(Riceviamo da Guido Colomba e volentieri pubblichiamo)
(The Financial Review) L'Italia si è impegnata con i principali partners europei a non aumentare il gigantesco debito di 1.575 miliardi di euro pari, a fine 2006, al 106,8% del Pil. Un dato che non tiene conto del buco finanziario (almeno 12,5 miliardi) degli enti locali legato ai contratti derivati. Questo spiega il ritardo con cui il governo italiano ha messo a punto il piano di interventi anti-crisi e spiega le dichiarazioni di Tremonti: "Il debito italiano è il terzo nel mondo. Il nostro unico vincolo è il mercato finanziario" ed ha parlato di "un'ulteriore criticità che dipende dallo scenario competitivo con le crescenti emissioni di altri Paesi" come Francia, Germania e Uk. Fotografa questa situazione lo spread dei rendimenti con i titoli di stato tedeschi. Un anno fa il differenziale era pari a 28 punti (basis points). Un mese fa ha superato i 150 punti proprio in coincidenza con il varo dei piani anticrisi di Usa, Inghilterra, Germania e Francia. A quel punto per l'Italia è diventato allarme rosso. Il freno all'indebitamento deciso dal governo Berlusconi ha consentito di ridurre il differenziale da 153,0 a 110,5. Dunque, l'Europa ha preso atto dell'impegno assunto. Paradossalmente la crisi economica, nonostante il ribasso dei tassi al 2,5% deciso dalla Bce, ha messo a nudo la precarietà debitoria dell'Italia, aggravata da un diffuso ricorso ai crediti al consumo. Situazione non facile per il Tesoro che, per coprire il debito pubblico, deve fare emissioni per un ammontare di circa 100 miliardi all'anno (calcolando una duration di 16 anni) con una media mensile di 8,5 miliardi al mese. Per valutare queste cifre basti pensare che ieri, in America,è emersa una forte opposizione al salvataggio dell'industria dell'auto che chiede 34 miliardi di dollari pari a 26 miliardi di euro, equivalenti a tre mesi di emissioni di titoli di Stato italiani."Non possiamo permetterci neanche lontanamente - ha detto in merito il ministro Sacconi - che un'asta pubblica sui titoli di Stato vada deserta: ci sarebbe una carenza unica di liquidità pubblica per i pagamenti di pensioni e stipendi, saremmo all'Argentina". Altro che aiuti alle banche o detassazione della tredicesima. Siamo giunti alla Caporetto della politica italiana, dissipatrice e disinvolta come un gruppo di cicale impazzite. Più si aggrava la crisi internazionale (oggi le borse sono crollate nuovamente) più si complica il salvataggio italiano poiché diventa più difficile il "servizio" e la "copertura" del debito pubblico.
(Guido Colomba)
Fonte: (R.F. N° 482, 5/12/08 ore 14:45)
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