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Squid Game, il perche' di tanto successo.


Mi sono visto costretto a seguire la serie di Netflix, Squid Game che secondo le ultime rilevazioni sui media sta ottenendo un successo planetario.

Fatto per me questo inspiegabile non solo per ragioni di età anagrafica ma per conoscenza professionale.

Squid Game, come direbbe Fantozzi, è 'una cagata pazzesca'..

La recitazione è elementare, rozza, schematica.

Ogni episodio della serie è creato gestito, realizzato con uno stile da cartone animato di terza serie.

La violenza su cui si impernia il racconto alla lunga diventa noiosa e insopportabile perché scontata.

Capisco che risponda agli stilemi della cultura asiatica che vive di esagerazione, ma non trova certamente una corrispondenza  nel modo di gestire la violenza nel mondo occidentale.

Molti hanno sostenuto che questo serial sia pericoloso soprattutto per gli adolescenti e le personalità prive di una concreta maturazione ed equilibrio.

E' una giusta preoccupazione: la eliminazione dei concorrenti con un colpo di pistola alla testa alla lunga acquisisce la stessa importanza della pulizia di un pavimento.

Qualcuno potrà obiettare che altri prodotti televisivi come l'italiano Gomorra vivono sulla violenza e sugli omicidi.

A nostro parere la differenza e' che, mentre il prodotto televisivo italiano rimane pur sempre una manifestazione di artigianato della violenza, il serial sudcoreano finisce per diventare l'imprenditoria industrializzata dell'omicidio che ricorda purtroppo la capacità nazista nel gestire quotidianamente migliaia di uccisioni nei campi di sterminio.

Oscar

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Mah, il confronto finale mi pare un po' esagerato.

Ci sono videogiochi altrettanto violenti.
Io penso faccia parte della necessaria "vaccinazione" contro i bombardamenti mediatici che le nuove generazioni stanno ricevendo via Internet e servizi di streaming.
È giusto discuterne, e magari revisionare i rating per consentire ai genitori controllo (e al solito, i minorenni dovrebbero essere sotto l'egida dei genitori, non del sistema....
Clark
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Ben detto, Oscar!  Pare incredibile che uno spettacolo cosi’ oscenamente superficiale, che affranca lo sterminio come “gioco” e come “banalita’ quotidiana” (molto azzeccato il tuo paragone con la “pulizia dei pavimenti”), abbia trovato un seguito ed una risonanza planetari.  Com’e’ ormai di rito, si e’ trasformato immediatamente in una fonte inesauribile di “memes” (da Saturday Night Live al ristorante di Bangkok che offre la  cena a chi riesce a staccare il biscotto “a’ la SquidGame”), da imitare, riprodurre, cementare nell’immaginario collettivo.  L’alibi del messaggio “sociale”, dell’eterno sopruso del potente sul bisognoso, e’ soltanto un misero lasciapassare per l’insistenza morbosa sul gesto assassino e sulla sua assoluta gratuita’. 

 

Forse dovremmo chiederci quale sia la finalita’ di questo genere di intrattenimento, del quale i Coreani non possono certo vantare l’esclusiva, se si guarda alla sterminata produzione hollywoodiana sul filone horror di infimo livello, dai vari Halloween (festa bellisssima nella sua ispirazione originaria di All Hallows Day, ormai purtroppo ridotta a un perverso reality di macelleria), alle serie dei segaioli elettrici o degli emuli di Jeffrey Dahmer.  Violenza, perversione, gratuita’, banalizzazione del male. 

 

Sottoscrivo appieno la tua provocazione finale sul nazismo.  Desensibilizzarci a qualsiasi orrore puo’ servire a farci digerire le tragedie quotidiane come normalita’ o forse – ipotesi ancora piu’ inquietante – a prepararci ad un futuro nel quale quel male si prendera’ il potere (qualche avvisaglia l’abbiamo gia’ avuta…).

 

Paolo Lusso

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