Translate

Meno male che c'e' Silvio

In Australia c'e' qualcuno che adora il Cavaliere. Pubblichiamo questo peana a Silvio anche se apparteniamo di diritto alla categoria dei 'farabutti'.
___________________________________________________________

Il Globo & La Fiamma - Australia

venerdì 25 settembre 2009

Per fortuna che Silvio c'e'!

I media e la sinistra sono accecati dall’antiberlusconismo e non vedono la realtà. Non fanno che parlare di declino di Berlusconi e del suo dopo. Altro che declino! Come si fa a sostenerlo quando ancora gode del 68% del consenso degli italiani. La moribonda sinistra spera ancora in una “scossa” che faccia cadere il governo. Continuano a vendere la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato. Campa cavallo che l’erba cresce! Non hanno capito che Silvio ha solo cambiato strategia e, come sempre, anche questa volta risulterà vincente. Invece di parlare di declino di Berlusconi, la sinistra deve solo augurarsi che questa sua nuova strategia non abbia lo stesso successo delle sue precedenti. A Porta a Porta, Berlusconi ha detto che le redazioni di giornali e tv sono piene di “farabutti” come lo sono alcuni politici, tutti “anti italiani”. A prima vista sembra che Silvio si sia fatto tradire dal “nervosismo”. Invece e’ bene che gli avversari si preoccupino perché Berlusconi sa sempre quello che dice e quello che fa. Quando decise di scendere in politica, Montanelli cercò in tutti i modi di dissuaderlo e gli predisse che non era cosa per lui. Il tempo ha dato torto marcio a Montanelli e ragione a Silvio. Lo stesso si potrebbe dire di tante altre occasioni. All’inizio nessuno riusciva a vedere gli sviluppi futuri, perché Silvio riesce a vedere piu’ lontano di tutti gli altri. La stessa “fondazione” del Pdl (dal predellino di un’auto), che sembrò più che azzardata, oggi e’ una solida realtà. Il partito ha vinto le elezioni con largo margine, facendo a meno di Casini. Berlusconi e’ senza dubbio un genio. Grandi uomini grandi difetti: il suo e’ di essere esageratamente narcisista. Non deve auto incensarsi, saranno i fatti stessi che lo indicheranno o meno il miglior premier italiano di tutti i tempi. Dovrebbe trattenersi di auto elogiarsi, infastidisce anche i berlusconiani piu’ convinti. Non si va lontano se non si e’ capaci di dominare i propri impulsi. Pero’ se, ad un dato momento, Berlusconi ha reagito energicamente trattando da “farabutti” i media ed i politici, e’ perché ha capito che questo era il momento di farlo. Ed e’ questo che bisogna capire e che dovrebbe preoccupare i suoi nemici. Per anni il suo carattere gioviale gli suggeriva di fare la parte dell’uomo superiore, di non reagire o reagire moderatamente. Ma recentemente c’e’ stata una straordinaria campagna di odio e diffamazione nei suoi confronti. Per molto tempo, troppo tempo, ha continuato a stare in silenzio. Fino al momento in cui ha capito che gli italiani cominciavano a dubitare che potesse difendersi. Magari c’era del vero in quelle accuse infamanti? Se non si difende e’ perché non può farlo, perché quelli dicono la verità? Berlusconi si e’ accorto che la precedente linea di comportamento non era piu’ adeguata. Meglio rispondere a muso duro ai media ed ai politici: ed e’ quello che ha fatto. Intanto ha querelato (citandoli soltanto per danni) i giornali La Repubblica e L’Unita’. Non si e’ impegolato in un’azione penale, dove il giudice avrebbe potuto insabbiare la querela ed archiviarla. Ha scelto la strada dell’azione civile impossibile da interrompere. Una volta tanto Berlusconi ha avuto per maestro, il “lider maximo” D’Alema. Nel 1997 Max intenta una causa civile, nientemeno, all’“Espresso”, per “aver rivelato la mappa della sua nuova casa” e chiede un miliardo di lire di risarcimento. Il 5 maggio a Montecitorio s-c-a-n-d-i-s-c-e, alla maniera dell’ex Duce: “L’ho detto una volta per tutte, con validità erga omnes, con valore perpetuo: quello che scrivono i giornali è sempre falso”. In un minuto sarebbe scoppiata la rivoluzione in Italia se una frase del genere l’avesse pronunciata Silvio. Alla fine di novembre 1997 “baffino” si scatena contro l’Ordine dei giornalisti. Bisogna abolirlo, dice Max, visto che non garantisce la correttezza professionale. Poi nel gennaio 1998 annuncia di aver trovato l’arma “finale” per sistemare i giornali “chiacchieroni”. E’ di una semplicità elementare: niente più processi penali ai giornalisti, bisogna instaurare “un sistema che consenta una rapida ed efficace tutela in sede civile e che preveda consistenti risarcimenti patrimoniali”. Detto fatto. Ecco, in data 10 febbraio 1998, la causa civile di Max al “Corriere della sera” per aver scritto “su un fantomatico piano D’Alema per il sindacato”. Richiesta: due miliardi di lire. La sinistra non va in piazza a protestare, ci mancherebbe altro, non si tratta di Berlusconi! Max pretende dal Direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli, anche il “giuramento decisorio”. Vale a dire che deve giurare di aver scritto la verità a proposito delle intimidazioni “dalemiane” sugli azionisti del Corriere. Quale sorte ebbe questa causa? Boh! Ma D’Alema aveva tracciato un solco che, nel 2009, anche l’odiato suo nemico avrebbe seguito. E’ proprio vero che c’e’ sempre qualche cosa da imparare anche dai peggiori! Sulla vita politica italiana e’ calata una spessa coltre di violenza mediatica. Ormai sembra che l’unico obbiettivo dell’opposizione (di quel che resta) sia quello di distruggere l’avversario con ogni mezzo. Non ha capito che gli converrebbe smetterla di continuare a criticare quel che dice o quel che fa Berlusconi cercando, piuttosto, di far sapere quel che farebbe se fossero al suo posto. Macché, si divertono ad organizzare un’altra “sceneggiata” delle primarie, diciamo pure che sono le “terziarie”. Sembra rivedere quel film dove il “rimpasto” si svolgeva tra gli stessi componenti del solito vecchio e traballante partito. Con la musica iniziava il “girotondo”, sempre piu’ frenetico, attorno ad un tavolo. Appena la musica cessava, ciascuno si sedeva nella poltrona al punto in cui si trovava. Questo e’ quello che sta accadendo nello “sbrindellatoPd. Si illudono che il Pd uscirà dal coma profondo in cui si trova con il nuovo “leader”. Non hanno capito che non si tratta solo della mancanza di leadership, che in parte e’ pur vero, ma che, accecati dall’odio verso Berlusconi, non sanno fare proposte che convincano gli italiani di votarli. I cosiddetti dirigenti del Pd non considerano che Berlusconi sia stato scelto dalla maggioranza degli italiani. Ogni insulto a lui rivolto e’ un insulto rivolto agli elettori che l’hanno votato, questi non voterebbero mai per quelli che li considerano dei fessi. Non vogliono ancora capire che la sinistra e’ ormai finita perché ancora rimane ancorata alla vecchia ideologia comunista. Un’ideologia che e’ rimasta immobile, che non si e’ saputa adeguare all’evoluzione dei tempi e della società. La lotta di classe c’era nel 1919, ma non c’e’ piu’ oggi. Il popolo non aspira più ad un pezzo di pane uguale per tutti, ma un tenore di vita adeguato alle proprie capacità, al proprio impegno e alla propria disponibilità al sacrificio. Non più livellamento verso il basso, ma a ciascuno secondo quello che si merita. Tutto quello che sono riusciti a fare i comunisti italiani, dopo la caduta del muro di Berlino, e’ stata la “svolta della bolognina” con Occhetto. Hanno cambiato la sigla da PCI a Pds, poi da Ulivo a Pd, ma la base ideologica e’ sempre la stessa e le facce sono sempre quelle. E Franceschini ha la sfacciataggine di dire “Dobbiamo dare una svolta al governo di questo Paese”. Ma quale svolta? Di ridiventare cattocomunisti? I cattocomunisti hanno avuto più di mezzo secolo per dimostrare se sapevano governare. Hanno chiaramente dimostrato di non capire e di non avere cura dei veri problemi del Paese, ma solo di guardare all’interesse del partito. Infatti, nella loro ideologia l’individuo non conta, conta solo il partito. Se ritorniamo col pensiero ai risultati dei loro governi, non ricordiamo altro che l’aumento delle tasse e l’aumento del debito pubblico. La ricerca del potere accaparrando tutte le cariche dello Stato. Il disastro del ’68 nelle scuole e nella mentalità generale. La ricerca del consenso con l’assunzione di massa di precari. L’ideologia statalista dell’assistenzialismo a scapito del debito pubblico da ripianare con altre tasse. Quelli del Pd dovrebbero comprendere alla svelta che, per aspirare a diventare alternativa di governo, debbono immediatamente abbandonare l’ideologia comunista. Debbono cambiare ancora una volta sigla al partito. Debbono cacciar via tutte le vecchie facce. Debbono capire che e’ ora d’ispirarsi a sistemi di gestione politico/amministrativa attuali e moderni. Per far questo sono costretti ad imitare Berlusconi, uomo pragmatico, che riesce a capire i problemi dei cittadini ed ha la capacità di risolverli in “tempo reale”. Gli italiani ormai hanno capito come si governa e come meglio funziona un sistema liberaldemocratico e non ci pensano neppure lontanamente di farsi governare di nuovo dai vecchi cattocomunisti. E sì, perché Casini, da buon Democristiano, e’ sempre alla finestra per cogliere la buona occasione di riabbracciare i “compagni” e, con il suo “grande centro” (o meglio: centrino), dare vita con loro ad una nuova riedizione di un governo cattocomunista. Per fortuna che Silvio c’e’!


Giampiero Pallotta

No comments:

Post a Comment