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Le storie di Oscar # 15: Sexual Harasment

 Storia #1

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Ho fatto il secondo vaccino Pfizer.

Mentre la ragazza del Sibley Memorial Hospital stava preparando la mini siringa ho scoperto la spalla sinistra e mi è tornato in mente un lontano episodio avvenuto nel gennaio del 1995, quando ero stato appena nominato responsabile dell'Iri per l'America.

Devo dire che sono un veterano dei vaccini.

Appena uscito quello della poliomielite me lo sono fatto inoculare, poi è stata la volta dell'Asiatica (brutta esperienza) e da allora ogni anno mi sono fatto siringare il vaccino antinfluenzale. Poi quello contro la polmonite, il morbillo e i vaccini per andare in India da mio figlio Marco.

Appena sbarcato a Washington ho chiesto al giovane medico,che da tempo seguiva i miei collaboratori, dove potevo sottomettermi a questo vaccino antinfluenzale.

Il dottor Smith mi ha indicato un medical building sulla Massachusetts Ave dove avrebbe provveduto a farmi la prenotazione.

Così una mattina di un freddo gennaio mi sono recato in quell'edificio adibito solo a studi e laboratori medici.

A dir la verità non è che a prima vista l'ingresso principale di quel palazzo fosse il massimo della modernità.

Era stata mantenuta la precedente struttura del palazzo ma certamente non per ragioni estetiche quanto piuttosto per risparmiare sulle spese di ristrutturazione.

Comunque mi sono rivolto all'ufficio informazioni per sapere cosa avrei dovuto fare per la somministrazione del famoso vaccino.

A giudicare dalla perplessità della giovane addetta ad aiutare il pubblico la richiesta per il vaccino antinfluenzale non doveva essere molto frequente.

Impossibilitata a darmi una risposta immediata mi ha indicato una sedia in un angolo della sala e si è cimentata in una serie di telefonate e richieste di conferma.

Alla fine mi ha fatto cenno di avvicinarmi di nuovo e mi ha detto in un inglese molto Ebonico, la ragazza era una African American, di andare nella stanza numero sei al primo piano prendendo lo scalone laggiù in fondo.

Un po' sorpreso per tutta questa artigianale organizzazione (soprattutto se paragonata ai laboratori medici di Roma) ho cominciato a salire la grande scalinata rotondeggiante, evidente simulacro di antiche ricchezze dei precedenti proprietari di quello stabile.

Ho rintracciato la stanza numero sei e mi ci sono infilato dentro aspettando di ritrovarmi, come dire?, in un contesto farmaco-ospedaliero: ovvero un lettino e altre attrezzature medicali.

La stanza numero sei invece era assolutamente spoglia con un tavolinetto centrale, un paio di sedie accostate e una serie di stampe a colori di paesaggi americani sulle pareti.

Dopo avere appoggiato sul tavolo la mia ventiquattrore e la giacca sulla spalliera di una delle sedie, non sapendo come spendere il tempo nell'attesa di una infermiera con tanto di siringa e vaccino, mi sono messo ad osservare le stampe murali.

L'attesa stava durando da quasi 10 minuti e cominciavo a risentirmi per la mancata professionalità di quell'organizzazione alla quale mi aveva destinato il giovane medico dottor Smith.

Mentre continuavo ad osservare una stampa del parco nazionale Yosemite, ho sentito un rumore di passi e ho colto con la coda dell'occhio il biancore di un camice che chiaramente apparteneva alla ragazza della bisogna.

Una biondina graziosa, questa volta bianca, che reggeva in mano la siringa e mi ha chiesto con un certo fare imperioso: "Sei pronto? Preparati…!"

Il nostro lettore che ci ha seguito sino a questo punto con estrema pazienza domandandosi certamente la ragione per cui il redattore di questo blog si stia soffermando su una esperienza così elementare, deve tener conto del fatto che l'episodio ha una sua morale.

Prima di tutto è bene precisare che quando qualcuno mi diceva "Beato te che te ne stai all'estero" non è che mi facesse molto piacere.

Quando si cambia paese, addirittura continente, la ripetitività delle azioni quotidiane sacralizzata in tanti anni di permanenza in una capitale come Roma (dove la vita non è certamente facile, ma dove comunque bisogna adattarsi e cercare un rimedio all'italiana ai tanti problemi che ti capitano addosso) tutto cambia e mettersi in sintonia con la cultura domestica della tua nuova location non è certamente facile.

Così quando la biondina mi ha imposto il suo "Sei pronto? Preparati…!" ammaestrato da tanti anni di esperienza nei laboratori e ospedali italiani, mi sono di nuovo girato verso la parete e la stampa che stavo osservando, ho allentato la cintura dei pantaloni che ho calato  insieme alla mutanda scoprendo una porzione della natica destra.

E ho atteso l'iniezione del vaccino.

Un urlo disumano (devo ammettere con sincerità) mi ha sconvolto.

"Che stai facendo?", urlava la biondina incavolata come una biscia.

Rendendomi conto della innaturale situazione in cui, mio malgrado ero venuto a trovarmi e continuando ad osservare la maledetta stampa del parcoYosemite, ho risposto all'isterica biondina: "Aspetto che mi fai il vaccino antinfluenzale…"

Avvertivo epidermicamente che la situazione stava degenerando.

"Ma dove vuoi che ti faccio il vaccino?", continuava ad urlare l'ossessa.

Nelle situazioni drammatiche come quella che vi sto esplicitando credere che la sincerità possa pacificare una persona che per ragioni sue e mie in quel momento sta andando fuori di testa è il peggiore errore che si possa fare.

"Nel culo…", ho dovuto confessare essendo in gramaglie.

"Ma tu sei matto - rivestiti e scopri il braccio" continuava l'infermiera aggiungendo una domanda  terrificante che mi ha pietrificato: "Da dove vieni?"

Ho dovuto confessare che ero italiano e la cosa non mi ha fatto assolutamente piacere.

Quando ho riferito l'episodio al dottor Smith, questi abbastanza divertito esprimendo una crudele superiorità che derivava dallo scontro di culture, mi ha detto: "Forse lei non se ne rende conto ma ha corso un grave pericolo perché quell'infermiera avrebbe potuto denunciarla per 'sexual harassment'.

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Storia # 2

"Dottore, di là c'è un poliziotto che vuol parlare con lei…", Nancy Hurst, la mia ottima super segretaria era visibilmente nervosa.

"Sono appena arrivato a Washington e cominciano le grane…", le dico, "Faccia passare questo  agente e vediamo che cosa è successo."

La questione riguardava una nostra funzionaria, hawaiana bellissima e di grande intelligenza.

Quel mattino aveva preso l'ascensore per salire al sesto piano dov'erano gli uffici del nostro gruppo. 

Negli Stati Uniti quando si entra in un ascensore bisogna disporsi a strati guardando verso la porta. 

Adesso con la pandemia ogni ascensore può portare al massimo quattro persone da rintanare in ogni angolo della cabina.

A quei tempi invece, specialmente nelle ore di punta, nei grandi ascensori del nostro building si impacchettavano decine e decine di persone.

Il poliziotto ci spiega che la nostra effervescente funzionaria aveva dovuto subire lo sguardo insistente e ammirato di un tale che poi sarebbe uscito al piano successivo.

Appena raggiunto il suo ufficio Antonia, chiamiamola così, aveva chiamato la polizia denunciando di essere stata sottoposta a un manifesto sexual harassment in ascensore da parte di un "bruto" del quale forniva i connotati dicendo che il tale lavorava in un'azienda al piano di sopra.

Facile per la polizia rintracciare l'ammiratore che veniva condotto via ovviamente ammanettato come si usa da queste parti.

 Image result for Foto Polsi ammanettato. Size: 134 x 107. Source: it.dreamstime.com

 

Per chi preferisce ascoltare

https://youtu.be/MG0WMwAXT6k

Interessante L’articolo molto accattivante ( ma io Oscar già so tutto al 95% di quello che hai scritto comunque sei bravissimo) sai perché so tutto!!!! Ti ricordi quel giorno al bar dell’Olgiata prendemmo un aperitivo e c’era una bambina di tre anni figlia di un tuo amico , che io la guardai ammirandola e facendo complimenti affettuosi ( e tu mi dicesti guarda che se ti comporti così in America ti arrestano per pedofilia) è così anche se guardi fissando una donna in ascensore questo me lo avevi già detto! Lo sai Oscar da quando c’è stato quell’episodio della bambina all’ Olgiata ignoro i bambini e faccio i complimenti soltanto a gatti cani et cetera a tutti gli animali è mai più’ agli umani!!! Un abbraccio di nuovo a tutta la tua bella famiglia Oscar sei IL MIGLIORE!! E complimenti dell’articolo!!

Donato Lau.

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