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Arte Rupestre

(Riceviamo da Dario Seglie, Pinerolo, e volentieri pubblichiamo)



I principi contenuti nella Carta Etica per l’Arte Rupestre -stabiliti dall’Assemblea del Congresso Mondiale di Arte Rupestre “NEWS95” svoltosi al Castello Reale del Valentino di Torino nel Settembre 1995 e firmati con cerimonia solenne nel Municipio di Pinerolo dai Delegati delle principali organizzazioni di ricerca a livello mondiale, costituiscono la base normativa fatta propria dall’IFRAO, International Federation of Rock Art Organizations, NGO che raccoglie i più importanti enti che si occupano di arte rupestre in tutto il mondo, regole quindi recepite dall’UNESCO grazie all’azione di collegamento internazionale svolta dal CeSMAP, Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica di Pinerolo nell’ambito delle suddette istituzioni.
Alla Carta Etica si ispirano i Codici Deontologici dei principali organismi di ricerca dell’arte rupestre. L’IFRAO, nell’Assemblea Generale svoltasi nel Luglio 2000 ad Alice Springs, Australia, ha promulgato un documento che può essere considerato una sorta di “regolamento generale” per disciplinare in dettaglio le ricerche nel campo.
In particolare viene richiamato il principio che -in ogni Paese- le ricerche devono essere attuate nel completo rispetto della legislazione vigente, federale, statale, regionale, e sviluppate in sintonia con le autorità preposte.
Occorre evidenziare come le direttive internazionali rilevino la inderogabilità di escludere ogni attività di scavo e di interferenza ambientale nei siti di arte rupestre, fatti salvi gli interventi previsti dal piano archeologico territoriale e puntualmente autorizzati.
Queste normative, peraltro esistenti anche nella legislazione di molti Stati, devono essere considerate di vitale importanza per i beni culturali e richiedono una osservanza diligente e scrupolosa.
Purtroppo si deve considerare -con rammarico- come le suddette prescrizioni siano trascurate ed infrante innumerevoli volte in tutti i continenti.
L’asportazione e dispersione di strati di deposito terroso in connessione con le rocce recanti petroglifi è stata attuata lungamente e largamente ad es. nei distretti alpini ed anche in Valcamonica, area di sommo interesse archeologico e paletnologico, dichiarata patrimonio intangibile dell’umanità ed inserita nella World Heritage List dall’UNESCO, fin dalla fine degli anni ’970.
In questa Valle, che sta diventando un modello di management dei beni culturali, grazie all’opera di indirizzo e coordinamento che sta attuando la Soprintendenza Archeologica della Lombardia, non senza difficoltà create anche dalla quantità ed eterogeneità degli enti territoriali presenti nell’area, gli interventi archeologici di scavo -in senso stretto- nei siti rupestri sono ancora oggi abbastanza scarsamente attuati.
Viceversa, in passato, le opere di sterramento tout court sono state realizzate in abbondanza, come regola dichiarata per mettere in luce le figure rupestri sepolte e, contemporaneamente, distruggendo irrimediabilmente i depositi che giacevano alla base, attorno e sopra le rocce incise, senza rilevare alcun dato geologico, pedologico, archeologico del sito, come conseguenza di una sostanziale banalizzazione e riduzione semplicistica degli obiettivi della ricerca che, anziché globale, a volte non raggiunge neppure la soglia della dignità scientifica.
Alcuni esempi di specifici –autorizzati e legittimi- interventi geologico-archeologici, attuati su depositi associati a monumenti rupestri alpini mettono in evidenza la fecondità e validità di queste azioni, con le quali si raccolgono quantità sorprendenti di dati che è possibile, doveroso e necessario raccogliere nei contesti di arte rupestre.
Per le Alpi Occidentali, ad esempio, gli scavi programmati ed attuati dal CeSMAP, sotto l’egida della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, nel sito di Roccio Velho in Val Chisone, Italia, hanno fornito molti dati sulla frequentazione antropica dell’area fin dall’Età del Rame.
Il furto, i vandalismi e la distruzione del patrimonio costituito dai siti di arte rupestre continuano ad essere perpetrati in varie parti del mondo, in ogni continente, anche in Europa ed in Italia.
Le responsabilità si collocano a vari livelli: internazionali, nazionali e locali ed in capo a varie categorie di persone: governanti, funzionari, ricercatori ed operatori, insegnanti, ecc.
L’ignoranza, l’indifferenza politica ed il carente senso civico sono il principale varco attraverso il quale avanza il vandalismo ed il trafugamento privato del patrimonio culturale della collettività.
Poiché i ricercatori costituiscono una élite, vi è una ragione in più perché il mondo della ricerca, in Europa come altrove, debba dimostrarsi coeso e coordinato, per continuare ad essere il paladino della conservazione e l’alfiere della conoscenza per le generazioni future.
Dario Seglie

IFRAO-UNESCO Liaison Officer; Direttore CeSMAP, Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica, Pinerolo; Politecnico di Torino, Dpt. Museografia

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