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Sanità e produttività

Guido Colomba

Gestire le trasformazioni non è un compito facile tenuto conto che le dieci professioni oggi più richeste non esistevano fino a dieci anni fa (re: Calenda, Bentivogli, Sole24Ore 12 gen. 2018). L'euro forte, a quota 1,21 sul dollaro, non semplifica le cose per le esportazioni, vero driver dell'Italia con il record di 450 miliardi di euro nel 2017. Inoltre, 
la Bce è pronta a ridimensionare il QE con evidenti conseguenze sui tassi e sul costo del servizio del debito pubblico italiano. Un sentiero stretto. Tutto ciò mette al centro la produttività e la efficienza della spesa pubblica. Ecco perché, come ha ricordato l'economista Luigi Paganetto (presidente del Gruppo dei Venti), la sanità con i suoi 114 miliardi di spesa annua (più cinque miliardi attribuiti al settore privato) rappresenta un motore per l'economia. "L'innovazione - ha detto - trova impulso dalla domanda pubblica" fornendo un aiuto diretto allo sviluppo sostenibile. Nell'analisi di Federico Spandonaro, supertecnico della sanità, "il settore ha raggiunto l'equilibrio finanziario dopo i rpetuti tagli". Sul punto Paganetto ha ricordato che in dieci anni vi sono stati grandi mutamenti demografici, analoghi a tutti i paesi dell'Ocse. Gli anziani sono saliti da 12 a 16 milioni mentre sono diminuiti i letti negli ospedali come conseguenza del definanziamento durante gli anni della crisi post Lehman Brothers. Una forbice che va interpretata anche perché ha coinciso con l'aumento dela spesa privata (ricorso a badanti ecc.). La prevenzione è essenziale per qualificare la spesa e la produttività sanitaria. Nel complesso, la relazione di apertura di Spandonaro ha riflesso un insolito ottimismo: "Il settore gode di buona salute tanto che vengono dall'estero per chiederci come riusciamo a dare qualità con mezzi comparativamente inferiori rispetto a molti altri Paesi avanzati". I dati dimostrano che l'Italia spende un 35% in meno rispetto a Paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna con risultati superiori. C'è un dato curioso. I ricoveri negli ospedali sono diminuiti "in tutte le classi di età" con un risparmio di sette miliardi in dieci anni. La qualità della vita è migliorata ("Italia virtuosa") come attesta la diminuzione di ictus nella misura del 27% rispetto al 2003. Ma le medie statistiche spesso possono trarre in inganno. Sta di fatto che il divario Nord-Sud nella qualità dei servizi sanitari e nella relativa produttività si è ampliato nel rapporto da uno a tre. I dirigenti del settore mettono le mani avanti: "Siamo - ha detto Urbani - uno degli ultimi Paesi al mondo ad offrire un servizio universalistico". Qualcosa dovrà cambiare e le prospettive non appaiono semplici. In tema di welfare, Paganetto (presidente della Fondazione di Economia di Tor Vergata) ha ricordato che occorrono "valori condivisi" senza i quali è difficile trovare soluzioni adeguate ai mutamenti degli ultimi anni.