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Mario Angiolillo
Un commento sul libro “L’Altra Brexit. Geopolitica & Affari”. Una visione originale sulle ragioni e le modalità che hanno portato alla Brexit

È in uscita il 9 giugno, inizialmente in abbinamento con Milano Finanza e Italia Oggi, il libro “L’altra Brexit. Geopolitica & Affari” scritto da Bepi Pezzulli, avvocato d’affari, presidente di Select Milano la lobby che da circa tre anni, con iniziative a Milano e Londra, si muove con l’intento di favorire un’azione di diplomazia finanziaria per cogliere le opportunità offerte da Brexit, offrire sostegno alla strategia Global Britain e rendere ancora più intense le relazioni commerciali tra Italia e Regno Unito, tra Milano e Londra, nell’ottica di un rafforzamento del capoluogo lombardo nell’area euro e di un rafforzamento della posizione Atlantica dell’Italia.

Nel libro troviamo una visione originale, diversa da quella comunemente espressa dai media, delle ragioni e delle modalità che hanno portato alla vittoria del “Leave” al referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea.

Secondo l’autore, infatti, la decisione di abbandonare l’Unione Europea nasce da lontano, da ben prima che il governo Cameron decidesse di promuovere il referendum su Brexit. E nasce da un’alleanza tra ambienti “euroscettici” presenti nelle istituzioni britanniche, insofferenti verso un’Unione Europea percepita come sempre più a trazione tedesca, e gli Hedge Funds inglesi, preoccupati per il crescente squilibrio nel bilancio commerciale dell’UE per effetto del surplus commerciale tedesco. 

A questo bisogna aggiungere il timore che l’irrigidimento delle regole europee su banche e investimenti potesse causare un crollo della redditività degli operatori finanziari con sede nella City.

Pertanto, è la tesi del libro, queste forze hanno cominciato a lavorare molto tempo prima del referendum, con l’intento di slegare il Regno Unito dai vincoli europei per riposizionare l’economia britannica verso più intensi rapporti con la Cina e il mondo Arabo. In quest’ottica andrebbero considerate le relazioni avviate con Pechino al fine di inserire stabilmente e autorevolmente il Regno Unito sulla nuova via della seta, facendo di Londra il terminale in Occidente della Belt and Road Initiative del governo Cinese, così come l’ingresso della valuta cinese, il Renminbi, tra le valute di riserva del Fondo Monetario Internazionale grazie allo sviluppo di un pool di liquidità cinese su Londra e l’accordo a garanzia delle contrattazioni tra le due banche centrali, la Bank of England e la People’s Bank of China. E sempre in quest’ottica vanno considerate le attività diplomatiche riguardanti l’Aramco, la compagnia petrolifera di bandiera dell’Arabia Saudita, in procinto di essere privatizzata nel 2019, che è proprio la data termine prevista per Brexit.

Obiettivo finale è quello di riposizionare il Regno Unito tra gli USA a Occidente e la Cina a Oriente, recuperando un ruolo centrale nel commercio globale, e facendo di Londra la Singapore dell’Atlantico, come una sorta di zona franca dalla quale far transitare una sempre più ingente quantità di investimenti, perseguendo la suggestione di “Global Britain” o “Empire 2.0″.

Una serie di elementi sembrerebbero andare a confermare la tesi espressa in questo saggio, quali ad esempio il dossier da tempo presente sul tavolo del ministro degli esteri Boris Johnson relativo all’adesione del Regno Unito alla Nafta, l’area di libero scambio Nordamericana, lo sguardo rivolto ai Paesi del Commonwealth, o il lancio a fine dicembre dello scorso anno di un nuovo fondo Anglo-Cinese focalizzato sui progetti infrastrutturali.

Il libro riporta episodi e testimonianze inedite e descrive accuratamente i protagonisti di quelle élite che hanno sostenuto la Brexit, fornendo pertanto numerosi interessanti elementi per comprendere in maniera più completa cosa possa aver spinto verso l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e quali potranno essere gli sviluppi futuri e le ricadute per l’economia globale.

È anche in quest’ottica che chi scrive questo commento ritiene che sia essenziale il raggiungimento di un efficace ed equilibrato accordo per il dopo Brexit tra Unione Europea e Regno Unito, e che questi si impegnino in maniera congiunta per trovare una soluzione positiva con gli USA per superare la politica dei dazi voluta dall’amministrazione Trump.

In un’economia globale sempre più multipolare, infatti, il rilancio in positivo delle relazioni atlantiche e quindi una intensa collaborazione tra questi tre blocchi è condizione primaria per lo sviluppo di ordinate relazioni commerciali ed economiche e per l’avvio di una nuova fase di stabilità e di crescita nel panorama globale.