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Le storie di Oscar # 11: La Cina (era) vicina

National Emblem of the People's Republic of China (2).svg

(Avviso per il lettore: queste sono alcune istantanee nel ricordo dei viaggi fatti in Cina. Non hanno la pretesa di disegnare una realtà complessa come quella cinese degli anni 80. Si tratta di piccole esperienze personali che hanno un valore solo per chi scrive).


Gli anni 80 sono stati quelli del risveglio della Cina, grazie a Deng Xiaoping, il “piccolo timoniere” che aveva denunciato gli errori del suo predecessore e progettata la riforma del sistema socialista.

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Lavoravo nella Societa' Metallurgica Italiana leader dei metalli non ferrosi in Europa. La SMI vendeva ai cinesi chilometri di Lega 10 (un cavo di acciaio rivestito di rame per le linee telefoniche in sostituzione di quello di rame molto costoso). 

I cinesi erano ottimi pagatori e si stavano aprendo al mondo occidentale sollecitando numerose missioni economiche nel loro paese.

Il presidente della mia società, Luigi Orlando, era da anni vice presidente della Confindustria ed il vostro redattore era diventato il suo assistente dopo il trasferimento da Firenze a Roma a dirigere la sede legale del Gruppo.
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Delegazione confindustriale con numerosi giornalisti al seguito. 

Arrivo a Canton. 

Un simpatico collega del Mattino di Napoli che era un accanito fumatore si slancia fuori dell'aeroporto, comincia a fumare come un forsennato e butta le cicche per terra. 

 

Due poliziotti, un uomo e una donna, gli saltano addosso, lo ammanettano e lo portano via. Abbiamo dovuto telefonare alla ambasciata italiana a Pechino per riuscire a farci rendere libero il nostro compagno di viaggio.
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Jogging a Canton.
Appena arrivato in albergo dopo tante ore di aereo non era il caso proprio di mettersi a letto. Una corsa di qualche kilometro mi avrebbe sicuramente riconciliato con il diverso fuso orario facendomi smaltire le tossine.



Indosso un paio di calzoncini e la maglietta jersey dai colori vivaci, scarpe da tennis con suola rinforzata e molleggiata.

Esco dalla porta centrale dell'hotel e prendo a sinistra. Sono convinto che sarò in grado di fare il giro del blocco tornando all'origine.

Tra i miei numerosi talenti ho anche quello di non avere il minimo senso di orientamento.

Infatti non so più come ritornare all'albergo. Cresce il panico e decido di chiedere informazioni. 

 

Mi sono ritrovato in un quartiere miserrimo con strade ornate dalle trapunte dei letti messe ad asciugare. La gente mi guarda incuriosita e sorpresa. Sono tutti vestiti di nero, blu, grigio scuro.

Mi viene incontro una donna che regge una scatola aperta con qualche cosa da vendere.

"Hotel hotel…" biascico a modo mio il nome dell'albergo.

La donna mi guarda impaurita e comincia a urlare. Meglio riprendere la corsa sperando di recuperare qualche indicazione per ritornare all'albergo.

La strada sbocca in una grande piazza nella quale convergono altre vie. Nel mezzo della piazza un piedistallo con sopra un vigile che aziona il semaforo. Nella piazza e nelle strade adiacenti una massa incredibile di gente in bicicletta, camion, bus, trattori.



I ciclisti suonano in continuazione il campanello, gli autisti dei camion sono attaccati al clacson, il rumore generale è spaventoso. Il pizzardone cerca in qualche modo in mezzo a tutto quel frastuono di regolare il traffico dalle strade alla piazza e viceversa.



Non mi resta che continuare a correre e mi dirigo verso il podio sul quale è incollato il vigile.

Arrivo sotto la scaletta e il militare appena si rende conto del marziano che gli sta chiedendo con strani gesti qualcosa pensa giustamente di bloccare il semaforo sul rosso.


Il frastuono dei campanelli e dei clacson si è ammutolito all'improvviso. La gente si sbraccia fuori dei finestrini degli autobus, i ciclisti osservano la scena con estremo interesse mentre cerco insistentemente di far breccia nella mente del pizzardone per avere qualche indicazione.

Ad un certo momento scorgo negli occhi del cinese una punta di intelligenza. Pronuncia a modo suo, correttamente il nome dell'albergo ed io faccio segno di sì che è proprio quello dove vorrei rientrare.

In mezzo al silenzio innaturale del traffico paralizzato il pizzardone scende la scaletta e si avvicina a me.

"E adesso che fa ?" mi chiedo allarmato, "Mica mi vorra' ammanettare?!"

Mi prende per mano e mi conduce di fronte ad una delle grandi strade che confluiscono nella piazza, indica che devo andare in quella direzione e poi, manifestazione di altissima indulgenza nei confronti di uno stupido straniero occidentale, batte sulla mia mano tre volte indicando la svolta nella terza strada a sinistra.

Ricomincia la mia corsa secondo le sue indicazioni, il pizzardone ha ripreso posto sulla pensilina, riattivando il semaforo e dando il via di nuovo alle correnti di traffico e al frastuono generale.

Oscar

(continua)

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Per chi preferisce ascoltare

https://youtu.be/RBFBoUFIB-g

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 Grazie Oscar.  Tanti Saluti, Emilio

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questa è fantastica;
a me il nome del hotel non sarebbe tornato in mente
RPaolieri

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