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"Tanto tuonò che piovve" ovvero il rapporto Mueller

On obstruction , Mueller report "does not conclude Trump committed a crime, it also does not exonerate him".

"Tanto tuonò che piovve".

Nei giorni scorsi abbiamo sorpreso molti dei nostri lettori affermando che il tanto strombazzato rapporto del consigliere speciale Robert Mueller sarebbe stato una bolla di sapone e non avrebbe portato ad alcuna conseguenza penale nei confronti dell'attuale presidente degli Stati Uniti.

Questa affermazione non era determinata dal fatto che il vostro redattore è dotato di una palla di cristallo grazie alla quale fa precisazioni sul futuro prossimo.

La nostra affermazione, in netto contrasto con la maggior parte delle televisioni via cavo anti Trump, si basava su alcuni fatti di senso comune, confermati del resto in queste ore dalla sintesi del rapporto Mueller fatta dal ministro di giustizia.

Cominciamo dal consigliere speciale Mueller, persona di grande capacità professionale e rettitudine morale. Ma sulla quale è stata impunturata una icona mitologica che stride con la realtà.

Il consigliere speciale, pur essendo uomo di grande rettitudine morale, è un repubblicano storico e come tale deve essersi trovato in grossa difficoltà nel giudicare i primi due anni della gestione Trump alla luce delle accuse di connivenza e collusione con il sistema cibernetico di Putin per squinternare le elezioni presidenziali americane.

Si aggiunga che il consigliere speciale dipende in linea diretta dal vice ministro di Grazia e giustizia, Rosenstein, che lo ha nominato, anch'egli repubblicano.

I due sono sotto la cappella del nuovo Attorney General William Barr, anch'egli di nomina presidenziale.

A scanso di equivoci è bene precisare che non riteniamo Robert Mueller persona affetta da miopia partitica, anche se il sottofondo delle proprie convinzioni politiche deve pur avere giocato un ruolo nei quasi due anni di indagini costati circa 25 milioni di dollari.

L'affermazione secondo cui il presidente Donald Trump non ha commesso un crimine stride in termini di elementare razionalità.

Solo per citarne alcuni sono in galera il capo della campagna elettorale di Donald Trump, Manafort, il suo avvocato personale e factotum Cohen, il generale Flynn ex capo della sicurezza nazionale.

Tra le imputazioni sottoposte al vaglio delle giurie, anche gli affari più o meno loschi condotti con rappresentanti di vertice del sistema russo.

Proviamo a fare una similitudine: se sono proprietario di un cane di stazza consistente che morde un vicino di casa, sono tenuto come responsabile oggettivo a risolvere ogni questione legale.

Trasferendo il concetto al massimo livello della gerarchia istituzionale americana, sembra molto improprio che il candidato alle presidenziali 2016, Donald Trump, non fosse informato delle attività svolte in suo nome dai manutengoli dei quali si circondava.

Resta ora da vedere quale potrà essere il prossimo passo del tribunale di New York che ha massima indipendenza e autorità, presso il quale sono accese decine di indagini su Donald Trump, i suoi familiari, i componenti la sua coorte.

La frase ripresa dal rapporto Mueller secondo cui :"It also does not exonerate him" ed inserita obtorto collo al termine delle quattro pagine di riassunto fatto dal ministro di giustizia, deve essere considerata come una spada di Damocle puntata contro il collo del presidente degli Stati Uniti.

(Oscar)
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Oppure, parafrasando Shakespeare......"tanto rumor per nulla"
Giancarlo Belluso