Sono positivo perché mi sono beccato il Covid sia pure in forma molto leggera.
Comunque per almeno 10 giorni sarò segregato nel mio studio con tanto di maschera e impossibilitato a festeggiare Natale Capodanno con i miei figli arrivati da continenti diversi.
Inutile dire che sono incollato alla televisione dove tra i vari programmi sto seguendo gli episodi di una serie che cerca di riepilogare i punti salienti della Seconda Guerra Mondiale utilizzando frammenti di film e foto restaurati a colori.
Per chi come il vostro redattore affonda gli anni della sua fanciullezza proprio nel ricordo ancora vivido della Seconda Guerra Mondiale vissuta a Firenze e della successiva lancinante 'liberazione' tra una sponda all'altra del fiume Arno, quelle immagini contenute negli episodi del prodotto Netflix mi fanno risuonare antiche e mai sopite sensazioni.
Diciamolo pure: chi a vario titolo ha avuto quelle esperienze ne è stato traumatizzato e questo porta a ragionare sulle tante immagini di bambini che muoiono di fame nell'Afghanistan liberato si fa per dire, dai talebani e nelle altre aree di conflitto.
A pagare sono sempre i più deboli a cominciare dai fanciulli, dalle donne, dagli anziani.
Alcune sere fa mi sono inserito in uno zoom di un club letterario che commentava un libro illeggibile quanto alla scrittura di una conduttrice televisiva, ormai caduta in disgrazia.
Oggetto di questa impresa letteraria un personaggio femminile molto noto, Lee Miller, bellissima, famiglia super ricca, prepotente e arrivista, grande talento artistico, super libera sessualmente, amante tra i tanti del fotografo surrealista May Ray, a sua volta valente fotografa inventa la tecnica della solarizzazione, si unisce alle truppe americane come reporter della Seconda Guerra Mondiale.
Immagine di un personaggio eccentrico, eccezionale nei suoi talenti.
Ma da qui a sostenere che Lee Miller può essere considerata un modello per tutte le altre donne che, ieri ed oggi e forse anche domani, non possono vantare l'esclusività delle esperienze fatte da questa superbella ne corre.
Sarebbe come dire che Madonna, la cantante, è un modello da seguire per tante giovani ragazze che cercano di conquistare il futuro.
Potrà sembrare semplicistico ma per me modello di comportamento sono quei milioni di donne che hanno portato il peso sulle loro spalle di una guerra che aveva inglobato il mondo civile nella sua logica distruttiva.
Sono quelle immagini del documentario Netflix che, oltre ai carri armati, incursioni aeree, decine di migliaia di morti sparsi sui campi di battaglia, mostrano tante donne con una sporta che si aggirano tra le rovine di un bombardamento alla ricerca di qualcosa di cui sostentarsi per provare ad andare avanti comunque.
Immagini che corrispondono a quelle di mia nonna e delle mie due zie alle quali ero stato affidato che, in qualche modo, cercavano di sopravvivere nella dilaniata Firenze.
Ecco perché, essendo "positivo", è meglio pensare positivo.
Per cui: buon Natale nonostante tutto!
Oscar
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Caro Oscar, mannaggia!
Pensa che anche la nostra nipotina sedicenne, bivaccinata a settembre con Pfizer, ai primi di novembre è risultata positiva in un tampone a scuola (la vera fornace del Covid), fortunatamente come per te in forma molto leggera.
Due cose positive almeno dovrebbero esserci dentro questa bella scocciatura: che diventerai un appetitoso e magrissimo figurino a forza di bere brodi! E che ti vorranno tutti ancora più bene, quorum ego naturaliter!
Un abbraccio affettuoso
Sandro
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