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Lo scontro tra Biden e Ryan


 
 
Seguendo in HD Biden e Ryan dobbiamo riconoscere che si è trattato di un confronto finito in parità.
Ma siccome qui in America la gente viene inflenzata prima di tutto dal ‘body language’ dobbiamo confessare che Joe Biden ci ha un po’ infastidito con quel suo reiterato sorridere e ridere con la sua sfolgorante dentiera. Così come ci ha dato noia il continuo interrompere l’avversario mentre parlava.
Comprendiamo bene che si trattava di una scelta fatta dalla regia del suo team dopo la disastrosa performance del suo boss il 3 ottobre. Il rappresentante democratico aveva “l’obbligo’ in questo dibattito di recuperare in termini di energia per far scordare i suoi 70 anni suonati e la precedente moscia esibizione di Obama.
Quanto a energia Biden ne ha spesa molta. Forse troppa. Il suo giovane avversario è riuscito a ritagliarsi un’immagine che non usava la stessa tecnica, proprio per non essere accusato di mancare di rispetto di fronte ad un attempato professionista della politica.
Per quanto riguarda invece la sostanza delle risposte date all’ottima giornalista, Martha Raddatz di ABC che moderava il dibattito, Joe Biden ha dimostrato grande sicurezza e profonda preparazione contestando con fatti e risposte pertinenti le affermazioni del 42nne Paul Ryan che parlava recitando a memoria quanto gli avevano insufflato durante le interminabili sedute di training alle quali i due candidati sono stati sottoposti dai rispettivi team. I primi risultati nel momento in cui scriviamo nella notte del 11 ottobre sono lievemente a favore del giovane Ryan nei confronti del vicepresidente Biden. Ma si tratta di un minimo vantaggio per cui sarà forse più corretto sostenere che il dibattito si è concluso in parità. Non sappiamo con quale effetto sugli elettori indecisi degli stati indecisi. Quanto al fattore ‘likable’, ovvero se uno è piu' piacione dell’altro la sta vincendo Paul Ryan.
Le elezioni non vengono vinte dal dibattito dei candidati alla vicepresidenza ma dal confronto-scontro tra Obama e Romney. Tutto il resto è frittura mista che non sposta masse di voti.
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Egregio Oscar, a Lei che e' un attentissimo osservatore della politica americana non sara' sfuggita una confusa risposta data dal Vice presidente alla moderatrice della ABC durante il recente dibattito televisivo.
Mi riferisco alla interessante domanda sulla situazione in Siria. La moderatrice afferma che il Presidente Obama aveva giustificato l'intervento in Libia al fine di evitare una carnage, che 'e un termine piu' incisivo della nostra carneficina. Domandava quindi come mai nel caso della Siria non si adottasse la medesima strategia. 
Il V.P. risponde affermando che si tratta di una nazione 5 volte piu' grande con un quinto della popolazione senza fornire altre spiegazioni, lasciando quindi all'ascoltatore di trarre le conclusioni. 
Innanzitutto la Libia ha una superficie di ben 10 volte quella della Siria, per cui dare dei numeri cosi' a casaccio fa subito sospettare che tutti gli altri numeri enunciati nel dibattito riguardo a tasse, sanita', education, difesa possano esser stati travisati. 
Ma e' la contraddizione nel senso della risposta che lascia quantomeno perplessi. 
Ma come, si interviene con bombardamenti tipo Dresda o Vietnam in un paese cosi' vasto dove la polazione e' di soli 6 milioni, tra l'altro sparsa, con la scusa di evitare una guerra civile con conseguenti carneficine e non si dovrebbe adottare lo stesso criterio in una nazione dove la polazione e' di ben 25milioni di abitanti ed una guerra civile avrebbe conseguenze epocali.
Basti pensare ai recenti interventi militari in Somalia o tempo fa in Sierra Leone. 
Mi pare di capire che Lei sia favorevole al governo democratico e che quindi forse possa esser indulgente nei confronti del V.P. ma essendo un gran giornalista sono certo che sara' obiettivo nel leggere lo transcript del dibattito e farmi conoscere la sua interpretazione del passaggio in questione.

Grazie e cordiali saluti

belluso

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