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Diario italiano #4: Cronaca di una traversata verso la Sardegna

 

“Sia ben chiaro a tutti: domani dobbiamo partire alle sei, senza tante storie. Dobbiamo fare i passaggi ponte per Marco e Romi ed io devo registrare sul biglietto la targa della macchina presa in affitto…”

Questo ordine preciso veniva impartito in maniera quasi stentorea dall'anziano della famiglia al termine di una raffinata cena offerta da Lucilla nella sua prestigiosa terrazza di via Tevere.

Presenti anche Franco e Ferial, viaggiatori instancabili e programmatori di ogni esperienza sino nei minimi dettagli, ‘traditori’ perché’ dopo decenni di permanenza hanno tradito gli Stati Uniti avendo deciso di assorbire di Roma la parte migliore con visite ai particolari urbanistici della Capitale, intervallate da golf e lunghe sedute di bridge.

Scopo della elegante cena da Lucilla era anche quello di consegnare a Giuseppe una dozzina di mutande di Brook Brthers, introvabili ormai a Roma e che Franca era riuscita a reperire in uno shop di Chevy Chase.

Quanto a Franco e Ferial il loro compito, al termine della serata, era quello di consegnare ai Bartoli la borsa contenente le minime cose da mare che loro conservano gratis nel loro garage.

Alle una i due americani e i due indiani finalmente hanno provato a dormire anche se la sveglia era stata posta sul cellulare del capo branco alle cinque e quarantacinque.

Ed infatti allo squillare del ‘la quale’ si e’ dato via al caricamento della vettura, una Corolla ibrida che rispetto alla Corolla di Washington e più’ piccola perchè’ le manca la coda.

Nonostante lo scontato scetticismo del pater familias, Marco e’ riuscito a sistemare dentro l’angusto abitacolo valigie e borsoni, pacchetti e altre minuzie.

Ma bisognava fare presto perché’ la nave della Tirrenia era previsto che partisse alle otto del mattino e per andare a Civitavecchia non ci si mette meno di un’ora e un quarto andando a 110 all’ora.

Ammesso che il navigatore ti faccia fare la strada giusta e non ti faccia uscire, per esempio a Civitavecchia sud come invece avverra’ puntualmente costringendo l’allegra (ma non troppo) brigata  a smadonnare in una serie di vicoli campestri prima di ritrovare la strada del porto turistico.

Dove finalmente i Nostri arrivano maledicendo gli aggeggi elettronici che ti lasciano sempre col culo a bagno.

Arrivati alle partenze per Olbia, la signora Franca che e’ una donna di mondo dice che c’e’ pochissima gente, forse per la crisi economica.

Gli addetti all’imbarco in gilet giallo ci guardano in una certa maniera e non sappiamo identificare quale possa essere il loro sentimento.

Entriamo nella biglietteria deserta, un uomo di colore con tuta di colori sgargianti e’ appisolato su una sedia di fronte alla finestra Tirrenia.

Siamo digiuni e decidiamo di andare al bar in fondo alla biglietteria che almeno e’ aperto.

Il barista di turno, un giovanotto simpatico e sveglio, ci informa che da due giorni Tirrenia ha cambiato orario.

Non poiu’ partenza alle otto e arrivo alle 14 a Olbia, ma partenza alle 10 e arrivo a Olbia dopo nove ore e mezzo di viaggio con arrivo in serata oltre le 19.

Ci tremano le gambe, gli sportelli Tirrenia apriranno alle 8:15, tanto, aggiunge il simpaticone che maneggia sui nostri cappuccini, la nave e’ arrivata pochi minuti fa dopo la traversata notturna.

Dopo cappuccino e cornetto (buono) mi piazzo in prima fila e finalmente vengo ammesso alla presenza di un giovane e simpatico funzionario che ascolta le sconsolate contestazioni dell’anziano Oscar.

“Si, e’ vero, Tirrenia ha cambiato due giorni fa il programma ed ha avvertito i passeggeri via telefono o via email.”

“Non ho ricevuto alcuna telefonata e tanto meno email !”sostiene con calore Oscar.

Il funzionario Tirrenia controlla il biglietto e dice: “Forse dipende dal fatto che il suo telefono e’americano e non hanno saputo come fare…”

Il suggerimento finale e’ quello di prendere contatto via email con l’ufficio Tirrenia  e contestare quanto accaduto.

Mesto ritorno all’auto. Ormai i villeggianti sono arrivati a centinaia con le loro auto evidentemente informati del cambio di orario.

La fila comincia a muoversi.

Marco e Romi sono andati avanti come pedoni per occupare nel bar un consistente vantaggio di posti sui divani.

Oscar si rende conto con terrore che la Corolla ibrida ha una chiavetta che deve essere tenuta nelle vicinanze di un tasto che deve essere premuto insieme a quello del freno per accendere il motore.

Ma la chiave ce l’ha in tasca Marco ormai ai piani alti del grande traghetto.

Le auto dietro iniziano un concerto di clacson.

Oscar provando a simulare un sorriso di rassegnazione si mette a dirigere il traffico facendo passare la fila di auto, mentre Franca disperata chiama Marco che dopo dieci minuti riappare sul retro della nave e corre a consegnare al vetusto genitore la maledetta chiave..

Sbarcati a Olbia i quattro affrontano la ripida strada per Arzachena e Baja Sardinia, passando per San Pantaleo, incontrando una fila di chilometri di auto che vanno agli imbarchi. Perché’ hanno terminato la vacanza.

Ed anche questa e’ Sardegna.

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