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Capaci: 23 maggio 1992

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Venivo dall'aeroporto di Palermo dove avevo accolto una delegazione guidata da un noto avvocato di Washington.

Ci siamo imbarcati in un paio di van Mercedes e abbiamo imboccato l'autostrada.

Ma arrivati a Capaci gli ospiti americani di origine siciliana hanno chiesto di fermarsi nel luogo in cui 26 anni fa, il 23 maggio del 1992, una bomba ad alto potenziale (si parlò di 500 chili di esplosivo) disintegrò l'auto del giudice Falcone, di sua moglie e quella dei tre militari della scorta.

Quelle immagini e quell'urlo di impotenza ci attanagliavano lo stomaco mentre l'onorevole giudice Romina Incutti ci ricordava in italiano e poi in perfetto inglese i particolari di quell'episodio della guerra mai risolta tra lo Stato italiano e Cosa Nostra.

La signora giudice aveva preso la parola al termine della messa italiana delle 10:30 nella chiesa del Rosario, il punto d'incontro degli italoamericani e italiani che vivono a Washington e nelle contee viciniori della Virginia e del Maryland.

Falcone aveva introdotto una nuova tecnica investigativa che si basava sui trasferimenti di danaro.

La giudice Romina Incutti che all'epoca aveva da poco iniziato la sua carriera di magistrato presso la procura di Sciacca, ha ricordato alle centinaia di fedeli che affollavano la Chiesa che il giudice Falcone era stato uno dei più attivi organizzatori del maxi processo antimafia che doveva portare alla condanna di 360 appartenenti all'organizzazione criminale. Grazie anche alla testimonianza di Tommaso Buscetta, uno dei primi pentiti di Cosa Nostra.

Giovanni Falcone la moglie Francesca Morvillo, e i tre poliziotti Rocco di Cillo, Antonio Montinaro e Vittorio Schifani furono disintegrati nell'attentato organizzato da Salvatore Riina che voleva vendicare le dozzine di mafiosi condannati del maxiprocesso.

Nel cortile dello FBI vi è una statua del giudice palermitano. Grande era l'attenzione e l'ammirazione per questi magistrati che con grave pericolo personale sentivano tuttavia l'impegno totalizzante della propria missione.

Pagando con la vita (Paolo Borsellino) questo loro impegno morale prima ancora che professionale intralciato spesso dalle connivenze dello Stato con la criminalità organizzata

Ogni tanto leggiamo di sfregi alla memoria di Falcone nella sua Palermo commissionati a qualche picciotto da qualche uomo di panza per ricordare che la guerra continua.

Oscar
Hon. Romina Incutti