Leonardo Piccini per “Libero Quotidiano”
Stefano
Bisi, cinquantotto anni, senese, giornalista e scrittore, Ufficiale
dell'Ordine al merito della Repubblica, è da un anno Gran Maestro del
Grande Oriente d'Italia, la più antica e numerosa obbedienza massonica
italiana, con ventitremila affiliati. Libero lo ha incontrato per
discutere di vari temi.
Stefano Bisi
Come la devo chiamare? Venerabile, Gran Maestro?
«Va
benissimo anche Stefano... sono un collega che continua a fare con
qualche sacrificio in più, visti i numerosi impegni della Gran
Maestranza, il giornalista nella mia Siena».
Tutti pensano di sapere che cosa sia stata in passato la massoneria. Ma ci può spiegare che cosa è oggi la Massoneria?
«È
la custode di antiche tradizioni che fanno parte del tesoro
dell'umanità. Di un sapere che non ha spazio, tempo e dogmi. Una
istituzione di iniziati, composta da uomini che mirano alla propria
crescita individuale e al miglioramento della società in cui vivono, per
il bene comune».
E che senso ha oggi essere massoni?
«Significa
cercare di costruire un nuovo modello di società riportando al centro
della scena l'uomo. Significa confrontarsi su grandi temi attraverso il
dialogo e la tolleranza che non è sopportazione, ma l'esercizio di una
virtù ancora oggi poco praticata. Significa portare avanti i grandi
valori della laicità nel rispetto delle diverse visioni. Significa
combattere chi attraverso le guerre e i fanatismi vuole fare sprofondare
l'umanità nel baratro del terrore».
In
Italia quando si parla di Massoneria, viene subito in mente l'aspetto
della segretezza. Non ritiene la segretezza, contraria al principio
della trasparenza proprio di ogni democrazia?
«La
trasparenza per noi resta un punto nevralgico, e il Grande Oriente ha
fatto proprio della trasparenza un modello, una casa di vetro. La
percezione della Libera Muratoria agli occhi dell'opinione pubblica è
migliorata costantemente e sono sempre meno coloro che ci guardano con
sospetto o con i pregiudizi del passato. Le nostre sedi sono sugli
elenchi telefonici e sui portoni delle nostre case massoniche ci sono
delle targhette inequivocabili. Non ci nascondiamo e non abbiamo nulla
da nascondere».
Alcuni pensano alla Massoneria come ad una lobby.
«Si
sbagliano di grosso: nelle nostre Logge non ci sono potenti, non si
fanno affari e non si fanno patti politici di alcun tipo. Ci sono magari
delle persone più in vista per l'attività che svolgono, ma dentro il
Tempio siamo tutti fratelli ed eguali. La nostra strada comune è quella
di sviluppare delle qualità rare: rispetto, tolleranza, apertura
mentale, sete di conoscenza».
Quanti massoni siedono in Parlamento e nel Governo?
«Ha
una domanda di riserva?Anche se dovesse essercene uno solo o dieci o
mille, a questa domanda non potrei rispondere, perché il nostro modo di
comportamento prevede che a manifestare l'appartenenza sia lo stesso
fratello se lo vuole. Nessuno, neppure il Gran Maestro ha il diritto e
il potere di svelarne l'identità, se non su richiesta della
magistratura».
Che rapporti ha oggi la Massoneria con la Chiesa cattolica e che giudizio dà della figura di papa Francesco?
«La
prima volta che mi fecero una domanda su di lui, dissi che mi suscitava
grande simpatia perché mi sembrava molto aperto alle novità. Sta
cercando con energia ed entusiasmo di cambiare il volto alla Chiesa, di
portarla vicino ai più poveri e agli emarginati, ma sa anche affrontare
con coraggio temi che in passato erano stati tabù. Vedo una grande
carica di umanità e di apertura. Non so se cambieranno le idee delle
gerarchie ecclesiastiche anche sulla massoneria. Noi abbiamo
metabolizzato Porta Pia e non abbiamo problemi di dialogo che derivano
dal passato. “Si può camminare insieme” per il bene dell’umanità. Un
giorno sarebbe bello potersi stringere la mano a Porta Pia».
Si definirebbe più vicino al centrodestra o al centrosinistra?
«Da
senese, preferisco dire piuttosto di essere simpatizzante della
Fiorentina che rivelare per chi ho votato. Ho le mie idee e convinzioni
politiche, ma se gliele dicessi, le mie parole finirebbero per essere
strumentalizzate».
Una qualità di Renzi che lei apprezza?
«La
velocità con cui scrive i tweet. Al di là delle battute, ha avuto la
capacità, in breve tempo, di cambiare l'approccio alla politica».
E una di Berlusconi?
«La
costanza con cui riesce a stare sulla scena da anni, nonostante non sia
più un ragazzino. Da giovane era un fantasista alla Gullit, adesso è
diventato un Gattuso...».