di Guido Colomba
L'Europa sembra scomparsa (salvo l'attacco anti Merkel) dall'agenda politica. Lo stesso Monti fa fatica a comunicare. Eppure vi sono due elementi allarmanti. Il primo riguarda il sorprendente "primato" dell'Italia in Europa: è il maggiore contributore con oltre 6 miliardi di euro. Più della stessa Germania. Inoltre, ha contribuito con 62 miliardi ai vari salvataggi di Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna. Eppure l'Italia in questi ultimi due anni è stata sotto accusa e considerata sull'orlo del baratro. Chiaramente c'è qualcosa di marcio...... a livello sistemico. Monti è stato il primo statista italiano che è andato, pochi giorni fa, a Bruxelles e Berlino minacciando il veto se l'Europa ridurrà il bilancio a sfavore dell'Italia portando il contributo a carico del governo di Roma a ben 24,5 miliardi nel periodo 2014-2020. Una notizia che è passata quasi sotto silenzio. A che cosa serve, allora, la classe politica? Il secondo elemento, collegato al primo, riguarda la vicenda del Monte Paschi di Siena affondato dai derivati per far fronte all'acquisto di Antonveneta "lievitato" fino a 17,4 miliardi. Il peggior scandalo del dopoguerra. L'appello alla chiarezza, formulato da Napolitano venerdì scorso, va letto non solo a difesa dell'operato (pur non esente da critiche) della Banca d'Italia ma soprattutto come denuncia di una "cupola" internazionale (ben collegata a qualificati elementi operanti in Italia) che mira a sfasciare il sistema-Italia considerato il boccone più ghiotto dalla speculazione (basti pensare allo stock di 1500 miliardi di titoli di Stato ed ai 440 miliardi di nuove emissioni previste per il 2013) cui si aggiunge il patrimonio dello Stato -aziende e immobili- che si vorrebbe acquisire a prezzi stracciati. Un attacco a 360 gradi che ha colpito anche province e comuni i quali, a fine 2009 (l'anno dopo Antonveneta), coprivano con swap un debito nozionale di 15,1 miliardi. Napolitano è criticato da Lega (Maroni e Tremonti), Ingroia, Di Pietro e Grillo per aver chiesto alla stampa di evitare "corto circuiti tra informazione e giustizia". Grillo lo accusa di "voler mettere sotto silenzio questo sfascio" per proteggere il Pd in piena campagna elettorale. In realtà la polemica elettorale non spiega affatto i pericoli che circondano questa drammatica vicenda. Lo stesso Scalfari, solidale con Napolitano, l'ha così ricostruita nell'editoriale del 27gennaio: "Le linee essenziali della vicenda sono evidenti: un gruppo di mascalzoni si impadronì della fondazione e della banca, si dedicò ad operazioni arrischiate di finanza speculativa, falsificò i bilanci, occultò le perdite e probabilmente lucrò tangenti e altrettante ne distribuì". Non dice però quando e con quali appoggi tutto ciò sia avvenuto.