Guido Colomba
Phelps addebita ai politici di aver
preso misure che bloccano la concorrenza che può venire da idee nuove. Eppure
la globalizzazione senza regole ha solo aggravato il problema della
disoccupazione giovanile e dell'adeguamento salariale
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La campagna elettorale ha almeno il merito di aver riportato
la discussione sull'Europa (con Merkel e Macron improvvisamente d'accordo
sulla riforma dell'Eurozona) al centro dello scenario economico. Sempre nel
quasi totale silenzio, politico ed accademico, sulla drammatica situazione
dei giovani con una disoccupazione record al 32,8%. Non sfugge a questa
regola l'intervento del premio Nobel, Edmund S. Phelps il quale, parlando ai
giovani studenti della Luiss, ha ricordato che Spagna, Francia e Italia sono
agli ultimi posti per tassi di innovazione e per numero di persone che
dichiarano una soddisfazione lavorativa "alta o abbastanza alta".
Per quale ragione? Phelps addebita ai politici di aver preso misure
specifiche che bloccano direttamente la concorrenza che può venire da idee
nuove. Ed aggiunge: "l'ingresso delle nuove aziende è ostacolato con una
serie di azioni (dazi, quote e aiuti) per preservare le imprese consolidate
dal rischio di perdere quote di mercato". Un rigetto - afferma Phelps -
dell'individualismo in favore dell'azione collettiva. Concetto che si
trasferisce anche nel favore che i politici assegnano ai valori "post
moderni" privilegiando le imprese "non a scopo di lucro"
rispetto alle imprese capitalistiche. In questa "over
simplification" viene totalmente ignorato il tema delle diseguaglianze e
del lavoro precario sottopagato che assilla tutto l'Occidente. Non vi è
dubbio che la politica industriale può dare frutto se sorretta dal
"consenso attivo " dei cittadini. Ma la nascita di un nuovo welfare
non può essere rappresentata da una globalizzazione senza regole che sta
mettendo in difficoltà persino gli Stati Uniti che soffrono la concorrenza
selvaggia della Cina (463 miliardi di dollari di deficit commerciale nei
primi dieci mesi del 2017). Gli ultimi venti anni hanno dimostrato che il
mercato non sa correggersi da solo e che le lentezze della politica
nell'adeguarsi alle nuove realtà tecnologiche hanno consentito a pochi paesi
o poche grandi aziende cross-border di trarre giganteschi profitti a danno
delle fasce più deboli. In Italia il piano Industria
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