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Terza Repubblica, con quali regole?


                                                  di Guido Colomba


 Pietro Ichino:” Senza Monti la Bce non avrebbe mai potuto salvare l’euro”. I primi sondaggi danno Monti al 20-22%
(The Financial Review Anno 50 - n. 725) 

L'agenda di Monti pone un interrogativo immediato. Siamo in presenza del nuovo modello della Terza Repubblica? In tal caso quali sono le regole di funzionamento? In prima battuta si può dire che la "scelta nobile" di indicare soluzioni di principio, del tutto condivisibili, senza però entrare nei dettagli appare rivolta proprio a questo obiettivo per evitare le deludenti esperienze governative di Prodi. Per ora Bersani, in giro per l'Europa, non sembra voler chiarire le contraddizioni interne sulle ricette di politica economica e industriale. Inoltre Alesina e Giavazzi, sul "Corriere" di oggi, contestano l'"agenda" Monti e chiedono di ridurre "il perimetro dello Stato" con vere liberalizzazioni e meno imprese pubbliche. Vi è esplicita la critica al crescente ruolo di Cassa Depositi e Prestiti che, dicono, dovrebbe semmai essere privatizzata. Sotto tiro anche la spending review che ha ridotto le spese pubbliche di 12 miliardi nel 2012 e altri 12 previsti nel 2013. Per tornare alla pressione fiscale del 33% negli anni '70 occorre, secondo Alesina-Giavazzi, una riduzione della spesa pubblica di ben 240 miliardi. Il dibattito oramai è chiaro e si divide tra innovatori e conservatori, non più tra destra e sinistra. Monti ha costruito una alternativa democratica lasciando fuori le estreme. Inoltre i dati di Giavazzi portano acqua al mulino di Monti poiché confermano che per riformare lo Stato ripulendolo dalle scorie dello sperpero pubblico occorre un lavoro imponente che richiede tempo. Ecco perché vi è una crescente contrapposizione tra chi punta, come Monti, ad una strategia europea sempre più convergente e chi invece ritiene questa politica dannosa e addirittura all'origine della crisi. I primi sondaggi (intorno al 20-22%) sembrano dare ragione alla "salita" in politica del professore. La classe media, forte di 24 milioni di elettori, comincia a gradire i principi riformatori di Mario Monti. Ha capito che il professore della Bocconi è una persona seria e affidabile anche se è stato costretto a imporre sacrifici agli italiani per evitare il fallimento del Paese. Il giuslavorista Pietro Ichino, che ha lasciato il Pd a favore di Monti, ha detto oggi a Radio 24 che senza il lavoro svolto dal governo la Bce non avrebbe mai potuto fare gli interventi (mille miliardi) a difesa dell'euro nèla Germania avrebbe mai autorizzato il Fondo salva-stati e l'unione bancaria europea. Significativo il dibattito sull'economista, premio Nobel, Paul Krugman molto critico (11 dicembre) sulle politiche dei governi europei (Monti compreso). Ma lo stesso Krugman afferma che (1) non si esce dalla crisi senza investimenti, anche attraverso la spesa pubblica; (2) le diseguaglianze frenano la crescita; (3) nella stagnazione le imprese aumentano i profitti a danno dei salari dei lavoratori. Ebbene, a voler leggere con attenzione, nell'agenda Monti questi stessi principi appaiono ben delineati. Il tempo gioca a favore di Mario Monti. (Direttore responsabile Guido Colomba) Copyright 2012 – Edizione italiana