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Bce più forte, Europa più flessibile


Guido Colomba

Più flessibilità e più crescita. Il bicchiere è mezzo pieno. In realtà resta invariato il patto di stabilità ma cresce il ruolo della Bce rafforzato dalla delibera della Corte di giustizia UE. Le nuove linee-guida, annunciate dalla Commissione, rappresentano una sorta di "progress report". Più vengono attuate le riforme strutturali annunciate dai singoli Stati, più aumenta la flessibilità nel far slittare l'obiettivo del pareggio di bilancio. Ed anche lo 0,5% (circa 40 miliardi all'anno per l'Italia) del rientro dal debito si sposta in avanti. La scadenza del 22 gennaio appare dunque più chiara: a) il piano Oms è legittimato come aiuto di stato; b) il QE è semplicemente uno strumento di politica monetaria. Ora, Draghi ha il vantaggio di poter replicare ai falchi di Berlino che "la Bce ha un mandato pan-europeo" non è la filiale della Bundesbank. Tuttavia vi è il problema della "implementation". Quale è l'oggetto effettivo degli acquisti? E come sarà suddiviso il rischio fra la Bce e le singole banche centrali? Secondo Morgan Stanley l'Italia rischia più della Spagna se non altro in termini quantitativi visto che è fuori discussione la copertura delle aste. Comunque, l'Europa, terrorizzata dalla deflazione, si sta muovendo. Certo ci vorrà tempo per raggiungere l'obiettivo di una inflazione vicina al 2% visto che il tasso di inflazione a medio termine è sceso all'1,6%. Tuttavia, i dati congiunturali cominciano a dare qualche barlume di speranza. Con l'euro a 1,17 sul dollaro, le esportazioni trovano un forte impulso. Con il petrolio a 45 dollari il risparmio della bolletta energetica è di circa 35-50 miliardi all'anno. Anche lo sprint dei fondi Ue (con un ratio di spesa al 70,7%) smuove le acque dei lavori pubblici. Per il Sud vale due punti di Pil. A Novembre vi è stato un minirimbalzo (+0,3%) della produzione. Inoltre, con le linee guida, la flessibilità vale uno 0,3% del Pil. E' presto per dichiararsi ottimisti ma il governo Renzi raccoglie qualche segno di incoraggiamento. Cambiano anche i flussi finanziari che guidano la geopolitica. I flussi ETP/ETF nel mese di dicembre indicano una nuova raccolta record a 61,5 miliardi di dollari. Quattro i dati più significativi: 1) più del 70% dei flussi netti si è concentrato sull'azionario Usa ($48miliardi); 2) è in calo l’azionario Europa (-$1,4miliardi); 3) continua l'outflows su mercati emergenti (-$6.7miliardi); 4) resta positivo il fixed income ($5.7miliardi), con buoni risultati per credito e governativi. Tutto ciò spiega perchè i guru vedono sempre rosa anche nel 2015 e non danno credito alla crisi del settimo anno. Sta di fatto che in asta il tasso dei triennali è sceso allo 0,62%. E' il momento delle emissioni obbligazionarie corporate per sfruttare questa incredibile bonanza del più basso costo del denaro nella storia recente. Non a caso le banche e le imprese si sono messe in fila.