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Etica e morale in F1



Non mettiamoci a cercare monumenti etici in uno sport come la Formula 1 che vive squisitamente sul denaro, connesso allo spettacolo, connesso alla voglia degli spettatori di assistere all'incidente (possibilmente mortale), connesso alla libidine di tanti ricchi genitori nello spingere i propri figli dalla gavetta del Kart ai trionfi fittizi della ribalta internazionale automobilistica.

Il gran premio di Austria ne è stata la conferma eclatante:
ci sono volute tre ore perché gli Stewads selezionati per la gara riuscissero a emettere un verdetto che mettesse d'accordo quasi tutti.

Le migliaia di olandesi paganti che assiepavano le tribune del circuito rappresentavano un rischio evidente per la sicurezza, tenuto conto oltre tutto dell'altissimo livello di intossicazione alcoolica fermentata sotto un sole implacabile.

Il circuito austriaco si chiama Red Bull. Ha vinto un giovane eccezionale come Max Verstappen che a 21 anni pretende di importare nella massima categoria automobilistica la cultura delle sportellate che ha appreso negli anni del go-kart.

La conclusione è:  come potevano quei poveretti degli Stewards prendere una decisione che cancellasse l'epilogo della gara favorevole alla Red Bull, all'omonimo circuito, ai supporter olandesi, eccetera.

Hanno provato a dire: "Ma in Canada Sebastian Vettel è stato penalizzato nonostante avesse vinto la gara per un presunto danneggiamento di Hamilton nel rientro in pista dopo una fuoriuscita."

In Austria il fatto che Max Verstappen abbia spintonato fuori pista il coetaneo Leclerk sta a dimostrare che la legge non è uguale per tutti e soprattutto- a casa mia-comando io.

Se poi si aggiungono le felpate dichiarazioni di Mattia Binotto che sull'episodio ha elegantemente glissato dicendo che la Ferrari non fa polemiche, si introduce un altro elemento di perplessa sorpresa: oltre che fare diplomazia il capo della Ferrari dovrebbe accertare come nel 2019 sia possibile che un cambio gomme venga fatto in oltre sei secondi penalizzando ulteriormente il quattro volte campione del mondo Vettel.

Conclusione: tifosi della Ferrari rendiamoci conto una volta per tutte che questo non è uno sport, anche se è bellissimo, ma solo un itinerante circo economico e finanziario condotto sulle spalle di una ventina di giovani e meno giovani gladiatori che devono mettere in gioco la propria vita per la libidine della televisione planetaria.

Dice: ma sono pagati un sacco di soldi. Mica tutti, in verità, anzi qualcuno paga di tasca sua per poter gareggiare.

Oscar
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Commento perfetto 
Luciano Aiazzi
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Bravo Oscar,

dici bene è un circo come lo erano i Ludi gladiatori nell'antica Roma.

Nihil sub Soli novo !

Ciao,

Dario Seglie, Italy
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Andrea Andrea Sono pienamente d'accordo
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avanti avanti caro Oscarone
Enrico Bono
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