A costo di diventare patetico! – g.c. - Chi vince ha sempre ragione. E aumenta il numero di coloro che salgono sul carro del vincitore. Peccato che lo faccia anche qualcuno che ritenevo al disopra di ogni sospetto. Ma io non ho la coda di paglia come la sinistra e per questo credo di potermi permettere di insistere sulle mie convinzioni e… previsioni. Non ho mai discusso sulle capacità manageriali di Berlusconi, soprattutto la sua abilità di trovare uomini capaci di gestire al meglio nelle peggiori situazioni. In questo credo superiore – oltre tutto perché più spregiudicato - anche a Gianni Agnelli (senza averne lo stile, ovviamente!). Il problema di Berlusconi è che, risolti i problemi suoi e della famiglia, ha deciso di passare alla Storia come grande imprenditore prestato alla politica, alla pari di Cavour, anche di più, perché questi doveva pur riconoscere la potestà del Re.
Condivido sostanzialmente l’analisi del prof. Morra, e mi sforzo anche di capirne il realismo quando, dall’alto della sua cultura, abbinata a una lunga esperienza pratica nella vita politica, con “cinico” realismo giudica benignamente Berlusconi: “la scelta politica non è mai un bene assoluto”, si giustifica. E, prendendo a prestito Hegel – c’è qualcuno che non l’ha mai fatto? Ricordo una riuscita conferenza del filosofo Lucio Colletti, che abilmente dimostrò il suo distacco da Marx nel segno della sua fedeltà a Hegel – osserva che “il reale è razionale”, pur negando che “razionale significhi sempre giusto”, forse ancor meglio “equo”, aggiungo io, ricordando vagamente Hobbes. Fuori dalla filosofia professionale, si potrebbe osservare, però, che il “compromesso non deve mai intaccare i principi”, se ci sono.
Di Berlusconi, comunque, continua a non piacermi il suo imbroglio interpretativo della Storia, non lasciandomi ingannare dalla spettacolarità delle sue azioni, nonché dall’abilità con cui fa sembrare gli sprechi opportune occasioni di risparmio. L’ultima, del rinvio del referendum a una data diversa da quelle delle lezioni europee, checché ne dicano i suoi improvvisati estimatori, è piuttosto vergognosa e abbastanza puerile: ora è di moda dare la colpa a Bossi. Già lo è stato per la legge sul federalismo fiscale (sic!), che ha mantenuto l’istituto della provincia con tutti i suoi costi partitici. E a questo punto, rimanendo dell’idea che non c’è nessuna intenzione di fare le riforme, in ciò d’accordo con tutto il sistema dei partiti e dei sindacati - e penso pure della Chiesa -, presumo che si arriverà alla fine della legislatura avendo semplicemente aumentato il già impressionante (?) deficit pubblico. Quando Berlusconi parla di risorse disponibili, vorrei che spiegasse di quali miracoli è capace se, a fronte di una sensibile diminuzione delle entrate (colpa della crisi economica), la spesa pubblica, senza riforme, continua ad aumentare e in più si è aggiunto l’extra del terremoto abruzzese. Da sempre, purtroppo, i Governi si servono di espedienti contabili per far figurare quello che non è. Bisogna attendere il cambio della guardia a Palazzo Chigi per sapere quali sono stati questi trucchetti: qualcuno resta nascosto o è invano denunciato dalla Corte dei Conti, perché ritenuto contabilmente corretto, meglio ancora, aggiungo io, perché funzionale all’italica cultura amministrativa, che ancora s’ispira tremendamente a quella dello Stato pontificio, avendo cancellato tutti i benefici ricevuti da quella austro-ungarica nella quale si era acculturato Carlo Cattaneo. La copertura, in tempi reali, del gravoso deficit dell’Inps è un esempio: a motivo di un oramai irrefrenabile ricorso alla Cassa integrazione (a marzo +925% rispetto allo stesso mese del 2008, nel trimestre +589%), a fine anno il massimo organismo assistenziale nostrano avrà accumulato un enorme passivo, che, prima o poi, dovrà sommarsi al passivo generale dello Stato.
Spiace perdere, strada facendo, il “sollievo” di persone verso le quali era rimasta fiducia - già sono poche! -, vedi Mario Segni, scomparso dopo, il suo ultimo atto, il Referendum sull’abrogazione di parte della legge elettorale, che però ho appoggiato solo nella speranza che il Parlamento provvedesse a "fare" una legge decente. La qual cosa,ovviamente, non è avvenuta. Qualcun altro, però, importante per dare un po’ di fiato a questa sommessa opinione pubblica, accetta l’ impopolare ruolo della coscienza critica che condanna in blocco tutto il sistema politico, perché evidentemente anche – soprattutto – ritiene che i compromessi di Berlusconi intacchino gravemente i principi: Beppe Severgnini ha dichiarato pubblicamente di non andare a votare alle prossime elezioni europee, per un senso di "irrefrenabile schifo" (traduco la sua motivazione). La compagnia è di buon auspicio. Gianni Celletti
Nel 1998 uscì da Donzelli un libro di Alfonso Berardinelli per molti versi straordinario, si intitola "Autoritratto italiano. Un dossier letterario 1945-1998".
Il primo testo, dopo un'introduzione di Berardinelli, è di Elsa Morante, eccone la parte conclusiva.
Prova a sostituire Mussolini con un politico italiano del nostro quotidiano, ti viene in mente qualcuno?
Come si può facilmente intuire non è l'individuo il problema, ma la comunità in cui l'individuo agisce, se la parte "consentita" in commedia è sempre la stessa.
[...] Perché il popolo tollerò o favorì e applaudì questi delitti? Una parte per viltà, una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse o per machiavellismo. Vi fu pure una minoranza che si oppose; ma fu così esigua che non mette conto di parlarne. Finché Mussolini era vittorioso in pieno, il popolo guardava i componenti questa minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel migliore dei casi come dei fessi (parola nazionale assai pregiata dagli italiani).
Si rendeva conto la maggioranza del popolo italiano che questi atti erano delitti? Quasi sempre, se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosiffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere, anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo "tornaconto.
Mussolini, uomo mediocre, grossolano, fuori dalla cultura, di eloquenza alquanto volgare, ma di facile effetto, era ed è un perfetto esemplare e specchio del popolo italiano contemporaneo. Presso un popolo onesto e libero, Mussolini sarebbe stato tutto al più il leader di un partito con un modesto seguito e l'autore non troppo brillante di articoli verbosi sul giornale del suo partito. Sarebbe rimasto un personaggio provinciale, un po' ridicolo a causa delle sue maniere e atteggiamenti, e offensivo per il buon gusto della gente educata a causa del suo stile enfatico, impudico e goffo. Ma forse, non essendo stupido, in un paese libero e onesto, si sarebbe meglio educato e istruito e moderato e avrebbe fatto migliore figura, alla fine.
In Italia, fu il Duce. Perché è difficile trovare un migliore e più completo esempio di Italiano.
Debole in fondo, ma ammiratore della forza, e deciso ad apparire forte contro la sua natura. Venale, corruttibile. Adulatore. Cattolico senza credere in Dio. Corruttore. Presuntuoso. Vanitoso. Bonario. Sensualità facile, e regolare. Buon padre di famiglia, ma con amanti. Scettico e sentimentale. Violento a parole, rifugge dalla ferocia e dalla violenza, alla quale preferisce il compromesso, la corruzione e il ricatto. Facile a commuoversi in superficie, ma non in profondità, se fa della beneficenza è per questo motivo, oltre che per vanità e per misurare il proprio potere. Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob, e rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro ammirazione lo sollecita. Come la cocotte che si vende al vecchio e ne parla male con l'amante più valido, così Mussolini predica contro i borghesi; accarezzando impudicamente le masse. Come la cocotte crede di essere amata dal bel giovane, ma è soltanto sfruttata da lui che la abbandonerà quando non potrà più servirsene, così Mussolini con le masse. Lo abbaglia il prestigio di certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora la sostanza delle cose; pur ignorandole le dìsprezza o non cura, in fondo, per egoismo e grossolanità. Superficiale. Dà più valore alla mimica dei sentimenti, anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare. Gli si confà la letteratura amena (tipo ungherese), e la musica patetica (tipo Puccini). Della poesia, non gli importa nulla, ma si può commuovere a quella mediocre (Ada Negri) e bramerebbe forte che un poeta lo adulasse. Al tempo delle aristocrazie, sarebbe stato forse un Mecenate, per vanità; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo. Non capisce nulla di arte, ma, alla guisa di certa gente del popolo, e incolta, ne subisce un poco il mito, e cerca di corrompere gli artisti. Si serve anche di coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti, i sinceri, gli intelligenti poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al bando. Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com'è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte; giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s'immagina di essere il personaggio che vuole rappresentare.
Caro Oscar,
io non ho mai usato la frase "Magari fossi Lei!".
Io sono me stessa, ho molta considerazione e autostima di me, perchè dovrei essere qualcun'altro/a?
Buona giornata
Elisabetta
difedeeli@libero.it
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Magari...fosero tutte come Lei.
Cordiali saluti
Oscar
Caro Oscar,
'Italia e' un paese che ha nel suo DNA una forte componente di fascismo (nero o rosso che sia), in cui vale lo sport di correre in aiuto del vincitore e di cambiare casacca al primo stormire di vento.
Mi meraviglio che tu abbia scritto questa frase. Che Dio e gli italiani ti perdonino, io NO.
annamaria Lelli
E io neppure.
Brunella N. Dutton
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Lei avrebbe dovuto dire 'Molti Italiani" e non 'L'Italia" , che comprende anche me e i molti per i
quali la sua descrizione e' veramente offensiva.
Fra l'altro, si rende conto che in quell'Italia e' incluso anche Lei?
Brunella Notarmarco Dutton
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Mi dispiace per gli animi nobili come Lei e come me, ma l'Italia intesa nella sua generalità ha i vizi di fondo descritti e denunciati da penne certo migliori della mia.
A cominciare da Dante.
Stiano bene
O B
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Egregio,
credo che per qualche "contatto" mediatico mi sia indebitamente giunto il suo messaggio.
E' simpatico, arguto e divertente e quindi la ringrazio comunque.
Non sono però d'accordo sulla risposta:
Oltre al cambio di casacca (condivido e se ne dovrebbe parlare ogni 25 qprile ...!) è tutto, purtroppo, molto più triste.
Perché:
1) L'italiano nasce suddito e non cittadino e come tale previlegia il proprio orticello invece di fare il salto di qualità e pensare, magari anche solo qualche volta, alla "cosa comune",
2) è comodo mantenere un intero popolo in questo humus sottoculturale (pensiamo a cosa è stato demolito della nostra scuola a tutti i livelli ...e da chi!); in tal modo l'italiano mediio non pensa affatto, non cresce e si auto-obnubila a colpi di grande fratello, di invasioni barbariche, di giochetti milionari dove tutto pare bello e facile: di conseguenza l'italiano è rimasto al panem et circenses e non evolve in pensieri più alti,
3) è utile (a qualcuno, pochi ... oligarchia?) manovrare questo insieme di persone che credono di poter decidere dei propri destini mentre invece altri gliel'hanno già tracciato limitando così la loro libertà e quella delle future generazioni, altri cui loro stessi plaudono quotidianamente (di destra e di sinistra che siano!") senza rendersi conto di dove vanno e di cosa costruiscono,
4) si continua a guardare al passato non per apprendere e procedere nel futuro ma per analizzare e disperdersi in diatribe vecchie e rancori che ancora non si è stati capaci (o non si è voluto perché utile a qualcuno?) risolvere e seppellire: dopo oltre sessant'anni si continuano ad evocare i fantasmi di fascismo e comunismo, si sente il bisogno di richiamare ogni due per tre i valori della resistenza (con la "r" minuscola una volta tanto ...); ma se questo retaggio fosse effettivamente patrimonio comune ci sarebbe bisogno di ricordarlo così spesso ?,
5) è stata creata una macchina politica per cui il potere resta strettamente nelle mani del sistema; al sistema (regime?) si può accedere solo sottomettendosi a regole non scritte di autoconservazione e "solidarietà parlamentare" ampiamente condivise in tutto l'arco partitocratico ("costituzionale" ormai stona un po' ...),
6) se ci pensa bene (i suoi passati IRI le avranno certamente dato conoscenze ADEGUATE per il riscontro e certamente saprà chi l'ha affossata !) non si amministra più ma si è in perenne campagna elettorale, continuando nella ossessiva ricerca del consenso a scapito della gestione.
7) ... si potrebbe proseguire !
Tutto questo e molto di più, Berlusconi (ed una nutrita schiera di suoi consiglieri ben pagati e ben scelti - anche questa capacità non è secondaria) l'ha capito e l'ha scientemente utilizzato a proprio vantaggio; non dimentichiamo da dove viene e che agli esordi, intanto che cantava sulle navi vendeva anche elettrodomestici porta a porta (un amico ha il libretto della vecchia lucidatrice con il timbro "SILVIO BERLUSCONI" ecc.).
Rispetto a tutti gli altri (non illudiamoci, non sono migliori !) il vantaggio di Berlusconi (che non mi sta particolarmente simpatico ...), il suo indiscusso merito, è stato quello di utilizzare in politica le "marce" che si usano nell'imprenditoria con tutto il corredo di scelte strategiche, tecnicismi e lungimiranza che sia gli avversari che gli alleati, i quali non hanno i suoi tracorsi, forse non nemmeno conoscevano.
Resta l'handicap che Berlusconi ha fatto tanti soldi e molto, troppo in fretta ...
I vecchi Signori dicevano: "Ci vogliono sette (biblico) generazioni per fare un Signore ... e poi non è detto che si riesca!"
Cosa vuole, per Berlusconi (e tanti altri) siamo alla prima, seconda generazione ...
Non è una questione di nobiltà di nascita: è una questione di valori insegnati, assimilati, tramandati e vissuti, apertamente, coraggiosamente, disinteressatamente, nel quotidiano, anche quando non fa comodo o non ci è utile, dando magari l'esempio ...; è una questione di etica !
E non c'è nulla da fare: ci vuole del tempo !
Tutti, anche chi scaglia il primo blog, hanno il dovere di farsi un pizzico di esame di coscienza e, se veramente vogliono migliorare la società, impegnarsi a riportare un po' di etica dove la loro voce può essere intesa ... per esempio fra i diplomatici di altri paesi, nello svolgimenti degli incarichi qualificati che ricoprono.
E' ormai una questione di coscienza, perché le istituzioni sono sempre più impotenti di fronte all'egoismo dilagante insegnato come regola a tutti i livelli e poi ... scientemente praticato.
Tanto per essere pratici bisogna insegnare ai nostri figli che a volte si deve rinunciare al successo e al profitto, alla carriera, se questo va contro la giustizia o contro il "bene comune"; per chi ha figli grandi, prima di protestare, c'è da chiedersi se è stato sempre fatto ...
Solo così si potranno spiazzare i Berlusconi del mondo ed avviare il medesimo verso una convivenza migliore.
Comunque ai diplomatici che incontra, parli bene degli italiani: ricordi, se appena Le sarà possibile, tutti quelli che, per una Italia più rispettata, libera e prospera, con umile laboriosità e senso del dovere hanno dato fantasia, imprenditorialità e, anche se spesso mal guidati, vita ... (oggi è il 24 maggio).
Volevo scrivere due righie e mi è scappata la tastiera ... mi scusi.
Buona giornata e cordiali saluti
Giacomo della Volta
Ingegnere in Milano
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