di Guido Colomba
Altro che tesoretto da utilizzare in funzione della crescita. L'Italia
continua ad essere un'inarrestabile macchina che ingoia i soldi pubblici. Basti
pensare che a maggio il fabbisogno di finanza pubblica ha avuto una impennata a
8 miliardi contro i 4,3 miliardi del maggio 2012. Quali i motivi di questo
peggioramento? Va precisato che il deficit dall'inizio dell'anno è di 56,2
miliardi (35,4 miliardi nello stesso periodo del 2012) con un aumento di 20,7
miliardi. Un dato preoccupante se viene inquadrato nell'aumento della pressione
fiscale che sfiora il 70% per le aziende. Secondo il ministro Saccomanni il
peggioramento è da attribuire a diverse "partite straordinarie" (gli
adempimenti europei dell'Italia sono costati, negli ultimi quindici mesi, alle
casse dello Stato ben 63 miliardi di euro) cui si aggiunge l'inesorabile caduta
del denominatore nel rapporto debito/PIL. Peggiora l'economia e peggiorano le
entrate dello Stato. Anche lo slittamento dell’IMU-prima casa e dei versamenti
fiscali contributivi in Emilia Romagna non ha certo aiutato la situazione di
cassa. Sta di fatto che persino il modesto intervento di 20 miliardi (i
rimborsi stanno muovendo i primi passi) per sanare i 100-110 miliardi di debiti
dello Stato verso le imprese, rischia di impattare nel rispetto del
"tetto" del 3% del deficit di bilancio. Il Governo ha le mani legate.
Attende, a fine mese, la ratifica europea di uscita dalla procedura
d'infrazione per debito eccessivo e qualunque cosa faccia rischia di
precipitarvi dentro un'altra volta. Ecco perché il vertice di venerdì prossimo
a Roma con Germania, Francia e Spagna in tema di lavoro giovanile ha una
valenza particolare poiché solo attraverso una modifica delle linee guida è
possibile avviare iniziative di spesa che abbiano un impatto reale sulla crisi
economica. Ma ciò significa un cambio di passo rispetto ai continui veti della
Merkel. Gli appelli di Confindustria restano lettera morta nonostante il
ventesimo calo consecutivo (-4,6% ad aprile): in cinque anni è andato perduto
il 25% della produzione. La corrosione della base manifatturiera del Paese sta
assumendo un profilo sistemico. In pratica sta implodendo la struttura del
nostro capitalismo. Per venti anni, politica e società (salvo una minoranza di
imprenditori export-oriented) hanno rinunciato a realizzare riforme strutturali
che ora, in una situazione di crisi drammatica, è difficile realizzare. Fa bene
il governo Letta con il decreto (in arrivo) del ”fare” a cercare di
semplificare la macchina arrugginita dello Stato ma, nel frattempo, le
"partite fuori bilancio" dei ministeri continuano ad assorbire
risorse preziose (oltre 500 milioni solo la scorsa settimana) nel silenzio
assordante di quasi tutti i giornali italiani. La cosa incredibile è che per
queste spese i rimborsi arrivano rapidi e puntuali. Evidentemente prevale la
"ragion di Stato". Ancora una volta si osserva che il rispetto delle
leggi e delle normative è da troppo tempo un optional per l'alta burocrazia
dello Stato. La responsabilità della Ragioneria dello Stato (e non solo) è
sotto gli occhi di tutti. Ma non si vedono soluzioni all'orizzonte. (Guido
Colomba)