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Italiani: date un voto di testa e non di protesta.

Italiani: date un voto di testa e non di protesta.

Prima di segnare la scheda con il vostro voto di protesta domandatevi: "Serve a qualcosa? E dopo?"

L'Italia del secondo dopo guerra era terreno di scontro tra l'impero sovietico e il mondo occidentale guidato dall'America.

Togliatti e De Gasperi erano lontani tra loro mille miglia. Ma la Costituzione alla quale gli opposti schieramenti hanno dato vita e' stata fatta in nome dell'Italia. Perche' in cima a tutto vi era la preoccupazione di garantire un futuro alla Patria fatta rinascere dalle macerie della guerra.

Il 2013 e' l'anno della Cultura italiana negli Stati Uniti.

Presi come siete dall'ansieta' del sopravivere giorno per giorno a causa della crisi economica e morale, non vi rendete conto dell'amore che tanta parte dell'America nutre per voi.  Forse non ve ne puo' importare di meno.

Quell'America che, a cominciare dal suo nome, deve tanto all'Italia.

Il voto di protesta nei decenni passati ha portato ai 'quaranta milioni di baionette', alle gente buttata nei forni delle industrie metallurgiche dai 'compagni' del triangolo della morte in Emilia-Romagna, alle trame nere e rosse.

Cercate di dare un voto di testa, ragionato e non di pancia. Che serva a qualcosa.

Noi qui da Washington abbiamo avuto il privilegio di votare per la nostra amata Patria.

Che Dio ci protegga, perche' siamo tutti nella stessa barca.

Oscar
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Stasera a mezzanotte, chiusura della campagna elettorale. E’ stata troppo breve o troppo lunga? Troppo lunga non lo dice nessuno degli interessati, tanto più che alcuni eventi come il Festival di San Remo e le dimissioni del Papa l’hanno mandata in apnea. Basti pensare alle 'immagini marziane', quasi che venissero da un altro mondo, di quei candidati che parlavano su 'RaiDue' mentre su 'RaiUno' Fabio Fazio e Luciana Littizzetto inanellavano ascolti da record. Inoltre, incominciano a profilarsi altre scadenze, come quella dell’elezione del capo dello Stato, che si intrecciano mettendo sul tappeto ipotesi su ipotesi che nulla c’entrano con le elezioni politiche. Per non parlare delle elezioni comunali, per esempio a Roma, di cui è già stata fissata la data, per cui le contrapposizioni e le battaglie non si esauriranno il 25 febbraio ma si proietteranno immediatamente nei mesi successivi
E’ il famoso ingorgo elettorale, che speravamo di evitare, ma in cui siamo cascati in pieno, sperando che non si debba andare a votare ancora per il Parlamento per impossibilità di comporre il nuovo Governo.
E tutto questo sta avvenendo mentre l’economia continua ad essere in grave sofferenza ed i problemi del Paese vengono affrontati a chiacchiere, senza che sia possibile alcun intervento concreto. Il periodo elettorale è come una sbornia collettiva, in cui ci si dimentica delle questioni che incombono, ma dalla quale siamo destinati a svegliarci il giorno dopo con un terribile mal di testa, che passa solo a poco a poco riprendendo ad occuparci della quotidianità della vita.
Riflettendo su tutto ciò vengono alla mente le famose frasi: la democrazia non è certo un sistema perfetto, il problema è che non se ne è trovato sinora uno migliore… La democrazia è un valore irrinunciabile, ma i suoi meccanismi e soprattutto la sua etica dovrebbero essere notevolmente migliorati. Per non parlare dell’allarme di Saviano su La Repubblica di oggi riguardante rischio dilagante di una “democrazia dell’estorsione” con il voto di scambio che passa anche attraverso i social network.
Ma torniamo all’interrogativo iniziale: campagna elettorale troppo lunga o troppo corta? Tutti gli addetti ai lavori, come dicevamo, affermano che è “troppo corta”. Eppure abbiamo l’impressione che tutto sia stato detto. Anzi: che se si andasse ancora avanti (e ci si andrà per le altre scadenze sopra ricordate) il dibattito politico non potrà che peggiorare.
La ragione è semplice: a mano a mano che i pochi argomenti sostanziali che vengono affrontati si andranno esaurendo nelle parole dei leaders e dei semileaders, il passo successivo è quello di inasprire le contrapposizioni, alzare la voce, passare agli insulti, attaccare l’avversario (o meglio gli avversari data la ressa di contendenti), appellarsi all’”ipse dixit” e cose del genere.
E’ quello che sta capitando soprattutto a Mario Monti, personaggio che avevamo collocato nei suoi tredici mesi di Governo nella categoria dei tecnici pacati e moderati e che invece si sta rivelando il più spregiudicato. Come si fa a non accorgersi che tirare in ballo la Merkel per di più non contro Berlusconi ma contro Bersani sarebbe stato un clamoroso autogol, confermato dall’immediata smentita della diretta interessata? La gente percepisce chiaramente queste sbandate di sostanza e di gusto, com’è riprovato dalla battuta di una persona che conosco: “Professore, mi perdoni, ma come fa un suo collega a dire una cavolata del genere?”, e sotto la qualifica attribuitami c’era tutta la sorpresa e la delusione derivante dal fatto che 'almeno' i professori dovrebbero sfuggire a certe cadute di stile.
Altrettanto curiosa è la posizione di Bersani che di fronte a quello che in altri tempi si sarebbe considerato un fallo da rigore, ancora una volta minimizza con le sue battute emiliane: cosa volete che vi dica, a queste cose ormai ho fatto il callo…. e di nuovo viene fuori la famosa frase: “Noi puntiamo al 51 per cento, ma governeremo come se avessimo il 49”, il che vuol dire che il giorno dopo imbarcheranno quel Monti che spara contro di loro e che ripete ossessivamente che le alleanze si fanno dopo, facendoci tornare d’un balzo nella prima repubblica in cui tutti i giochi si facevano appunto 'dopo', cioè nel palazzo. E pensare che solo due mesi fa, all’epoca delle primarie, il PD aveva fatto sognare persino quelli che non erano di quell’orientamento.
Il fatto è che ci eravamo faticosamente incamminati verso un sistema bipolare, che non a caso domina nelle maggiori democrazie, ma oggi ci sono appunto professori che teorizzano il ritorno al passato. E per non parlare dell’avanzata dell’armata Grillo, frutto del disgusto generale ma anche del gusto per una politica fatta gomito a gomito nelle piazze e non attraverso l’acquario televisivo in cui nuotano i soliti pesci.
Ormai mancano poche ore. Perciò avremo presto la risposta se quest’esasperata bagarre avrà fatto riassorbire gli indignati, gli scontenti e gli indecisi o se addirittura le loro schiere si saranno infoltite. Ma per ora siamo ancora nel campo delle previsioni, mentre, come diceva Pietro Nenni, “un fatto, anche il più modesto, conta più di una montagna di ipotesi”.

Gianpiero Gamaleri (Roma)

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..e se la testa dice che il miglior partito è quello di protestare vibratamente prima di finire gambe all'aria come la Grecia per effetto di insensate politiche restrittive e d' "austerità"?


ebiandolino@libero.it
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Caro Oscar,
Montanelli disse che gli italiani sarebbero entrati in Italia da apolidi e aveva ragione: gli italiani sono esterofili e i politici non sono amanti dell'amor patrio ma piuttosto dell'amor proprio. E questo non è qualunquismo perchè i fatti lo dimostrano. Andreotti disse: il potere logora chi non ce l'ha. Alla luce dei fatti posso solo dargli ragione.
Allora mi domando, se noi prendiamo un politico alla volta e gli domandiamo perchè fa politica, ci risponderà : "per il bene del mio paese", ma allora se tutti vogliono il bene del proprio paese perchè siamo in queste condizioni? Che cosa è che li rende così famelici e indifferenti al declino dell'Italia? Sarà forse l'appartenenza al Branco? Se così fosse il Branco va sciolto e allora ha ragione Grillo. Se così non è  l'interrogativo rimane!
Ogni Leader propone un piatto diverso, ma stavolta i Leader sono veramente troppi e, come diceva mia nonna "troppi cuochi guastano la cucina" e quando i cuochi sono troppi è veramente difficile scegliere il piatto giusto.
Voto di testa, tu dici e questo è vero, ma il rischio è che a pancia vuota si ragiona male e allora c'è proprio il timore che il voto sia proprio più di pancia che di testa.
Mi dispiace molto che una nazione che ha partorito i cervelli più fulgidi della storia, si ritrovi in queste condizioni, mi dispiace veramente molto.
Un abbraccio,
Enrico B. 
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meglio votare con il cuore perché votare di testa c'è il rischio che sia una testa di c.....
bianchi.35@vodafone.it