Era il 1995, mi sembra maggio, circa mezzogiorno. Camminavo con mia moglie e Max, mio figlio, sulla Quinta Strada a New York, in attesa di andare in un ristorante per il lunch. Da poco nominato direttore IRI per gli Stati Uniti.
Passiamo davanti all'ingresso di un albergo. Una voce scandisce: "Oscar Bartoli!".
Mi giro e vedo un signore di pelle nera vestito con al suo fianco una gran bella donna, anche lei elegantemente fasciata in un completo antracite.
Mi avvicino sorridendo. Il Tale mi guarda e dice: "Ovvia: tu 'un mi rihonosci?! So' Roberto Havalli. Quello della moda!"
Imbarazzato per la mia mancata percezione di uno dei piu' grandi personaggi della high couture italiana, mi scuso con Cavalli che continua nei ricordi: "Noi ci siamo honosciuti quando io ero un ragazzo e venivo a ballare nei locali della periferia di Prato dove tu suonavi e cantavi con la tua orchestra!"
E l'incontro si chiude cosi' con un abbraccio, mentre Eva la moglie sorride divertita.
Questo episodio americano ci e' tornato alla mente leggendo la bella intervista fatta a Cavalli da Antonella Amapane su La Stampa.
Ne viene fuori l'immagine di un uomo rinascimentale come si dice qui negli States, che guida il suo elicottero come se fosse la bicicletta, sorprende tutti con le sue collezioni, nonostante i 68 anni e' sempre alla ricerca del nuovo e della provocazione, sta per aprire un grande shop a Parigi in Rue Faubourg St. Honoré, nonostante la crisi che sta mordendo soprattutto il lusso italiano.
A New York per presentare il suo libro «Flowers and fighter» (dedicato al 'vale tudo', la lotta brasiliana a mani nude) con le immagini scattate da Michael Roberts per celebrare i suoi dieci anni di moda maschile, Roberto Cavalli e' uno dei pochi creatori di moda eterosessuale e innamorato della moglie Eva alla quale riconosce il gran merito di essere la sua meta' 'pragmatica'.
E lo diciamo non perche' animati da omofobia (figurarsi !) ma perche' siamo stanchi dello sfruttamento della propria inclinazione sessuale di altri stilisti che diventa troppo spesso un'arma di aggressione dell'opinione pubblica tanto per fare un po' di scandalo fotografico.
Roberto Cavalli e' blindato da stuoli di press agents e cosi', il nostro ricordo giovanile, sicuramente non riuscira' a superare il muro dell'idifferenza professionale di chi crede di proteggerlo.
Da questo blog e dalla Capitale degli Stati Uniti gli inviamo comunque questo saluto cordiale cementato da un lontano ricordo e il ringraziamento per essere uno dei pochi italiani che fa parlare della sua Nazione in termini ammirati. Un vero Ambasciatore.
Oscar Bartoli
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