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La fame sta aumentando a Washington


Questo il titolo di un'intervista fatta a Lynn Brantley che per 32 anni ha lavorato nella Capitale dando da mangiare a giovani e vecchi che non avevano e non hanno mezzi di sostentamento. L'intervista e' apparsa sul Washington Post. Quella di Lynn Brantley e' una tipica storia americana. Nel 1980 ha creato la Capital Area Food Bank  dopo che il governo federale aveva tagliato i food stamps, corrispondenti alle carte annonarie della seconda guerra mondiale in Italia. 

Quando creo' questa iniziativa umanitaria aveva con se' due volontari che spalavano il cibo che i camion portavano con i resti delle grandi cucine degli alberghi o la verdura ritirata dagli scaffali dei supermercati. 

Oggi la Capital Area Food Bank e' ospitata in una struttura di 123mila piedi quadrati vicino alla Catholic University e conta 123 dipendenti. 

Quello che colpisce nell'intervista fatta dal Post e' la dichiarazione di questa donna di settanta anni che ha deciso di lasciare per trasferirsi in una comunita' quacchera nella cittadina di Lewis, Delaware. 

Alla vigilia del Thanksgiving Day che sara' per tutti gli americani un'occasione di grandi mangiate innaffiate da giganti bevute, quando il giorno dopo i piu' coraggiosi saliranno sulle pesapersone constatando di avere messo su un paio di chili, bene: allora nessuno pensera' minimamente che nella Capitale degli Stati Uniti ci sono migliaia di bambini che la sera siedono mettendosi le mani in bocca per tappare i morsi della fame che li tormenta perche' i genitori, la mamma single o la nonna non hanno soldi per preparare la cena.

"Oggi, dice Lynn Brantley, la situazione e' almeno dieci volte peggiore di quando ho cominciato piu' di trenta anni fa. La crisi economica ha aggravato e aumentato il numero di coloro che non sanno come sopravvivere. Si tratta in gran parte di persone della middle class che hanno perduto il lavoro, vivono di carita', non hanno un presente ne' un futuro. 

Capital Area Food Bank vive grazie ai camion di cibo che le organizzazioni di diversa fede religiosa, le chiese, le associazioni di volontariato, le catene di supermercati inviano alla centrale che poi distribuisce capillarmente. 

Una delle tante contraddizioni di questa America in cui il numero degli obesi e' pari al 30% della popolazione di 311milioni di abitanti. 

Ricordiamo una stroria che ci e' capitata alcuni anni fa quando con altre quattromila persone partecipavamo ad un mega gala. Notammo che alcuni camerieri rierntravano nelle cucine con grandi vassoi di carne e contorni che non erano stati toccati in quanto i clienti gia' erano stati serviti. 

Facemmo cenno ad un capo cameriere e gli chiedemmo se quel cibo sarebbe stato distribuito ai senza casa. Si mise a ridere e ci disse: "Non posssiamo. Se qualcuno dichiarasse che si e' sentito male, potrebbe farci causa."  

Siamo convinti che oggi quei vassoi trovano la strada dell'organizzazione creata tanti anni fa da Lynn Brantley.
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Carissimo Oscar,

leggendo il tuo titolo sulla "fame a Washington" ho avuto un moto di solidarietà: chi nel 1945 ci dava lattine di minestra Campbell e tavolette di cioccolata, ora sente i morsi della fame come noi ai tempi della Second World War.

Io, ero un bambino, non ricevetti la cioccolata americana  bensì caramelle (ricordo che erano buonissime, dure e vetrose) dai liberatori della mia città che erano soldati Scottish (Pinerolo in provincia di Torino, meglio nota come la "Capitale della Cavalleria Mondiale moderna", come disse il Presidente Ronald Reagan all'Avv. Gianni Agnelli). Li ricorderò sempre gli scozzesi, alla domenica, con la loro fanfara e le cornamuse, in divisa da parata col kilt, danzare i tradizionali balli delle Highlands, applauditi dagli italiani, nella antica Piazza d'Armi che il Re Sole Luigi XIV aveva fatto costruire nel corso del XVII secolo, quando Pignerol era divenuta una delle piazzeforti francesi più munite d'Europa.

Anche noi abbiamo un'organizzazione cittadina, retta da baldi settentenni, che girano per negozi e supermercati con dei furgoni per raccogliere cibarie varie (prodotti vicini alla data di scadenza, frutta e verdura, bibite, latte, yogurt, pane, pasta, etc.). Questi viveri sono poi distribuiti in un apposito locale (Area Food Bank) come pacchi-sussistenza a coloro che ne hanno bisogno. Il tutto in modo assolutamente gratis, senza sigle politiche o confessionali. E questa attività non è solo operativa a Pinerolo, ma in molte parti d'Italia.

La tolleranza e la solidarietà hanno ancora un futuro, in attesa che il melting pot della popolazione mondiale le renda superflue perché tutti vivranno in pace, senza gli attuali iniqui disequilibri tra le nazioni e tra gli individui.

E anche questa è Italia !

Ciao,
Dario

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Anche qui !
Alessandra Ricci
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Caro Oscar,
ho letto l'articolo e mi sto preoccupando per gli eventuali indigenti d'origine italiana.
Ti segnalo che il console Cristiano Maggipinto dovrebbe avere dei fondi a disposizione per loro.
Cordiali saluti.
Cesare Sassi.

Oscar risponde: "Siamo ormai a pane(ttone) e acqua."
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Ancora bravo Oscar, 
abbiamo creato un mondo falso fatto di 6 miliardi di persone che muoiono di fame ed 1 miliardo di colesterolo, e le imprese che risentono meno della crisi sono quelle del pet food a cinque stelle.
La verità, é che siamo in piena decadenza come l'antico impero romano di occidente, e prestosaremo invasi dai nuovi barbari, solo per il paragone storico, ma invasi dalla povera gente chenon tollererà più di morire di fame e di stenti.Questo è il futuro che ci aspetta.
ciao
Riccardo Concetti