Alberto
Pasolini Zanelli
La rottura delle
consultazioni diplomatiche fra Stati Uniti e Russia è una notizia triste, però
non è una notizia, almeno nel senso in cui questo è sinonimo di novità. È
l’ennesimo episodio di quella che si potrebbe definire “Guerra Fredda bis” se
non fosse che viene combattuta con tutti i mezzi, tranne quelli direttamente
militari. Una situazione un tantino surreale ma purtroppo, da molto tempo
ormai, senza alternative. Né l’America né, soprattutto, la Russia hanno
interesse a uno scontro più diretto. Sia la Russia, sia soprattutto l’America
non si possono permettere in questo momento compromessi che sarebbero la via
più ragionevole. Putin ha investito molto nelle “azioni” siriane per confermare
e consolidare la sua credibilità di reggitore autorevole e autoritario di una
ex Superportenza decaduta e umiliata che vuole essere adesso riconosciuta di
nuovo come Grande Potenza. Obama è sulla soglia della pensione e degli addii,
complicati e resi più sgraditi dalla veemenza delle ultime settimane di
campagna elettorale per la sua successione e cerca di difendere le sue
posizioni storiche ma nello stesso tempo agevolare un passaggio dei poteri che
più probabilmente avverrà nel suo campo democratico. Egli deve o vuole piacere
ancora agli americani senza dispiacere troppo, nella politica estera, alla sua
compagna di partito come Hillary Clinton che la pensa in materia in modo molto
diverso da lui ma che egli aveva nominato e si era tenuto per quattro anni
Segretario di Stato, sostituendola poi con John Kerry, fautore di una strategia
ben diversa, fondata sulla ricerca tenace e a tratti affannosa del compromesso
e della pace.
Anche e
soprattutto in Siria, ed è laggiù che egli ha dovuto finir per “arrendersi” e
mettere la sua firma su una rottura anziché su un compromesso. Sull’ennesima
rinuncia, dunque, a risolvere un conflitto che dura da cinque anni e che negli
ultimi mesi si è raggrumato attorno a una città, Aleppo, anzi a un suo
quartiere. Rimasto in mano ai ribelli, assediato dall’esercito di Assad e
regolarmente percosso dalla sua aviazione e da quella russa sua alleata.
Come in tutte le
città assediate e bombardate, vi muoiono ogni giorno dei civili, inclusi i
bambini, sul cui tormento si appoggiano coloro che disperatamente cercano un
armistizio o una pace. Il compito è difficile per gli assedianti, disperatamente
complicato per gli assediati, notoriamente divisi fra loro in fazioni opposte,
prevalenti fra le quali i jihadisti della vecchia ditta di Osama Bin Laden.
Difendendo i bambini, i civili, i tanti innocenti e i combattenti delle milizie
“democratiche” ma dunque anche, contemporaneamente, i jihadisti e i terroristi.
Una scelta coerente non più possibile per nessuno, ance per colpa della
geografia. Se i “governativi” riusciranno a rioccupare tutta Aleppo, avranno
ristabilito una continuità geografica della parte occidentale ed essenziale
della Siria e potranno anche accedere a un compromesso su quelle basi, che
suggeriscono la possibilità di uno smembramento dello Stato, lasciando ai curdi
una loro area e respingendo Isis e Al Qaida nel deserto. La Siria verrebbe in
tal modo ad assomigliare alla Libia, consolidando così un esempio detestato da
tutte le Potenze e anche dagli altri Paesi arabi, con un corrispondente
rafforzamento dell’Iran, detestato come sciita dai sunniti e temuto da altre
componenti dell’area, inclusa Israele. La partita è dunque complessa, nutrita
da rivalità statuali, politiche, religiose, economiche. C’entra, naturalmente,
anche il petrolio, pur dimezzato di prezzo ma ancora di valore strategico.
Questi alcuni fra
i motivi che spingono all’intransigenza una parte dell’America che conta molto,
incluso il probabile futuro inquilino della Casa Bianca, la regina dei falchi Hillary
Clinton. Il suo avversario Donald Trump predica una via opposta ma i “poteri
forti” gli sono anche per questo avversi. Quanto alla Russia, il fattore
strategico è più circoscritto ma non trascurabile. In Siria e nella Siria ancora
in mano ad Assad si trova l’unica base navale russa del Mediterraneo,
particolarmente preziosa da quando il tradizionale predominio sul Mar Nero è
insidiato dal ben diverso orientamento dell’Ucraina. Continuano ad aprirsi
crepe in quello che per qualche anno poté sembrare il marmo sopra la tomba
della Guerra Fredda.