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Ma adesso il campanello d’allarme viene dal Pentagono


Alberto Pasolini Zanelli

Se ne parlava da tempo a Washington, ma a bassa voce: il timore di un riavvicinamento economico, politico e militare delle due potenze nemiche degli Stati Uniti nei lunghi anni della Guerra Fredda. Ma adesso il campanello d’allarme viene dal Pentagono, cioè dall’organo adibito a suonare le sirene di allarme quando si presentano motivi di tensione riguardanti la sfera bellica. È una denuncia alla “minaccia strategica” presentata dall’avvicinamento sempre più stretto fra la Russia e la Cina, due potenze nemiche del passato, legate dall’ideologia comunista, adesso messa nel cestino senza che ciò possa tranquillizzare la superpotenza americana come conseguenza dell’abolizione dell’ideologia a Mosca e della sua trasformazione concretamente radicale a Pechino.

La preoccupazione americana riguarda un po’ tutti i terreni di “concorrenza”, in alcuni settori addirittura aperta, in altri sussurrata o esposta solo come allarmante ipotesi. Gli indizi più recenti e più scoperti riguardano, e non è una novità, due evoluzioni (che gli americani vedono soprattutto come involuzioni) degli attuali rapporti di forza sul pianeta. Per rifarsi al passato più prossimo, ritornano di attualità due sviluppi più concreti di altri che spuntano oggi. Sono entrambi economici, ma l’uno negativo e l’altro positivo, almeno per i protagonisti.

Per diversi anni il trend è stato quello di un riavvicinamento fra Washington e Pechino, non solo dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca: una gigantesca sfera di affari in rapido sviluppo fra America e Cina mentre la Russia ancora si dibatteva negli enormi costi della trasformazione da comunista a capitalista. Una accelerazione quasi continua che però minaccia di essere interrotta proprio oggi come reazione che l’“affratellamento” con gli eredi di Mao li vede prevalere sui “classici” del capitalismo Usa. L’allarme ha già indotto Trump a prendere misure da “guerra commerciale” attraverso la “resurrezione” di norme restrittive volte a rallentare il flusso oggi continuo di investimenti cinesi in America,. Per un totale già quasi raddoppiato nei tre anni della presidenza Trump. Ne soffrono un fascio di industrie dalla Sylicon Valley al mercato finanziario di Manhattan.

Contemporaneamente accelera il recupero di collaborazione fra Pechino e Mosca, che si erano allontanate in conseguenza della riforma politica russa e la solida continuità di quella cinese. Non va dimenticato che negli anni antecedenti la riforma (o “rivoluzione”) di Gorbaciov gli Stati Uniti avevano stretto collaborazioni con gli eredi di Mao in funzione antisovietica. Una opzione alternativa emersa simbolicamente dal viaggio dell’allora presidente Nixon a Pechino. La strategia Usa mirava a gettare il gigante indebolito dell’Estremo Oriente nella bilancia per stringere l’“assedio” della rivale di Mosca. La caduta del comunismo diminuì l’urgenza di una simile strategia e i tre Grandi camminarono per un certo periodo su strade diverse.

Il passato cominciò a riemergere con le strategie di Putin per recuperare una parte delle posizioni perdute con la “resa” di fine secolo, con la restituzione della Crimea e le pressioni contro l’Ucraina. Mentre le tensioni rifiorivano in Europa, esplodeva il boom finanziario e tecnologico dell’Estremo Oriente, che ha già capovolto il rapporto di forza tra Pechino e Mosca e visto la Cina accelerare il suo passo di concorrente degli Stati Uniti.

Trump, glielo va riconosciuto, è stato fra i primi ad accorgersene e a prendere misure finanziarie. Ma contemporaneamente il rinnovato abbraccio fra Mosca e Pechino si sta estendendo al settore degli armamenti. La Russia impoverita cominciare a ricevere forniture militari importanti dalla Cina del boom: un paio di dozzine di accordi militari, esercitazioni congiunte, manovre navali in comune nel Mediterraneo, partecipazione russa ai war games in Siberia. La concorrenza con gli Stati Uniti è innegabile e potrebbe portare anche a un capovolgimento dei rapporti di forza. Le prime conseguenze potrebbero riguardare l’avventura spaziale: già oggi l’America usa razzi russi per i suoi viaggi alla Stazione Spaziale Internazionale.

Questi i motivi dell’allarme che sembra partire soprattutto dagli ambienti militari. Anche in base a un capovolgimento dei rapporti di forza fra i due rivali dell’America: la vecchia Russia col fiato corto e una Cina mai così forte nella sua storia millenaria. E un capovolgimento delle “alleanze”? Vladimir Putin si è già incontrato trenta volte negli ultimi sei anni con il suo “collega” Xi e la Russia evidentemente incoraggiata dal nuovo “amico” ha ricominciato a giocare alla Grande Potenza offrendo solidarietà militari all’Iran, attuale bersaglio numero uno della “espansione di sicurezza” degli Stati Uniti.