News and comments from the Capital of the United States (and other places in the World) in English and Italian. Video, pictures, Music (pop and classic). Premio internazionale "Amerigo".
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Dapper Day
Si chiama 'Dapper Day'. E' stato fondato da un tale, Justin Jorgensen, che ha pensato di andare contro la corrente del 'casual' che vede ormai accettato anche nei sofisticati ambienti della city di Londra o New York l'abbandonare il doppio petto o il tailleur d'ordinanza il venerdi', definito appunto 'casual Friday'.
Questo tale si e' inventato il 'Dapper day' che significa invece riscoprire il gusto di vestirsi in maniera appropriata.
I luoghi dedicati per questo ritorno alle origini del buon gusto e del vestire elegante in una nazione che ha fatto dell'abbigliamento scaciato un modo di vita inseguito addirittura dagli stilisti , sono i parchi Disneyland.
Nell'ultimo 'Dapper Day' sono state decine di migliaia le persone che hanno trovato in soffitta o preso a nolo abiti degli anni 20' o 30', rivelando - come si sono affrettati a dire i sociologi - una grande nostalgia per i tempi passati in cui anche la forma aveva una sua sostanza.
Common Sense
La Casa Bianca si e' affrettata nei giorni scorsi a far sapere che considera l'Italia un alleato di grande affidamento. Sottinteso e' l'augurio che il Bel Paese possa risolvere presto e bene le sue contorsioni visceral-politiche che hanno portato all'attuale "impasse" parlamentare.
Il presidente Giorgio Napolitano , sulle cui spalle di ultra ottantenne grava il peso di decisioni fondamentali a chiusura del suo mandato di sette anni, ha estratto dal suo cilindro virtuale una decisione all'insegna del buon senso. Un buon senso che confligge con le tortuosita' di quel fritto di paranza parlamentare che gli italiani nella loro omniscienza hanno mandato alle Camere.
Tradotto in soldoni suona cosi': "Nessuno vuole mostrare un minimo di umilta' per dare governabilita' ad una Nazione che corre a precipizio verso un baratro economico e sociale. Bene: il governo c'e' per gli affari correnti il che vuol dire ridare fiato all'economia pagando almeno i debiti della pubblica amministrazione. Il governo in carica non e' stato sfiduciato dalle Camere e quindi e' nella pienezza del suo mandato. Tra un mese deputati e senatori dovranno trovare un nome su cui far confluire la maggioranza dei voti per l'elezione del Capo dello Stato.
Nel frattempo, visto che negli show televisivi ognuno insiste sulla gravita' della situazione vissuta da sessanta milioni di italiani, costituisco due comitati fatti da personalita' di diverso orientamento politico, che dovranno dare indicazioni precise su come trovare una quadra ai problemi piu' urgenti.
E se non la trovano sara' solo responsabilita' loro e dei partiti che rappresentano con molti auguri e saluti al nuovo presidente della repubblica al quale spettera' forse l'onere di sciogliere il Parlamento e rimandare tutti alle urne. E cosi' sia.
Caos europeo, in attesa delle elezioni tedesche
di Guido Colomba
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Cipro è l'emblema delle troppe asimmetrie che stanno debilitando l'Europa per colpa di Berlino. La crisi globale del 2008 affonda le sue radici nell'annacquamento della regolamentazione vincolante relativa alle banche il cui scopo era chiaramente quello di evitare un'eccessiva leva finanziaria. Le maggiori banche internazionali, quando scoppiò lo scandalo Lehman Brothers, avevano debiti pari a 60-70 volte il loro patrimonio netto. Tutto già noto compreso il deleverage. La novità è che le politiche di controllo europeo, dopo questi drammatici eventi di cinque anni fa, sono totalmente fallite mentre quelle statunitensi hanno avuto successo. E' questa la vera colpa della Germania (insieme ai falchi di Finlandia e Olanda) con l'aggravante di aver incancrenito la crisi con un'austerità cervellotica come è accaduto per Grecia, Spagna, Portogallo e Italia. Sulle singole crisi i fatti parlano da sé. Islanda, Irlanda e Cipro hanno lasciato "gonfiare" i debiti delle loro banche fino a diciotto volte il Pil attraendo denari da tutto il mondo con lo specchietto di politiche fiscali molto allettanti e tassi di interesse più elevati. Per Cipro (il sistema bancario è pari a 7,8 volte il PIL) è stato fatale il bailout della Grecia (75% di haircut sui titoli di stato) che è costato quasi sei miliardi a fronte di un PIL di 17,5 miliardi. Con il riciclaggio di denaro sporco russo (almeno 18-20 miliardi di euro) come ingrediente extra, il puzzle cipriota è divenuto ancora più oscuro. Non a caso il presidente UE, Barroso, è stato costretto a correre a Mosca per spiegare a Putin e Medvedev come stavano effettivamente le cose. Ora, sembra (manca ancora l'ok del Parlamento) che la soluzione sia stata trovata: (a) banca Laiki in liquidazione (b) tassa del 20% sui conti oltre 100mila euro nella Bank of Cyprus (c) imposta del 4% sugli altri istituti di credito (d) arrivo di 10 miliardi di aiuti europei. Ma il capo della Chiesa ortodossa riassume così la situazione: "Così l'euro va a fondo". Saldando, per la seconda volta dopo la crisi greca di un anno fa, la crisi del debito sovrano con quella degli istituti di credito che ne detengono i titoli, Berlino ha dato la conferma che le decisioni del "Vertice" del giugno scorso erano un bluff. Infatti né il progetto dell'unione bancaria né la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell'Esm hanno avuto sviluppi pratici. Ecco perché la crisi resta e il vertice dell'eurogruppo in programma oggi comincia ad apparire l'evocazione di un ectoplasma. La verità è che i Paesi dell'eurozona dovrebbero essere protetti da una rete di sicurezza ben regolamentata. "E' pura follia - scrive l'economista americano Paul Krugman - che l'euro possa essere gestito indefinitamente con garanzie nazionali sui depositi". E con sinistro pessimismo ricorda che "vi sono parecchie altre Cipro potenziali in giro". In Europa, sempre più euroscettica, serpeggia l'idea che occorra contro riformare una società "imbarbarita dal denaro, dagli sprechi e piegata agli interessi dei poteri globali" (Guido Gentili, 24 Ore 23 marzo). Certo, il fatto che l'Italia sia attraversata da una diffusa crisi politica, frutto del ristagno economico di oltre dodici anni, denuncia l'esistenza di una forte trazione ideologica che la "casta" non ha colto e, in larga parte, continua a non cogliere. (Guido Colomba, direttore responsabile) Copyright 2013 - Edizione italiana
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Diario italiano: efficienza germanica
Washington - Milano via Francoforte. Anche se il volo e' United viene gestito da Lufthansa, che ha ormai adottato norme restrittive sul bagaglio a mano da portare in cabina, Stile Ryan Air.Il mio carry on viene imbarcato con la valigia. L'aereo e' uno dei nuovi Boeing 747 riconfigurati con file all'interno di dieci sedili (3-4-3). Sedili ridotti al minimo di larghezza. Non vale su Lufthansa avere la carta "milage plus" che da' diritto ad un settore della economy con maggiore spazio per le gambe. Questo vale per la United, ma non per l'azienda tedesca che fa volare tutti in carro bestiame. Lo stesso tipo di aereo usato sulla rotta Francoforte Banghalore per le doti di grande autonomia. Strapieno. Buono il servizio a bordo, indecente la cena, quasi al livelo di United diventata famosa in tutto il mondo dell'aviazione commerciale per gli intrugli che da' ai passeggeri. Arriviamo a Francoforte in orario nonostante un ritardo alla partenza dovuto a due passeggeri (italiani) arrivati all'ultimo momento. E qui cominciano le dolenti note. Anche se i tedeschi non godono di una particolare simpatia da parte del sottoscritto, tuttavia devo ammettere di avere nei confronti di questo popolo una ammirazione di fondo dovuta alle auto che riescono a vendere nonostante la crisi del settore, dovuta al fatto che in poco tempo sono riusciti ad amalgamare una nazione, la Repubblica Democratica, facendo della Germania la locomotiva dell'economia internazionale. Un'ammirazione condita da una istintiva diffidenza come succede a tutti i vecchi che li hanno visti, quando erano bambini, al 'lavoro' durante le Seconda Guerra Mondiale. Volo perfetto e arrivo a Francoforte. Sulla mia carta d'imbarco Francoforte - Milano e' indicato il gate A56. Ho solo 40 minuti di tempo per prendere la coincidenza. Corro lungo gli interminabili corridoi dell'aeroporto alla ricerca dello A56 che trovo chiuso. Sono le sette del mattino e la hostess di terra Lufthansa che riesco a trovare, fa una ricerca e mi annuncia che il volo e' stato spostato al gate B06. Dove?, chiedo impietrito. Non profferisce parola ma indica vagamente la direzione. E ricomincio la corsa.Non solo corridoi, ma anche ascensori. In pratica qualche chilometro (cosi' mi sembra) nell'immenso aeroporto. Arrivo al cancello B 06 mentre stanno finendo le operazioni d'imbarco. Vedendomi affannato e fuori dai gangheri una impiegata della compagnia non trova di meglio che dirmi: "Cambiamo spesso i gates." D'accordo: avrei potuto verificare se il gate era quello giusto al momento dell'arrivo a Francoforte. Ma la fiducia nell'efficienza germanica ha offuscato il residuale cinismo italiano. Sul taxi preso a Linate che sguazza negli allagamenti dovuti, dice il tassinaro, alla pioggia continua degli ultimi giorni, la radio trasmette la cronaca dell'arrivo del Gran Premio della Malesia con il trionfo del tronfio tedesco Vettel e il disastro Alonso su Ferrari.
Il sindaco di Los Angeles cerca casa e lavoro
Si chiama Antonio Villaraigosa. A luglio scade il suo secondo mandato come sindaco di Los Angeles. Otto anni alla guida della metropoli californiana, punteggiati da successi come l'espansione dei trasporti pubblici in una citta' ossessionata da milioni di automobili. Una citta', Los Angeles che si estende per 80 miglia da un estremo all'altro. Alcune promesse non mantenute. Ma anche gli avversari riconoscono al sindaco Villaraigosa di essere riuscito a limitare la criminalita' organizzata che a LA e' divenuta quasi un motivo di attrazione turistica. Al punto che alcune agenzie organizzano tour nelle aree piu' degradate con contatti con i boss delle diverse gang che oltre a mostrarsi coperti di tatuaggi chiedono mance ai turisti per la loro apparizione.
Antonio Villaraigosa in questi anni non si e' rsiparmiato, ne' come sindaco, lavorando intensamente molte ore al giorno. E neanche come focoso esemplare del macho latino. Il suo matrimonio e' andato in fumo per colpa di una avvenente giornalista di una televisione. Ogni sera a ballare in qualche locale o a seguire concerti rock.
"Dopo il primo luglio dovro' trovarmi una casa, una macchina, un lavoro", dice il sindaco. Sara' dura abituarsi ai ritmi di vita di un normale cittadino, sopportando l'impegno di pagarsi le fatture, il caffe' del mattino oltre agli alimenti per la moglie divorziata.
Antonio Villaraigosa e' stato tra i principali sostenitori di Obama l'anno scorso durante la campagna per la rielezione del Presidente. Sono in molti a scommettere che Barack Obama portera' all'interno della sua amministrazione il focoso sessantenne Antonio Villaraigosa.
La FAA chiude 149 torri di controllo
In America il numero di persone che volano sul proprio aereo e' molto alto. Milioni. E non si tratta solo di VIP che si muovono su jets delle aziende in cui lavorano o superdivi dello spettacolo e dello sport. Vicino ad ogni centro urbano spesso si trova segnalato un piccolo aeroporto. La FAA, Federal Aviation Administration, ha deciso di chiudere 149 torri di controllo in altrettanti aeroporti. Chiaramente il personale che vi lavora sara' mandato a casa. La ragione di questa decisione e' da ricercarsi nei tagli imposti al bilancio federale dai repubblicani della House che non hanno sentito ragioni. Questi tagli influiranno anche su Medicare (l'assicurazione dedicata a chi ha superato i 65 anni di eta' ed ha versato almeno dieci anni di contributi alla Social Security) e a Medicaid, la copertura sanitaria per i nullatenenti.
Ma tornando ai piccoli aeroporti la FAA si e' affrettata a dire che in fondo nulla cambiera' perche' i piloti che utilizzano quelle piste sanno che devono avvisare via radio gli altri colleghi in volo nell'aerea quando si accingono al decollo o all'atterraggio. E allora sorge la domanda: che ci stanno a fare le torri di controllo con gli addetti? La risposta e' che in aviazione si tende sempre a rendere 'ridondante' un servizio per garantire la sicurezza. Comunque i critici di questi tagli finanziari sostengono che chiudere le 149 torri di controllo e' come togliere i cartelli e i semafori dalle strade. La gente dovra' fare piu' attenzione, ma e' altrettanto vero che gli incidenti mortali saranno piu' numerosi.
MENNEA, uno scomodo campione
di Massimo Rosa
Ho avuto la fortuna di
conoscere e frequentare Pietro Paolo Mennea nelle diverse volte che è venuto a
Verona in occasione di qualche convegno, uno di questi anche organizzato da me
sul tema doping e proprio in quella circostanza mi aveva regalato il suo ultimo
libro fresco di stampa:”Il DOPING e l’Unione Europea”.
Di lui conservo il nitido
ricordo di persona schiva dai modi gentili, una persona però che manifestava
apertamente il proprio rigore morale verso quel mondo dello sport che a
malapena lo sopportava. E’ notoriamente risaputo che questo grande atleta era
un soggetto scomodo per le sue verità che mettevano a nudo problemi e
personaggi, mal digerite dai vari notabili chiamati in causa. Oggi magari
quelle stesse persone sono nel gran calderone dei peana perbenisti, pronti a
ricordare quel ragazzo di Barletta con belle ma false parole. Oggi si celebra
Pietro Paolo Mennea per le sue gesta sportive che fecero inorgoglire gli
italiani, ma non lo si celebra perché è stato un dirigente assennato e severo:
perché né la Federazione di Atletica leggera (Fidal) né il Comitato Olimpico
Nazionale Italiano gli hanno mai riservato un posto. Troppo scomodo era.
Un piccolo esempio di cosa
sosteneva? “…un CONI politicizzato vive in simbiosi con la “politica”, ovvero
adotta gli stessi sistemi poco ortodossi tanto in voga nel mondo della gestione
del potere: il CONI è un ente che, pur prevedendo nei suoi “principi
informatori” l’applicazione e il rispetto del principio di “democrazia
interna”, non la applica, emulato in negativo, cosa ancor più grave, dalle
Federazioni sportive nazionali. Infatti alcuni presidenti ricoprono l’incarico
da decenni…”.
Pietro era anche quello
che ad un giornalista che gli chiedeva quali tabelle alimentari seguisse nella
preparazione alle gare rispose “Un piatto di spaghetti”…una persona semplice
che divenne campione olimpico e recordman mondiale senza alcuna dieta ma per la
sua forza e la sua intelligenza.
PP Mennea ci lascia in
eredità il suo grande esempio di probità, una probità la cui origine è
racchiusa nella dedica: “ Ai miei amati genitori che mi hanno impartito da
giovanissimo, principi di educazione e legalità, e mi hanno permesso di vivere
sviluppando sani principi morali”.
Maro': riceviamo e pubblichiamo
Gentile Presidente Napolitano
volevo esprimere il mio
ringraziamento per la scelta fatta dal nostro Governo, molto criticata da tutti i
mass.media come segno di debolezza e di vigliaccheria.
Sinceramente non credo
proprio.
E' prevalsa la linea
dell'Onore e non certo del disonore.
Non credo però che
possa essere accettato supinamente che i nostri militari restino alla mercé della
giustizia indiana e mi aspetto una decisa presa di posizione perchè i due marò vengano fatti tornare in Italia ed essere giuducati, se sono
colpevoli, dalla nostra giustizia.
Di errori formali ne sono
stati commessi molti, troppi.
Lei deve ora
decidere a chi affidare l'incarico di Capo del governo. Mi permetto di trasmetterleuna lettera che ho
dedicato a Grillo e al Movimento 5 stelle e che ho intitolato
" A volte in una
notte cambia tutto"
Credo che Lei debba
valutare seriamente la possibiltà di affidare l'incarico a Grillo, che, a mio avviso,
deve essere messo alla prova. Glielo chiedono 9 milioni di persone.!!
Per quanto riguarda la
vicenda del due "Marò" credo che prima di affidare l'incarico dovrebbe
pretendere che i Ministri degli Esteri, della Giustizia e della Difesa rassegnino immediatamente le loro" dimissioni" nelle sue mani.
Non è consentito
che restino in carica per
un solo minuto nei loro incarichi dopo
essersele " sporcate"con decisioni incoerenti e contro la dignità del
nostro paese.
I panni sporchi
vanno lavati in famiglia e non possono essere i nostri "marò" a dover rispondere dopo essere stati accolti con tutti gli onori
(!!??)al loro ritorno in Italia, avallando indirettamente il loro
comportamento. Se erano colpevoli
non doveva essere data alcuna pubblicità al loro ritorno in Patria!!??
Sono stati trattati
come " due eroi" presi ingiustamente prigionieri da un Paese
rivelatosi agli occhi del nostro Governo "nemico"e ora glieli restituiamo con la coda tra le gambe
Quest'atteggiamento
lo ritengo inconcepibile
e inaccettabile
con stima e rispetto
avv. Giovanni Salvati
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Gesù, Gesù! Stamattina non ci potevo
credere. Povera Italia! Abbiamo fatto un’orribile figura da peracottari sempre
salvando l’onore dei peracottari. E pensare che io Monti quasi quasi lo
volevo votare. Sono senza parole anche per il comportamento di Napolitano. Con
la morte nel cuore Kathia
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I due Maro' di nuovo in India
A TUTTO IL
GRUPPO PER L’AMICIZIA TRA ITALIA E INDIA, A TUTTE LE DONNE E GLI UOMINI DI BUON
SENSO E BUONA VOLONTA’
Carissimi,
Ringraziamo di cuore per la solidarieta’ che avete
dimostrato in questo difficile momento.
Manteniamo comunque viva l’attenzione e la
partecipazione sulla questione India – Italia, nell’auspicio della convivenza
pacifica e del rispetto dei diritti umani fondamentali di tutti i popoli, anche
in considerazione del rispetto della parola data da parte dei nostri due maro’
che, in questo momento, unitamente all’Ambasciatore Mancini, stanno tenendo
alto l’onore del nostro Paese.
L’Ambasciatore Mancini e i due maro’ non sono e
non devono diventare degli ostaggi intercambiabili.
TOGLIERE L’IMMUNITA’ DIPLOMATICA AD UN
AMBASCIATORE E’ UN FATTO GRAVISSIMO, MA LO E’ ALTRETTANTO IL VENIR MENO ALLA
PAROLA DATA (PACTA SUNT SERVANDA!!!), ED ESSERE POI COSTRETTI A SMENTIRE IL
PROPRIO OPERATO RIMANDANDO INDIETRO I DUE MARO’.
E’ ORA CHE
I GOVERNI DI ROMA E DI DELHI APPRENDANO DAGLI ERRORI COMMESSI E COMINCINO A
PARLARSI SERIAMENTE, RINUNCIANDO A PREGIUDIZI E SOTTERFUGI.
DUE NAZIONI
COME QUELLA ITALIANA E QUELLA INDIANA HANNO IL DIRITTO DI VIVERE ARMONIOSAMENTE
E DI LAVORARE OPEROSAMENTE UNA ACCANTO ALL’ALTRA.
GRAZIE DI
CUORE A TUTTI
GRUPPO PER
L’AMICIZIA TRA ITALIA E INDIA
La Bestia bloccata dal gasolio israeliano
Il primo viaggio ufficiale del Presidente Obama in Israele e' stato 'funestato' dall'incidente occorso alla 'Beast', la superblindata Cadillac di servizio, trasportata via aerea dagli States.
Chi era incaricato di fare il pieno a Tel Aviv in una stazione Exxon ha sbagliato pompa ed ha immesso nel serbatoio gasolio anziche' benzina.
La macchina dopo alcune miglia ha cominciato a tossire e si e' fermata.Un incidente abbastanza frequente, si dira', che puo' capitare ad ogni automobilista distratto.
Ma inspiegabile quando si tratta di personale addetto al servizio del Presidente degli Stati Uniti.
Il tutto si e' verificato probabilmente perche' in America, a qualsiasi livello, vige il concetto del: "This is not my business."
Per cui chi guida non fa il pieno e non controlla, e via citando lungo la catena di comando. Noi italiani siamo molto piu' flessibili.
Se a questo episodio esilarante messo in evidenza dai media di tutto il mondo e minimizzato da quelli americani si aggiungono i festini con le prostitute degli agenti del servizio di sicurezza durante una visita di stato in Colombia ci si rende conto come la vita dell'uomo piu' potente del mondo sia nelle mani di professionisti con alta percentuale di errore.
50 anni di collaborazione nello spazio tra Italia e Stati Uniti
50 anni di collaborazione nello spazio tra Italia e Stati Uniti
Ci sono italiani.......
Ci sono italiani che senza fanfare e spinte politiche riescono ad ottenere prestigiosi riconoscimenti. E' il caso di Bruno Damiani, professore alla Catholic University di Washington che e' stato insignito della Commenda Official Cross of the Order of Isabel la Catolica dall'Ambasciatore di Spagna, Ramon Gil-Casares.
Appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
La crisi che si e’ venuta a creare tra Italia e
India e’ gravissima. L’India e’ un grande Paese, non da ultimo in termini di
popolazione, di cui l’Italia non puo’ e non deve fare a meno, anche da un punto
di vista economico-commerciale. Come in Italia e’ presente una grande comunita’
Indiana, cosi’ l’India, una delle principali economie emergenti del mondo,
presenta opportunita’importanti per le nostre aziende.
Le due
comunita’, a giusto titolo, sono molto preoccupate.
L’Italia e l’India sono due Nazioni di antica e
illustre cultura, che sono sempre state profondamente amiche l’una dell’altra.
Pertanto, riteniamo, a questo punto, che debba essere ritrovata urgentemente la
fiducia tra i due governi che sembrano averla smarrita, ponendo in essere
decisioni molto affrettate, quando occorre, al contrario, la chiara e globale
visione degli enormi interessi coinvolti, che erano e debbono rimanere
convergenti.
CI APPELLIAMO, QUINDI, CON TUTTE LE NOSTRE FORZE E
CON TUTTA LA NOSTRA VOCE, ALL’AUTORITA’ DEL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO, AFFINCHE’ SI ADOPERI, ASSIEME
ALL’AUTORITA’ DEL PRESIDENTE DELL’INDIA
PRANAB MUKHERJEE, A RISOLVERE IN MANIERA AMICHEVOLE E GIUSTA, COME
AUSPICATO DALLE NAZIONI UNITE E DALL’UNIONE
EUROPEA, QUESTA GRAVE CRISI.
Crediamo che, a questo punto di escalation della
crisi, soltanto il grande PRESTIGIO E LA GRANDE AUTORITA’ MORALE di DUE
PRESIDENTI tanto amati dai rispettivi popoli, possa risolvere questa grave
crisi che rischia di innescare pericolosissime e inutili conseguenze.
Gruppo per
l’amicizia tra Italia e India
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Caro Oscar,
sono un lettore occcasionale della tua rubrica che un mio amico mi
invia.
1 - Quando ho letto la tua lettera ed il tuo appello a
Napolitano ho condiviso in pieno il tuo pensiero, ma poi ho letto anche quello
di Daniele in cui punto x punto descrive gli atteggiamenti ambigui del governo
indiano ed in cui afferma che le armi che hano ucciso i due pescatori erano di
dotazione russa e non delle UN.
2 - Allora, mi sono tornati i dubbi su alcuni
punti che , non ho mai capito se sono stati chiariti o no, e se fra l’Italia e
l’India si gioca a scaricabarile per un increscioso fatto. Cerco di elencarli.:
a- acque , sicuro che dove e’ avvenuto il fatto sono internazionali o, essendo
al confine, e’ difficile da stabilire,? Perche’ in questo caso si capisce
il tira e molla, anche se in malafede .
b- proiettili, sicuro che sono sovietici e cioe’ degli indiani? E chi avrebbe
sparato allora ai pescatori?
c- noi siamo dei voltafaccia, ma anke gli indiani hanno sempre rifiutato
qualsiasi accordo o controllo, a quanto sembra.
d- potrebbe essere che questo lungo tempo di un anno, nella valutazione degli
ambasciatori, sia stato quello di non usare maniere forti per non compromettere
lla vita dei due soldati, visto il forte
risentimento politico di quell’area nei confronti del governo centrale. Questa tattica, fino
ad oggi, sembra abbia prodotto dei risvolti postitivi:
permesso a Natale, trattamento piuttosto buono dei 2 soldati
e, se ho capito bene, trasferimento del
giudizio da una corte locale ad un’altra forse piu’ affidabile.
3 - Pacta sunt servanda…. E se questo
nella peggiore delle ipotesi avrebbe voluto dire carcere duro in India per i due
soldati, se non peggio? Si poteva anche continuare a sperare nel lavoro nella
diplomazia che talvolta arriva a soluzioni ottime, ma….
4 - A questo punto tuttavia una soluzione o una
risposta all’India bisogna pur darla, e anch’io mi eraviglio fino ad
oggi dell’assenza di qualsiasi decisione in proposito e, ripeto, condivbido
il tuo appello
5 - ultima considerazione. Errore o no ,2 persone sono
state uccise. Avranno moglie, figli… consideriamo anche questo aspetto, non
solo quello dei nostril militari/ La moglie di Nicola Calipari e le
vittime del trancio del cavo della seggiovia, - come esempio
riportati in altra lettera- sono state in qualche modo risarcite? Non lo
so.
Potrebbe facilitare la trattativa un risarcimento alle 2 famiglie
da parte dell’Italia ? Non so se si usa , ma occorre valutare tutte le
possibiita’. Forse puo’ voler dire una ammissione di colpa, ma la salvezza dei
maro’ e le buone relazioni internazionali possono anche fare soprassedere una
ragione a qualsiasi costo, che puo’ avere forti reazioni negative. In fondo la
diplomazia e’ l’arte del
possibile. Non dimentichiamo che in un mondo globalizzato , mantenere buone
relazioni con l’India e altri paesi, e’ vitale per il nostro commercio.
Vasco L.
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Egregio Oscar,
mi permetta di dissentire sull'affermazione, nell'articolo,
che l'India sia una nazione di illustre cultura.
Un paese in cui meta' della popolazione, le donne, circa
mezzo miliardo, deve ancora vedersela con una delle piu' alte percentuali di
prostituzione minorile. Dove le autorita' chiudono gli occhi sull'immigrazione
di bambine dal Nepal che invade il mercato della pedofilia e della
pornografia.
Dove la donna puo' essere segregata dal marito, dal padre,
dal fratello e anche dal fidanzato sulla base di semplici sospetti o false
testimonianze. Dove esistono ancora le caste e dove quella degli intoccabili e'
tuttora presente ed infamante.
La legge nostrana del delitto d'onore che ci siamo
trascinati fino agli anni '80 sarebbe una grande conquista democratica in India
in quanto sarebbe almeno scritta sul codice civile.
Segregare e murare viva una donna in quella nazione non
viene infatti codificata perche' fa gia' parte dell'illustre cultura cui si fa
riferimento nell'articolo.
Da quando hanno scoperto, molti anni fa, lo spruzzo
dell'acido, e' diffusissimo sfigurare una donna per futili motivi di gelosia.
La deflorazione di adolescenti che non hanno ancora
raggiunto la prima maturita' sessuale, porta al fenomeno della recto vaginal
fistula, la rottura cioe' della membrana che separa la vagina dal retto, e che
ha la conseguenza di non poter piu' trattenere l'urina e le feci. Queste
vittime invece d'esser aiutate, vengono abbandonate dalle famiglie in remoti
villaggi in quanto hanno "disonorato" la comunita'.
Nazione di grande illustre cultura.
Una nazione di quasi un miliardo e mezzo di anime che ha uno
sfruttamento del lavoro minorile tra i peggiori del pianeta.
Dopo l'invenzione del cotone "ibrido" che ha
permesso di decuplicarne la produzione, lo sfruttamento minorile femminile
nella lavorazione del cotone e' infamante.
Imprese occidentali quali la Monsanto, la Unilever fanno
soldi a palate con forniture di semi di cotone "ibrido" all'India,
che permettera' poi al resto del mondo di acquistare a pochi soldi magliette
che saranno usate, ironia della sorte, proprio da quelle organizzazioni
umanitarie che sosterranno la lotta al lavoro minorile..........
Milioni di famiglie si trapassano di generazione in
generazione debiti impagabili, contratti per ottenere un lavoro
nell'industria del mattone, sostenuta sempre da lavoro minorile infamante.
Milioni di nuovi ricchi hanno accesso a tutto il meglio del
mondo occidentale e all'alta tecnologia dell'informatica, sfruttando piu' di un
miliardo di connazionali che non godono assolutamente di privilegi, di
democrazia e di parita' sociale.
Per favore, non attribuite all'India l'appellativo di
nazione di illustre cultura, bensi' dategli quello di finta democrazia
infamante.
Cordiali saluti
giancarlo belluso
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Caro Oscar,
perchè si è atteso sino
ad ora?
Domanda retorica in
Italia dove vige il bizantinismo = faccio in modo che la colpa sia degli altri.
Così non viene posto in
discussione:
- il comportamento
dell'eroico sindaco di Milano che ha fatto strappare letteralmente le locandine
a favore dei Marò, unitamente alla sua giunta;
- le affermazioni di un
certo schieramento antimilitare e nazionale che pretende i diritti, ma rifiuta
i doveri;
- dei politici che si
vantano di essere dei "Tecnici" vale a dire degli specialisti a non
assumersi le responsabilità;
- non si sanno difendere
i diritti e gli interessi nazionali;
- non si rispetta chi si
riconosce nella bandiera e la onora.
Daniele
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Bartoli,
non sia ridicolo!
Nessuna
nazione degna di questo nome fa processare propri soldati da chicchessia!
Neanche
per accertati ed evidenti crimini di guerra, cosa che non e' il caso dei
fucilieri del San Marco.
Tantomeno
da paesi, come l'India, di comprovata inaffidabilità e immaturita' giuridica.
Chi
parla di "millenaria civiltà" non ha mai letto neanche una pagina di
storia indiana..
La
"filosofia" e' una cosa, lo stato di diritto un'altra.
Lei
Bartoli, che esalta sempre gli States, dovrebbe ricordarsi e raccontare ai sui
poco informati e preparati lettori, che gli Usa, in oltre 200 anni di storia
non hanno mai consegnato nessun loro soldato a nessuno, dal Tenente Calley,
responsabile del massacro di My Lay in
Vietnam, ai piloti del Cermis, passando per il marine che ha centrato l'auto
dell'agente Callipari in Irak.
Giustamente
se li processano loro.
Idem
hanno sempre fatto Inglesi, Francesi e Russi.
Solo
dei mediocri apolidi, privi di qualunque senso di appartenenza e solidarietà,
possono pensare di mettere su un aereo due soldati italiani e mandarli ad
essere giudicati in un altro paese, qualunque esso sia.
Vergogna!
Guido
Vallauri
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Risponde Oscar:
Gentile ( si fa per dire) Vallauri,
Evidentemente Lei appartiene alla diffusa categoria degli italiani con l'insulto facile.
Per quanto ci riguarda ci siamo limitati a pubblicare dietro richiesta una lettera indirizzata al Presidente Napolitano dal Gruppo per l’amicizia tra Italia e India.
Lettera comunque che condividiamo.
I miei "poco informati e preparati lettori" annoverano tra le loro fila anche un campione di sagacia, cultura e cortesia come Lei. Comunque i nostri Lettori non mancheranno certo di esprimerle il loro punto di vista direttamente. g.vallauri@inadv.com.
Stia bene e continui a scriverci, magari evitando le offese se Le riesce. Anche perche' le offese si ritorcono automaticamente su chi le esprime.
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Sono pienamente d!accordissimo con lei riguardo
l'ONORE. E la parola data .
Un bellissimo testosterone il suo.
Complimenti.
I.omar sais
Un bellissimo testosterone il suo.
Complimenti.
I.omar sais
I conti indiani non tornano
Qualcuno dovrebbe spiegarci l'aritmetica della decisione di non rimandare in India i due fucilieri di marina secondo gli accordi firmati dal nostro ambasciatore Daniele Mancini.
Comprensibile il 'mammismo' italiano, eccessivo, secondo noi, il ricevimento dei due soldati al Quirinale e a Palazzo Chigi.
E ora?
A fronte dei due maro' che se ne stanno in Italia, abbiamo:
1) l'ambasciatore Daniele Mancini e sua moglie Anna Rita ostaggio degli indiani,
2) insieme ai loro collaboratori della cancelleria che vivono nella paura di attentati,
3) insieme ai consoli generali e collaboratori dei vari consolati sparsi per il continente indiano, (vedi sopra)
4) insieme ai dirigenti e famiglie delle centinaia di aziende italiane che operano in India (vedi sopra).
5) Insieme alle migliaia di turisti italiani che potrebbero recarsi in India quest'anno e che non ci andranno per paura di incidenti. Con tanti saluti alle agenzie di viaggio.
Non si tratta di nostre elucubrazioni: la raccomandazione della Farnesina parla da sola.
Si dice in Italia che questa brutta storia e' la conseguenza diretta-indiretta dello scandalo delle bribes Finmeccanica pagate per la commessa degli elicotteri ad alti ufficiali delle FFAA indiane. Soldi che in parte sarebbero ritornati a politici italiani.
Si dice che il feroce risentimento di alcune forze politiche indiane sia dovuto allo scontro politico locale che include anche Sonia Gandhi, colpevole di essere nata in Italia.
Si dice che se si fosse trattato degli americani non avrebbero usato i minuetti pur di riprendersi i due marines.
Si dice, purtroppo, che questo episodio conferma le tremende definizioni che chi e' allergico al nostro Paese da' degli italiani: "chicken - ovvero vigliacchi", "double-standard - ovvero gente di cui non fidarsi", "un popolo che non ha mai finito una guerra dalla parte in cui l'ha cominciata."
Fratelli d'Italia:
sarebbe arrivata l'ora di ribaltare queste mascalzonate con comportamenti coerenti.
Noi, Italiani che viviamo da tempo all'estero, lo facciamo ogni giorno con sacrificio perche' ci sentiamo ambasciatori di un meraviglioso Paese al quale tutto il mondo deve qualcosa di importante.
Oscar
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Comprensibile il 'mammismo' italiano, eccessivo, secondo noi, il ricevimento dei due soldati al Quirinale e a Palazzo Chigi.
E ora?
A fronte dei due maro' che se ne stanno in Italia, abbiamo:
1) l'ambasciatore Daniele Mancini e sua moglie Anna Rita ostaggio degli indiani,
2) insieme ai loro collaboratori della cancelleria che vivono nella paura di attentati,
3) insieme ai consoli generali e collaboratori dei vari consolati sparsi per il continente indiano, (vedi sopra)
4) insieme ai dirigenti e famiglie delle centinaia di aziende italiane che operano in India (vedi sopra).
5) Insieme alle migliaia di turisti italiani che potrebbero recarsi in India quest'anno e che non ci andranno per paura di incidenti. Con tanti saluti alle agenzie di viaggio.
Non si tratta di nostre elucubrazioni: la raccomandazione della Farnesina parla da sola.
Si dice in Italia che questa brutta storia e' la conseguenza diretta-indiretta dello scandalo delle bribes Finmeccanica pagate per la commessa degli elicotteri ad alti ufficiali delle FFAA indiane. Soldi che in parte sarebbero ritornati a politici italiani.
Si dice che il feroce risentimento di alcune forze politiche indiane sia dovuto allo scontro politico locale che include anche Sonia Gandhi, colpevole di essere nata in Italia.
Si dice che se si fosse trattato degli americani non avrebbero usato i minuetti pur di riprendersi i due marines.
Si dice, purtroppo, che questo episodio conferma le tremende definizioni che chi e' allergico al nostro Paese da' degli italiani: "chicken - ovvero vigliacchi", "double-standard - ovvero gente di cui non fidarsi", "un popolo che non ha mai finito una guerra dalla parte in cui l'ha cominciata."
Fratelli d'Italia:
sarebbe arrivata l'ora di ribaltare queste mascalzonate con comportamenti coerenti.
Noi, Italiani che viviamo da tempo all'estero, lo facciamo ogni giorno con sacrificio perche' ci sentiamo ambasciatori di un meraviglioso Paese al quale tutto il mondo deve qualcosa di importante.
Oscar
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Caro Oscar, concordo in parte con quanto affermi
circa il nostro comportamento relativo alla vicenda dei due marò. Dall'altra
parte cosa c'è? Con false dichiarazioni le autorità indiane hanno
ingannato il comando nave che ospitava i marò per convincerlo
ad entrare in un loro porto. Da un anno non fanno che rimandare
il processo che ha rilevanza internazionale. Non sentono ragioni sulla
eventualità che si trattava di un episodio avvenuto fuori dalle loro acque
territoriali. Non vogliono (finora) aderire al giudizio di autorità
internazionali. Infine, possiamo aggiungere, si tratta di due soldati che hanno
obbedito ad ordini ricevuti, sia pure (forse) sbagliando. In caso di condanna
quale militare in servizio nella zona penserà più di intervenire anche di fronte
a pirati veri? Riassumendo, il primo grave inganno è stato perpetrato dalle
autorità indiane. Abbiamo risposto allo stesso modo! Diceva il compianto
Presidente Pertini: "a brigante, brigante e mezzo". Cari saluti B. L.
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Oscar risponde: Purtroppo noi non siamo nemmeno capaci di recitare la parte del brigante e mezzo.
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Caro Oscar,
il tuo articolo-denuncia è degno della più totale condivisione.
Quello che mi sfugge (o è un altro top-secret della cattiva politica italiana ?) è a quale livello istituzionale e con la firma di chi (Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, etc.) è stato preso il provvedimento di tenere in Italia i due Marò. Cui prodest ? non certo all'Italia ed agli Italiani che vogliono continuare a lavorare e tenere rapporti culturali, scientifici, economici con quel grande Paese di millenaria civiltà che è l'India.
I responsabili di questo gesto di incredibile barbarie e di vigliaccheria occorre che si sappia chi sono; inoltre il tempo c'è ancora per prendere un aereo militare e portare i due Marò in India, con tante scuse al Governo di quel Paese che ci aveva accordato fiducia.
E, anche se in questi giorni il Presidente Napolitano è particolarmente impegnato ad evitare che Mario Monti faccia il suo secondo cambio di casacca, una risposta -agli Italiani ed all'India- la deve dare per risolvere subito il caso "Marò".
Habemus Presidentem Rei Publicae ?
Dario Seglie, Torino
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Oscar risponde: Purtroppo noi non siamo nemmeno capaci di recitare la parte del brigante e mezzo.
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Caro Oscar,
il tuo articolo-denuncia è degno della più totale condivisione.
Quello che mi sfugge (o è un altro top-secret della cattiva politica italiana ?) è a quale livello istituzionale e con la firma di chi (Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, etc.) è stato preso il provvedimento di tenere in Italia i due Marò. Cui prodest ? non certo all'Italia ed agli Italiani che vogliono continuare a lavorare e tenere rapporti culturali, scientifici, economici con quel grande Paese di millenaria civiltà che è l'India.
I responsabili di questo gesto di incredibile barbarie e di vigliaccheria occorre che si sappia chi sono; inoltre il tempo c'è ancora per prendere un aereo militare e portare i due Marò in India, con tante scuse al Governo di quel Paese che ci aveva accordato fiducia.
E, anche se in questi giorni il Presidente Napolitano è particolarmente impegnato ad evitare che Mario Monti faccia il suo secondo cambio di casacca, una risposta -agli Italiani ed all'India- la deve dare per risolvere subito il caso "Marò".
Habemus Presidentem Rei Publicae ?
Dario Seglie, Torino
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Caro Oscar,
forse occorre rilevare
che in tutta la situazione il governo "tecnico" Monti si è mosso male
1 - il fatto è avvenuto
in acque internazionali
2 - la marina indiana ha
costretto la nave, in acque iternazionali ad entrare in un porto indiano
3 - i marò a bordo erano
con mandato delle N.U. e relativo ingaggio
4 - gli indiani hanno
soppresso le prove e tirato in lungo (più di un anno) in una inchiesta dove c'è
un punto fermo il calibro dei proiettili che non è quello della NATO (dotazione
standard delle nostre truppe) bensì di armi sovietiche (dotazione standard
dell'esercito e polizia indiana)
5 - Per convenzione
internazionale (sino ad ora violata platealmente solo dall'Iran teocratico) i
diplomatici e le loro sedi godono di immunità
6 - che la comunità internazionale
non prenda posizioni sulle continue violazioni delle convenzioni da parte
dell'India pone in discussione la convivenza delle genti e di quell'arbitrato internazionale che dovrebbe evitare i conflitti
7 - per il caso
Finmeccanica dobbiamo constatare che in Italia pur di gettar fango non si bada
alle conseguenze (vedi arresto del precedente amministratore delegato poi, dopo
tutto il caos creato, scarcerato - dopo 3 mesi - con un bel "il fatto non
sussiste").
8 - forse gli USA si
muovono "pesantemente" ma per quale motivo, sin dall'inizio, l'Italia
non ha denunciato le violazioni indiane al diritto internazionale, l'aresto di
militari con mandato ONU e non in crociera, ecc., ecc..? Forse perchè il
"tecnico" ministro degli esteri era un impreparato al compito e non
ha saputo o voluto valutare gli scenari possibili
9 - che l'india si perda
dei potenziali turisti italiani non credo che sia un problema per l'Italia.
10 - Purtroppo resto
dell'idea che nessun commilitone o compatriota debba essere abbandonato
Daniele
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Risponde Oscar: queste sono le inconfutabili ragioni tecniche e di diritto della posizione italiana. Ma se abbiamo ragione perche' siamo passati dalla parte del torto rompendo un agreement ufficiale e smondanandoci nei confronti dell'opinione pubblica internazionale? Pacta sunt servanda.
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Risponde Oscar: queste sono le inconfutabili ragioni tecniche e di diritto della posizione italiana. Ma se abbiamo ragione perche' siamo passati dalla parte del torto rompendo un agreement ufficiale e smondanandoci nei confronti dell'opinione pubblica internazionale? Pacta sunt servanda.
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Un breve commento. un paese di buffoni e mammoni!
Quanta amarezza! Guido Araldo
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Come
fanno dei cittadini italiani ( buona parte di quelli che le scrivono ) ad
essere filo indiani?
Come
fanno ad essere solidali con un paese che ha sputato sul diritto
internazionale, sul nostro paese e con l'inganno e la sopraffazione ha
arrestato due soldati italiani?
Come
fanno a civettare con un paese che viola ad oggi la Convenzione di Vienna e non
permette ad un ambasciatore di andare e venire da quel paese.
Ce
ne vuole di coraggio..
Che
squallore!
Che
tristezza!
Che
povertà!
Guido
Vallauri
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Siamo alle solite Oscar!
“ARMATEVI E PARTITE”
Condivido il pensiero di Guido Vallauri
Che squallore!
Che tristezza!
Che povertà!
Com.te Giorgio Balestrieri
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Caro Oscar, condivido quasi
totalmente il tuo parere e provo una gran rabbia al cospetto di questa
decisione di chissà chi.
Ma la stessa rabbia l'avevo provata
anche nel non aver trovato in quest'anno passato né una versione ufficiale,
motivata e attendibile dell'evento, né una presa di posizione ufficiale
nei confronti del comandante della nave che decise di lasciare le acque
internazionali, né un comportamento serio e dignitoso del governo italiano
nei confronti delle tante furberie e lazzeronate indiane.
E lasciamo perdere i tanti altri
contorni di questa disgustosa vicenda, inclusa l'ambigua prassi di una scorta
di militari italiani sulle navi, il mancato perseguimento dei
pirati, i festeggiamenti al Quirinale dei marò e via elencando.
Anche se da lontano, tu segui
attentamente l'Italia.
Tu puoi quindi vedere
l'attuale panorama politico - degna progenie di tutti quelli che
l'hanno preceduto fin dalla caduta del Muro di Berlino, anche se dei precedenti
non c'è certo da esaltarsi - e valutare come si presenti il futuro italiano a
breve e a lungo termine.
Tu hai visto l'assurdità cui si
è giunti per la faccenda di Ustica, con due sentenze della Cassazione di segno
diametralmente opposto.
Tu sai che di tanti altri misteri
italiani non si sa nulla nemmeno dopo svariati decenni.
Tu sai che i reati sono
aumentati in maniera vertiginosa e che le carceri sono talmente piene da
suggerire a molti di ricorrere ad amnistie - alla faccia della giustizia e di
chi quei reati li ha subiti - anziché di costruirne di nuove.
Tu sai che la modifica
del codice di procedura penale del 1989 ha di fatto modificato - per
effetto delle variazioni indotte e delle inefficienze dei tribunali - il
codice penale e che in questo modo si è di fatto reso impunibile chi consumi reati
come la truffa e altri ancora, senza che nessun deputato di nessun partito
abbia in questi oltre 20 anni presentato una qualsiasi proposta di legge per
rimettere le cose al loro posto.
Ma tu non vivi in Italia e non vedi
tante altre cose, grandi e piccole, in cui ci imbattiamo quotidianamente,
dall'usura, diventata norma bancaria, alle biciclette che girano di notte senza
le luci previste dal codice della strada.
Non è un bel Paese quello attuale e
soprattutto non c'è alcuna volontà di renderlo migliore, perché tutto quello
che non va fa pur sempre comodo a qualcuno.
E in un Paese senza serietà e
senza dignità, come purtroppo è questo, chi vuoi che si senta turbato nel
compiere un atto come quello di cui sono stati vittime - già, vittime, per
primi loro ! - i nostri due marò ?
Carlo Luigi
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Caro Oscar,
non mi tornano le osservazioni:
L'India agisce in violazione delle norme condivise per
cui i militari hanno agito.
Ammesso che i "pescatori" uccisi lo fossero
veramente (e non si trattasse di pirati mascherati) non si sono divertiti a
"sparare"
hanno solo fatto il loro dovere commettendo un tragico
errore durante una missione comandata.
Le autorità indiano hanno agito in maniera subdola e
traccheggiante (corrotta ?) rimandando a lungo il processo e continuano nelle
violazioni di fatto seqiestrando i diplomatici.
Non dimentichiamo che i militari americani che uccisero
per errore Nicola Calipari in Iraq non sono nelle carceri italiane; che gli
aviatori americani che provocarono le decine di vittime nel Cermis (questi sì
responsapili di assassinio multiplo per aver travolto la cabina della funivia).
Gli amici che scrivono peste e corna dell'Italia e delle sue autorità
dovrebbero riflettere....
Antonino Taverna
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I marò, il voltafaccia italiano e le parole di Napolitano
Dal
Fatto Quotidiano
di
Antonio Padellaro
Come
si sono permessi di gettare alle ortiche la parola d’onore
dell’Italia
e degli italiani? Con quale diritto? E a quale prezzo
visto
che oltre agli incalcolabili danni sulla nostra immagine
internazionale
già malconcia di suo adesso ci va di mezzo l’ambasciatore italiano a New Delhi
che risulta praticamente sequestrato dalle autorità indiane? C’erano tanti modi
per affrontare la controversia sui due
marò accusati dell’assassinio di due pescatori del Kerala: il governo Monti ha scelto la
strada peggiore e quella più disonorevole. Che comincia alla vigilia del Natale
2012 quando il governo indiano concede a
Girone e Latorre una licenza di due settimane per trascorrere le feste in famiglia.
Come garanzia per il ritorno dei militari, il governo italiano offre 800 mila
euro di cauzione, più
l’impegno esplicito dell’ambasciatore d’Italia e dello stesso ministro degli
Esteri Terzi, più una dichiarazione d’onore dei marò, ci mancherebbe altro. Ma
l’atto più solenne viene dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che
dichiara: “Rispetteremo gli impegni”.E ciò che avviene la prima volta, ma non la seconda
quando, siamo a febbraio, gli ufficiali ottengono dagli indiani un secondo permesso
e ritornano in
Italia per votare alle elezioni. Poi l’improvviso voltafaccia italiano, il
“colpo gobbo” come è stato allegramente definito da alcuni giornali: i militari
restano a casa e tanti saluti alla nostra parola d’onore. Solo che a Delhi la
prendono malissimo e l’inevitabile ritorsione colpisce l’ambasciatore Mancini che non può più
muoversi dalla sede diplomatica, tanto
che neppure i familiari riescono a contattarlo. Altro che colpo gobbo, una vera idiozia non considerare che la firma di
un impegno scritto avrebbe trasformato l’ambasciatore Mancini in una sorta di
ostaggio da tenere sotto chiave per ogni evenienza. Ma è la parola d’onore violata
che resta un atto vergognoso perché è anche la parola d’onore di tutti gli italiani. Possibile che il capo
dello Stato abbia avallato l’inaccettabile
dietrofront del governo Monti? E quella frase:
“Rispetteremo gli impegni” è da considerarsi
anch’essa
una finzione? Sarebbe gravissimo, non possiamo crederlo.
Presidente,
dica qualcosa per favore.
Il
Fatto Quotidiano, 15 marzo 2013
Prodi a Washington
Romano Prodi invitato a tenere una lecture al Carnegie Endowment di Washington DC. Presente l'ambasciatore italiano, Claudio Bisogniero.
Un centinaio tra docenti, esperti di politica estera, alti funzionari dell'amministrazione americana, giornalisti e studenti hanno seguito per oltre due ore la lezione dell'ex presidente della Commissione Europea. Molte le domande attinenti il ruolo e il futuro dell'Ucraina, un paese di 46 milioni di abitanti stremato dalla voglia di entrare in Europa e dal condizionamento, soprattutto energetico, della Russia.
Al termine della conferenza il Professor Prodi si e' diretto all'aeroporto per prendere un volo su Hanoi.
Prodi ha rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti sulla situazione politica italiana.
Di seguito un video di alcuni minuti della conferenza.
Un centinaio tra docenti, esperti di politica estera, alti funzionari dell'amministrazione americana, giornalisti e studenti hanno seguito per oltre due ore la lezione dell'ex presidente della Commissione Europea. Molte le domande attinenti il ruolo e il futuro dell'Ucraina, un paese di 46 milioni di abitanti stremato dalla voglia di entrare in Europa e dal condizionamento, soprattutto energetico, della Russia.
Al termine della conferenza il Professor Prodi si e' diretto all'aeroporto per prendere un volo su Hanoi.
Prodi ha rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti sulla situazione politica italiana.
Di seguito un video di alcuni minuti della conferenza.
Analisi comunicativa del discorso di Papa Francesco
Analisi comunicativa del discorso di Papa
Francesco
di Gianpiero
Gamaleri
Un discorso a braccio che, trascritto, è di 1440 caratteri, ma
che è stato soprattutto un eccezionale evento di comunicazione: questo è l’atto
che ha aperto il pontificato di Papa Francesco. Un atto breve ma insieme così
ricco, articolato e complesso da anticipare in sé il contenuto di un intero
pontificato. Questo, naturalmente, lo verificheremo tra qualche anno. Ma già da
ora dobbiamo capire meglio, ancora colpiti ma meno emozionati, passaggio dopo
passaggio, il messaggio che ci è stato trasmesso e la scintilla che è scoccata
tra il popolo e il suo pastore.
Ripercorriamolo insieme, parola per parola, ricordando anche i
gesti che lo hanno accompagnato.
«Fratelli e sorelle buonasera».
Questo è il saluto
che nessuno dei presenti in piazza San Pietro oppure alla televisione e alla
radio potrà dimenticare. Una voce pacata, sommessa ma ferma, accompagnata da un
gesto misurato: un leggero cenno di saluto con la mano destra. Un augurio
profondo, fatto col cuore. Ricorda una battuta del film di De Sica e Zavattini
“Miracolo a Milano”, che conclude con queste parole il salto verso il cielo dei
poveri che spiccano il volo cavalcando il manici delle scope degli spazzini di
piazza del Duomo: “Verrà un giorno in cui buongiorno vorrà veramente dire buongiorno”,
cioè l’augurio di
cuore che sia una vera bella giornata, piena di felicità, per chi incontriamo e
non solo un saluto a tirar via.
«Voi sapete
che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei
fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo
qui...
»: un’eco della frase di Wojtyla
“sono venuto da un paese lontano”, ma ora c’è l’Oceano di mezzo ed una nazione
dall’altra parte dei pianeta, anche se popolata da tante persone di origine
italiana, come lo stesso Papa.
«Vi ringrazio
dell’accoglienza, alla comunità diocesana di Roma, al suo Vescovo, grazie. E
prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito
Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e
la Madonna lo custodisca». Per la prima volta dopo sette secoli il
Papa può pregare per il suo predecessore. Un’altra novità di eccezionale
rilievo che a suo modo rinforza il senso di collegialità della Chiesa, come una
famiglia in cui resta un padre o un fratello maggiore.
Quindi fa recitare il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria. Anche questo gesto, non ancora della benedizione, ma della preghiera comune, fatta con tutto il popolo della piazza, è un elemento di novità che valorizza la comunione del pastore con i fedeli.
«E adesso incominciamo questo cammino, Vescovo e popolo, Vescovo e popolo, questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità a tutte le chiese. Un cammino di fratellanza, di amore e di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro, preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi incominciamo - mi aiuterà il mio cardinale vicario qui presente - sia fruttuoso per la evangelizzazione di questa sempre bella città...»
Quindi fa recitare il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria. Anche questo gesto, non ancora della benedizione, ma della preghiera comune, fatta con tutto il popolo della piazza, è un elemento di novità che valorizza la comunione del pastore con i fedeli.
«E adesso incominciamo questo cammino, Vescovo e popolo, Vescovo e popolo, questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità a tutte le chiese. Un cammino di fratellanza, di amore e di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro, preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi incominciamo - mi aiuterà il mio cardinale vicario qui presente - sia fruttuoso per la evangelizzazione di questa sempre bella città...»
Vescovo e popolo ripetuto due volte crea un legame di
grandissima intensità. Indica che il Papa come pastore universale lo è in forza
del fatto di essere vescovo di Roma, la Chiesa che presiede nella carità a
tutte le Chiese. Papa Francesco interpreta la sua elezione come la nomina a
capo della diocesi, tanto da sottolineare la presenza al suo fianco del
Cardinale vicario, quello cioè che lo aiuterà nei rapporti con le parrocchie.
Questa impostazione ci dà un grande senso di vicinanza: un’autorità planetaria
sì, ma che passa attraverso il cammino di fratellanza – questa parola ricorrerà
due volte, ottenendo anche l’apprezzamento dei francesi che tanto l’amano in
ricordo della loro rivoluzione – di amore e di fiducia tra noi. Parole di
autentica speranza in questo momento di crisi soprattutto del mondo
occidentale.
«Adesso vorrei dare la benedizione, ma
prima vi chiedo un favore. Prima che il Vescovo benedica il popolo io vi chiedo
che voi pregate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo
chiedendo la benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa
preghiera di voi su di me».
Tutti abbiamo percepito la profondità di quel silenzio della
piazza. Più di centomila persone immerse in un’atmosfera di preghiera, di
riflessione, di intimità. E il Papa che si inchina, come a ricevere una nuova
investitura, dopo quella del conclave. Dopo la scelta fatta dai “fratelli
cardinali”, la conferma, per così dire, del popolo. Non per acclamazione ma
attraverso il filo misterioso della preghiera. Due volte, e non a caso, ricorre
nel suo discorso la parola “accoglienza”.
«Adesso darò la benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e donne di buona volontà», ha proseguito, impartendo la benedizione in latino e concedendo l’indulgenza plenaria. «Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto, ci vediamo presto. Domani voglio andare a pregare la Madonna perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo».
«Adesso darò la benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e donne di buona volontà», ha proseguito, impartendo la benedizione in latino e concedendo l’indulgenza plenaria. «Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto, ci vediamo presto. Domani voglio andare a pregare la Madonna perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo».
E queste sono le parole conclusive di un dialogo attraverso cui
la gente, in pochi minuti, ha già avuto modo di cogliere la semplicità di Papa
Francesco, che finisce raccontando, come uno di casa, che cosa farà il giorno
dopo.
Un’ultima parola sulla sua figura così com’è apparsa sulla
loggia delle benedizioni attraverso l’occhio delle telecamere del Centro
Televisivo Vaticano che ancora una volta ci ha offerto immagini
indimenticabili, emozionanti per i contemporanei e destinate alla storia.
Ciò che ha colpito è stata la pacatezza di Bergoglio e la
padronanza della situazione pur nell’intensità del momento. Non è facile per
nessuna rimanere esposto alla vista di una tale folla senza compiere gesti,
senza inviare saluti con le mani. Papa Francesco sapeva che in quei momenti
doveva “farsi contemplare” e così ha fatto con un’eccezionale compostezza.
Qualche domenica fa il vangelo richiamava l’episodio della trasfigurazione di
Cristo, apparso ai tre apostoli sul monte così bianco da emanare luce. Il Papa
sembrava emanare luce, anche attraverso la scelta della talare bianca senza la
macchia di colore della stola rossa. E ha saputo sostenere quest’impatto con
una tranquillità che sono un uomo dotato di un eccezionale carisma di
comunicazione può sostenere. Un avvio più significativo e promettente non ci si
poteva aspettare.
Un avvio che prosegue e si combina già con la semplicità
dimostrata nella prima uscita dal Vaticano per andare a pregare in visita
privata la Madonna in Santa Maria Maggiore. Di mattino presto gli alunni di una
scuola l’hanno sorpreso e salutato festosamente (vedrete quanto piacerà ai
giovani questo Papa!), i giornalisti sono stati dribblati attraverso una porta
laterale. Ma sabato li riceverà nella Sala Nervi per ringraziarli della loro
presenza a Roma e del lavoro di informazione che hanno svolto.
Lettera aperta a Francesco
Caro Papa Francesco,
Le scrivo questa letterina, anche se so bene che non la leggera' mai.
Ero nella sala d'attesa del Retina Group attendendo di essere visitato. Eta' media dei presenti dagli 85 ai 105. Io ero quasi un bambino.
Lo schermo TV trasmetteva le immagini del comignolo della Sistina. Ed ecco la fumata bianca nel completo disinteresse della brigata di vegliardi molti dei quali ormai ridotti al 'walker'.
"Hanno eletto il Papa", ho detto con voce marcata e gli occhi dei seniors (uomini e donne) hanno avuto un lampo di interesse. "Il Papa", hanno sussurrato alcuni anche se non si trattava di una storia che li interessava da vicino perche', probabilmente, di altra confessione cristiana o ebrei.
Ritornando a casa con le pupille dilatate dal collirio per l'esame, rischiando di mettere sotto qualche pedone, ho appreso dalla radio dell'auto che Francesco I si era affacciato al balcone per salutare il popolo di Roma e del mondo.
Poi i media, presi in contropiede perche' non si aspettavano questo risultato del Conclave, hanno cominciato a sfornare lenzuolate sulle abitudini di Francis (vive in un appartamento, viaggia con i mezzi pubblici, e' molto umile, etc.).
Non so perche' ho provato un'intima soddisfazione nell'apprendere che Lei ha voluto mettersi sul petto una croce di normale metallo e non quella di oro massiccio dei suoi predecessori. E che nel suo primo giorno di pontificato a Roma ha preferito viaggiare su un'auto della gendarmeria, piuttosto che usare la berlina ufficiale.
Come professionista della comunicazione mi e' venuto subito in mente che forse si tratta di un copione studiato sin dai tempi del precedente Conclave quando, si dice che Lei avvesse supplicato gli altri cardinali di non insistere sul suo nome.
Purtroppo il cinismo della categoria alla quale appartengo da decenni ottenebra anche i moti spontanei del sentimento.
Ma come cattolico semi praticante in continuo affanno per il conflitto interiore con la mia cultura del dubbio, voglio dirLe che spero proprio, insieme al miliardo e duecento milioni di altri cattolici sparsi nel mondo, che la sua elezione al soglio Pontificio possa davvero rappresentare un momento di genuino rilancio della nostra fede, martoriata dalle pestilenze che vanno affiorando nella vita vaticana da tempo.
Hanno bisogno del suo esempio i credenti, i poco credenti, i quasi credenti, gli agnostici e gli atei. E quelli che, disgustati dai comportamenti di buona parte della 'burocrazia' in abito talare si sono da tempo rifugiati in un dialogo personale con Dio, stravolgendo dogmi e insegnamenti.
Buon lavoro, Caro Francesco I e che il Signore la protegga, insieme al suo clero.
Oscar
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Le scrivo questa letterina, anche se so bene che non la leggera' mai.
Ero nella sala d'attesa del Retina Group attendendo di essere visitato. Eta' media dei presenti dagli 85 ai 105. Io ero quasi un bambino.
Lo schermo TV trasmetteva le immagini del comignolo della Sistina. Ed ecco la fumata bianca nel completo disinteresse della brigata di vegliardi molti dei quali ormai ridotti al 'walker'.
"Hanno eletto il Papa", ho detto con voce marcata e gli occhi dei seniors (uomini e donne) hanno avuto un lampo di interesse. "Il Papa", hanno sussurrato alcuni anche se non si trattava di una storia che li interessava da vicino perche', probabilmente, di altra confessione cristiana o ebrei.
Ritornando a casa con le pupille dilatate dal collirio per l'esame, rischiando di mettere sotto qualche pedone, ho appreso dalla radio dell'auto che Francesco I si era affacciato al balcone per salutare il popolo di Roma e del mondo.
Poi i media, presi in contropiede perche' non si aspettavano questo risultato del Conclave, hanno cominciato a sfornare lenzuolate sulle abitudini di Francis (vive in un appartamento, viaggia con i mezzi pubblici, e' molto umile, etc.).
Non so perche' ho provato un'intima soddisfazione nell'apprendere che Lei ha voluto mettersi sul petto una croce di normale metallo e non quella di oro massiccio dei suoi predecessori. E che nel suo primo giorno di pontificato a Roma ha preferito viaggiare su un'auto della gendarmeria, piuttosto che usare la berlina ufficiale.
Come professionista della comunicazione mi e' venuto subito in mente che forse si tratta di un copione studiato sin dai tempi del precedente Conclave quando, si dice che Lei avvesse supplicato gli altri cardinali di non insistere sul suo nome.
Purtroppo il cinismo della categoria alla quale appartengo da decenni ottenebra anche i moti spontanei del sentimento.
Ma come cattolico semi praticante in continuo affanno per il conflitto interiore con la mia cultura del dubbio, voglio dirLe che spero proprio, insieme al miliardo e duecento milioni di altri cattolici sparsi nel mondo, che la sua elezione al soglio Pontificio possa davvero rappresentare un momento di genuino rilancio della nostra fede, martoriata dalle pestilenze che vanno affiorando nella vita vaticana da tempo.
Hanno bisogno del suo esempio i credenti, i poco credenti, i quasi credenti, gli agnostici e gli atei. E quelli che, disgustati dai comportamenti di buona parte della 'burocrazia' in abito talare si sono da tempo rifugiati in un dialogo personale con Dio, stravolgendo dogmi e insegnamenti.
Buon lavoro, Caro Francesco I e che il Signore la protegga, insieme al suo clero.
Oscar
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Caro
Dr. Oscar Bartoli
grazie
della tua gradita ed efficace testimonianza.
Verità
e potere non coincidono. Gesù figlio di un falegname se tornasse oggi non lo
accetterebbero nemmeno come diacono. Anzi il clero ufficiale chiamerebbe quelli
del KGB per eliminarlo.
Chi
assume ruoli in un ministero ha grandi responsabilità morali e deve occuparsi
delle reali necessità delle persone.
Cristo
si occupava di pescatori con la rete vuota, di malati, di affamati, di
prigionieri,
e
li aiutava a trovare subito le soluzioni, mentre per la maggior parte dei
religiosi essere un prelato è solo un mestiere, é appartenere ad una
casta. Quelli di oggi sono gli stessi sacerdoti del sinedrio del tempo di
Gesù.
Abbiamo
bisogno di apostoli scelti fra la gente comune, che è credibile perchè conosce
le difficoltà della vita.
Speriamo
in questo Papa Francesco, sempre che non gli venga impedito di proseguire nella
missione.
Prof.
Giuseppe Savazzi-Patriarca Elia di Gerusalemme
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CONDIVIDO OGNI RIGA DELLA TUA LETTERA E ANCHE IO MI ASPETTO
LE STESSE COSE DA FRANCESCO.
NE ABBIAMO BISOGNO.
DUCCIO BARI,
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Caro Oscar,
anch'io appartengo a quella
schiera di credenti- non credenti diciamo agnostici che è stato colpito
dai primi atteggiamenti di Papa Francesco e mi auguro che non siano frutto
dell'abilità secolare mediatica della Chiesa.
Una cosa è certa, se veramente Papa
Francesco aspira ad una Chiesa povera come ha detto che lui la vorrebbe,
sarà bene che si circondi di persone molto, ma molto fidate perchè altrimenti
l'impresa sarà molto, ma molto ardua e mi fermo qui per evitare false
intrepretazioni o grevi allusioni.
Comunque a me questo Papa piace
perchè lo vedo come guida sociale, sì come guida sociale perchè quando
si pratica nella vita di tutti i giorni l'onestà e la fratellanza e ci si
adopera per il bene comune, la spiritualità viene da sola. Purtroppo non è vero
il contrario , evidentemente per coloro i quali vanno in Chiesa tutte le
domeniche e poi si comportano come si comportano evidentemente la spiritualità
ha altri significati, certo è che come insegna la storia ecclesiastica, si
contano migliaia di persone vittime nel nome del Signore. Mi permetto di ricordare
che non bisogna confondere i dettami del Cristianesimo con il
Cattolicesimo: mi auguro che questo Papa riesca a dimostrare che
l'ambasciatore del verbo di Gesù è proprio il Cattolicesimo.
Un abbraccio
Enrico B.
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