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Vertice Ue, tra crescita e protesta



di Guido Colomba                      


Mai come questa volta un vertice Ue si trova dinanzi ad una scelta così perentoria: rilanciare la crescita o affrontare una protesta che potrebbe far implodere la stessa Ue. Anche perché esiste una relazione molto stretta, come insegna la legge di Okun, tra le variazioni di Pil e quello dell'occupazione. Ben Bernanke, in piena sintonia con Obama, la sua scelta l'ha fatta stabilendo che offrirà credito a tassi di interesse zero finché la disoccupazione non sia scesa sotto il 6,5%. Una terapia alternativa al fallimento delle politiche di bilancio. Per ora il coefficiente di Gini (che misura le diseguaglianze) è stato ignorato da tutto il mondo occidentale. E' un indice che piace molto a Beppe Grillo visto che, con la crisi nata nel 2007 e con il suo carico di alta disoccupazione ed austerità, in Italia le diseguaglianze si sono accentuate portandosi al di sopra della media europea. Il Nobel Jospeh Stiglitz ha fatto del coefficiente Gini il proprio cavallo di battaglia per denunciare le disparità crescenti a tutto danno della middle class. Non a caso i movimenti di protesta sono nati proprio negli Stati Uniti contro Wall Street e contro le banche. Cosa può fare concretamente la Bce? Il declassamento di Fitch nei confronti del debito sovrano italiano è un campanello d'allarme. Fortunatamente molti investitori esteri hanno già venduto tanto che la quota di titoli di stato italiani in mano estera è scesa sotto il 38%. Ma, come afferma il Censis, " l'Italia ha perso 116 miliardi di Pil durante i cinque anni di una crisi che non accenna a finire e che è già durata più di quella del 1929". Le piccole e medie imprese sono allo stremo. Un destino che accomuna famiglie e piccole imprese. Più della metà è a rischio solvibilità  creando insoluti commerciali verso i propri fornitori con un pericoloso effetto valanga. In Italia due anni fa 11mila ristoranti hanno chiuso ed altri 20 mila hanno subito la stessa sorte nel 2012. L'Italia può chiedere al vertice che venga escluso dal calcolo del debito pubblico una serie di spese come i debiti della PA nei confronti delle imprese e gli investimenti per l'occupazione giovanile. A sua volta la Bce sta studiando le mosse più urgenti da intraprendere d'intesa con il vertice Ue. Quali possono essere? Una misura prevede che le banche commerciali possano portare in garanzia a Francoforte, in cambio di liquidità, i prestiti che hanno concesso a famiglie e imprese. Una seconda, resa esplicita da Franco Bernabè, prevede che Bankitalia "utilizzi gli strumenti per rifinanziarsi presso la Bce garantendo i prestiti collaterali" che vengono dati dalla banche in deposito presso la stessa Banca d'Italia. I problemi di breve periodo - ha detto a Sky - si affrontano immettendo liquidità nell'economia attraverso i pagamenti che lo Stato deve alle imprese (circa 50 miliardi di euro). La cosa più interessante è che vi è una straordinaria sintonia tra l'opinione degli imprenditori e quella dei tecnici. Sul dopo elezioni Bernabè è altrettanto esplicito: "La situazione è complessa ma ha una carica innovativa straordinaria con segnali forti che arrivano dalla società civile" definendo non auspicabile un ritorno alle urne in tempi brevi.