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I soldi non comprano l'educazione

L'educazione e il 'saper vivere' non si comprano. Qui a Washington, anche se non se ne parla a livello ufficiale, le foto che ritraggono il Premier italiano che si lascia andare a gesti sguaiati di apprezzamento fissando in zona pubica il vestito di Michelle Obama sono ancora oggetto di derisione negli incontri serali intorno ad una tavola con qualche diplomatico occidentale. Questo episodio si inquadra in una casistica che ha raggiunto il suo diapason con il reiterato "abbronzato" rivolto al giovane Presidente degli Stati Uniti ed anche alla moglie. Per chi vive in America da anni e' un motivo di profondo sconcerto il fatto che milioni di amati concittadini che vivono nella Penisola non si rendano conto che le battute e i comportamenti goliardici o da spogliatoio di una squadra di calcio non fanno parte della dotazione strumentale di uno statista. Soprattutto quando impegnato in missioni all'estero nelle quali rappresenta l'Italia anche con il suo "body language". Tanto per essere chiari: uno come Gianni Agnelli (anche se oggetto di invidie e critiche) ha sempre rappresentato il suo paese di nascita in modo elegante, riuscendo a diventare un apprezzato punto di riferimento del modo di essere 'italiano'. Lui era nato con il cucchiaio d'argento in bocca, ma l'educazione gliela avevano insegnata giorno dopo giorno.

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Tommaso Labate per il Riformista (ripreso da Dagospia)

Nessun capo di Stato lo abbraccia. E, soprattutto, nessuna first lady lo bacia più. Non solo: in molti, come ha dimostrato la stretta di mano a distanza che gli ha concesso Michelle Obama all'ultimo G20 di Pittsbourgh, cercano di tenerlo a distanza il più possibile. Perché negli ultimi grandi appuntamenti internazionali, a cominciare dal G8, il gotha della politica mondiale sembra tenere alla larga Silvio Berlusconi senza che lui reagisca sovvertendo il protocollo costituito, anzi dimostrando all'Aquila un'inusuale compostezza? La chiave del giallo sta in una segretissima nota del Quai d'Orsay, ministero degli esteri francese, recapitata alla Farnesina a inizio luglio, pochi giorni prima dell'inizio del G8 aquilano. Nel documento c'erano chiarissime indicazioni sui «gesti» che Parigi avrebbe ammesso durante le foto e le riprese video del vertice, considerando - era il sottotesto - «non gradito» qualsivoglia fuori programma. Le condizioni erano precisamente indicate. E non solo dalla Francia, visto che anche le cancellerie di Londra e Berlino s'erano mosse, sempre in via ufficiosa, nella medesima direzione. Viste le imminenti elezioni politiche, che poi l'hanno vista vincitrice, Angela Merkel temeva l'impatto pressoopinione pubblica di riprese e/o fotografie «poco ortodosse» con un Berlusconi che, allora anche più di oggi, era nel mirino della stampa (soprattutto estera) per le escort. Allo stesso modo la Gran Bretagna voleva evitare il remake dell'incidente del G20 precedente, quando sua maestà Elisabetta aveva dovuto rimproverare il Cavaliere urlante («Mister Obamaaa, mister Obamaaa») durante la foto finale. Infine la Francia, probabilmente, voleva scongiurare il pericolo che Carlà diventasse suo malgrado oggetto delle galanterie del Berluscon cortese. E infatti la first lady francese disertò tutte le occasioni ufficiali e gli incontri col presidente del Consiglio. Da allora, niente baci niente abbracci durante i summit. Una legge contra personam che il premier italiano, suo malgrado, dovrà rispettare.

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