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Preso a scarpate...



Mi chiedono molti lettori perche' non abbiamo commentato sino ad ora l'episodio che ha visto il presidente George W. Bush essere fatto oggetto del lancio delle scarpe da parte di un giovane giornalista iracheno.

"Eppure- ci dicono- il gesto ha scatenato una ondata di adesioni da parte della popolazione irachena ed e' stato seguito da centinaia di migliaia di persone che si sono sintonizzate su YouTube."

Come il nostro Lettore sa bene, siamo sempre stati poco indulgenti nei confronti di questo presidente e della sua amministrazione fatta in prevalenza di maneggioni e di improvvisati.

Questo episodio tuttavia, ci ha riempito di tristezza. Non tanto per il personaggio Bush che, oppresso da una sua inestricabile sfortuna, continua ad inanellare sconfitte e brutte figure una dietro l'altra.

Ma non disperiamoci per lui: si tratta di uno di quei fondamentalisti convinti che Dio e la ragione sono e dovranno essere sempre dalla loro parte. E che le accuse e le malevolenze del mondo intero non possono intaccare la loro adamantina sicumera di essere al disopra di tutto e di tutti perche' toccati da Dio.

Tristezza per noi americani (e parlo con il mio passaporto USA) perche' il lancio delle scarpe, offesa gravissima nella cultura araba, e' l'ulteriore conferma del basso livello di immagine che abbiamo in tutto il mondo.

La scia di morti che ci siamo lasciati in Iraq, i 700 miliardi di dollari che il contribuente americano ha speso, i proclami di avere portato la democrazia in una nazione che dopo sette anni di guerra si ritrova al punto di prima, bene: tutto questo ha ulteriormente affossato la percezione internazionale dell'America, la nazione che, con i suoi 500mila ragazzi sacrificati nella Seconda Guerra Mondiale, ci ha salvato dall'impero nazista, collegato con quello giapponese e con l'assistenza del 'cameriere' Mussolini che ha recitato anche in quella occasione il ruolo di "ragazzo, spazzola!" che noi italiani (e parlo con il passaporto italiano) amiamo spesso cucirci addosso.

Il presidente americano preso a scarpate, l'esultanza del mondo arabo sono la pietra tombale di una operazione (l'occupazione dell'Iraq) che e' stata condotta per consentire a Exxon e Chevron ed in via subordinata alla British Petroleum, di rimettere piede nel secondo serbatoio petrolifero del mondo. Quindi George W. Bush puo' davvero dire: "Mission accomplished!" Non ha fatto gli interessi degli americani, ma certo quelli delle corporations del petrolio che hanno totalizzato profitti record negli ultimi bilanci.

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