Caro Oscar,
può ora accadere veramente. E può accadere proprio poco dopo che l’Italia, grazie alla premiership di Mario Draghi, era riuscita a posizionarsi sulla scena europea e internazionale come un Paese affidabile, con idee proprie, finalmente con capacità di leaderhip, alla pari con le democrazie più avanzate.
Può accadere che questa destra italiana, che non è mai stata liberale, che è del tutto estranea ai filoni che hanno dato vita alla nostra bellissima Costituzione (i cattolici, i liberali, gli azionisti, i socialisti e i comunisti) e che è portatrice di valori populisti, nazionalisti e sovranisti antitetici alla nostra Costituzione stessa, possa ora avere i numeri per modificarla.
Perchè se raggiungesse, grazie alla prossima consistente riduzione del numero dei parlamentari, la maggioranza assoluta, si appresterebbe con ogni probabilità a modificarne i fondamentali equilibri tra ‘poteri della maggioranza’ e ‘diritti delle minoranze’, sul modello autoritario di quanto già realizzato da Orbàn in Ungheria e da Morawiecki in Polonia: considerati in dichiarazioni pubbliche sia da Meloni che da Salvini “amici e alleati strategici” in Europa, al pari per la pasionaria nostrana dei neo-franchisti di Vox in Spagna).
Vale sempre la pena di citare, soprattutto in queste circostanze, ciò che ha scritto Piero Gobetti: “Il fascismo come autobiografia della nazione”.
Perché sembrano inestinguibili, nel ‘carattere nazionale’ degli italiani, ricorrenti pulsioni di conformismo, non-responsabilità, voglia di delega all’ennesimo ‘ducetto’ di turno.
E ciò dopo i vent’anni senza democrazia di Mussolini, i venti senza cultura di Berlusconi, quelli sfacciati di Craxi, quelli dell’illusione per Renzi e infine quelli dell’ignoranza politica dei Cinque Stelle (ora però ridotti a circa 3 Stelle).
Provate a immaginarvi nello scompartimento di un treno in viaggio forse più per Mosca che per Kiev, seduti uno accanto all’altro, non Draghi, Macron e Sholtz, ma la Meloni, La Russa, Salvini e Orbàn).
Questo è quello che potrebbe accadere dal 25 settembre prossimo qui in Italia se le forze democratiche che si ispirano alla Costituzione vigente non si alleeranno su un progetto comune di ‘Interesse Generale’ per il Paese.
Mentre, è notizia di oggi, un altro egotico di turno, il sign. Calenda, sta impartendo lezioni, ma di interesse particolare, su chi ci può stare e chi no in una coalizione democratica per battere la destra.
Ha scritto una cosa Prezzolini, nel suo Codice della vita italiana, che io penso ti toccherà molto, mio carissimo Oscar: “Si, siamo ridotti a questo qualche volta:
a prendere idealmente un piroscafo e guardarla da lontano questa nostra Italia, per poterla amare davvero…
A guardarla come posteri, anzi peggio: come stranieri”.
Sandro, Roma
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le tue amare considerazioni mi deprimono sia come anziano, sia come emigrante, sia come non ricambiato amante della nostra - vostra meravigliosa patria.
Eminenti politologi sostengono che e' l'ora di finirla con queste accuse di catastrofismo nei confronti della signora Meloni alla quale il sottoscritto augura tutto il bene possibile nell'ipotesi che possa coincidere anche col bene dell'Italia.
Appassionato come sono, nonostante la tarda età, della Formula 1 mi trovo a pensare che la debacle della Ferrari al gran premio di Ungheria corrisponde, mutatis mutandis, al perenne bordello italico.
O se preferisci alla perenne improvvisazione sul palco con personaggi che ignorano la parte, non sanno cosa dire, lo dicono male e se lo rimangiano, escono di scena, appaiono fuori le quinte all'improvviso… Insomma, caro Sandro… La commedia dell'arte è l'unica cosa in cui gli italiani eccellono ed anche la Ferrari.
Una squadra, la Ferrari, che costa centinaia di milioni al signor Elkann e ai suoi azionisti.
Stanno perdendo allegramente un campionato mondiale dove la Red Bull e un terribilmente antipatico ma estremamente bravo Verstappen dimostrano in ogni gara che vince non soltanto il talento personale ma la vera organizzazione che dipende, come in ogni settore produttivo, da un vero manager che non solo indica la linea e la fa applicare ma che soprattutto impiega le sue qualità e i talenti (ammesso che ne abbia) nel gestire le unità produttive costi quello che costi.
Questo significa usare non solo il guanto di velluto ma anche prendere a calci in culo quelli che non funzionano, fanno i lavativi, si trincerano dietro lo scudo sindacale..
Caro Sandro, anche se a te non può importare di meno della Ferrari, ti sembra accettabile che un cambio di gomme avvenga in 4.6 secondi quando anche la più scalcinata scuderia della Formula 1 riesce a farlo in 2.4 secondi?
Aggiungi gli errori di strategia, i piloti richiamati come nel caso di Leclerc, a montare delle gomme che lo sbatteranno fuori dal podio.
Ma quello che più colpisce e addolora e' lo sghignazzare dell'olandese e dei due piloti Mercedes a commento dei disastri Ferrari.
D'accordo: quanto sopra ti sembrerà eccessivo.
Ma quello sghignazzo che ferisce corrisponde all'ironia diffusa a piene mani dai media internazionali quando gli italiani mal rappresentati dai propri politici sono riusciti a mandare a casa un Mario Draghi rara figura di connazionale apprezzato ad ogni livello.
Dovrò votare per posta per le prossime consultazioni del 25 settembre.
Darò il mio voto al PD, un partito retto da un segretario che sembra un seminarista, che per darsi una pennellata di popolarità accenna al fatto che non si deve andare "a rompere i coglioni alla gente sotto l'ombrellone".
Una caduta di stile per farsi accettare da un popolo beota innamorato delle parolacce di Salvini, dei residui del movimento cinque stelle, gente che, al contrario di Letta. ha il fisico del ruolo.
Il signor Letta cerchi di non sbracare, mantenga il suo aplomb, parli di cose serie e faccia appello alla comprensione di quei tanti italiani che anche questa volta vorrebbero rifugiarsi sull'Aventino non votando.
Un caro saluto da,
Oscar
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