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Ghost Towns

Jerome e' una citta' fantasma. La piu' importante. Almeno stando ai cartelli esposti agli angoli delle strade. Anche perche' qui le apparizioni dei fantasmi delle persone che si sono ammazzate nel corso di un paio di cento anni sembrano essere periodiche e puntuali. Per visitare Jerome bisogna uscire da Sedona, prendere la 89 A e dopo venti miglia si raggiunge Cottonwood. Da li', percorrendo un ripida strada che si arrampica sul monte si raggiunge Jerome che, almeno sulla base di chi scrive, e' una solenne sola. La citta' e' arrivata ad ospitare 15mila persone che lavoravano principalmente nella miniera di rame. Dopo la chiusura della miniera la popolazione di Jerome era scesa a 50 persone. Negli anni settanta i soliti artisti spiantati in cerca di case da restaurare e di poco costo, hanno ridato vita a questa citta', ridotta a rovine a causa di due incendi che hanno mandato tutto in malora nell'800. Compreso il bordello al quale si accedeva attraverso il 'Vicolo dei mariti', tutt'ora una delle notazioni turistiche del luogo. I ruderi dell'albergo che conteneva anche la banca presentano nel cortile la latrina originale che doveva servire per tutti, ospiti dell'albergo e bancari.
Oggi un cartello posizionato sull'assicella e scritto a mano invita a gettare dentro il cesso una moneta per garantirsi il ritorno in quella gaudiosa cittadina. A Jerome ci siamo fermati ad ascoltare un chitarrista nero appoggiato ad un muro di cinta. Si chiama Jim e suona e canta in una maniera speciale, certo non compensata dai pochi dollari che i turisti gli mettono nella custodia dello strumento.

Sempre a Cottowood, prendendo la Main street e poi avventurandosi sulla 10 st. si arriva ad un'altra Ghost Town chiamata Blazim'M. In questo caso di originale non c'e' nulla: il solito villaggetto, forse un set cinematografico, con il negozio che vende a poche decine di dollari dei western boots usati, nemmeno male, il fotografo che ti riprende con falsi indumenti delle ballerine del saloon o dei cowboys locali. In un capannone, dotato per fortuna di aria condizionata, lunghe tavolate. I turisti che hanno prenotato online prendono posto. Niente alcoolici. Poi, guidati da finti cowboys che poi risulteranno essere i componenti dell'orchestra, ci si avvia diligentemente e senza spintonarsi a prendere un piatto di stagno (tipo penitenziario) la tazza di metallo (ma il caffe' e' meglio servirlo nella cup di polistirolo) e poi su due file le varie postazioni ti schiaffano nel piatto pollo, stufato, patata dolce, torta. E per la somma di 35 dollari posso assicurare che si tratta di ottimo cibo servito in misura abbondante. E chi vuole puo' fare il bis. Niente alcoolici, solo bevande gasate, acqua purificata o caffe'.

Alle 7 e 30 inizia lo spettacolo. E quelli che sino ad allora si erano aggirati tra i lunghi tavoli a ritirare piatti o servire gli ultimi arrivati, salgono sul palcoscenico ed iniziano uno show che dura piu' di un'ora. Musicisti di grande talento, ognuno suona tre-quattro strumenti, country music eseguita con ottimi arrangiamenti, inserimenti vocali. Ed uno si domanda come sia possibile che nel mezzo del deserto si trovino delle band come questa di alta precisione professionale. Ma anche questa e' America, un Paese in cui le cose si fanno con impegno. A cominciare dallo studio della musica e degli strumenti che e' uno dei temi forti della tanto discussa e criticata didattica americana.

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