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Il ponte sullo Stretto di Messina: progetto affascinante ma difficilmente realizzabile




Beatrice Rangoni Machiavelli

Conoscevo bene il Professor Gianfranco Gilardini che si occupava di progetti importanti da proporre alle industrie italiane.

Uno dei più affascinanti riguardava  la costruzione di un ponte sullo stretto di Messina per collegare la Calabria alla Sicilia, lungo oltre tre chilometri sorretto da piloni sulle due sponde (Scilla e Cariddi dell’Odissea) alti come la Tour Eiffel, ancorati a terra con dei cavi d’acciaio.
Gianfranco Gilardini era andato a presentare il progetto – al quale avevano collaborato studiosi di fama internazionale – all’Accademia delle Scienze in Russia. Quando terminò la sua illustrazione, gli Accademici si alzarono in piedi per applaudirlo. Solo quando i computer della quarta generazione rifecero i calcoli la risposta fu positiva. Il progetto faceva assomigliare, in dimensioni maggiori, il ponte alle passerelle che consentivano il passaggio ad alta quota tra una montagna e l’altra in Perù .
Nello stretto di Messina può soffiare un vento molto forte; pertanto la costruzione doveva tenerne conto. Infatti prevedeva, trecce di fili d’acciaio, che avrebbero permesso al vento di attraversarle.
Purtroppo, a causa della difficile situazione economica sopravvenuta e della morte del suo ideatore, non se ne fece più nulla. Di tanto in tanto se ne riparla, come il Presidente del Consiglio Matteo Renzi sta facendo in questi giorni.
I tempi sono attualmente molto difficili da vari punti di vista, soprattutto da quello economico. Non credo ci sia il coraggio di affrontare una sfida così grande, a cominciare dal Parlamento Europeo che ne era uno degli sponsor.
Quello che allora mi aveva più affascinato, era il fatto che i calcoli dei computer  prospettavano una soluzione che coincideva con quella che gli uomini si erano dati secoli prima per superare le barriere naturali ad alta quota