Il santuario di Afrodite a Cipro
News and comments from the Capital of the United States (and other places in the World) in English and Italian. Video, pictures, Music (pop and classic). Premio internazionale "Amerigo".
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Le Watts Towers di Los Angeles fatte da un operaio italiano
L'area di Watts e' stata teatro di scontri razziali nel 1965 e nel 1992 con un centinaio di morti, migliaia di feriti e danneggiamenti per centinaia di milioni di dollari.
L'amministrazione comunale di Los Angeles cerca di recuperarla grazie anche alle iniziative del Consolato Generale italiano diretto da Nicola Faganello.
L'amministrazione comunale di Los Angeles cerca di recuperarla grazie anche alle iniziative del Consolato Generale italiano diretto da Nicola Faganello.
Timori di pastette elettorali
GR3 Radio Rai
Qui Washington di Oscar Bartoli
Stuoli di avvocati volontari sono stati inviati dai dirigenti del Partito Democratico nelle contee dei 'swinging states', gli stati della federazione in cui la lotta tra i due candidati è ancora incerta, dove nelle ultime e penultime elezioni presidenziali si sono avuti ripetuti episodi di intimidazione, soprattutto a carico degli elettori neri.
In California, da sempre democratica, 30 mila elettori non hanno ricevuto la scheda elettorale e saranno costretti a recarsi agli uffici comunali con grande disagio personale perché in America si vota il primo martedì di novembre, giorno lavorativo e bisogna chiedere un permesso al datore di lavoro.
I democratici temono che gli avversari riescano ancora una volta a taroccare le elezioni come hanno fatto con Bush nel 2000.
La possibilità di votare per posta o prima del 4 novembre ha creato molte difficili situazioni che già sono finite in cause contro gli amministratori locali
repubblicani.
In America il Partito Repubblicano è una centrale operativa che lavora tutto l’anno per inserire propri uomini a livello giudiziario (a cominciare dalla Corte Suprema), nella polizia, nei consigli regionali e comunali.
Come hanno dimostrato le contrastate elezioni della Florida, le decisioni finali vengono prese troppo spesso, non sulla base di un interesse generale ma di parte. Ed anche questa è America.
Qui Washington di Oscar Bartoli
Stuoli di avvocati volontari sono stati inviati dai dirigenti del Partito Democratico nelle contee dei 'swinging states', gli stati della federazione in cui la lotta tra i due candidati è ancora incerta, dove nelle ultime e penultime elezioni presidenziali si sono avuti ripetuti episodi di intimidazione, soprattutto a carico degli elettori neri.
In California, da sempre democratica, 30 mila elettori non hanno ricevuto la scheda elettorale e saranno costretti a recarsi agli uffici comunali con grande disagio personale perché in America si vota il primo martedì di novembre, giorno lavorativo e bisogna chiedere un permesso al datore di lavoro.
I democratici temono che gli avversari riescano ancora una volta a taroccare le elezioni come hanno fatto con Bush nel 2000.
La possibilità di votare per posta o prima del 4 novembre ha creato molte difficili situazioni che già sono finite in cause contro gli amministratori locali
repubblicani.
In America il Partito Repubblicano è una centrale operativa che lavora tutto l’anno per inserire propri uomini a livello giudiziario (a cominciare dalla Corte Suprema), nella polizia, nei consigli regionali e comunali.
Come hanno dimostrato le contrastate elezioni della Florida, le decisioni finali vengono prese troppo spesso, non sulla base di un interesse generale ma di parte. Ed anche questa è America.
Forse anticipata la missione NASA sulla Luna
CAPE CANAVERAL, Fla.
I dirigenti della NASA hanno detto mercoledi' che i tempi per il lancio della missione sulla Luna potrebbero essere ridotti da cinque a quattro anni rispetto quindi all'attuale data fissata per il 2015.
Questo potrebbe significare che tra il lancio dell'ultimo shuttle, il cui programma sara' eliminato dopo trenta anni di servizio, e il nuovo vettore il gap sara' di quattro anni.
Molti parlamentari,compresi i due candidati alle presidenziali, sono preoccupati per il fatto che, dopo la messa a terra degli shuttle, i collegamenti ed i rifornimenti alla stazione spaziale saranno assicurati solo dai razzi russi.
I dirigenti della NASA hanno detto mercoledi' che i tempi per il lancio della missione sulla Luna potrebbero essere ridotti da cinque a quattro anni rispetto quindi all'attuale data fissata per il 2015.
Questo potrebbe significare che tra il lancio dell'ultimo shuttle, il cui programma sara' eliminato dopo trenta anni di servizio, e il nuovo vettore il gap sara' di quattro anni.
Molti parlamentari,compresi i due candidati alle presidenziali, sono preoccupati per il fatto che, dopo la messa a terra degli shuttle, i collegamenti ed i rifornimenti alla stazione spaziale saranno assicurati solo dai razzi russi.
In crisi anche le carte di credito
In America tutto si acquista con la moneta di plastica anche per pochi dollari. Ma la crisi economica e l'aumento vertiginoso della disoccupazione (si prevede che alla fine dell'anno sara' superato il milione di disoccupati) hanno messo a rischio le aziende che gestiscono carte di credito.
Questo articolo del New York Times di cui pubblichiamo qualche paragrafo mette in evidenza come la recessione prossima, annunciata stia mettendo in ginocchio uno dei capisaldi della cultura americana, ovvero l'acquisto a credito.
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October 29, 2008
Consumers Feel the Next Crisis: It’s Credit Cards
By ERIC DASH
First came the mortgage crisis. Now comes the credit card crisis.
After years of flooding Americans with credit card offers and sky-high credit lines, lenders are sharply curtailing both, just as an eroding economy squeezes consumers.
The pullback is affecting even creditworthy consumers and threatens an already beleaguered banking industry with another wave of heavy losses after an era in which it reaped near record gains from the business of easy credit that it helped create.
Lenders wrote off an estimated $21 billion in bad credit card loans in the first half of 2008 as more borrowers defaulted on their payments. With companies laying off tens of thousands of workers, the industry stands to lose at least another $55 billion over the next year and a half, analysts say. Currently, the total losses amount to 5.5 percent of credit card debt outstanding, and could surpass the 7.9 percent level reached after the technology bubble burst in 2001.
“If unemployment continues to increase, credit card net charge-offs could exceed historical norms,” Gary L. Crittenden, Citigroup’s chief financial officer, said.
Faced with sobering conditions, companies that issue MasterCard, Visa and other cards are rushing to stanch the bleeding, even as options once easily tapped by borrowers to pay off credit card obligations, like home equity lines or the ability to transfer balances to a new card, dry up.
Big lenders — like American Express, Bank of America, Citigroup and even the retailer Target — have begun tightening standards for applicants and are culling their portfolios of the riskiest customers. Capital One, another big issuer, for example, has aggressively shut down inactive accounts and reduced customer credit lines by 4.5 percent in the second quarter from the previous period, according to regulatory filings.
Lenders are shunning consumers already in debt and cutting credit limits for existing cardholders, especially those who live in areas ravaged by the housing crisis or who work in troubled industries. In some cases, lenders are even reining in credit lines after monitoring cardholders who shop at the same stores as other risky borrowers or who have mortgages from certain companies.
While such changes protect lenders, some can come back to haunt consumers. The result can be a lower credit score, which forces a borrower to pay higher interest rates and makes it harder to obtain loans. A reduced line of credit can also make it harder for consumers to manage their budgets, because lenders have 30 days to notify their customers, and they often wait to do so after taking action.
The depth of the financial crisis has shocked a credit-hooked nation into rethinking its habits. Many families once content to buy now and pay later are eager to trim their reliance on credit cards. ..........
Questo articolo del New York Times di cui pubblichiamo qualche paragrafo mette in evidenza come la recessione prossima, annunciata stia mettendo in ginocchio uno dei capisaldi della cultura americana, ovvero l'acquisto a credito.
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October 29, 2008
Consumers Feel the Next Crisis: It’s Credit Cards
By ERIC DASH
First came the mortgage crisis. Now comes the credit card crisis.
After years of flooding Americans with credit card offers and sky-high credit lines, lenders are sharply curtailing both, just as an eroding economy squeezes consumers.
The pullback is affecting even creditworthy consumers and threatens an already beleaguered banking industry with another wave of heavy losses after an era in which it reaped near record gains from the business of easy credit that it helped create.
Lenders wrote off an estimated $21 billion in bad credit card loans in the first half of 2008 as more borrowers defaulted on their payments. With companies laying off tens of thousands of workers, the industry stands to lose at least another $55 billion over the next year and a half, analysts say. Currently, the total losses amount to 5.5 percent of credit card debt outstanding, and could surpass the 7.9 percent level reached after the technology bubble burst in 2001.
“If unemployment continues to increase, credit card net charge-offs could exceed historical norms,” Gary L. Crittenden, Citigroup’s chief financial officer, said.
Faced with sobering conditions, companies that issue MasterCard, Visa and other cards are rushing to stanch the bleeding, even as options once easily tapped by borrowers to pay off credit card obligations, like home equity lines or the ability to transfer balances to a new card, dry up.
Big lenders — like American Express, Bank of America, Citigroup and even the retailer Target — have begun tightening standards for applicants and are culling their portfolios of the riskiest customers. Capital One, another big issuer, for example, has aggressively shut down inactive accounts and reduced customer credit lines by 4.5 percent in the second quarter from the previous period, according to regulatory filings.
Lenders are shunning consumers already in debt and cutting credit limits for existing cardholders, especially those who live in areas ravaged by the housing crisis or who work in troubled industries. In some cases, lenders are even reining in credit lines after monitoring cardholders who shop at the same stores as other risky borrowers or who have mortgages from certain companies.
While such changes protect lenders, some can come back to haunt consumers. The result can be a lower credit score, which forces a borrower to pay higher interest rates and makes it harder to obtain loans. A reduced line of credit can also make it harder for consumers to manage their budgets, because lenders have 30 days to notify their customers, and they often wait to do so after taking action.
The depth of the financial crisis has shocked a credit-hooked nation into rethinking its habits. Many families once content to buy now and pay later are eager to trim their reliance on credit cards. ..........
Stampa: memento mori....!
Questo servizio sulla 'morte' dell'edizione a stampa di uno dei piu' antichi quotidiani americani deve far riflettere chi pubblica giornali in Italia. E' vero che nella Penisola il livello di diffusione di Internet e' ancora basso se paragonato non solo agli Stati Uniti ma anche ad altri paesi europei. Questo significa che gli editori hanno ancora un margine prima di essere strangolati dal calo di diffusione.
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Il Christian Science Monitor, una delle colonne del giornalismo di opinione americano, fondato nel 1908, ha annunciato che sospenderà le sue pubblicazioni quotidiane a stampa per concentrare la sua attività sul proprio sito Internet. La decisione è stata presa a causa del drastico calo nelle vendite del giornale dovuto alla crisi economica e nell’aumento dei contatti giornalieri sul web. A cominciare dal prossimo aprile questo giornale di Boston , vincitore di sette premi Pulitzer, pubblicherà solo una edizione di approfondimento a stampa per il fine settimana.Il Cristian Science Monitor è conosciuto per il suo impegno nell’informazione internazionale. La crisi sta riducendo i consumi e si riverbera anche su questa icona del giornalismo americano.
Questo giornale non è il primo ad annunciare il passaggio su Internet. Ma è certamente il più prestigioso. Altre grandi testate stanno potenziando i loro siti sui quali si riversa ormai il maggior numero di avvisi pubblicitari rispetto alle edizioni in carta stampata. Ed anche questa è America.
Per il GR2
Oscar Bartoli
Santa Monica (California)
Questo giornale non è il primo ad annunciare il passaggio su Internet. Ma è certamente il più prestigioso. Altre grandi testate stanno potenziando i loro siti sui quali si riversa ormai il maggior numero di avvisi pubblicitari rispetto alle edizioni in carta stampata. Ed anche questa è America.
Per il GR2
Oscar Bartoli
Santa Monica (California)
Vantaggio incerto e risultato superincerto per Obama
I due imbecilli neonazi che sono stati beccati mentre si accingevano a rendere operativo il piano per uccidere a Memphis il senatore nero Barack Obama e altri 102 AfricanAmericans in un liceo sono la punta dell'iceberg di una moltitudine di altrettanti imbecilli di estrema destra che popolano le sterminate distese di questa nazione continente.
La Guerra Civile (1861-1865) ha lasciato ferite immense con i suoi 650 mila morti che non si sono ancora sanate.
Credere che per l'americano medio sia facile votare per un candidato dalla pelle scura e' come chiedere al marito supercornuto di perdonare ancora una volta la moglie di coscia facile. Puo' succedere ma a quale prezzo.
Il 25-30% del corpo elettorale vota repubblicano indipendentemente dai candidati del momento. Si tratta di un voto non 'per', ma 'contro' chi potrebbe distruggere il castello di carte su cui si basa il credo del cosiddetto patriottismo americano (Dio, Patria e Famiglia).
Sono pochi a ricordare quello che lo scrittore Mark Twain ha scritto: "Patriottismo e' amare il proprio paese e non il governo in carica."
Quanto ai media italiani che da giorni si dichiarano sicuri della vittoria di Obama, invitiamo i nostri lettori ad essere cauti. Qui in California, per esempio dove la stragrande maggioranza e' da sempre democratica, ti dicono che se il vantaggio del candidato di Chicago non raggiunge almeno i sette punti su McCain, la vittoria non e' detto che sia sicura.
Ecco perche' molto dipendera' dai 'Fratelli' neri che dovranno muovere le chiappe una buona volta e proteggere il loro candidato naturale andando a votare, cosa questa che di rado fanno.
Quanto a chi scrive, per correttezza informo il lettore (ambosessi), che votero' Obama nel mio seggio di Washington DC. Perche' il candidato e' giovane e ha energie e perche' non vorrei trovarmi domani con un presidente di nome Sarah Palin. Otto anni di un personaggio come George W, possono bastare per qualche generazione.
La Guerra Civile (1861-1865) ha lasciato ferite immense con i suoi 650 mila morti che non si sono ancora sanate.
Credere che per l'americano medio sia facile votare per un candidato dalla pelle scura e' come chiedere al marito supercornuto di perdonare ancora una volta la moglie di coscia facile. Puo' succedere ma a quale prezzo.
Il 25-30% del corpo elettorale vota repubblicano indipendentemente dai candidati del momento. Si tratta di un voto non 'per', ma 'contro' chi potrebbe distruggere il castello di carte su cui si basa il credo del cosiddetto patriottismo americano (Dio, Patria e Famiglia).
Sono pochi a ricordare quello che lo scrittore Mark Twain ha scritto: "Patriottismo e' amare il proprio paese e non il governo in carica."
Quanto ai media italiani che da giorni si dichiarano sicuri della vittoria di Obama, invitiamo i nostri lettori ad essere cauti. Qui in California, per esempio dove la stragrande maggioranza e' da sempre democratica, ti dicono che se il vantaggio del candidato di Chicago non raggiunge almeno i sette punti su McCain, la vittoria non e' detto che sia sicura.
Ecco perche' molto dipendera' dai 'Fratelli' neri che dovranno muovere le chiappe una buona volta e proteggere il loro candidato naturale andando a votare, cosa questa che di rado fanno.
Quanto a chi scrive, per correttezza informo il lettore (ambosessi), che votero' Obama nel mio seggio di Washington DC. Perche' il candidato e' giovane e ha energie e perche' non vorrei trovarmi domani con un presidente di nome Sarah Palin. Otto anni di un personaggio come George W, possono bastare per qualche generazione.
Un grande talento professionale: Donatella Pandimiglio
Secondo il modello creato negli ultimi venti anni dalla televisione italiana una ragazza puo' arrivare al successo come cantante, attrice, ballerina anche se non sa cantare, recitare o ballare.
Basta che abbia attributi fisici sodi da mostrare in pubblico (ed anche in privato al potente di turno.)
Anche se si tratta di pagare un 'pedaggio'...che importa. Meglio per la carriera che gratis al fidanzatino.
Ma in Italia, vivaddio, ci sono ancora degli incredibili talenti. E' il caso di Donatella Pandimiglio una cantante-attrice di grande sensibilita' e preparazione tecnica.
Se cliccate su questi due video riuscirete a capire qual e' la differenza tra professionismo e dilettantismo da fiera di paese.
Buon ascolto:
Basta che abbia attributi fisici sodi da mostrare in pubblico (ed anche in privato al potente di turno.)
Anche se si tratta di pagare un 'pedaggio'...che importa. Meglio per la carriera che gratis al fidanzatino.
Ma in Italia, vivaddio, ci sono ancora degli incredibili talenti. E' il caso di Donatella Pandimiglio una cantante-attrice di grande sensibilita' e preparazione tecnica.
Se cliccate su questi due video riuscirete a capire qual e' la differenza tra professionismo e dilettantismo da fiera di paese.
Buon ascolto:
The stun guns
La polizia di Washington DC ha scoperto che un edicolante di una zona pericolosa della capitale degli Stati Uniti vendeva stun guns, ovvero armi improprie per legittima difesa.
Ogni 90 secondi in America una donna subisce un assalto sessuale. Il 17.6% di tutte le donne negli Stati Uniti e' sopravvissuto ad un tentato assalto o ad una violenza completa.
Secondo uno studio del National College Women Sexual Victimization una ragazza su quattro ha subito un tentativo o una completa violenza senssuale durante la sua permanenza al college.
Ecco perche' si stanno diffondendo le armi improprie tra le quali puntatori che lanciano degli elettrodi collegati con due fili attraverso i quali viene scaricata una corrente di altissimo voltaggio che neutralizza l'assalitore. Questi 'taser' sono dotati raggio laser che consente di intimorire il criminale e permette comunque una mira piu' accurata quando si voglia colpirlo con gli elettrodi sino ad una distanza di cinque metri. I 'taser' sono usati dal 30% delle forze di polizia per neutralizzare chi trasgredisce la legge nei casi piu' gravi.
Molto diffuse sono le bombolette spray contenenti gas urticanti al pepe che accecano l'aggressore anche se il loro impiego deve essere programmato per tempo. Tenerle dentro la borsetta serve a poco.
Queste armi improprie sono considerate fuori legge da sette stati su 50 in America, anche se il loro commercio e' molto diffuso considerato l'incremento degli assalti sessuali di cui sono vittime le donne.
Ahmadinejad ammalato vero?
Iranian president has fallen ill
TEHRAN, Iran (AP) - Iranian President Mahmoud Ahmadinejad has fallen ill due to exhaustion brought on by his heavy workload, a close associate has told the Iranian state news agency.
The announcement comes as doubts have surfaced over whether Ahmadinejad, who faces strong criticism from opponents, will seek re-election next year.
Parliament member Mohammad Ismail Kowsari, an ally of the president, said late Saturday that Ahmadinejad was feeling under the weather because of the strain of his position, according to the news agency, IRNA.
"The president will eventually get well and continue his job," said Kowsari, who accompanied Ahmadinejad last month to the U.N. General Assembly. "Every human being can face exhaustion under such a workload."
Ahmadinejad, who rarely misses meetings and public appearances, canceled a speech Wednesday at a conference and did not appear at a Cabinet meeting the same day. But the president, who turns 53 on Monday, did attend a religious ceremony on Saturday in Tehran, though he looked tired as he greeted supporters.
On Sunday, state TV also showed him receiving credentials of three foreign ambassadors.
In recent weeks, some supporters of Ahmadinejad have been discussing potential candidates for the June 2009 election, implying that the sitting president is not their automatic choice.
But Kowsari accused opponents of using Ahmadinejad's illness as an excuse to spread rumors about whether he will run for a second term.
"Those who use such a natural issue for psychological warfare will fail" to gain support in public opinion, he said. No other details about Ahmadinejad's illness were immediately available.
Since the 1979 Islamic revolution, every Iranian president has been re-elected to a second term, except the first one, Abolhasan Banisadr, who fled the country in 1981.
The months ahead are critical for Ahmadinejad if he wants to try to rebuild his political base and rebut critics who point to his unfulfilled campaign promises, including extending Iran's oil revenues to poorer provinces around the country. With more than 10 percent unemployment and 30 percent inflation, Iran was unable to bask in record-high oil prices earlier this year.
Ahmadinejad is also confronting questions about his uncompromising stance with the West over Iran's nuclear program, which has severely soured international relations. The U.N. has also placed three rounds of sanctions against Iran since Ahmadinejad took office in 2005 over Iran's refusal to halt uranium enrichment. Copyright 2008 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistributed.
TEHRAN, Iran (AP) - Iranian President Mahmoud Ahmadinejad has fallen ill due to exhaustion brought on by his heavy workload, a close associate has told the Iranian state news agency.
The announcement comes as doubts have surfaced over whether Ahmadinejad, who faces strong criticism from opponents, will seek re-election next year.
Parliament member Mohammad Ismail Kowsari, an ally of the president, said late Saturday that Ahmadinejad was feeling under the weather because of the strain of his position, according to the news agency, IRNA.
"The president will eventually get well and continue his job," said Kowsari, who accompanied Ahmadinejad last month to the U.N. General Assembly. "Every human being can face exhaustion under such a workload."
Ahmadinejad, who rarely misses meetings and public appearances, canceled a speech Wednesday at a conference and did not appear at a Cabinet meeting the same day. But the president, who turns 53 on Monday, did attend a religious ceremony on Saturday in Tehran, though he looked tired as he greeted supporters.
On Sunday, state TV also showed him receiving credentials of three foreign ambassadors.
In recent weeks, some supporters of Ahmadinejad have been discussing potential candidates for the June 2009 election, implying that the sitting president is not their automatic choice.
But Kowsari accused opponents of using Ahmadinejad's illness as an excuse to spread rumors about whether he will run for a second term.
"Those who use such a natural issue for psychological warfare will fail" to gain support in public opinion, he said. No other details about Ahmadinejad's illness were immediately available.
Since the 1979 Islamic revolution, every Iranian president has been re-elected to a second term, except the first one, Abolhasan Banisadr, who fled the country in 1981.
The months ahead are critical for Ahmadinejad if he wants to try to rebuild his political base and rebut critics who point to his unfulfilled campaign promises, including extending Iran's oil revenues to poorer provinces around the country. With more than 10 percent unemployment and 30 percent inflation, Iran was unable to bask in record-high oil prices earlier this year.
Ahmadinejad is also confronting questions about his uncompromising stance with the West over Iran's nuclear program, which has severely soured international relations. The U.N. has also placed three rounds of sanctions against Iran since Ahmadinejad took office in 2005 over Iran's refusal to halt uranium enrichment. Copyright 2008 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistributed.
Santa Monica Catholic Church
La chiesa cattolica di Santa Monica. Domenica mattina: Messa delle 9:30. Centinaia di fedeli. Molti i giovani. Orchestra e coro di attraenti ragazze. Il sacerdote non deve avere piu' du 30 anni.
La sua predica dura sette minuti. Parla dell'amore che Dio vuole che manifestiamo ai nostri vicini e del dovere di essere ospitali. E cita una sua esperienza a Casablanca quando si e' trovato sotto la pioggia a non sapere come raggiungere il suo Hotel. Chiede aiuto ad un negoziante e questi non solo scrive l'indirizzo in arabo, ma lo accompagna sotto la pioggia ed attende fino a che arriva il taxi. Un arabo, dice il prete, uno di quelli che noi consideriamo terroristi.
La messa e' punteggiata dalle musiche ritmate e dal coro al quale si aggiungono i fedeli dalla navata. Grande energia e partecipazione. Bellissmo il Pater Noster a tempo di rock.
All'uscita incontriamo il governatore Schwartznegger e lo salutiamo. "Ma guarda questi italiani, dice ad un amico, come sono vestiti sempre in modo appropriato. Bella questa giacca di camoscio, Oscar!"
Il governatore dello stato piu' importante della nazione americana non e' circondato da stuoli di body guard come qualche ministrucolo italiano. Tiene per la mano un bellissimo bambino biondo che chiede di andare via, mentre la moglie sorridente assiste alla conversazione. Chi lo conosce bene dice che Schwartzy si stia annoiando e che si possano aprire per lui nuove prospettive di impegno politico a Washington. La sua reputazione di persona sempre attenta ai problemi ambientali potrebbe essere un ottimo salvacondotto se Obama, eletto presidente, lo volesse nominare ministro.
Sui prati di fronte alla chiesa sono sdraiati alcuni homeless. Santa Monica e' piena di senza casa e di persone che vivono di carita'.
La sua predica dura sette minuti. Parla dell'amore che Dio vuole che manifestiamo ai nostri vicini e del dovere di essere ospitali. E cita una sua esperienza a Casablanca quando si e' trovato sotto la pioggia a non sapere come raggiungere il suo Hotel. Chiede aiuto ad un negoziante e questi non solo scrive l'indirizzo in arabo, ma lo accompagna sotto la pioggia ed attende fino a che arriva il taxi. Un arabo, dice il prete, uno di quelli che noi consideriamo terroristi.
La messa e' punteggiata dalle musiche ritmate e dal coro al quale si aggiungono i fedeli dalla navata. Grande energia e partecipazione. Bellissmo il Pater Noster a tempo di rock.
All'uscita incontriamo il governatore Schwartznegger e lo salutiamo. "Ma guarda questi italiani, dice ad un amico, come sono vestiti sempre in modo appropriato. Bella questa giacca di camoscio, Oscar!"
Il governatore dello stato piu' importante della nazione americana non e' circondato da stuoli di body guard come qualche ministrucolo italiano. Tiene per la mano un bellissimo bambino biondo che chiede di andare via, mentre la moglie sorridente assiste alla conversazione. Chi lo conosce bene dice che Schwartzy si stia annoiando e che si possano aprire per lui nuove prospettive di impegno politico a Washington. La sua reputazione di persona sempre attenta ai problemi ambientali potrebbe essere un ottimo salvacondotto se Obama, eletto presidente, lo volesse nominare ministro.
Sui prati di fronte alla chiesa sono sdraiati alcuni homeless. Santa Monica e' piena di senza casa e di persone che vivono di carita'.
Emanuele Urso The King of Jazz
Hanno suonato a casa mia all'Olgiata a Roma, anni fa prima della nostra partenza per gli Stati Uniti. Alessio il papa', plurilaureato con la passione per il basso e la liuteria. Adriano, nove anni, ciocciottello, gia' ottimo pianista e Emanuele, sette anni, una personalita' prorompente, gia' ottimo clarinettista e funambolo della batteria. Oggi Emanule e' leader naturale di un complesso jazz che viene conteso da tutti i locali specializzati d'Italia. L'ambasciatore americano Spogli per la festa del 4 luglio a Villa Taverna da un paio di anni vuole solo Emanuele e la sua band. Qualche purista potra' storcere il naso per le esibizioni istrioniche alla batteria di Emanuele. Ma lo spettacolo ha le sue esigenze e la gente vuole anche divertirsi. Emanuele sa come divertire e impressionare con il suo talento. Si tratta di musicisti di provata preparazione ed esperienza: Adriano e Emanuele sono diplomati in pianoforte e clarinetto ed Emanuele trova anche il tempo per insegnare in un istituto musicale. Da anni Emanuele, Alessio e Adriano si presentano al pubblico vestiti in doppio petto. "Bisogna avere il rispetto di se stessi per essere rispettati dagli altri", sostiene il giovane Emanuele, vcchio di saggezza. Consigliamo ai nostri lettori di andare ad ascoltare questi virtuosi. Ne vale la pena.
Circo Massimo, Veltroni e tanti italiani infuriati
(Eugenio Scalfari su Repubblica)
- ".....Gli organizzatori sono molto prudenti nel valutare la consistenza numerica di quella marea di folla in movimento ma ora azzardano una stima di due milioni. Alla fine arriveranno a due milioni e mezzo valutando non tanto la capienza del Circo Massimo e delle alture che gli stanno intorno quanto le strade adiacenti interamente occupate. Chi segue le dirette televisive ed ha sotto gli occhi la visione panoramica complessiva capisce che quella stima è molto vicina alla realtà. In mezzo al fragore di questo popolo arrabbiato ma festante, alle cinque Veltroni comincia il suo discorso che durerà quaranta minuti. Dice parole che corrispondono a quelle che il popolo intorno a lui voleva sentire: la rabbia e la ragione, l'ispirazione politica e le proposte concrete, il sentimento dello stare insieme e l'identità di una forza politica che ha cancellato le provenienze storiche e si è immersa nel futuro come suggerisce la frase di Vittorio Foa scritta a grandi lettere sul palco della manifestazione. Dopo il discorso del Lingotto di Torino, quello di oggi segna la vera nascita del Partito democratico. Sono passati appena cinque mesi dalla sconfitta elettorale, un tempo molto breve per un partito che aveva affrontato le elezioni dopo appena due mesi dall'insediamento del suo nuovo gruppo dirigente. Chi ha criticato il vertice di questo partito perché in un tempo così breve non ha raggiunto risultati migliori dimostra di non conoscere i meccanismi, i tempi, le difficoltà della nascita politica e organizzativa in una società schiacciata dai disagi del presente e dalla paura del futuro. Quanto abbiamo visto ieri dà fiducia. Un popolo responsabile, una sinistra nuova e pensante, una visione lucida del bene comune. Un'identità conquistata, la voglia di unità e di partecipazione. La speranza che tra nove giorni vinca Obama. La partita è aperta. Se sarà continuata fino in fondo con coerenza il risultato di avere un'opposizione ampia e ferma, calma e determinata, sarà un arricchimento di grande valore per l'intera democrazia italiana."
".....
The Watts Towers a Los Angeles opera di un oscuro operaio italiano
Watts e' un sobborgo di Los Angeles noto per essere stato il teatro di due grandi scontri razziali, il primo nel 1965, il secondo nel 1992 con un centinaio di morti, migliaia di feriti, ingenti danni alle proprieta' dei bianchi.
Questi incidenti furono causati dal comportamento dei poliziotti bianchi che si resero responsabili di gravi provocazioni nei confronti di neri innocenti.
Il secondo e piu' grave 'riot' del 1992 ebbe come scintilla l'uccisione con un colpo alla testa di un nero che stava portando in auto la moglie colta dalle doglie al vicino ospedale. Ma si trattava di esplosioni di collera collettiva per le condizioni di mancato lavoro e poverta' diffusa che caratterizzavano questo ghetto di African Americans.
Oggi fa un certo effetto ricordare questi tragici episodi della difficile convivenza razziale negli Stati Uniti alla vigilia di una elezione nella quale il candidato che sembra favorito dai sondaggi, il senatore nero Barack Obama, dovrebbe essere eletto presidente degli Stati Uniti.
A meno che non funzioni l'effetto Bradley in ricordo del candidato nero alla carica di governatore della California che nel 1982 , dato per gran favorito dai sondaggi, fini' per non essere eletto perche' gli elettori bianchi nel segreto dell'urna votarono per l'avversario.
Watts e' un sobborgo famoso oggi per le torri che sono state costruite in 33 anni da un operaio italiano, Sabato (Sam) Rodia tra il 1921 e il 1954. Si tratta di un complesso di 17 strutture interconnesse due delle quali raggiungono i 30 metri di altezza.
Sabato (Sam) Rodia le ha costruite utilizzando i materiali di scarto che trovava, putrelle di acciaio, pezzi di vasellame e ceramica.
Il lavoro considerato oggi un esempio superbo di architettura 'vernacolare' e di American naive art, ha rischiato piu' volte di essere distrutto ed ha subito le aggressioni di molti abitanti del vicinato. Quanto alla amministrazzione comunale di Los Angeles l'intenzione era quella di radere al suolo l'intero complesso.
Un attore, Nicholas King, e un regista, William Cartwright, visitarono le torri nel 1959, e decisero di acquistare l'area per 3000 dollari opponendosi al tentativo del comune di LA di distruggere il complesso prima che il loro atto di acquisto fosse perfezionato.
L'amministrazione pretese allora che fossero compiute delle prove accurate di staticita' con una gru e tiranti applicati alle torri che dettero un'ottima dimostrazione di resistenza, mentre la gru si ruppe in alcune parti.
Nel frattempo si era costituita una corrente di pensiero alimentata da artisti americani e di altri paesi e sostenuta questa volta dagli abitanti del quartiere che esercito' una forte pressione sui tecnici della amministrazione.
Oggi il complesso delle Watts Towers ospita un centro culturale che ha una intensa attivita'.
Questi incidenti furono causati dal comportamento dei poliziotti bianchi che si resero responsabili di gravi provocazioni nei confronti di neri innocenti.
Il secondo e piu' grave 'riot' del 1992 ebbe come scintilla l'uccisione con un colpo alla testa di un nero che stava portando in auto la moglie colta dalle doglie al vicino ospedale. Ma si trattava di esplosioni di collera collettiva per le condizioni di mancato lavoro e poverta' diffusa che caratterizzavano questo ghetto di African Americans.
Oggi fa un certo effetto ricordare questi tragici episodi della difficile convivenza razziale negli Stati Uniti alla vigilia di una elezione nella quale il candidato che sembra favorito dai sondaggi, il senatore nero Barack Obama, dovrebbe essere eletto presidente degli Stati Uniti.
A meno che non funzioni l'effetto Bradley in ricordo del candidato nero alla carica di governatore della California che nel 1982 , dato per gran favorito dai sondaggi, fini' per non essere eletto perche' gli elettori bianchi nel segreto dell'urna votarono per l'avversario.
Watts e' un sobborgo famoso oggi per le torri che sono state costruite in 33 anni da un operaio italiano, Sabato (Sam) Rodia tra il 1921 e il 1954. Si tratta di un complesso di 17 strutture interconnesse due delle quali raggiungono i 30 metri di altezza.
Sabato (Sam) Rodia le ha costruite utilizzando i materiali di scarto che trovava, putrelle di acciaio, pezzi di vasellame e ceramica.
Il lavoro considerato oggi un esempio superbo di architettura 'vernacolare' e di American naive art, ha rischiato piu' volte di essere distrutto ed ha subito le aggressioni di molti abitanti del vicinato. Quanto alla amministrazzione comunale di Los Angeles l'intenzione era quella di radere al suolo l'intero complesso.
Un attore, Nicholas King, e un regista, William Cartwright, visitarono le torri nel 1959, e decisero di acquistare l'area per 3000 dollari opponendosi al tentativo del comune di LA di distruggere il complesso prima che il loro atto di acquisto fosse perfezionato.
L'amministrazione pretese allora che fossero compiute delle prove accurate di staticita' con una gru e tiranti applicati alle torri che dettero un'ottima dimostrazione di resistenza, mentre la gru si ruppe in alcune parti.
Nel frattempo si era costituita una corrente di pensiero alimentata da artisti americani e di altri paesi e sostenuta questa volta dagli abitanti del quartiere che esercito' una forte pressione sui tecnici della amministrazione.
Oggi il complesso delle Watts Towers ospita un centro culturale che ha una intensa attivita'.
Bravo Veltroni e bravi i 2.5 milioni di italiani che hanno dato dell'Italia un'immagine democratica, composita e di grande civilta'
- Abbiamo seguito in diretta via Internet, il discorso di Veltroni al Circo Massimo, di fronte a una folla sterminata. Ci sara'tempo per commentare quanto il leader del PD ha detto.
- Un aspetto da sottolineare e' lo stile che ha caratterizzato l'intervento di questo politico, stretto da mesi nella morsa dei dissensi interni che sono la conferma dell'antica 'cupio dissolvi' della sinistra italiana.
- E grande dimostrazione di maturita' democratica da parte dei milioni di cittadini accorsi da ogni parte d'Italia per far sentire le proprie ragioni contro il governo di destra in maniera misurata e pacata.
- Ci ha colpito il passo nel quale Veltroni ha ricordato quanto gli italiani all'estero stanno facendo da tempo. In particolare quelli che in America stanno monitorizzando i terremoti ed il riscaldamento terrestre.
- E, siccome abbiamo inserito una intervista al giovane professor Guido Cervone (che guida un gruppo di ricerca sui terremoti) nel nostro libro "Ed anche questa e' America", prefazione di Walter Veltroni, siamo convinti che il segretario del PD intendeva riferirsi proprio a questo eccezionale docente e ricercatore.
- Sperando che nessuno ci voglia accusare di essere una mosca cocchiera.
L'agonia delle aziende americane che costruiscono auto
OCTOBER 25, 2008
Essay
How Detroit Drove Into a Ditch
The financial crisis has brought the U.S. auto industry to a breaking point, but the trouble began long ago. Paul Ingrassia on disastrous decisions, flawed leadership and what the Motor City needs to do to survive.
(Suggeriamo la lettura di questo articolo pubblicato dal WSJ a chi fa auto in Italia, a chi le vende ed ai sindacati del settore. A fronte del disastro dei tre Bigs di Detroit vi e' l'affermazione dei produttori giapponesi, sud coreani e tedeschi con i loro stabilimenti in America. Nulla da imparare? Quanto al mercato del Bel Paese, l'Italia resta l'unica nazione nella quale si vendono ancora bene i SUV, nonostante il costo della benzina, all'insegna dell'imperituro principio del "sembrare, non essere".)
With little fanfare, a new car factory opened in America earlier this month. The new Honda assembly plant in Greensburg, Ind., will produce 200,000 compact Civic models annually after reaching full capacity late next year. The contrast couldn't be starker between Detroit's woes and the continuing U.S. expansion of Japanese, German and Korean car companies -- in both market share and manufacturing capacity. There are two American auto industries, one generally thriving and the other drastically shrinking.
The shrinking is accelerating dramatically. Just yesterday Chrysler said it would ax 25% of its white-collar employees, about 5,000 people, next month. General Motors is cutting thousands more jobs and a variety of management benefits, including matching contributions to retirement savings plans. The two ailing car companies are exploring a possible merger in hopes of reaping the synergies that so infamously eluded the DaimlerChrysler union a decade ago. Last summer GM sought to merge with Ford, only to be rebuffed. Billionaire investor Kirk Kerkorian started selling his stake in Ford last week after the value of his investment plunged by two-thirds since he bought the stock last spring. All this indicates the extent of Detroit's desperation. The Detroit Three (no longer the Big Three) are adamantly denying bankruptcy rumors, but there's no denying that their very survival hangs in the balance.
This situation doesn't stem from the recent meltdown in banking and the markets. GM, Ford and Chrysler have been losing billions since 2005, when the U.S. economy was still healthy. The financial crisis does, however, greatly exacerbate Detroit's woes. As car sales plunge -- both in the U.S. and in Detroit's once-booming overseas markets -- it's becoming nearly impossible for the companies to cut costs fast enough to keep pace with the evaporation of their revenue. All three companies, once the very symbol of American economic might, need new capital, but their options for raising it are limited.
In all this lies a tale of hubris, missed opportunities, disastrous decisions and flawed leadership of almost biblical proportions. In fact, for the last 30 years Detroit has gone astray, repented, gone astray and repented again in a cycle not unlike the Israelites in the Book of Exodus.
It wasn't that American auto executives were always malicious and stupid while the Japanese were always enlightened and smart. Japanese car companies have made plenty of mistakes, most recently Toyota's ill-timed move into full-sized pickup trucks and SUVs. But just as America didn't understand the depth of ethnic and religious divisions in Iraq, Detroit failed to grasp -- or at least to address -- the fundamental nature of its Japanese competition. Japan's car companies, and more recently the Germans and Koreans, gained a competitive advantage largely by forging an alliance with American workers.
Detroit, meanwhile, has remained mired in mutual mistrust with the United Auto Workers union. While the suspicion has abated somewhat in recent years, it never has disappeared -- which is why Detroit's factories remain vastly more cumbersome to manage than the factories of foreign car companies in the U.S.
The result of this burden, and of other failures, has been catastrophic. Because of it, Detroit remains saddled with a cost structure that prevents making profits on any vehicles besides gas-guzzling trucks and SUVs. That was fine during the SUV boom, just as owning Enron stock was terrific until that infamous company crashed. But then Enron stockholders who hadn't diversified their portfolios were wiped out. Now Detroit lacks a diversified source of profits -- i.e. small cars, midsize sedans, etc. -- and is scrambling to avoid a similar fate. It's highly unlikely that all three companies will survive.
Two incidents in 1936 and 1937 formed this lasting labor-management divide: the sit-down strike at GM's factories in Flint, Mich., and the Battle of the Overpass in Detroit, in which Ford goons beat up union organizers. But the United Auto Workers prevailed, and as the GM-Ford-Chrysler oligopoly emerged in the 1940s, the union gained a labor monopoly in American auto factories. As costs increased, the companies routinely passed them on to U.S. consumers, who had virtually no alternatives in buying cars.
That's how things stood entering the 1970s, a decade that brought America Watergate, defeat in Vietnam, two oil crises, inflation, stagflation, the Iran hostage crisis and malaise. (Not to mention "The Brady Bunch" and bell-bottom pants.) In Detroit, amid worker alienation and the "blue-collar blues," Chevies, Fords and Plymouths rattled, rusted and rolled over -- and those were the good ones. The Ford Pinto's gas tank was prone to explode into flames when the car was hit from the rear, making the Pinto the poster product for corporate callousness. In 1978, after three Indiana girls burned to death when their Pinto got rear-ended, Ford became the first company to be indicted for reckless homicide. The company later was acquitted, but public opinion judged the Pinto guilty.
For all the Pinto's infamy, perhaps no car better captured America's decade-long haplessness than the pug-ugly AMC Gremlin, which debuted in 1970 and died -- mercifully -- in 1980. The Gremlin's shape, fittingly, was first sketched out by an American Motors designer on the back of a Northwest Airlines air-sickness bag. On Aug. 20, 1979, 18-year-old Brad Alty, fresh out of high school in Mechanicsburg, Ohio, was driving his Gremlin to work when the car broke down. He was two-and-a-half hours late to his first day on the job at a new motorcycle factory that Honda Motor was opening in central Ohio.
For the next few weeks, Mr. Alty and his 63 co-workers did little but sweep floors and paint them with yellow lines. Then they started building three to five motorcycles a day. And at the end of each day they would disassemble each bike, piece by piece, to evaluate the workmanship. Mr. Alty hated it, and he kept getting grief from his older brother for working for a Japanese company. "I thought I had made a mistake by going to work there," he recalled recently. "It was like, 'What the heck am I doing here?' "
But Mr. Alty stuck with it, and Honda stuck with him. Honda's real goal was to build cars in America, but the motorcycle plant allowed it to test the mettle of American workers for a modest investment. The workers passed the test. Honda started building Accords in Ohio in November 1982. Ironically, some U.S. Honda dealers actually protested that they wanted to sell only Accords made in Japan. But the quality of the Ohio-made cars was soon confirmed.
Nissan, Toyota and other Japanese car companies soon started building factories in America, followed by German and Korean auto makers. There are now 16 foreign-owned assembly plants in the U.S., and many more that build engines, transmissions and other components. The UAW hasn't organized many of them, the main exceptions being plants that began as partnerships between a U.S. and Japanese auto maker, where the union was "grandfathered" in. As Detroit's oligopoly was broken, so was the UAW's labor monopoly in the auto industry. The big winner was the car-buying public.
Meanwhile, in the same year that Honda started building cars in Ohio, General Motors asked the UAW for wage concessions to help ease the company's financial straits. But on the same day that UAW members voted approval, GM Chairman Roger B. Smith unveiled a new formula that made it easier for him and other executives to earn bonuses. It was a historic blunder.
In 1987, when I was this newspaper's Detroit bureau chief, Mr. Smith asked me to tour several GM factories to view first-hand how the company's relationship with its workers had improved. At the GM engine plant in Tonawanda, N.Y., near Buffalo, I got glowing reports about the dawn of a new spirit of cooperation. Then I asked to visit the men's room, and was stunned to see that there were two: one for hourly workers, and a separate one for management. I used the hourly men's loo.
Meanwhile, Mr. Smith was trying to transform GM with a high-tech spending splurge. At GM's factory in Hamtramck, Mich., the automated guided vehicles that were supposed to replaced old-fashioned fork lifts sat as still as stones, because the programming algorithms were too complicated. The spray-painting robots turned their nozzles on each other instead of the cars.
While GM was going astray, Ford and Chrysler were in repentance mode in the 1980s. Chrysler staged a historic comeback from near-death under its charismatic CEO, Lee Iacocca. In 1984 the company launched a new product called the mini-van, which supplanted family station wagons almost overnight. With the Taurus, Ford re-established Detroit's lead over the import brands in styling, evoking the days when Americans rushed down to a dealer to see the latest automotive designs, and the company forged better relations with the UAW. All three companies suffered in the Gulf War recession, especially GM, which posted a then-record $4.5 billion loss in 1991. The company's board ousted CEO Robert Stempel. But by the mid-1990s all three companies were posting record profits thanks to the boom in SUVs, which the Japanese didn't make at the time. The profit surge prompted Germany's Daimler-Benz to buy Chrysler, which owns the iconic Jeep brand, for some $36 billion in 1998.
As the new millennium began, Detroit envisioned a prosperous second century. In June 2000, GM's confident new CEO, Rick Wagoner, invited journalists to a resort in Italy's Alpine lakes to describe a corporate future of "fewer cars, more trucks," as the Detroit Free Press wrote. Ford's CEO Jacques Nasser upgraded the décor on the corporate jets and removed the company's blue-oval logo from the outside of corporate headquarters while the Ford Taurus -- once the best-selling car in America -- was falling further behind the Toyota Camry and the Honda Accord. It was going-astray time again. These days, Detroit's styling advantage has largely disappeared, and excitement over new designs is reserved for iPhones.
The debilitating management-union relationship largely remains, however. In 1998, after GM moved some equipment at factories in Flint against the UAW's wishes, workers went on strike for 54 days, costing GM $3 billion. While such headline-making confrontations have become rare, small-scale impasses occur regularly.
Not terribly long ago, says a Ford manager who must remain unnamed, Ford dispatched a team of welding experts to a factory to explore efficiency moves. The plant's union leaders, fearing layoffs might result, refused to meet with the team, and the effort came to naught. UAW leaders aren't bad people; far from it. But when everything is a negotiation, many things don't get done. (Just ask any parent.)
Several years ago Ford even considered dropping cars altogether because they weren't profitable, and focusing entirely on trucks. Then in 2005, Hurricane Katrina and growing oil demand from China and India sent gasoline prices soaring and SUV sales plunging. GM lost $10.6 billion that year. Ford topped that by losing $12.7 billion in 2006. Last summer Daimler gave up on Chrysler, selling it to private-equity powerhouse Cerberus for about one-fourth of what it had paid to buy Chrysler. Last fall the UAW approved significant wage and benefit concessions, but they won't kick in until 2010. That might be too late. GM lost $15.5 billion in this year's second quarter, Ford lost $8.7 billion, and further losses are coming. (Closely held Chrysler, of course, doesn't report financial results.)
What now? Cerberus is trying to sell Chrysler. The most logical buyer would be Nissan, India's Tata or some other profitable foreign car company seeking to expand in the U.S. But desperation doesn't breed logic, which is why General Motors might become the buyer. It's difficult to see how this deal would make any sense for GM, which already has too many brands (eight) and must cut billions from its cost base. Adding more brands (Chrysler has three) and more costs would be charging headlong in the wrong direction, and distract GM's management from putting its own house in order.
GM is bleeding cash so quickly that it likely will run out next summer without a sizeable transfusion. Selling assets, selling stock or adding debt will be enormously difficult for the company. But unless one of those things happens it's either a government bailout or bankruptcy for General Motors.
Ford's cash position is somewhat better than GM's, and the company seems to have more options. Its Volvo subsidiary and its 33% stake in Mazda are valuable assets that could be sold. But Mr. Kerkorian's apparent about-face on Ford is unsettling. It's possible that the blue-blooded Ford family is just as happy to see the Las Vegas billionaire cash in his chips, but his move could shut off a potential source of additional investment that Ford might need in its quest to survive.
But to thrive, instead of just survive, Detroit will have to use the brains of its workers instead of just their bodies, and the UAW will have to allow it. Two weeks ago some automation equipment broke down at the Honda factory in Marysville, Ohio, but employees rushed to the scene and devised a temporary solution. There were no negotiations with shop stewards, no parsing of job descriptions. Instead of losing an entire shift of production, Honda lost just 150 cars. The person overseeing Marysville's assembly operations is Brad Alty, still with Honda after nearly 30 years. These days, instead of a Gremlin, he's driving a Honda Pilot -- made at a Honda factory in Alabama.
Paul Ingrassia is the former Detroit bureau chief for The Wall Street Journal. He is writing a book about America's car culture.
Essay
How Detroit Drove Into a Ditch
The financial crisis has brought the U.S. auto industry to a breaking point, but the trouble began long ago. Paul Ingrassia on disastrous decisions, flawed leadership and what the Motor City needs to do to survive.
(Suggeriamo la lettura di questo articolo pubblicato dal WSJ a chi fa auto in Italia, a chi le vende ed ai sindacati del settore. A fronte del disastro dei tre Bigs di Detroit vi e' l'affermazione dei produttori giapponesi, sud coreani e tedeschi con i loro stabilimenti in America. Nulla da imparare? Quanto al mercato del Bel Paese, l'Italia resta l'unica nazione nella quale si vendono ancora bene i SUV, nonostante il costo della benzina, all'insegna dell'imperituro principio del "sembrare, non essere".)
With little fanfare, a new car factory opened in America earlier this month. The new Honda assembly plant in Greensburg, Ind., will produce 200,000 compact Civic models annually after reaching full capacity late next year. The contrast couldn't be starker between Detroit's woes and the continuing U.S. expansion of Japanese, German and Korean car companies -- in both market share and manufacturing capacity. There are two American auto industries, one generally thriving and the other drastically shrinking.
The shrinking is accelerating dramatically. Just yesterday Chrysler said it would ax 25% of its white-collar employees, about 5,000 people, next month. General Motors is cutting thousands more jobs and a variety of management benefits, including matching contributions to retirement savings plans. The two ailing car companies are exploring a possible merger in hopes of reaping the synergies that so infamously eluded the DaimlerChrysler union a decade ago. Last summer GM sought to merge with Ford, only to be rebuffed. Billionaire investor Kirk Kerkorian started selling his stake in Ford last week after the value of his investment plunged by two-thirds since he bought the stock last spring. All this indicates the extent of Detroit's desperation. The Detroit Three (no longer the Big Three) are adamantly denying bankruptcy rumors, but there's no denying that their very survival hangs in the balance.
This situation doesn't stem from the recent meltdown in banking and the markets. GM, Ford and Chrysler have been losing billions since 2005, when the U.S. economy was still healthy. The financial crisis does, however, greatly exacerbate Detroit's woes. As car sales plunge -- both in the U.S. and in Detroit's once-booming overseas markets -- it's becoming nearly impossible for the companies to cut costs fast enough to keep pace with the evaporation of their revenue. All three companies, once the very symbol of American economic might, need new capital, but their options for raising it are limited.
In all this lies a tale of hubris, missed opportunities, disastrous decisions and flawed leadership of almost biblical proportions. In fact, for the last 30 years Detroit has gone astray, repented, gone astray and repented again in a cycle not unlike the Israelites in the Book of Exodus.
It wasn't that American auto executives were always malicious and stupid while the Japanese were always enlightened and smart. Japanese car companies have made plenty of mistakes, most recently Toyota's ill-timed move into full-sized pickup trucks and SUVs. But just as America didn't understand the depth of ethnic and religious divisions in Iraq, Detroit failed to grasp -- or at least to address -- the fundamental nature of its Japanese competition. Japan's car companies, and more recently the Germans and Koreans, gained a competitive advantage largely by forging an alliance with American workers.
Detroit, meanwhile, has remained mired in mutual mistrust with the United Auto Workers union. While the suspicion has abated somewhat in recent years, it never has disappeared -- which is why Detroit's factories remain vastly more cumbersome to manage than the factories of foreign car companies in the U.S.
The result of this burden, and of other failures, has been catastrophic. Because of it, Detroit remains saddled with a cost structure that prevents making profits on any vehicles besides gas-guzzling trucks and SUVs. That was fine during the SUV boom, just as owning Enron stock was terrific until that infamous company crashed. But then Enron stockholders who hadn't diversified their portfolios were wiped out. Now Detroit lacks a diversified source of profits -- i.e. small cars, midsize sedans, etc. -- and is scrambling to avoid a similar fate. It's highly unlikely that all three companies will survive.
Two incidents in 1936 and 1937 formed this lasting labor-management divide: the sit-down strike at GM's factories in Flint, Mich., and the Battle of the Overpass in Detroit, in which Ford goons beat up union organizers. But the United Auto Workers prevailed, and as the GM-Ford-Chrysler oligopoly emerged in the 1940s, the union gained a labor monopoly in American auto factories. As costs increased, the companies routinely passed them on to U.S. consumers, who had virtually no alternatives in buying cars.
That's how things stood entering the 1970s, a decade that brought America Watergate, defeat in Vietnam, two oil crises, inflation, stagflation, the Iran hostage crisis and malaise. (Not to mention "The Brady Bunch" and bell-bottom pants.) In Detroit, amid worker alienation and the "blue-collar blues," Chevies, Fords and Plymouths rattled, rusted and rolled over -- and those were the good ones. The Ford Pinto's gas tank was prone to explode into flames when the car was hit from the rear, making the Pinto the poster product for corporate callousness. In 1978, after three Indiana girls burned to death when their Pinto got rear-ended, Ford became the first company to be indicted for reckless homicide. The company later was acquitted, but public opinion judged the Pinto guilty.
For all the Pinto's infamy, perhaps no car better captured America's decade-long haplessness than the pug-ugly AMC Gremlin, which debuted in 1970 and died -- mercifully -- in 1980. The Gremlin's shape, fittingly, was first sketched out by an American Motors designer on the back of a Northwest Airlines air-sickness bag. On Aug. 20, 1979, 18-year-old Brad Alty, fresh out of high school in Mechanicsburg, Ohio, was driving his Gremlin to work when the car broke down. He was two-and-a-half hours late to his first day on the job at a new motorcycle factory that Honda Motor was opening in central Ohio.
For the next few weeks, Mr. Alty and his 63 co-workers did little but sweep floors and paint them with yellow lines. Then they started building three to five motorcycles a day. And at the end of each day they would disassemble each bike, piece by piece, to evaluate the workmanship. Mr. Alty hated it, and he kept getting grief from his older brother for working for a Japanese company. "I thought I had made a mistake by going to work there," he recalled recently. "It was like, 'What the heck am I doing here?' "
But Mr. Alty stuck with it, and Honda stuck with him. Honda's real goal was to build cars in America, but the motorcycle plant allowed it to test the mettle of American workers for a modest investment. The workers passed the test. Honda started building Accords in Ohio in November 1982. Ironically, some U.S. Honda dealers actually protested that they wanted to sell only Accords made in Japan. But the quality of the Ohio-made cars was soon confirmed.
Nissan, Toyota and other Japanese car companies soon started building factories in America, followed by German and Korean auto makers. There are now 16 foreign-owned assembly plants in the U.S., and many more that build engines, transmissions and other components. The UAW hasn't organized many of them, the main exceptions being plants that began as partnerships between a U.S. and Japanese auto maker, where the union was "grandfathered" in. As Detroit's oligopoly was broken, so was the UAW's labor monopoly in the auto industry. The big winner was the car-buying public.
Meanwhile, in the same year that Honda started building cars in Ohio, General Motors asked the UAW for wage concessions to help ease the company's financial straits. But on the same day that UAW members voted approval, GM Chairman Roger B. Smith unveiled a new formula that made it easier for him and other executives to earn bonuses. It was a historic blunder.
In 1987, when I was this newspaper's Detroit bureau chief, Mr. Smith asked me to tour several GM factories to view first-hand how the company's relationship with its workers had improved. At the GM engine plant in Tonawanda, N.Y., near Buffalo, I got glowing reports about the dawn of a new spirit of cooperation. Then I asked to visit the men's room, and was stunned to see that there were two: one for hourly workers, and a separate one for management. I used the hourly men's loo.
Meanwhile, Mr. Smith was trying to transform GM with a high-tech spending splurge. At GM's factory in Hamtramck, Mich., the automated guided vehicles that were supposed to replaced old-fashioned fork lifts sat as still as stones, because the programming algorithms were too complicated. The spray-painting robots turned their nozzles on each other instead of the cars.
While GM was going astray, Ford and Chrysler were in repentance mode in the 1980s. Chrysler staged a historic comeback from near-death under its charismatic CEO, Lee Iacocca. In 1984 the company launched a new product called the mini-van, which supplanted family station wagons almost overnight. With the Taurus, Ford re-established Detroit's lead over the import brands in styling, evoking the days when Americans rushed down to a dealer to see the latest automotive designs, and the company forged better relations with the UAW. All three companies suffered in the Gulf War recession, especially GM, which posted a then-record $4.5 billion loss in 1991. The company's board ousted CEO Robert Stempel. But by the mid-1990s all three companies were posting record profits thanks to the boom in SUVs, which the Japanese didn't make at the time. The profit surge prompted Germany's Daimler-Benz to buy Chrysler, which owns the iconic Jeep brand, for some $36 billion in 1998.
As the new millennium began, Detroit envisioned a prosperous second century. In June 2000, GM's confident new CEO, Rick Wagoner, invited journalists to a resort in Italy's Alpine lakes to describe a corporate future of "fewer cars, more trucks," as the Detroit Free Press wrote. Ford's CEO Jacques Nasser upgraded the décor on the corporate jets and removed the company's blue-oval logo from the outside of corporate headquarters while the Ford Taurus -- once the best-selling car in America -- was falling further behind the Toyota Camry and the Honda Accord. It was going-astray time again. These days, Detroit's styling advantage has largely disappeared, and excitement over new designs is reserved for iPhones.
The debilitating management-union relationship largely remains, however. In 1998, after GM moved some equipment at factories in Flint against the UAW's wishes, workers went on strike for 54 days, costing GM $3 billion. While such headline-making confrontations have become rare, small-scale impasses occur regularly.
Not terribly long ago, says a Ford manager who must remain unnamed, Ford dispatched a team of welding experts to a factory to explore efficiency moves. The plant's union leaders, fearing layoffs might result, refused to meet with the team, and the effort came to naught. UAW leaders aren't bad people; far from it. But when everything is a negotiation, many things don't get done. (Just ask any parent.)
Several years ago Ford even considered dropping cars altogether because they weren't profitable, and focusing entirely on trucks. Then in 2005, Hurricane Katrina and growing oil demand from China and India sent gasoline prices soaring and SUV sales plunging. GM lost $10.6 billion that year. Ford topped that by losing $12.7 billion in 2006. Last summer Daimler gave up on Chrysler, selling it to private-equity powerhouse Cerberus for about one-fourth of what it had paid to buy Chrysler. Last fall the UAW approved significant wage and benefit concessions, but they won't kick in until 2010. That might be too late. GM lost $15.5 billion in this year's second quarter, Ford lost $8.7 billion, and further losses are coming. (Closely held Chrysler, of course, doesn't report financial results.)
What now? Cerberus is trying to sell Chrysler. The most logical buyer would be Nissan, India's Tata or some other profitable foreign car company seeking to expand in the U.S. But desperation doesn't breed logic, which is why General Motors might become the buyer. It's difficult to see how this deal would make any sense for GM, which already has too many brands (eight) and must cut billions from its cost base. Adding more brands (Chrysler has three) and more costs would be charging headlong in the wrong direction, and distract GM's management from putting its own house in order.
GM is bleeding cash so quickly that it likely will run out next summer without a sizeable transfusion. Selling assets, selling stock or adding debt will be enormously difficult for the company. But unless one of those things happens it's either a government bailout or bankruptcy for General Motors.
Ford's cash position is somewhat better than GM's, and the company seems to have more options. Its Volvo subsidiary and its 33% stake in Mazda are valuable assets that could be sold. But Mr. Kerkorian's apparent about-face on Ford is unsettling. It's possible that the blue-blooded Ford family is just as happy to see the Las Vegas billionaire cash in his chips, but his move could shut off a potential source of additional investment that Ford might need in its quest to survive.
But to thrive, instead of just survive, Detroit will have to use the brains of its workers instead of just their bodies, and the UAW will have to allow it. Two weeks ago some automation equipment broke down at the Honda factory in Marysville, Ohio, but employees rushed to the scene and devised a temporary solution. There were no negotiations with shop stewards, no parsing of job descriptions. Instead of losing an entire shift of production, Honda lost just 150 cars. The person overseeing Marysville's assembly operations is Brad Alty, still with Honda after nearly 30 years. These days, instead of a Gremlin, he's driving a Honda Pilot -- made at a Honda factory in Alabama.
Paul Ingrassia is the former Detroit bureau chief for The Wall Street Journal. He is writing a book about America's car culture.
Il mattone e' rimasto l'unico investimento
(dal WSJ)
OCTOBER 25, 2008
Home Resales Increase 1.4%, Buoyed by Bargain Hunters
Sales of previously occupied homes rose 1.4% from a year earlier in September as banks slashed prices on foreclosed properties.
The increase, marking the first time since November 2005 that sales topped year-earlier levels, shows that bargain hunters are nibbling at a glut of homes. But that glut remains huge, and credit is still tight. New data from government-backed mortgage investor showed that rising borrowing costs have constrained its ability to push down interest rates by channeling more money into the mortgage market.
Meanwhile, growing job losses are likely to lead to more foreclosures and lower housing demand. As a result, many housing analysts say they don't expect home prices to bottom out for at least another year. "There's really no sign of a housing recovery," said Kenneth Rosen, chairman of the Fisher Center for Real Estate and Urban Economics at the University of California, Berkeley....
OCTOBER 25, 2008
Home Resales Increase 1.4%, Buoyed by Bargain Hunters
Sales of previously occupied homes rose 1.4% from a year earlier in September as banks slashed prices on foreclosed properties.
The increase, marking the first time since November 2005 that sales topped year-earlier levels, shows that bargain hunters are nibbling at a glut of homes. But that glut remains huge, and credit is still tight. New data from government-backed mortgage investor showed that rising borrowing costs have constrained its ability to push down interest rates by channeling more money into the mortgage market.
Meanwhile, growing job losses are likely to lead to more foreclosures and lower housing demand. As a result, many housing analysts say they don't expect home prices to bottom out for at least another year. "There's really no sign of a housing recovery," said Kenneth Rosen, chairman of the Fisher Center for Real Estate and Urban Economics at the University of California, Berkeley....
La Camera di Commercio Americana contro i democratici
La Camera di Commercio americana ha tre milioni di imprenditori iscritti e corrisponde all'italiana Confindustria. Il suo presidente Tom Donahue, uno dei piu' potenti lobbisti di Washington, ha fatto stanziare dal suo CDA 35 milioni di dollari per una campagna pubblicitaria volta a sostenere i candidati repubblicani al senato e sconfiggere i democratici. Tom Donahue teme che le prossime elezoni possano portare la maggioranza democratica al senato dagli attuali 51 seggi a 60, il che consentirebbe al Partito Democratico di vanificare ogni azione di filibustering dei repubblicani su provvedimenti di legge che potessero mettere in difficolta' lo stapotere delle imprese americane soprattutto in materia di licenziamenti. Da parte loro i sindacati dei lavoratori hanno da tempo stanziato 300 milioni di dollari per appoggiare i candidati democratici.
Greenspan riconosce di avere fatto un errore di previsione: le banche avrebbero dovuto salvarsi da sole. Col cavolo.
(Dal Financial Times)
‘I made a mistake,’ admits Greenspan
By Alan Beattie and James Politi in Washington- Alan Greenspan, the former Federal Reserve chairman, said on Thursday the credit crisis had exceeded anything he had imagined and admitted he was wrong to think that banks would protect themselves from financial market chaos.
“I made a mistake in presuming that the self-interest of organisations, specifically banks and others, was such that they were best capable of protecting their own shareholders,” he said.
In the second of two days of tense hearings on Capitol Hill, Henry Waxman, chairman of the House of Representatives, clashed with current and former regulators and with Republicans on his own committee over blame for the financial crisis.
Mr Waxman said Mr Greenspan’s Federal Reserve – along with the Securities and Exchange Commission and the US Treasury – had propagated “the prevailing attitude in Washington... that the market always knows best.”
Mr Waxman blamed the Fed for failing to curb aggressive lending practices, the SEC for allowing credit rating agencies to operate under lax standards and the Treasury for opposing “responsible oversight” of financial derivatives.
Christopher Cox, chairman of the Securities and Exchange Commission, defended himself, saying that virtually no one had foreseen the meltdown of the mortgage market, or the inadequacy of banking capital standards in preventing the collapse of institutions such as Bear Stearns.
Mr Waxman accused the SEC chairman of being wise after the event. “Mr Cox has come in with a long list of regulations he wants... But the reality is, Mr Cox, you weren’t doing that beforehand.”
Mr Cox blamed the fact that congressional responsibility was divided between the banking and financial services committees, which regulate banking, insurance and securities, and the agriculture committees, which regulate futures.
“This jurisdictional split threatens to for ever stand in the way of rationalising the regulation of these products and markets,” he said.
Mr Greenspan accepted that the crisis had “found a flaw” in his thinking but said that the kind of heavy regulation that could have prevented the crisis would have damaged US economic growth. He described the past two decades as a “period of euphoria” that encouraged participants in the financial markets to misprice securities.
He had wrongly assumed that lending institutions would carry out proper surveillance of their counterparties, he said. “I had been going for 40 years with considerable evidence that it was working very well”.
Republicans on the committee dissented from some of the Democratic attacks, and said the government-backed housing entities Freddie Mac and Fannie Mae had also been to blame.
“It wasn’t deregulation that allowed this crisis,” said Tom Davis, the senior Republican on the committee. “It was the mish-mash of regulations and regulators, each with too narrow a view of increasingly integrated national and global markets.”
Mr Greenspan said that when, as Fed chairman, he declined to advocate regulating credit default swaps – derivatives that have been blamed for worsening the crisis – he had been following the will of Congress.
Michael Chertoff lascia l'incarico e torna al privato
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By Randall Mikkelsen
WASHINGTON (Reuters) -
By Randall Mikkelsen
(In questa intervista Michael Certoff dichiara che non ci sono sintomi che Al Queida stia organizzando qualche attentato prima del 4 novembre. Dice anche che il clima della campagna elettorale e' radicalizzato con il pericolo di colpi di testa da parte di qualche facinoroso. Chertoff prima del giuramento del nuovo presidente lascera' la sua posizione di repsonsabile della Homeland Security per tornare al settore privato.)
________________________________________________________WASHINGTON (Reuters) -
- Al Qaeda has shown no signs it plans to attack the United States during the presidential election, but the government must keep guard during the 2-1/2-month transition to a new president, Homeland Security Secretary Michael Chertoff said on Thursday.
Chertoff added the global economic turmoil had yet to cause any visible change in al Qaeda's strategy, although the financial crisis could reduce state and local spending on security.
He also cautioned about heated political rhetoric in "an intemperate time," saying it could fuel violence among Americans.
"I have not seen evidence that a major element of al Qaeda's planning is our anniversaries or our elections," Chertoff told Reuters in an interview.
"Terrorist operations are undertaken when they are operationally ready. They don't wait for something that's an external event, and they don't rush it."
But he said, "In a transition, as people leave and new people come in, it's human nature to have some distraction, and therefore it's important to be extra-focused during that period so that distraction does not become a vulnerability." The new president takes office on Jan. 20.
Al Qaeda attacks around the time of elections in Spain, Britain and Pakistan have caused some experts to warn the United States is potentially vulnerable before the Nov. 4 vote.
"The remaining ... days of before the elections should be seen as a time of high threat," Los Angeles Police Commissioner William Bratton and former National Security Council official R.P Eddy said in a New York Daily News opinion column on Wednesday.
Al Qaeda leader Osama bin Laden also issued a videotape in late October 2004 shortly before the U.S. presidential election that was seen as an attempt to tilt the outcome toward U.S. President George W. Bush. That year's Democratic presidential challenger, John Kerry, blamed the video in part for his defeat.
Chertoff did not rule out the possibility al Qaeda would issue election-season statements, but said, "I don't regard an election, or a milestone like that, as in and of itself a significant indicator" of attack plans.
Asked about the potential for domestic violence, Chertoff warned that hot rhetoric could trigger a "disturbed individual," something the United States has long lived with.
"We live in an intemperate time, when a lot of people take political positions which they express not just with vigor but so often with animosity and anger, and there is always a danger that someone reading that or listening to that suddenly decides now they want to act out. That's why we have the Secret Service."
The presidential campaigns of Democrat Barack Obama and Republican John McCain have each accused the other side's supporters of inflamed comments.
FINANCIAL SECURITY
Chertoff said he had seen no signs a global financial crisis was enticing al Qaeda to plan attacks to take advantage of a perceived new weakness.
But he remained concerned al Qaeda had taken advantage of safe locations in Pakistan's border with Afghanistan to train Europeans and dispatch attackers. "The question is whether that will translate into something that's imminent."
The U.S. financial system was relatively well protected against computer attacks, such as crippled Georgia during last summer's incursion by neighbor Russia, and against physical attacks, he said.
But the financial crisis may affect security. Some state and local governments, facing tight budgets due to an economic slowdown, have already tried to shift federal homeland security money for other purposes, with stretched justifications that Chertoff characterized as treating "muggers as terrorists."
Chertoff encouraged the Obama and McCain campaigns to identify early top homeland security aides so they could begin working with outgoing counterparts.
He said he intended to leave around the presidential inauguration to go into the private sector. He said his successor needed a background in law enforcement or emergency management, and should lack a grander political ambition, because of the many feathers ruffled by the sprawling new department.
© Thomson Reuters 2008 All rights reserved
Si riduce il vantaggio di Obama
IBD/TIPP Tracking Poll: Day Eleven
Posted: Thursday, October 23, 2008
McCain has cut into Obama's lead for a second day and is now just 1.1 points behind. The spread was 3.7 Wednesday and 6.0 Tuesday. The Republican is making headway with middle- and working- class voters, and has surged 10 points in two days among those earning between $30,000 and $75,000. He has also gone from an 11-point deficit to a 9-point lead among Catholics.
Posted: Thursday, October 23, 2008
McCain has cut into Obama's lead for a second day and is now just 1.1 points behind. The spread was 3.7 Wednesday and 6.0 Tuesday. The Republican is making headway with middle- and working- class voters, and has surged 10 points in two days among those earning between $30,000 and $75,000. He has also gone from an 11-point deficit to a 9-point lead among Catholics.
Obama definito 'musulmano-socialista'
A pochi giorni dalle elezioni gli estremisti di destra vengono allo scoperto. Marcia Stirman, presidente di una associazione di donne repubblicane ha definito Obama 'musulmano - socialista'.
Nessuna reazione da parte dei vertici del partito.
(la foto e' tratta da Drudge Report)
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- ALBUQUERQUE The chairwoman of an Otero County Republican women's group on Tuesday defended a letter to the editor in which she wrote, ''I believe Muslims are our enemies.''
Marcia Stirman, a 56-year-old interior decorator, also called Democratic presidential candidate Barack Obama ''a Muslim socialist.''
A national Islamic group expressed outrage over Stirman's letter and called on state and national Republican Party officials to repudiate the publication of ''anti-Muslim comments.''
''Because these hate-filled remarks were made by a prominent Republican, it is incumbent on state and national GOP officials to repudiate her divisive and intolerant views,'' said Nihad Awad, executive director of the Council on American-Islamic Relations.
Officials with the Republican Party of New Mexico had no immediate comment.
The letter ran Tuesday in the Alamogordo Daily News. It was titled ''Why I'm a Republican'' and listed 16 reasons for her party affiliation.
Che succede prima del 4 novembre?
Secondo quanto pubblicato da autorevoli organi di stampa e' probabile che prima del 4 novembre si verifichi un evento tale da monopolizzare l'attenzione dei milioni di indecisi orientandoli verso una scelta di voto patriottica.
Ma che pubblicano i giornali italiani a proposito del grande vantaggio di Obama?
La corsa e' testa a testa per le presidenziali. Chi parla di grande vantaggio di Obama su McCain non conosce i dati o mira a convincere l'elettorato del senatore nero che 'e' inutile andare a votare, tanto Obama ha la maggioranza'.
Non e' vero: il razzismo funziona ancora alla grande in America. Molti tra quelli che non se la sentono di dichiararsi contro il candidato AfricanAmerican sono poi quelli che al momento del voto daranno la preferenza al bianco, anche se si tratta di una persona malata, anziana, al cui posto andra' una donna il cui soprannome tra i suoi corregionali in Alaska e' 'Barracuda'. E si tratta di un nomignolo che la dice tutta.
Questa indagine della AP conferma quanto andiamo dicendo da tempo.
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- AP presidential poll: Race tightens in final weeks
WASHINGTON (AP) - The presidential race tightened after the final debate, with John McCain gaining among whites and people earning less than $50,000, according to an Associated Press-GfK poll that shows McCain and Barack Obama essentially running even among likely voters in the election homestretch.
The poll, which found Obama at 44 percent and McCain at 43 percent, supports what some Republicans and Democrats privately have said in recent days: that the race narrowed after the third debate as GOP-leaning voters drifted home to their party and McCain's "Joe the plumber" analogy struck a chord.
The poll, which found Obama at 44 percent and McCain at 43 percent, supports what some Republicans and Democrats privately have said in recent days: that the race narrowed after the third debate as GOP-leaning voters drifted home to their party and McCain's "Joe the plumber" analogy struck a chord.
Un esempio per tutti: South West Airlines
Il Wall Street Journal ha dedicato un lungo articolo a Southwest Airlines la compagnia che dal giorno della sua fondazione nel 1985 riesce a chiudere i bilanci in attivo a differenza delle altre linee aeree che entrano ed escono dalla amministrazione controllata (qui chiamata 'bancrupcy') e sono state colpite dall'aumento del costo del carburante. Southwest e' riuscita a far fronte alla crisi attaverso una gestione della voce carburante con 'hedge funds' con scorte a prezzi fissati con largo anticipo rispetto al mercato.
Oggi Southwest riesce a far parlare di se' perche' ha risolto il problema dei problemi di ogni compagnia aerea ovvero l'orario dei voli.
Per chi gestisce una azienda aeronautica non si tratta solo di inviare gli aeroplani in certe citta' e in orari definiti per massimizzare i profitti. Ma anche di avere la disponibilita' di poiloti, assistenti di volo, 'gates' di attracco, personale dei bagagli, cisterne di carburante al posto giusto nel momento giusto. In piu' le linee aeree non possono caricare sugli aeroporti troppi voli in conorrenza negli stessi slot per evitare lunghe code agli imbarchi dei passeggeri e file di aeroplani in pista per le partenze.
Southwest Airlines ha 500 aerei che volano contenporaneamente ogni giorno con lo 'schedule' piu' ampio delle altre compagnie.
Potra' sembrare strano ma sino a qualche tempo fa lo schema veniva fatto a mano dai responsabili, tenendo conto che le giornate in cui vi e'maggiore richiesta di biglietti sono il venerdi' e il lunedi', ma la disponibilita' di posti viene garantita dalle compagnie nella stessa misura per ogni giorno della settimana, anche in quelli di minore richiesta.
Dopo essersi rivolti a venti specialisti del settore per impostare e creare un sistema computerizzato efficiente, i dirigenti della SWA hanno messo sotto osservazione un programma messo a punto sul computer di casa da un dipendente, Alex Heinold, che ha inventato una formula per la gestione delle operazioni della compagnia.
Il programma e' stato sperimentato a fondo nel 2004 ed e' riuscito a far risparmiare all'azienda 180 milioni di dollari negli acquisti.
Dopo avere risolto diversi problemi tecnici il programma operativo della SWA oggi funziona bene e garantisce che gli aerei non stiano a terra per rifornimenti e manutenzione piu' di venti minuti.
Questo sistema, razionalizzando la disponibilita' di posti, non favorisce certo quei passeggeri che riescono a trovare biglietti scontati messi a dispoisizione delle compagnie che non sanno come coprire le giornate di bassa richiesta come il martedi' ed il sabato.
Ma evita ulteriori problemi a chi viaggia, a cominciare dalla cancellazione all'ultimo minuto di voli che le linee aeree non vogliono effettuare per insufficiente carico di passeggeri.
Oggi Southwest riesce a far parlare di se' perche' ha risolto il problema dei problemi di ogni compagnia aerea ovvero l'orario dei voli.
Per chi gestisce una azienda aeronautica non si tratta solo di inviare gli aeroplani in certe citta' e in orari definiti per massimizzare i profitti. Ma anche di avere la disponibilita' di poiloti, assistenti di volo, 'gates' di attracco, personale dei bagagli, cisterne di carburante al posto giusto nel momento giusto. In piu' le linee aeree non possono caricare sugli aeroporti troppi voli in conorrenza negli stessi slot per evitare lunghe code agli imbarchi dei passeggeri e file di aeroplani in pista per le partenze.
Southwest Airlines ha 500 aerei che volano contenporaneamente ogni giorno con lo 'schedule' piu' ampio delle altre compagnie.
Potra' sembrare strano ma sino a qualche tempo fa lo schema veniva fatto a mano dai responsabili, tenendo conto che le giornate in cui vi e'maggiore richiesta di biglietti sono il venerdi' e il lunedi', ma la disponibilita' di posti viene garantita dalle compagnie nella stessa misura per ogni giorno della settimana, anche in quelli di minore richiesta.
Dopo essersi rivolti a venti specialisti del settore per impostare e creare un sistema computerizzato efficiente, i dirigenti della SWA hanno messo sotto osservazione un programma messo a punto sul computer di casa da un dipendente, Alex Heinold, che ha inventato una formula per la gestione delle operazioni della compagnia.
Il programma e' stato sperimentato a fondo nel 2004 ed e' riuscito a far risparmiare all'azienda 180 milioni di dollari negli acquisti.
Dopo avere risolto diversi problemi tecnici il programma operativo della SWA oggi funziona bene e garantisce che gli aerei non stiano a terra per rifornimenti e manutenzione piu' di venti minuti.
Questo sistema, razionalizzando la disponibilita' di posti, non favorisce certo quei passeggeri che riescono a trovare biglietti scontati messi a dispoisizione delle compagnie che non sanno come coprire le giornate di bassa richiesta come il martedi' ed il sabato.
Ma evita ulteriori problemi a chi viaggia, a cominciare dalla cancellazione all'ultimo minuto di voli che le linee aeree non vogliono effettuare per insufficiente carico di passeggeri.
Frattaglie dagli USA
In una intervista al Times di Londra Barack Obama ha detto che se eletto una delle prime cose che chiedera' siano modificate alla Casa Bianca e' la realizzazione di un angolo con un cesto da palla canestro dove potra' allenarsi al suo sport preferito. Quanto ai suoi difetti dichiara di essere un po' pigro e di non riuscire ad alzarsi presto come vogliono e gli impongono i suoi collaboratrori.
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Aumenta il numero di suicidi soprattutto tra le donne di mezza eta', compice la crisi economica, i divorzi, gli aborti, il carico di responsabilita' (figli da allevare e genitori anziani da accudire), competizione sul lavoro, competizione sessuale.
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Malibu, Paradise Cove: risotante dove ti servono su i soliti enormi piatti del pesce con sapore alla plastica. Foto su tutti i muri di attori e attrici, istantanee di baleniere, marinai, trio di musicisti che fanno old country. Prezzi intono ai 50 dollari a persone, vino escluso.
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Anche se e' proibito, ci sono molti pazzi che, compice la birra e la cocaina, si cimentano in gare di surfing notturno. Qualcuno finisce suigli scogli e la polizia e pompieri devono intervenire a sirene spiegate.
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Sul 737 della Alaska Airlines hanno bloccato i sedili per impedire che vengano reclinati. Se vuoi occupare le cinque ore di traversata dell'America da Washington a LAX (aeroporto internazionale di Los Angeles) devi pagare 10 dollari per utilizzare un DVD player sul quale sono trasferiti i films. Meglio portarsi il mangiare da casa perche', a parte il costo di uno snack, la roba che ti danno fa veramente schifo. Se uno pero' pensa al servizio di business-plus su British Airways con un menu immangiabile, allora qualche attenuante si trova anche alla Alaska Airlines ed alle altre compagnie americane.
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Il costo per il noleggio di una Focus Ford per nove giorni e' di 147 dollari alla Budget. Ai quali bisogna aggiungere le assicurazioni per copertura danni in caso di collisione.
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Avete capito che nei prossimi giorni trasmettero' da Santa Monica, California. Saluti a a tutti.
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Aumenta il numero di suicidi soprattutto tra le donne di mezza eta', compice la crisi economica, i divorzi, gli aborti, il carico di responsabilita' (figli da allevare e genitori anziani da accudire), competizione sul lavoro, competizione sessuale.
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Malibu, Paradise Cove: risotante dove ti servono su i soliti enormi piatti del pesce con sapore alla plastica. Foto su tutti i muri di attori e attrici, istantanee di baleniere, marinai, trio di musicisti che fanno old country. Prezzi intono ai 50 dollari a persone, vino escluso.
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Anche se e' proibito, ci sono molti pazzi che, compice la birra e la cocaina, si cimentano in gare di surfing notturno. Qualcuno finisce suigli scogli e la polizia e pompieri devono intervenire a sirene spiegate.
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Sul 737 della Alaska Airlines hanno bloccato i sedili per impedire che vengano reclinati. Se vuoi occupare le cinque ore di traversata dell'America da Washington a LAX (aeroporto internazionale di Los Angeles) devi pagare 10 dollari per utilizzare un DVD player sul quale sono trasferiti i films. Meglio portarsi il mangiare da casa perche', a parte il costo di uno snack, la roba che ti danno fa veramente schifo. Se uno pero' pensa al servizio di business-plus su British Airways con un menu immangiabile, allora qualche attenuante si trova anche alla Alaska Airlines ed alle altre compagnie americane.
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Il costo per il noleggio di una Focus Ford per nove giorni e' di 147 dollari alla Budget. Ai quali bisogna aggiungere le assicurazioni per copertura danni in caso di collisione.
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Avete capito che nei prossimi giorni trasmettero' da Santa Monica, California. Saluti a a tutti.
Joe l'idraulico
Nel tentativo di farsi sentire vicino al popolo che soffre il morso della recessione, il candidato repubblicano McCain ha personalizzato la sua campagna riferendosi spesso a "Joe the plumber", ovvero: Giovanni l'idrualico, per dimostrare che se il suo avversario Obama sara' eletto presidente i lavoratori come Giovanni l'idraulico saranno penalizzati da un aumento delle tasse. Questo tormentone si sta sviluppando da piu' di dieci giorni ed ha scatenato la curiosita' dei segugi della stampa. Ed e' venuto fuori che Mr. Joe Wurzelbacher che ha vissuto per tre anni in Arizona (lo stato di McCain) non ha la licenza per lavorare come idraulico e tanto meno e' in procinto di acquistare una attivita' che potrebbe ricadere nel piano previsto dal senatore nero di tassazione di chi guadagna piu' di 250 mila dollari all'anno. Il quotidiano dell'Arizona "East Valley/Scottsdale Tribune"ha pubblicato che Joe Wurzelbacher ha avuto nel 2000 la sospensione della patente di guida per violazione delle norme sul traffico e mancato pagamento della multa inflitta dal giudice.
Mr. Wurzelbacher e' dventato famoso quando ha rivolto una domanda a Barack Obama sull'aumento delle tasse nel corso di un comizio nel suo quartiere. Invitato da tutti i maggiori talk show e notiziari "Joe the plumber" si trincera dietro dichiarazioni del tipo: "Ogni americano scegliera' in liberta' per chi votare", anche se la sua immagine viene utilizzata a piene mani dalla propaganda repubblicana, atterrita per lo smottamento di consenso a favore del candidato democratico. Al punto che lo stesso McCain ha dichiarato che se perdera' non sara' un dramma ne' per se' ne' per gli americani. Ed anche questa e' America.
Mr. Wurzelbacher e' dventato famoso quando ha rivolto una domanda a Barack Obama sull'aumento delle tasse nel corso di un comizio nel suo quartiere. Invitato da tutti i maggiori talk show e notiziari "Joe the plumber" si trincera dietro dichiarazioni del tipo: "Ogni americano scegliera' in liberta' per chi votare", anche se la sua immagine viene utilizzata a piene mani dalla propaganda repubblicana, atterrita per lo smottamento di consenso a favore del candidato democratico. Al punto che lo stesso McCain ha dichiarato che se perdera' non sara' un dramma ne' per se' ne' per gli americani. Ed anche questa e' America.
Pronto il reattore iraniano di Busher
Roberto di Nunzio ci invia:
- Fonte: Al-Sharq Al-Awsat, Londra,
Londra. 16 Ottobre 2008 -- L'alto funzionario del programma nucleare iraniano Ahmad Fayaz Bakhsh ha annunciato che 700 ingegneri nucleari, educati in Russia negli ultimi quattro anni, sono pronti a far funzionare il reattore nucleare di Bushehr. Ha aggiunto che il reattore entrerà in funzione prima della fine di marzo 2009. Il presidente del parlamento iraniano Ali Larijani ha annunciato che l'Iran intende riprendere i colloqui con l'Occidente sulla questione nucleare, ma che respingerà ogni richiesta illogica.
*
Senior Iranian Official: Bushehr Reactor To Begin Operating In March 2009
Source: Al-Sharq Al-Awsat, London,
London, October 16, 2008 - - Senior Iranian nuclear program official Ahmad Fayaz Bakhsh has announced that 700 nuclear engineers trained in Russia in the past four years are ready to operate the Bushehr nuclear reactor. He added that the reactor would begin operating before the end of March 2009. Iranian Majlis speaker Ali Larijani announced that Iran wished to renew talks with the West on the nuclear issue, but would not comply with illogical demands.
A proposito della questione cipriota: riceviamo e volentieri pubblichiamo
Piano Annan per la riunificazione di Cipro. I motivi del no greco-cipriota
(Angelo Saracini-Inform)
- ATENE - Spiegare le 9000 pagine del piano Annan non è una cosa di poco conto, ma il Presidente Papadopulos nel suo messaggio alla Nazione qualche giorno prima del referendum del 25 aprile c’è riuscito perfettamente a spiegarlo e con piena cognizione di causa, coraggio, coscienza e lealtà verso il suo popolo. Dopo circa trent’anni di trattative per la verità mai conosciute dall’opinione pubblica nei particolari, il quinto Piano Annan, riveduto e corretto per modo di dire, si basa sulle risoluzioni delle Nazioni Unite del 1960 e cioè prima ancora dell’occupazione turca del 1974 della zona nord dell’isola .Da notare che tutte le condanne risolutive dell’ONU sull’invasione sono sempre state snobbate internazionalmente senza che nessuna Nazione premesse per la loro applicazione. In seguito l’ultima risoluzione 1475 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 14 aprile 2003 era stata votata in previsione dell’ingresso di Cipro nell’Unione Europea.
Il piano Annan, prima di tutto, non è in sintonia con le leggi comunitarie, le convenzioni europee, i semplici Diritti Umani e le stesse risoluzioni dell’ONU. Infatti il piano Annan oltre che essere complicatissimo nella sua applicazione si basa sull’art. 49 del Trattato di Amsterdam, per la libera circolazione dei popoli in Europa, ma in pratica ne esclude l’applicazione. Comprende una infinità di marchingegni, restrizioni nella libertà di movimento e acquisto di immobili e proprietà nella parte turco-cipriota da parte dei greco-ciprioti, mentre un europeo qualunque può acquistare liberamente quello che vuole nella zona turco-cipriota.
Secondo il piano Annan per moltissimi anni i greco-ciprioti,in piccole percentuali, potranno solo visitare giornalmente la zona turca dell’isola e se vogliono soggiornarci dovranno chiedere permessi speciali alle autorità locali. Questo permesso dovranno chiederlo anche i rifugiati greco-ciprioti mandati via dalle loro case dopo l’occupazione turca del 1974. Alcuni diritti saranno poi accordati in un arco di tempo che va da tre anni iniziali fino a venti, o a discrezione dei turco ciprioti. Il potere legislativo passerebbe ad un Parlamento composto di 48 deputati (24 greco-ciprioti e 24 turco-ciprioti) anche se i greci sono 750.000 e i turchi 200.000,di cui 100.000 di importazione dopo l’invasione. Per di più i turco-ciprioti, con solo il 18% di popolazione hanno anche il diritto di veto su leggi che non condividono.
Sull’acquisizione di immobili il piano è restrittivo, geroglifico e inapplicabile per vizi di forma a sfavore dei greci-ciprioti. Per esempio i rifugiati più anziani possono tornare alle loro case (senza specificare se possono ricomprarle) per i primi tre anni in percentuale del 3%.. I rientri aumenteranno dell’1% per ogni anno con una interruzione dopo i primi 20 anni. Questi rifugiati non possono comunque eccedere il 24% della popolazione della parte turca. Sono previsti poi degli scambi forzati di proprietà, contro le convenzioni comunitarie e il diritto internazionale. Per quanto riguarda poi la difesa dell’isola è prevista la smilitarizzazione completa, a differenza del mantenimento di un consistente esercito turco-cipriota fino a data da stabilire. Garante della sicurezza dell’isola viene incaricata la Turchia, che non è neanche membro dell’UE.
Per ultimo, ma forse tra le cose più importanti, il piano Annan continuerebbe a proteggere gli interessi di USA e Gran Bretagna che, con basi militari ad Akrotiri e Dhekelia, controllano strategicamente il Mediterraneo orientale e tutto il M.O. Dopo l’esito negativo del referendum dalla parte greco-cipriota,e l’ingresso ufficiale della Repubblica di Cipro nell’UE dal prossimo 1 maggio 2004, queste basi appartengono giuridicamente all’Europa Unita.
(Angelo Saracini-Inform)
Seminario OLAF a Cipro
Nicosia (Cipro)
Avremo presto un'altra serie del 'Commissario Rex', questa volta dedicata al lavoro che OLAF (l'organizzazione antifrode dell'Unione Europea) va facendo da anni per prevenire e combattere la frode che si manifesta in forme e articolazioni diverse. Lo ha annunciato Alessandro Buttice', portavoce OLAF e organizzatore dell' ottavo seminario della Rete dei Comunicatori Antifrode al termine dei lavori di questa evento che ha visti riuniti nella capitale dello stato di Cipro centinaia di rappresentanti delle forze di polizia, della guardia di finanza, giornalisti, uomini di scienza, esperti mass-mediatici.
Obiettivo del seminario era quello di fare il punto sulle nuove forme di comunicazione che si avvalgono di tecnologie che stanno spingendo la frontiera dell'informazione verso nuovi orizzonti.
La televisione, che oggi resta la regina dei media, pare infatti in un prossimo futuro destinata ad essere superata da altri nuovi mezzi di comunicazione.
I giovani guardano sempre meno la TV e il pubblico televisivo sta diventando ormai un pubblico sempre più composto da adulti se non da anziani.
Si parla di WEB 2 (una rete caratterizzata da una crescente interconnessione tra pubblici diversi), di WIKIS (il successo dell'enciclopedia Wikipedia ne e' la conferma), di telefoni che sono dei veri computer e la cui presenza sul mercato sta modificando le abitudini di milioni di persone nel mondo.
Anche il modo di fare giornalismo sta cambiando velocemente. Lo ha sottolineato Richard Kolko, in rappresentanza del FBI. Oggi le stesse inchieste del FBI sono battute in tempo reale dai blogs che sorgono spontaneamente. È successo quando un paio di anni fa nel campus di Virginia Tech 33 persone sono cadute sotto il fuoco di un folle. E mentre era in corso l'indagine FBI, i blogs degli studenti trasmettevano in tempo reale informazioni e dettagli sull'episodio che aveva sconvolto la loro universita'.
Frode non solo come crimine fiscale ma nelle sue molteplici configurazioni che coinvolgono ad esempio la caccia che si fa in America, grazie a trasmissioni specializzate, a quelli che abusano sessualmente dei bambini e degli adolescenti. Ne ha parlato ampiamente nella sua relazione Oscar Bartoli che ha concluso proiettando una selezione delle trasmissioni fatte da MSNBC.
'To catch a predator' della NBC da anni riesce a catturare pedofili che sono attratti su Internet da messaggi di finti adolescenti. Si recano ad appuntamenti in abitazioni nelle quali sono state sistemate delle telecamere ed al posto della avventura sessuale proibita trovano il giornalista che contesta loro i messaggi pornografici scambiati. Quando escono dall'abitazione vengono catturati dalla polizia.
Le conclusioni del convegno sono state un impegno di OLAF e degli stati membri di intensificare l’informazione con i diversi pubblici, selezionati non solo per lingua, ma anche per età, utilizzando tutte le tecnologie offerte dal mercato dell’informazione e che vedono un declino della carta stampata a favore di Internet che, a sua volta, si va specializzando in forme sempre piu' articolate.
Avremo presto un'altra serie del 'Commissario Rex', questa volta dedicata al lavoro che OLAF (l'organizzazione antifrode dell'Unione Europea) va facendo da anni per prevenire e combattere la frode che si manifesta in forme e articolazioni diverse. Lo ha annunciato Alessandro Buttice', portavoce OLAF e organizzatore dell' ottavo seminario della Rete dei Comunicatori Antifrode al termine dei lavori di questa evento che ha visti riuniti nella capitale dello stato di Cipro centinaia di rappresentanti delle forze di polizia, della guardia di finanza, giornalisti, uomini di scienza, esperti mass-mediatici.
Obiettivo del seminario era quello di fare il punto sulle nuove forme di comunicazione che si avvalgono di tecnologie che stanno spingendo la frontiera dell'informazione verso nuovi orizzonti.
La televisione, che oggi resta la regina dei media, pare infatti in un prossimo futuro destinata ad essere superata da altri nuovi mezzi di comunicazione.
I giovani guardano sempre meno la TV e il pubblico televisivo sta diventando ormai un pubblico sempre più composto da adulti se non da anziani.
Si parla di WEB 2 (una rete caratterizzata da una crescente interconnessione tra pubblici diversi), di WIKIS (il successo dell'enciclopedia Wikipedia ne e' la conferma), di telefoni che sono dei veri computer e la cui presenza sul mercato sta modificando le abitudini di milioni di persone nel mondo.
Anche il modo di fare giornalismo sta cambiando velocemente. Lo ha sottolineato Richard Kolko, in rappresentanza del FBI. Oggi le stesse inchieste del FBI sono battute in tempo reale dai blogs che sorgono spontaneamente. È successo quando un paio di anni fa nel campus di Virginia Tech 33 persone sono cadute sotto il fuoco di un folle. E mentre era in corso l'indagine FBI, i blogs degli studenti trasmettevano in tempo reale informazioni e dettagli sull'episodio che aveva sconvolto la loro universita'.
Frode non solo come crimine fiscale ma nelle sue molteplici configurazioni che coinvolgono ad esempio la caccia che si fa in America, grazie a trasmissioni specializzate, a quelli che abusano sessualmente dei bambini e degli adolescenti. Ne ha parlato ampiamente nella sua relazione Oscar Bartoli che ha concluso proiettando una selezione delle trasmissioni fatte da MSNBC.
'To catch a predator' della NBC da anni riesce a catturare pedofili che sono attratti su Internet da messaggi di finti adolescenti. Si recano ad appuntamenti in abitazioni nelle quali sono state sistemate delle telecamere ed al posto della avventura sessuale proibita trovano il giornalista che contesta loro i messaggi pornografici scambiati. Quando escono dall'abitazione vengono catturati dalla polizia.
Le conclusioni del convegno sono state un impegno di OLAF e degli stati membri di intensificare l’informazione con i diversi pubblici, selezionati non solo per lingua, ma anche per età, utilizzando tutte le tecnologie offerte dal mercato dell’informazione e che vedono un declino della carta stampata a favore di Internet che, a sua volta, si va specializzando in forme sempre piu' articolate.
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Video: The story of a doctor "sexual predator"
Cipro: un conflitto mai sopito
Nel 1974 i turchi hanno conquistato con la forza delle armi un terzo dell'isola di Cirpo. Gli altri due terzi si sono costituiti nello Stato di Cipro che ha aderito alla Nato ed e' stato accettato dall'Unione Europea. Da una parte la moneta e' l'euro, dall'altra la lira turca. La zona dell'isola occupata dai turchi comprende il porto di Famagosta che per secoli ha rappresentato il punto di approdo piu' importante del basso Mediterraneo. Non e' un caso che gli inglesi abbiano conquistato l'isola proprio per poter controllare Famagosta dalla quale dipendono i traffici con i paesi del nord Africa, Medio Oriente ed Asia.
La repubblica di Cipro ha saputo utilizzare le risorse messe a disposizione dall'Unione Europea: sono state costruite perfette autostrade e strutture. L'aeroporto internazionale di Larnaka accoglie milioni di turisti all'anno, i siti archeologici sono stati ristrutturati e l'isola gode della sua fama che deriva dal fatto di essere la patria di Afrodite. A Cipro tutti parlano inglese, si guida a sinistra, il reddito e' tra i piu' alti della UE. Il clima generale e' quello di una comunita' internazionale che sa offrire di se' un'immagine moderna, efficiente e proiettata nel futuro.
Ma i greco-ciprioti non dimenticano l'invasione turca e sostsengono che i turchi controllano, grazie al porto di Famagosta, il 75% dell'economia isolana. I giornali turchi stanno rispolverando documenti vecchi di secoli che sostengono essere la terra cipriota in diretta discendenza dall'impero ottomano. Nel settore turco, dove si accede attraverso controlli pedanti alla frontiera, pagamento di 20 euro di tassa assicurativa sulla macchina noleggiata, sporcizia nelle strade, la gente non parla inglese o se, conosce questa lingua, si guarda bene dal darti informazioni. Abbiamo impiegato due ore per trovare il check point che nella meta' turca di Nicosia conduce all'altra parte della citta' in mano ai greco-ciprioti, capitale dello stato di Cipro.
Resta il fatto che per valutare l'opportunita' del contestato ingresso della Turchia nell'Unione Europea la questione cipriota resta al primo punto dell'ordine del giorno e non puo' essere spazzata sotto il tappeto diplomatico affermando che ormai a Cipro prevale la pace.
Frode finanziaria negli USA
Questo e' l'articolo di apertura in prima pagina del New York Times di oggi 19 ottobre 2008.
Il rappresentante FBI all'ottavo Seminario sulla Frode organizzato splendidamente da OLAF nello stato di Cipro dal 12 al 14 ottobre ha sostenuto e anticipato il contenuto di questa inchiesta che mette in evidenza come molte risorse siano state distolte dal 'focus' di problemi interni americani che avrebbero portato poi al dramma finanziario che stiamo vivendo tutti, americani e non americani.
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- October 19, 2008
F.B.I. Struggles to Handle Wave of Financial Fraud Cases
By ERIC LICHTBLAU, DAVID JOHNSTON and RON NIXON
WASHINGTON — The Federal Bureau of Investigation is struggling to find enough agents and resources to investigate criminal wrongdoing tied to the country’s economic crisis, according to current and former bureau officials.
The bureau slashed its criminal investigative work force to expand its national security role after the Sept. 11 attacks, shifting more than 1,800 agents, or nearly one-third of all agents in criminal programs, to terrorism and intelligence duties. Current and former officials say the cutbacks have left the bureau seriously exposed in investigating areas like white-collar crime, which has taken on urgent importance in recent weeks because of the nation’s economic woes.
The pressure on the F.B.I. has recently increased with the disclosure of criminal investigations into some of the largest players in the financial collapse, including Fannie Mae and Freddie Mac. The F.B.I. is planning to double the number of agents working financial crimes by reassigning several hundred agents amid a mood of national alarm. But some people inside and out of the Justice Department wonder where the agents will come from and whether they will be enough.
So depleted are the ranks of the F.B.I.’s white-collar investigators that executives in the private sector say they have had difficulty attracting the bureau’s attention in cases involving possible frauds of millions of dollars.
Since 2004, F.B.I. officials have warned that mortgage fraud posed a looming threat, and the bureau has repeatedly asked the Bush administration for more money to replenish the ranks of agents handling nonterrorism investigations, according to records and interviews. But each year, the requests have been denied, with no new agents approved for financial crimes, as policy makers focused on counterterrorism.
According to previously undisclosed internal F.B.I. data, the cutbacks have been particularly severe in staffing for investigations into white-collar crimes like mortgage fraud, with a loss of 625 agents, or 36 percent of its 2001 levels.
Over all, the number of criminal cases that the F.B.I. has brought to federal prosecutors — including a wide range of crimes like drug trafficking and violent crime — dropped 26 percent in the last seven years, going from 11,029 cases to 8,187, Justice Department data showed.
“Clearly, we have felt the effects of moving resources from criminal investigations to national security,” said John Miller, an assistant director at the F.B.I. “In white-collar crime, while we initiated fewer cases over all, we targeted the areas where we could have the biggest impact. We focused on multimillion-dollar corporate fraud, where we could make arrests but also recover money for the fraud victims.”
But Justice Department data, which include cases from other agencies, like the Secret Service and Postal Service, illustrate the impact. Prosecutions of frauds against financial institutions dropped 48 percent from 2000 to 2007, insurance fraud cases plummeted 75 percent, and securities fraud cases dropped 17 percent.
Statistics from a research group at Syracuse University, the Transactional Records Access Clearinghouse, using somewhat different methodology and looking only at the F.B.I., show an even steeper decline of nearly 50 percent in overall white-collar crime prosecutions in the same period.
In addition to the investigations into Fannie Mae and Freddie Mac, the F.B.I. is carrying out investigations of American International Group and Lehman Brothers, and it has opened more than 1,500 other mortgage-related investigations. Some F.B.I. officials worry privately that the trillion-dollar federal bailout of the financial industry may itself become a problem because it contains inadequate controls to deter fraud.
No one has suggested that a quicker response would have averted the mortgage meltdown, but some officials said a faster reaction might have deterred more of the early schemes that seized on loose federal lending regulations.
“They were very late to the game,” Representative Zoe Lofgren, a California Democrat who has quarreled with the F.B.I. over its financing priorities, said of the bureau’s response to the mortgage crisis. “They were not on top of this, and they’re just now starting to really do something.”
Republicans and Democrats in Congress are pushing for a more aggressive response by the F.B.I. Representatives Mark S. Kirk, an Illinois Republican who sits on the House appropriations committee, and Chris P. Carney, a Pennsylvania Democrat, called on Congress to triple the F.B.I.’s financing for financial crimes investigations.
“To fix our system and prevent a repeat of the events we now see,” they wrote in a letter this month to Robert S. Mueller III, the F.B.I. director, “we have got to set an example by bringing the full might of federal law enforcement against the people who illegally profited or destroyed companies at the expense of our country.”
In public, Mr. Mueller has said that the bureau is doing more with less, when it comes to criminal prosecutions. And Justice Department officials have repeatedly asserted the administration’s commitment to fight violent and white-collar crime even as they have not provided the bureau additional resources.
But current and former officials say Mr. Mueller has lost a behind-the-scenes battle with the Justice Department and the Office of Management and Budget to replenish the criminal ranks.
Interviews and internal records show that F.B.I. officials realized the growing danger posed by financial fraud in the housing market beginning in 2003 and 2004 but were rebuffed by the Justice Department and the budget office in their efforts to acquire more resources.
“The administration’s top priority since the 9/11 attacks has been counterterrorism,” Peter Carr, a Justice Department spokesman, said. “In part, that’s reflected by a significant investment of resources at the F.B.I. to answer the call from Congress and the American public to become a domestic intelligence agency in addition to a law enforcement agency.”
From 2001 to 2007, the F.B.I. sought an increase of more than 1,100 agents for criminal investigations apart from national security. Instead, it suffered a decrease of 132 agents, according to internal F.B.I. figures obtained by The New York Times. During these years, the bureau asked for an increase of $800 million, but received only $50 million more. In the 2007 budget cycle, the F.B.I. obtained money for a total of one new agent for criminal investigations.
In 2004, one senior F.B.I. official, Chris Swecker, warned publicly that a flood of fraudulent mortgage deals had the potential to become “an epidemic.” Yet the next year, as public warnings about fraud in the subprime lending markets began to approach their height, the F.B.I. had the equivalent of only 15 full-time agents devoted to mortgage fraud out of a total of some 13,000 agents in the bureau.
That number has grown to 177 agents, who have opened 1,522 cases. But the staffing level is still hundreds of agents below the levels seen in the 1980s during the savings and loan crisis.
F.B.I. officials said they had had no choice but to make the cuts in the criminal division, which they said were necessary to expand the bureau’s national security effort, particularly in the wake of criticism of the bureau’s performance in failing to detect the Sept. 11 plot.
In white-collar crime, they said the bureau has given up only lower-level cases of marginal significance that might have never been prosecuted anyway. They say they have focused the available criminal resources on public corruption and other difficult crime issues in which the F.B.I. can make a unique contribution.
“We only had a finite number of white-collar crime agents available to address the threat that mortgage fraud posed,” said Joseph Ford, who retired from the F.B.I. this year and once served as its chief financial officer.
The Justice Department is relying more than ever on the state and local authorities to pick up the slack through joint task forces. And private investigators say that companies victimized by fraud are turning to them in increasing numbers because they are unable to attract much attention from the F.B.I. anymore.
In some instances, private investigative and accounting firms are now collecting evidence, taking witness statements and even testifying before grand juries, in effect preparing courtroom-ready prosecutions they can take to the F.B.I. or local authorities.
“Anytime you bring to the F.B.I. a case that is thoroughly investigated and reduce the amount of work for investigators, the likelihood is that they will take the case and present it for prosecution,” said Alton Sizemore, a former F.B.I. agent who is a fraud examiner for Forensic Strategic Solutions in Birmingham, Ala.
One American company facing extortion demands last year from a computer hacker used private investigators from the Kroll firm to do much of the legwork in the case as the F.B.I. monitored and directed the situation behind the scenes, said Daniel Karson, executive managing director for Kroll. The private investigators even went undercover and set up a sting operation that led them to Germany, where the authorities made an arrest.
Mr. Karson said the F.B.I. no longer had the resources to take on such lower-level cases by itself. “When you come in with a garden variety, plain vanilla crime, you may have to stand in the queue,” he said.
Some critics question whether the shift indicates not just a lack of resources, but a lack of interest by the Bush administration.
After the collapse of Enron in 2002, the Justice Department moved aggressively against corporate fraud — too aggressively, in the view of some people within the administration. It set up a national task force to tackle the problem, garnered hundreds of convictions at companies like WorldCom, Adelphia and Enron, and forced the closure of Arthur Andersen, the accounting firm, for its role in the Enron collapse.
But several former law enforcement officials said in interviews that senior administration officials, particularly at the White House and the Treasury Department, had made clear to them that they were concerned the Justice Department and the F.B.I. were taking an antibusiness attitude that could chill corporate risk taking.
Justice Department officials said political pressures had never influenced the way prosecutors approached corporate cases. But the department’s approach has become noticeably more tempered in the last several years.
This spring and summer, as public concerns about the subprime mortgage crisis were growing, Attorney General Michael B. Mukasey rejected repeated calls for the creation of a national task force like the one used after the Enron collapse. The attorney general likened the problem to “white-collar street-crime” that could best be handled by individual United States attorneys’ offices.
In the last four years, the Justice Department has scored fewer of the big-name prosecutions that marked President Bush’s first term in office. Even when investigations have pointed to corporate wrongdoing, the Justice Department has agreed, in dozens of cases in the last four years, to “deferred prosecutions" that allowed companies to pay fines in order to avoid criminal prosecution.
Paul J. McNulty, who served as deputy attorney general under Alberto R. Gonzales, said the complexity of white-collar investigations and the shortage of investigators had driven a decline in high-profile cases.
“There’s no question that the department has been stretched thin when it comes to resources generally, and that has affected white-collar enforcement in a variety of areas,” Mr. McNulty said in an interview.
“What happened is that the first years after the Enron collapse, there were some very high profile, noticeable cases — the low-hanging fruit — that gave Justice the opportunity to rack up some very big wins,” he said. “Those cases played themselves out and it became tougher to find those big cases.”
Arieccomi!
Cari Amici, Nemici e Indecisi:
riprendo ad aggiornare il mio blog dopo una settimana passata a Cipro dove ero uno dei relatori ad un seminario internazionale organizzato da Olaf, la struttura antifrode dell'Unione Europea. Appena ripreso dai fusi vi raccontero' un po' di cose.
Cordiali saluti.
Oscar
riprendo ad aggiornare il mio blog dopo una settimana passata a Cipro dove ero uno dei relatori ad un seminario internazionale organizzato da Olaf, la struttura antifrode dell'Unione Europea. Appena ripreso dai fusi vi raccontero' un po' di cose.
Cordiali saluti.
Oscar
Un gentile lettore ci scrive dall'Italia
Anonymous has left a new comment on your post "La Casa Bianca smentisce Berlusconi. Bella figura!...":
Le sue sono tutte stronzate ....vecchio comunista che vive negli stati uniti con la pensione italiana........vergogna . Dove le paga lei le tasse...........
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Caro e coraggioso Anonymous:
non sono mai stato comunista. Anzi dei compagni di allora conservo ancora sulla pelle le cicatrici delle percosse che mi hanno dato quando ero consigliere comunale del Partito Liberale a Firenze.
Quanto a quelle che lei definisce con tipica educazione italiana 'stronzate' si tratta di articoli pubblicati dai principali media americani. Forse lei non conosce l'inglese e non capisce cosa dicono di noi.
Quanto alle tasse voglio rassicurarla: le pago tutte in America sino all'ultimo cent ed anticipate. Spero che anche Lei e la maggioranza degli italiani faccia lo stesso con il Fisco del Bel Paese.
Le auguro tutto il bene possibile.
Oscar Bartoli
Le sue sono tutte stronzate ....vecchio comunista che vive negli stati uniti con la pensione italiana........vergogna . Dove le paga lei le tasse...........
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Caro e coraggioso Anonymous:
non sono mai stato comunista. Anzi dei compagni di allora conservo ancora sulla pelle le cicatrici delle percosse che mi hanno dato quando ero consigliere comunale del Partito Liberale a Firenze.
Quanto a quelle che lei definisce con tipica educazione italiana 'stronzate' si tratta di articoli pubblicati dai principali media americani. Forse lei non conosce l'inglese e non capisce cosa dicono di noi.
Quanto alle tasse voglio rassicurarla: le pago tutte in America sino all'ultimo cent ed anticipate. Spero che anche Lei e la maggioranza degli italiani faccia lo stesso con il Fisco del Bel Paese.
Le auguro tutto il bene possibile.
Oscar Bartoli
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