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La crisi della stampa su carta e il successo di Metropolis


Avete mai visto un giovane con una copia di giornale in mano? Se ne avete incontrati alcuni si tratta comunque di una significativa minoranza rispetto al resto della categoria.

Gli adolescenti ignorano le notizie su carta stampata e sono prevalentemente abbarbicati ai loro cellulari e tablet per i collegamenti con milioni di altri ragazzini.

A leggere il giornale sono rimasti dunque gli anziani e li vedete scorrere gli articoli di un quotidiano seduti al bar.

Tra le tante crisi nelle quali l'umanità si sta avviluppando, quella della carta stampata è la più significativa e la meno dibattuta.

Nel 1454 Gutemberg inventò la stampa a caratteri mobili che però era già stata inventata dai soliti cinesi un migliaio di anni prima.

Oggi le notizie si leggono in digitale, ed anche per i libri il mercato comincia a dare la preferenza alle copie digitali.

Nonostante ci siano ancora molti che dicono di avere bisogno della consistenza cartacea per leggere con soddisfazione un romanzo.

Il vostro redattore ha sul comodino un lettore Kindle con alcune centinaia di libri, mentre la moglie si destreggia tra decine di copie cartacee posizionate a malapena sul suo tavolino per la notte.

Il New York Times con quasi 2 milioni di abbonamenti digitali ha superato abbondantemente quelli su carta.

Se consideriamo la lotta all'ultimo centesimo tra il Corriere della Sera e Repubblica constatiamo il progressivo e veloce calo delle vendite sia cartacee che digitali del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.

Se si tiene conto poi del fatto che i quotidiani italiani sono in gran parte dei tabloid fondati sul gossip, (perche' cosi' chiede l'italiano medio) si capisce perché larga parte della platea acculturata tralasci di spendere soldi per vedere sul tablet inconsistenti pagine inzeppate di pubblicità.

Delle due l'una: se uno vuole essere informato bastano i titoli delle testate digitali; oppure si chiude bottega e chi se ne infischia di essere aggiornato al minuto.

Il cambio di pelle è fondamentale per i serpenti e lo è in questo momento anche e soprattutto per i media.

Ogni testata italiana e americana sta introducendo materiale video girato in sempre maggiore quantità, cercando di catturare in qualche modo l'interesse di chi sin dai primi anni di vita e' abituato a manipolare un cellulare, un videogioco, un tablet e via citando.

Repubblica ha creato da qualche mese un podcast, video striscia, chiamatelo come volete, che poi tanto striscia non è visto che dura almeno un'ora.

Sto parlando di Metropolis, creato da Luca Piras e condotto da Gerardo Greco, ex corrispondente Rai da New York (lo abbiamo conosciuto in occasione di qualche mega riunione della NIAF e a Villa Firenze ospiti dell'allora ambasciatore).

Lo studio riproduce un ambiente volutamente retrò con finte pareti di mattone rosso, microfoni antiquati, vecchie macchine fotografiche a pellicola, et similia.

Intorno a un tavolo siedono tutti senza distinzioni di ceto giornalistico, politico, istituzionale.

Questo podcast è prodotto per tutte le testate del gruppo Gedi.

Lo scopo evidente è quello di avvicinare il lettore, ma soprattutto il mancato lettore, ai prodotti mediatici promossi invitando ad esprimere il proprio parere (in camicia) i direttori delle testate, i collaboratori senza stellette.

La gestione delle tematiche affrontate da Metropolis è fatta da Gerardo Greco con grande scioltezza,  inglobando lo spettatore in una atmosfera pseudo familiare, distante dagli sfoggi parlamentaristici  degli invitati, insistendo molto sui collegamenti dalle auto in movimento.

Uno stile insomma volutamente 'caciarone' ma di grande efficacia e impatto a differenza di tutti gli altri talk show che nella ricerca del perfezionismo audiovideo talvolta allontanano il pubblico più che avvicinarlo.

Siamo sicuri che Gerardo Greco non leggerà queste modeste valutazioni ma comunque  gli suggeriamo di non abusare con il "tu", dispensato a piene mani anche a illustri personalità avanti negli anni.

Metropolis dunque è un qualcosa di nuovo che sicuramente avvicina nuovi lettori ai giornali di riferimento.

Dalla nazione che ha inventato questo genere televisivo vogliamo rivolgere a Gerardo Greco e al giovane ma unico Luca Piras il nostro "bravi, continuate con successo"!

Oscar

Washington DC

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