Translate

Minacciano di esplodere drammi

 Alberto Pasolini Zanelli 

Forse è la più drammatica delle coincidenze segnalate nella Storia. Siamo ancora, formalmente, nell’era giovanissima della Distensione, ma sul mondo intero si accumulano proprio, in questi giorni che dovrebbero essere festivi, ansie, minacce, drammi. Tutti sullo sfondo di una tragedia che è umana perché minaccia e falcia la vita di milioni di uomini, scoppiano o minacciano di esplodere drammi che avevamo commesso l’errore giustificato di considerare in declino. È eterno il dovere che il Papa ha sentito di andare personalmente in giro per il mondo a cercare i luoghi della maggiore sofferenza centrata sulla disperata emigrazione. Li ha cercati sull’atlante, ma anche nelle memorie. E così, ad esempio, si è ricordato che un paio d’anni fa uno dei più fragili “ponti” fra l’Asia e l’Europa era stato l’isola di Lesbo da cui e verso cui gli immigranti si muovevano ancor più anticamente della nascita di Cristo. Poi ha proseguito il suo giro d’Asia a tutti trasmettendo la preghiera di essere umani come Cristo ha tentato di farci diventare. 

Ma non è solo questo pontefice di nome Francesco a muoversi, con le parole e con gesti. La più ampia e grave minaccia “laica” è oggi l’espansione politica, economica e militare della Cina, minaccia soprattutto per l’America, ormai abituata ad essere la Superpotenza, soprattutto dopo il declino e la sparizione dell’Unione Sovietica. Però a Pechino può mandare oggi soltanto una “rappresaglia”: l’astensione dalle Olimpiadi non degli atleti ma dei diplomatici, non essenziali per i Giochi nelle arene. Più concreta e anche inquietante è la “risposta” che il presidente Biden ha preparato al leader russo Putin di fronte alla minaccia concreta e forse urgente che dal Cremlino è partita a proposito dell’Ucraina, che si concretizza nella minacciata mobilitazione militare al confine fra i due Paesi, cioè all’estensione del conflitto interno in alcune regioni dell’Ucraina per iniziativa di una minoranza etnica russa nutrita da una convivenza secolare. Washington non minaccia: prega. Mosca risponde mobilitando. Il governo ucraino si è finora difeso con le armi, ma di fronte a delle minoranze armate e su aree determinate. Era un po’ di Russia in Ucraina, oggi rischia di ritornare in Ucraina la Russia. La mobilitazione è in corso e la sua motivazione ufficiale mira direttamente all’America con il veto a ogni ulteriore sviluppo di solidarietà militare dell’Ucraina con la Nato. Cioè di una guerra, quella che finora è stata locale nelle aree geografiche ucraine con minoranze (e in qualche caso maggioranze) russe. 

Un rigurgito della Storia in uno dei suoi angoli più abituati ad esplodere. Quando gli ucraini non c’erano ancora in Ucraina le guerre fra i greci della preistoria, in tempo addirittura per essere raccontate da Omero. Poi le irruzioni dal Nord e dall’Est. Il periodo di dominio sull’Ucraina dei polacchi e prima ancora dei lituani. Poi la grande e audace invasione degli svedesi guidati di persona dal loro re e contrastati da un atamano di nome Mazeppa, alla fine vittorioso e il monarca del Nord costretto alla fuga. Ma anche prima c’erano stati altri invasori, cristiani nel rito greco assorbito da Bisanzio, le incursioni romene dalla Bessarabia, le lotte fino alla Galizia asburgica e della Rutenia. E più a lungo di tutti i tartari, che ci sono ancora, sia pure come minoranza dopo che Stalin li aveva puniti per essersi schierati durante la Seconda guerra mondiale contro di lui e in favore di Hitler. Nato in Ucraina, però, il successore di Stalin, Nikita Kruscev che restituì alla sua terra natale una sovranità nel sistema sovietico. Crollato il quale, si riaprì il contrasto fra i popoli abitanti: ucraini, russi e tartari, ancora abbastanza numerosi per essere al tavolo della concorrenza etnica. Ancora prima era venuta una invasione da Occidente: francesi e inglesi. E “piemontesi”, che alla scelta azzardata di Cavour dovettero diventare italiani. Il nostro Risorgimento ci ha lasciato qualche regalino e gli italiani lo restituirono contribuendo a costruire Odessa, la città ucraina da guardare. Finché sarà possibile. 

Pasolini.zanelli@gmail.com 

 

No comments:

Post a Comment