popolazione e non ai suoi governanti. Così facendo quello che oggi è il nostro nemico diventerà il nemico della popolazione ed essa stessa se ne sbazzerà.
Questa guerra si vincerà anche impiegando le medesime risorse per difendere meglio il nostro territorio, le nostre città. Meno cannoni e più intelligence. Ma poi i generali come potranno continuare i loro sciocchi e criminali war games?
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Franco Franceschi commenta:
Carissimo Oscar, la situazione non mi può stupire.
La guerra è una pratica anacronistica legata ad altri tempi, o ad altri luoghi. Nel mondo attuale, nella nostra civiltà, che erroneamente viene definita "occidentale" mentre ormai riveste gli 8/10 del Pianeta, dove, bene o male, quasi tutti vivono in una casa ed hanno un pasto un paio di volte al giorno, dove nessuno uccide più con le proprie mani nemmeno gli animali, dove non si è abituati a veder morire il prossimo se non di malattia, ebbene in questo mondo prelevare ragazzi dal college o dal lavoro o anche dalla disoccupazione ed inviarli in un mondo dove uccidere ed essere uccisi è una regola quotidiana di vita, dove non si combatte una guerra come sempre la si è immaginata, con il nemico che ha la sua divisa ed i suoi ideali diversi dai nostri, ma una guerra combattuta da uomini senza divisa, da donne, da bambini. Uomini donne e bambini che sono il tuo nemico e che devi abbattere e che rimarranno, morti, davanti agli occhi di questi ragazzi del college, del lavoro, della disoccupazione, nei loro sogni e nella loro coscienza per sempre.
Questa guerra non si potrà mai vincere con le armi perchè nessuno sa contro chi la sta combattendo ed un nemico che non si conosce è invincibile perchè mai sapremo se lo si è sconfitto e sempre il suo fantasma aleggerà fra di noi. Questa guerra si può vincere solamente inpiegando gli stessi mezzi ma in scuole, ospedali, prodotti agricoli, mezzi agricoli... da regalare alla popolazione e non ai suoi governanti. Così facendo quello che oggi è il nostro nemico diventerà il nemico della popolazione ed essa stessa se ne sbazzerà.
Questa guerra si vincerà anche impiegando le medesime risorse per difendere meglio il nostro territorio, le nostre città. Meno cannoni e più intelligence. Ma poi i generali come potranno continuare i loro sciocchi e criminali war games?
Quando una democrazia funziona davvero...
Pensate ai ladroni italiani al potere
POLITICO Breaking News:
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The Federal Election Commission has penalized Vice President Joe Biden’s 2008 presidential campaign $219,000 for accepting over-the-limit contributions and a deeply discounted flight on a private jet owned by an embattled New York hedge fund, as well as for sloppy record-keeping, according to an audit report released Friday. Elizabeth Alexander, a spokeswoman for Biden in the vice president’s office, called the FEC-ordered repayment “relatively small,” and said "some repayment is commonplace after presidential campaign audits.”
POLITICO Breaking News:
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The Federal Election Commission has penalized Vice President Joe Biden’s 2008 presidential campaign $219,000 for accepting over-the-limit contributions and a deeply discounted flight on a private jet owned by an embattled New York hedge fund, as well as for sloppy record-keeping, according to an audit report released Friday. Elizabeth Alexander, a spokeswoman for Biden in the vice president’s office, called the FEC-ordered repayment “relatively small,” and said "some repayment is commonplace after presidential campaign audits.”
Terremoto a Washington
Questa mattina alle 5:30 terremoto a Washington del 3.6 grado della scala Richter.
Mi ha informato mio figlio Max da Los Angeles perche' dormivo e non me ne sono accorto.
Terremoto a Capitol Hill: Obama e' riuscito a far approvare al Senato la sua legge che rivoluziona Wall Street. Dopo la legge sanitaria questa e' la seconda importante norma che cambiera' la vita degli americani nei prossimi decenni.
Ma i repubblicani continuano a sparare ad alzo zero sul presidente nero e le indagini danno il presidente Obama in calo di immagine. Purtroppo le aziende americane non hanno riaperto il rubinetto delle assunzioni perche' preferiscono rivolgersi ai mercati asiatici o a quelli del Sud America.
"It's the economy, stupid!. Questo il famoso slogan creato da James Carville per la campagna elettorale di Clinton che sconfisse Bush padre. Insomma quello che conta per l'americano medio e' il lavoro e quanto ha in tasca.
Il pozzo di petrolio nel Golfo del Messico finalmente sembra chiuso, dopo tre mesi di inquinamento. In questa vicenda il presidente abbronzato ha gestito questa drammatica situazione con grande decisione mettendo al muro la massima dirigenza BP abituata ad avere sempre carta libera. I repubblicani si sono anche in questo caso schierati contro il Presidente Obama, accusandolo di non avere esercitato con fermezza il suo ruolo. E dimenticando allegramente che se si e' arrivati a questa catastrofe ambientale lo si deve alla 'leggerezza' con la quale i governi della famiglia petrolifera Bush hanno consentito alle aziende del settore di fare allegramente i propri porci comodi, mettendo a rischio la vita dei propri dipendenti, la salute e l'integrita' ecologica di intere regioni. La politica americana ha la memoria corta.
Mi ha informato mio figlio Max da Los Angeles perche' dormivo e non me ne sono accorto.
Terremoto a Capitol Hill: Obama e' riuscito a far approvare al Senato la sua legge che rivoluziona Wall Street. Dopo la legge sanitaria questa e' la seconda importante norma che cambiera' la vita degli americani nei prossimi decenni.
Ma i repubblicani continuano a sparare ad alzo zero sul presidente nero e le indagini danno il presidente Obama in calo di immagine. Purtroppo le aziende americane non hanno riaperto il rubinetto delle assunzioni perche' preferiscono rivolgersi ai mercati asiatici o a quelli del Sud America.
"It's the economy, stupid!. Questo il famoso slogan creato da James Carville per la campagna elettorale di Clinton che sconfisse Bush padre. Insomma quello che conta per l'americano medio e' il lavoro e quanto ha in tasca.
Il pozzo di petrolio nel Golfo del Messico finalmente sembra chiuso, dopo tre mesi di inquinamento. In questa vicenda il presidente abbronzato ha gestito questa drammatica situazione con grande decisione mettendo al muro la massima dirigenza BP abituata ad avere sempre carta libera. I repubblicani si sono anche in questo caso schierati contro il Presidente Obama, accusandolo di non avere esercitato con fermezza il suo ruolo. E dimenticando allegramente che se si e' arrivati a questa catastrofe ambientale lo si deve alla 'leggerezza' con la quale i governi della famiglia petrolifera Bush hanno consentito alle aziende del settore di fare allegramente i propri porci comodi, mettendo a rischio la vita dei propri dipendenti, la salute e l'integrita' ecologica di intere regioni. La politica americana ha la memoria corta.
Benvenuti nella capitale dello HIV/AIDS
Washington DC non e' solo la capitale degli Stati Uniti. Ma anche la capitale dell'AIDS. Gli esperti considerano epidemica una situazione di infezioni pari all'1 % della popolazione. A Washington siamo arrivati al 3 % con un incremento tra le donne nell'eta' compresa tra i 20 ed i 40 anni. Questi dati sono emersi a margine della conferenza stampa del Presidente Obama che ha annunciato un piano del governo per ridurre del 25% in un arco di cinque anni il contagio. Negli Stati Uniti il numero dei malati di HIV e AIDS supera il milione, ma ogni anno sono 50mila i nuovi contagiati. In pericolo sono soprattutto i neri, i maschi bisessuali, gli Ispanici e i tossicodipendenti. La paura e la consapevolezza del rischio sono molto diminuite negli Stati Uniti negli ultimi anni favorendo la ripresa della diffusione della malattia. A Washington operano centri di informazione sulla condotta sessuale che distribuiscono migliaia di preservativi femminili perche' sono proprio le donne a portare il maggior peso di questa situazione. Oggi il 65% dei malati riceve entro tre mesi dalla scoperta dell'infezione le cure necessarie. Il piano di Obama cerca di portare all'85% questa percentuale.
I Bambini Bruciati
Sette milioni di bambini nell’America Latina soffrono ogni anno di ustioni dovute all’uso improprio di bombole del gas per le cucine, ai fuochi artificiali ed altre cause accidentali. Si tratta per la maggior parte di figli di famiglie povere che possono affidarsi solo alla carità pubblica. Nel 1979 il Dr. Jorge Rojas ha creato Coaniquem (Corporacion de Ayuda al Nino Quemado) che ha trattato sino ad ora oltre settantamila bambini con una media di ottomila pazienti all’anno. Coaniquem opera con centinaia di volontari in due cliniche di riabilitazione (Santiago e Antofagasta) e ha filiali nei principali paesi industrializzati per la raccolta di fondi. Ogni paziente deve essere sottoposto, a seconda della gravità delle sue ustioni, a ripetuti cicli di trattamenti che prevedono interventi chirurgici per ridare mobilità agli arti che sono stati lesi.
Il Rotary Club di Washington ha organizzato nella ballroom del National Press Club una ‘Noche Latina” per la raccolta di aiuti per Coaniquem. Centinaia i rotariani che sono intervenuti ed hanno caratterizzato con partecipazione l’intenso programma di spettacolo e danze. Una silent auction ha raccolto migliaia di dollari per aiutare questi bambini bisognosi di cure e di affetto. Presente il nuovo ambasciatore del Cile che si è dichiarato commosso per la spontanea e fattiva partecipazione dei membri del Rotary Club of Washington che da sempre mette in atto il motto rotariano del ‘servire’.
Il Rotary Club di Washington ha organizzato nella ballroom del National Press Club una ‘Noche Latina” per la raccolta di aiuti per Coaniquem. Centinaia i rotariani che sono intervenuti ed hanno caratterizzato con partecipazione l’intenso programma di spettacolo e danze. Una silent auction ha raccolto migliaia di dollari per aiutare questi bambini bisognosi di cure e di affetto. Presente il nuovo ambasciatore del Cile che si è dichiarato commosso per la spontanea e fattiva partecipazione dei membri del Rotary Club of Washington che da sempre mette in atto il motto rotariano del ‘servire’.
Parlate pure male di me, ma parlate!
Lettera ad un 'qualsiasi' Uomo di Potere
"Better to be spoken of badly than not spoken of at all." Oscar Wilde nel Ritratto di Dorian Gray (1890)
"There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about."
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Lo sai bene. Chi sta al vertice del potere (politico, economico) ha bisogno che si parli di lui. Non solo perche' chi parla di Te, solletica il tuo Ego. Ed e' cosi bello sentirsi adulati. Ma, anche perche' quando si parla male di Te la tua presenza viene rimpolpata e rafforzata nell'immaginario collettivo. Pensa che sarebbe la tua vita se nessuno parlasse di Te, se andassi a finire nel dimenticatoio.
E non credere che il tuo comportamento sia assolutamente originale. Se lo raffronti con quello di altri Uomini di Potere che Ti hanno preceduto prima nella cronaca e poi nella storia, dovresti renderti conto che gli utensili sono piu' o meno sempre gli stessi. Come dire che per fare l'amore bisogna seguire il Kamasutra. Figurati: le posizioni 'base' non cambiano nei millenni.
Quando i mezzi di comunicazione di massa dovevano essere inventati il Potente di turno si circondava di 'aedi' che infiorettavano le sue gesta a futura memoria.
Ma per restare a tempi piu' vicini a noi basta ricordare che Hitler, con il suo Goebbels e Mussolini con il Ministero della Cultura Popolare, avevano creato una struttura di pubbliche relazioni che doveva illustrare costantemente le gesta del Capo. (E Stalin? Non ne aveva bisogno. Gli bastava il KGB e i sotterranei della Lubianka.)
A cominciare dalle gesta sessuali. Perche' il Capo e' un esempio per i sudditi non solo in termini di sapiente conduzione della cosa pubblica, ma rappresenta il simbolo di una perenne 'erezione' che deve suscitare invidia e ammirazione nel volgo maschile e sublime attrazione in quello femminile sempre alla ricerca del Grande Seminatore, del Leader del Branco. E le avventure sessuali di Mussolini erano sussurrate con ammirazione di bocca in bocca. (Del resto un consistente partito italiano ha coniato da tempo il termine "celodurismo").
Viene poi la prestanza fisica che si ricollega intrinsecamente con quella erotica. Il Capo lavora sempre ed esprime nella voce, nel body language (linguaggio del corpo)l'energia positiva che deve rassicurare il popolo al quale si chiede (con le buone o le cattive) di non impicciarsi di cose che non gli competono. Gli si chiede di fare la sua parte che e' quella di obbedire agli ordini, tirare la carretta e andare a farsi ammazzare per la Causa. La luce costantemente accesa nello studio di Mussolini a Palazzo Venezia diceva alla gente: "Il Capo non dorme mai, veglia e lavora solo per te."
Dicono: ma questo vale solo per una dittatura, dove, tra l'altro, il dissenso manifestato viene stroncato sul nascere (vedi quello che sta succedendo in Iran).
Il problema, lo sai bene, e' quello delle cosiddette democrazie, dove le minoranze credono di potere alzare la voce. Ed allora bisogna seguire un piano (nemmeno troppo raffinato) che prevede da un lato l'omogeneizzazione di tutte le voci mediatiche, comprando quelli che non aspettano altro che di essere comprati, emanando norme ad hoc, intimorendo le voci ostili con minacce velate ed esplicite e confermando che senza di Te vi sara' il Diluvio, perche' Tu sei il Salvatore, la personificazione del Destino, perche' il Futuro e' nelle tue mani. Mani che sanno seguire le morbide fattezze di qualche splendida prontaatutto che ti hanno infilato nel letto, mani d'acciaio in guanto di velluto pronte a strangolare anche gli affetti piu' vicini pur di raggiungere la Meta. Mani pronte a dare e ricevere perche', lo sai bene, "pecunia non olet".
E se, nel mentre Tu con i tuoi Bravi (la cui prostrata disponibilita' ti costa un occhio della testa)stai cercando di sistemare la galassia dell'informazione, qualcuno si ostina ancora a parlare male del Manovratore, allora sara' bene far scattare il vittimismo che inumidisce sempre l'occhio dei semplici di cuore e di coloro che credono solo nel Dogma, di coloro che non possono concedersi l'ombra del Dubbio. Perche' i dubbiosi rompono le palle e fanno perdere tempo agli Uonini del Fare.
E poi, parliamoci chiaro: cosa saresti Tu, Grande Uomo di Potere, se dovessi scomparire dalla ribalta mediatica? Sarebbe un dramma per Te e per stuoli di fedeli.
Percio' ecco il tuo motto: parlate pure male di me (almeno per il momento, fino a che non vi avro' sistemato.) Ma parlate!
Con sofferta ammirazione.
Oscar Bartoli
"Better to be spoken of badly than not spoken of at all." Oscar Wilde nel Ritratto di Dorian Gray (1890)
"There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about."
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Lo sai bene. Chi sta al vertice del potere (politico, economico) ha bisogno che si parli di lui. Non solo perche' chi parla di Te, solletica il tuo Ego. Ed e' cosi bello sentirsi adulati. Ma, anche perche' quando si parla male di Te la tua presenza viene rimpolpata e rafforzata nell'immaginario collettivo. Pensa che sarebbe la tua vita se nessuno parlasse di Te, se andassi a finire nel dimenticatoio.
E non credere che il tuo comportamento sia assolutamente originale. Se lo raffronti con quello di altri Uomini di Potere che Ti hanno preceduto prima nella cronaca e poi nella storia, dovresti renderti conto che gli utensili sono piu' o meno sempre gli stessi. Come dire che per fare l'amore bisogna seguire il Kamasutra. Figurati: le posizioni 'base' non cambiano nei millenni.
Quando i mezzi di comunicazione di massa dovevano essere inventati il Potente di turno si circondava di 'aedi' che infiorettavano le sue gesta a futura memoria.
Ma per restare a tempi piu' vicini a noi basta ricordare che Hitler, con il suo Goebbels e Mussolini con il Ministero della Cultura Popolare, avevano creato una struttura di pubbliche relazioni che doveva illustrare costantemente le gesta del Capo. (E Stalin? Non ne aveva bisogno. Gli bastava il KGB e i sotterranei della Lubianka.)
A cominciare dalle gesta sessuali. Perche' il Capo e' un esempio per i sudditi non solo in termini di sapiente conduzione della cosa pubblica, ma rappresenta il simbolo di una perenne 'erezione' che deve suscitare invidia e ammirazione nel volgo maschile e sublime attrazione in quello femminile sempre alla ricerca del Grande Seminatore, del Leader del Branco. E le avventure sessuali di Mussolini erano sussurrate con ammirazione di bocca in bocca. (Del resto un consistente partito italiano ha coniato da tempo il termine "celodurismo").
Viene poi la prestanza fisica che si ricollega intrinsecamente con quella erotica. Il Capo lavora sempre ed esprime nella voce, nel body language (linguaggio del corpo)l'energia positiva che deve rassicurare il popolo al quale si chiede (con le buone o le cattive) di non impicciarsi di cose che non gli competono. Gli si chiede di fare la sua parte che e' quella di obbedire agli ordini, tirare la carretta e andare a farsi ammazzare per la Causa. La luce costantemente accesa nello studio di Mussolini a Palazzo Venezia diceva alla gente: "Il Capo non dorme mai, veglia e lavora solo per te."
Dicono: ma questo vale solo per una dittatura, dove, tra l'altro, il dissenso manifestato viene stroncato sul nascere (vedi quello che sta succedendo in Iran).
Il problema, lo sai bene, e' quello delle cosiddette democrazie, dove le minoranze credono di potere alzare la voce. Ed allora bisogna seguire un piano (nemmeno troppo raffinato) che prevede da un lato l'omogeneizzazione di tutte le voci mediatiche, comprando quelli che non aspettano altro che di essere comprati, emanando norme ad hoc, intimorendo le voci ostili con minacce velate ed esplicite e confermando che senza di Te vi sara' il Diluvio, perche' Tu sei il Salvatore, la personificazione del Destino, perche' il Futuro e' nelle tue mani. Mani che sanno seguire le morbide fattezze di qualche splendida prontaatutto che ti hanno infilato nel letto, mani d'acciaio in guanto di velluto pronte a strangolare anche gli affetti piu' vicini pur di raggiungere la Meta. Mani pronte a dare e ricevere perche', lo sai bene, "pecunia non olet".
E se, nel mentre Tu con i tuoi Bravi (la cui prostrata disponibilita' ti costa un occhio della testa)stai cercando di sistemare la galassia dell'informazione, qualcuno si ostina ancora a parlare male del Manovratore, allora sara' bene far scattare il vittimismo che inumidisce sempre l'occhio dei semplici di cuore e di coloro che credono solo nel Dogma, di coloro che non possono concedersi l'ombra del Dubbio. Perche' i dubbiosi rompono le palle e fanno perdere tempo agli Uonini del Fare.
E poi, parliamoci chiaro: cosa saresti Tu, Grande Uomo di Potere, se dovessi scomparire dalla ribalta mediatica? Sarebbe un dramma per Te e per stuoli di fedeli.
Percio' ecco il tuo motto: parlate pure male di me (almeno per il momento, fino a che non vi avro' sistemato.) Ma parlate!
Con sofferta ammirazione.
Oscar Bartoli
Il messaggio di Cristo manipolato nei secoli dal potere temporale.
Quella che segue e' la chiusura della nota settimanale firmata da Eugenio Scalfari e che trovate nella sua interezza nel numero in edicola dell'Espresso.
Talvolta sono proprio i laici agnostici che riescono a visualizzare in termini semplici i contorni di una crisi, quella del Cattolicesimo, che viene vissuta, soprattutto, in Italia in maniera lacerante. A differenza di quanto succede nella Penisola le chiese in America sono sempre piene.
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"Il quinquennio di Benedetto XVI ha avuto finora questo significato. Lo scandalo dei preti pedofili è stato affrontato dal Papa con apprezzabile anche se tardiva severità; ma non ha inciso sul tema di fondo e non ha proposto la domanda decisiva: la Chiesa è il luogo dove si attua il messaggio di Cristo o dove si amministra in suo nome il potere della gerarchia?
Eugenio Scalfari"
Talvolta sono proprio i laici agnostici che riescono a visualizzare in termini semplici i contorni di una crisi, quella del Cattolicesimo, che viene vissuta, soprattutto, in Italia in maniera lacerante. A differenza di quanto succede nella Penisola le chiese in America sono sempre piene.
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"Il quinquennio di Benedetto XVI ha avuto finora questo significato. Lo scandalo dei preti pedofili è stato affrontato dal Papa con apprezzabile anche se tardiva severità; ma non ha inciso sul tema di fondo e non ha proposto la domanda decisiva: la Chiesa è il luogo dove si attua il messaggio di Cristo o dove si amministra in suo nome il potere della gerarchia?
Eugenio Scalfari"
Mentre in Italia i media fanno sciopero contro i tentativi di tappare la bocca all'informazione (scomoda per Lor Signori), al di la' delle Alpi il mitico Picard della mitica famiglia Picard aggiunge un altro successo alla lista di quelli conseguiti da lui stesso, suo padre e il nonno.
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London, England (CNN) -- A solar-powered aircraft, which a team hopes will one day circle the globe, completed a 26-hour test flight in Switzerland at 9 a.m. (3 a.m. ET) Thursday.
Solar Impulse took off shortly before 7 a.m. Wednesday from an airfield in Payerne, 80 miles northeast of Geneva.
The plane was piloted by Andre Borschberg, who flew to a height of nearly 28,000 feet (8,500 meters).
"I've been a pilot for 40 years now, but this flight has been the most incredible one of my flying career," Borschberg said, according to the New York Times.
"Just sitting there and watching the battery charge level rise and rise thanks to the sun. I have just flown more than 26 hours without using a drop of fuel and without causing any pollution."
During the evening, the plane slowly descended to an altitude of 4,500 feet (1,500 meters), where it remained for the rest of the night using battery power. An hour before dawn, the plane still had six hours of flying time left in its solar-fueled batteries.
Solar Impulse has a wingspan of more than 206 feet (63 meters) -- the same as an Airbus A340 -- and is nearly 72 feet (22 meters) long. It weighs about 3,500 pounds (1,600 kilograms) and has nearly 12,000 solar cells attached to its wings and horizontal stabilizers.
The plane is equipped with four electric engines and has a top speed of about 43 miles (70 kilometers) per hour.
"The goal of the project is to have a solar-powered plane flying day and night without fuel," said the co-founder of the project, Bertrand Piccard.
The Swiss adventurer, who piloted the first nonstop balloon flight around the world in 1999 in the Breitling Orbiter III, said the test flight was "crucial for the credibility of the project."
The challenge to fly a solar plane around the world was announced in 2003.
With the success of the test flight, a second airplane will be designed to fly much farther next year, with the aim of flying across continents and the Atlantic Ocean.
In 2012, the team hopes to fly Solar Impulse around the world in five stages.
Afasia politica
Dall'editoriale del Corriere della Sera firmato da Ernesto Galli Della Loggia stralciamo l'ultimo paragrafo:
"E così, più che espressione della politica in senso alto o dell’«antipolitica», come hanno sempre detto i suoi detrattori, alla fine egli (Berlusconi, ndr)si è ridotto ad essere (o ad apparire, il che è lo stesso) null’altro che l’uomo della non-politica. In numerosa compagnia, ahimè. La sua ormai lunga egemonia sul sistema politico, infatti, ha corrisposto alla — e si spiega con la —crisi perdurante e l’afasia politica di tutti i suoi oppositori. I quali mostrano di sapere solo parlare ossessivamente di lui e contro di lui, ma al di là di qualche banale genericità a base di «bisogna questo » e «bisogna quest’altro» — e naturalmente senza mai spiegare come o a spese di chi — non sanno andare. Sicché ormai il Paese ascolta anche l’opposizione nella più totale indifferenza, con un’alzata di spalle. Neppure da lei gli viene il racconto di qualche verità sgradevole, l’indicazione di una via difficile, una proposta nuova e ardita. Eppure nell’intimo della sua coscienza l’Italia avverte che questo solo sarebbe il modo per sperare di fare i conti con il mondo nuovo e aspro in cui essa è ormai entrata. Per farlo essa sarebbe anche disposta ad accettare medicine amare, se solo qualcuno gliene spiegasse però il senso e la necessità: se qualcuno le sapesse parlare di politica. Invece, come i malati avviati a una sorte rassegnata e infelice, essa si vede prescrivere solo degli zuccherosi placebo a base di nulla."
Ernesto Galli della Loggia
07 luglio 2010
"E così, più che espressione della politica in senso alto o dell’«antipolitica», come hanno sempre detto i suoi detrattori, alla fine egli (Berlusconi, ndr)si è ridotto ad essere (o ad apparire, il che è lo stesso) null’altro che l’uomo della non-politica. In numerosa compagnia, ahimè. La sua ormai lunga egemonia sul sistema politico, infatti, ha corrisposto alla — e si spiega con la —crisi perdurante e l’afasia politica di tutti i suoi oppositori. I quali mostrano di sapere solo parlare ossessivamente di lui e contro di lui, ma al di là di qualche banale genericità a base di «bisogna questo » e «bisogna quest’altro» — e naturalmente senza mai spiegare come o a spese di chi — non sanno andare. Sicché ormai il Paese ascolta anche l’opposizione nella più totale indifferenza, con un’alzata di spalle. Neppure da lei gli viene il racconto di qualche verità sgradevole, l’indicazione di una via difficile, una proposta nuova e ardita. Eppure nell’intimo della sua coscienza l’Italia avverte che questo solo sarebbe il modo per sperare di fare i conti con il mondo nuovo e aspro in cui essa è ormai entrata. Per farlo essa sarebbe anche disposta ad accettare medicine amare, se solo qualcuno gliene spiegasse però il senso e la necessità: se qualcuno le sapesse parlare di politica. Invece, come i malati avviati a una sorte rassegnata e infelice, essa si vede prescrivere solo degli zuccherosi placebo a base di nulla."
Ernesto Galli della Loggia
07 luglio 2010
Per capire meglio l'Iran
Iran, Seven faces of civilization1
A documentary revealing the gems of Iranian Civilizations
http://video.google.com/videoplay?docid=-5356229498218843348&hl=en#
A documentary revealing the gems of Iranian Civilizations
http://video.google.com/videoplay?docid=-5356229498218843348&hl=en#
Sempre meno "You got mail!"
L’immagine dello US Postal Service è legata a quella del campione di ciclismo Lance Armstrong plurivincitore del Tour de France e sopravvissuto ad un cancro ai testicoli con metastasi al cervello ed ai polmoni, secondo la sua biografia. Ma il contratto pubblicitario di Armstrong come testimonial è svanito da tempo perché le Poste americane stanno attraversando un periodo di profonda crisi. E siccome non ricevono soldi dal governo devono arrangiarsi aumentando le tariffe ed alleggerendo il numero di persone che lavorano in questo enorme servizio famoso per la flotta dei suoi camioncini e per la cortesia dei suoi postini. Un francobollo semplice costa oggi 44 centesimi e sarà aumentato al disopra dell’inflazione che è attestata sullo 0.9%. Lo scorso anno 40mila dipendenti sono stati mandati a casa e si annunciano altri tagli del personale. L’agenzia ha perduto lo scorso anno fiscale 3.8 miliardi di dollari. Ma l’aumento delle tariffe è una ulteriore mazzata per i privati e per le imprese e si ripercuoterà su tutta l’economia che stenta a trovare una uscita dalla recessione.
L'anima gemella trovata su Internet
"Guarda queste foto. Che ne dici?", mi chiede con una certa ansia il mio caro amico medico, un 'giovane ' cinquantenne che ne dimostra almeno dieci di meno. Le foto sono quelle di una splendida donna, una brasiliana vengo a sapere, incontrata online su un sito specializzato. E scatta la domanda cretina da parte mia: "Ma come...uno come te, di bell'aspetto, intelligente, sportivo...deve ridursi a cercare una girl friend su Internet? Ma che ti succede?" "Succede che sono talmente impegnato col mio lavoro che non ho tempo per fare attivita' sociale e trovare una ragazza che non sia solo un episodio serale e via. Ed ecco che, grazie a Internet, mi sono incontrato con Lei. Per il momento i nostri profili vanno perfettamente d'accordo. E mi considero un fortunato."
James e' uno che come attore, produttore, aiuto regista, di occasioni ne ha a diecine alla settimana. Un doppio divorzio alle spalle, una figlia di venti anni e una vita sballottata tra una costa e l'altra della nazione continente. Su Internet ha trovato una italiana che risiede da qualche anno negli Stati Uniti. Ed e' cotto come un liceale alla prima uscita con la ragazzina del cuore. Su Internet si trova di tutto. Ma chi ha la pazienza di studiare a fondo le proposte, spesso riesce a incontrare l'anima gemella. E se proprio non e' gemella, boh: sempre meglio che dovere andare come un disperato in qualche pub per single.
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