Translate

                                     Pompei e il freno tirato della casta
                                                     di Guido Colomba

(The Financial Review n. 711) Due notizie apparentemente lontane descrivono il problema-Italia. Da un lato - nonostante il terremoto delle elezioni siciliane con sette siciliani su 10 che voltano le spalle alla "casta"- i deputati hanno scelto di diluire in 40 anni la riduzione del 20% dei propri emolumenti. Dall'altro la giapponese Toshiba paga la rinascita di Pompei. Sarà mappato l'intero sito per prevenire altri crolli (due anni fa la Domus Gladiatori) e sarà creata una sorta di visita virtuale anche in notturna che aggiungerà fascino a fascino. Vedendo sul cancello di Pompei il logo nipponico non potremo che pensare a tutte le istituzioni che non hanno capito il valore della cultura come uno dei traini fondamentali per diffondere l'eccellenza italiana nel mondo. Due notizie che illustrano meglio di tante altre la crisi di una classe politica rapace e arrogante del tutto assente dai problemi del Paese e delle sue capacità di ripresa. Sul piano tecnico non mancano le notizie positive. Sono in calo le emissioni di Cds (-25% dall'aprile 2011) definiti da Warren Buffet "armi di distruzione finanziaria di massa" come conseguenza delle decisioni Bce di fine agosto ed in vista delle norme anti-speculazione Ue. Continuano ad andar bene le aste dei Btp, con tassi ai minimi da 17 mesi. La raccolta del 2012 è già al 92% e il dg del Tesoro, Maria Cannata, prevede un minor ricorso nel 2013 di 60 miliardi di cui 40 miliardi dai minori rimborsi e 20 miliardi dal minor fabbisogno. Dopo le forti turbolenze del luglio scorso, accompagnate da quotidiane previsioni catastrofiste di economisti e commentatori rilanciate dalle reti televisive in forma ossessiva, questi dati confermano che l'eurocrisi è uscita dal tunnel consentendo un ritorno di attenzione ai problemi dell'economia reale in Italia e in tutta Europa. Un successo formidabile dei "tecnici" la cui agenda è oramai patrimonio del Paese. In pochi giorni il governo Monti ha ottenuto il si del Parlamento sulle misure anticorruzione e sulla spending riview; ha varato la riforma delle province che scendono da 85 a 51 ed ha messo in prima fila la produttività come 'starting point' per tornare a crescere. Anche il "cambio di passo" di Marchionne ("Credo nel Paese, ora una sforzo di tutti") racchiude il senso del cambiamento intervenuto grazie al governo Monti. Resta il problema di un decisivo rinnovo della casta politica finalizzato alla riduzione della burocrazia e al riequilibrio fiscale per diminuire il peso a carico di una impoverita classe media (più 152% di pressione in quindici anni) e una riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro. L'Italia deve uscire da una economia dei "soldi facili" che ignora la disoccupazione giovanile salita al 35,1%. Per ora i "grand commis" dello Stato, che trasmigrano da un governo all'altro, hanno "fatto corpo" con le lobby nell'impedire qualsiasi mutamento (non a caso non si parla più di privatizzazioni) e nel difendere gli infiniti privilegi di cui continuano a beneficiare. Un tema che riguarda anche i sindacalisti che, guarda caso, non solo non denunciano i mali della casta ma essi stessi sono esentati dai contributi per la pensione. Lo ha reso noto questa mattina Oscar Giannino a Radio 24. (Guido Colomba)