Quanto ci è costata la inaugurazione del
secondo mandato presidenziale di Obama? Lo sapremo tra qualche mese ma le stime
sono intorno ai 180milioni di dollari. La precedente, quella del 2009, è
costata 170 milioni di dollari in linea con le inaugurazioni di George W. Bush
agganciate all’inflazione.
Mentre nel 2009 arrivarono a Washington oltre
un milione e ottocentomila persone, si calcola che questa inaugurazione abbia
avuto meno della metà di presenze nella Capitale. Il costo dell’evento è a
carico del governo federale anche se alcuni impegni sono coperti in prima
battuta dal Maryland, Virginia e dal Distretto di Columbia che poi saranno
rimborsati. Nel 2009 ci sono stati dieci balli ufficiali, quest’anno i party
sono stati solo due all’insegna del Cheez-its, il cracker fatto di pasta e
formaggio. Grandi contenitori di vetro pieni di questi cracker insieme ad altri
con noccioline salate e pretzel sono
stati presi d’assalto dalle migliaia di ospiti che in tuxedo, gli uomini, e
abito lungo, le donne, hanno affollato i due enormi spazi dove si sono tenuti i
balli presidenziali. Decine di altri parties sono stati organizzati nella
Capitale e chi vi ha partecipato ha pagato cifre che andavano dai cento dollari
degli studenti delle università ai mille ed oltre per altri ambienti esclusivi.
Il vestito da sera di Michelle Obama,
disegnato da Jason Wu, ha focalizzato l’attenzione dei partecipanti e dei
milioni di spettatori in TV. Non molto apprezzato il tuxedo di Obama con
cravattino bianco (tra l’altro non gli stava nemmeno bene addosso) ed il fatto
che durante la sfilata della parata il Presidente fosse ripreso dalle
telecamere mentre masticava la gomma. Qualcuno dice quella con la nicotina. Ma
il body language parla più di un discorso ponderoso.
Il tono in sordina dell’intero evento se
paragonato al precedente del 2009, è stato determinato sia dalla crisi
economica e dalla necessità di non fare ostentazione imperiale, sia dal fatto
che le contribuzioni dei privati e delle corporations sono state molto
limitate.
I media americani si arrovellano nel
verificare se l’inno nazionale sia stato cantato da Beyoncè in diretta o
playback. Di sicuro la banda dei marines ha fatto finta di suonare. Della
cantante si studiano le labbra per vedere se erano in sincrono con l’esecuzione.