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Greenspan: "L'allocazione politica delle risorse ha fallito il suo obiettivo".

Riceviamo da Guido Colomba (Roma) e volentieri pubblichiamo

(The Financial Review) Alan Greenspan, il controverso ex presidente della Fed, torna sulla scena sostenendo che per avere le migliori chance possibili di perfezionare la crescita economica a livello mondiale "dobbiamo continuare a fare affidamento sulle forze del mercato privato di allocare capitale e altre risorse". Vi sono soluzioni alternative? Greenspan afferma: " L'allocazione politica delle risorse, ampiamente sperimentata, ha fallito il suo obiettivo". Altrettanto inquietanti le sue previsioni sui tassi di interesse e sull'inflazione. "I tassi reali d'interesse saliranno ancora per l'esigenza di dover finanziare l'aumento del deficit", anche tenuto conto delle incertezze legate alle previsioni di spesa per "Medicare". Storicamente gli Stati Uniti per limitare il rischio di un'inflazione distruttiva, si sono sempre affidati a una "soluzione cuscinetto" da interporre tra il deficit federale e le misure per erogare prestiti. Le attuali previsioni di nuovo debito, sottolinea l'ex presidente della Fed, "spingeranno l'America pericolosamente alla soglia massima teorica di prestito". Ma se, di conseguenza, i tassi di interesse a lungo termine dovessero collocarsi a livelli molto alti, “i prezzi delle azioni - se la Storia ha insegnato qualcosa - rimarranno frenati". Sempre sulle Borse, Greenspan sostiene che esse hanno ancora un ruolo rilevante nel ciclo economico: "Se gli indici dovessero tornare ai minimi di inizio primavera la ripresa verrebbe pregiudicata". Nulla viene detto sull'esigenza di controllare le bolle finanziarie all'origine di questa catastrofe mondiale. L'intervento di Greenspan, ritenuto il vero sostenitore di Bush, pone due interrogativi. Primo. La sua posizione riflette quella degli interessi forti che osteggiano la politica economica di Obama? Secondo. Queste idee coincidono con le posizioni prevalenti in Europa (Italia compresa) visto che il rapporto de Larosiere si limita ad auspicare il controllo degli strumenti Cds lasciando fuori dai controlli i mercati Otc (over the counter) dove primeggiano i derivati? Alessandro Penati, su Repubblica, definisce questa posizione "il lato oscuro dei mercati" che riflette l'enorme potere di poche grandi banche che li hanno creati e li controllano. "Concentrando al proprio interno le negoziazioni -scrive Penati - riescono a spuntare margini elevati, acquistano una grande forza contrattuale nella determinazione dei prezzi e possono creare la leva che vogliono". In Europa, grazie alla mal gestita direttiva Mifid, le banche possono organizzare e gestire, in diretta concorrenza con le Borse, propri mercati interni dove effettuare grandi transazioni in forma anonima e senza trasparenza di prezzo con il rischio di un nuovo contagio tra mercati finanziari e banche. Il problema riguarda anche l'Italia dove le banche, pur poco esposte ai derivati, li hanno venduti massicciamente per conto delle grandi banche estere a risparmiatori, enti locali e imprese. Con buona pace della trasparenza. Nella riforma Obama, appena annunciata, dovrebbe essere vietata la vendita di strumenti derivati ove i mercati Otc non siano soggetti agli stessi controlli degli altri mercati regolamentati. Di certo l'aspirazione di Tremonti al "legal standard" necessita innanzitutto di precise regole nei confronti delle Authorities nazionali (Banca d'Italia e Consob).

Fonte: (Rassegna Finanziaria n.482, 27/6/2009 ore 14:01) Copyright 2009

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