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MENNEA, uno scomodo campione


                           

di Massimo Rosa

Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare Pietro Paolo Mennea nelle diverse volte che è venuto a Verona in occasione di qualche convegno, uno di questi anche organizzato da me sul tema doping e proprio in quella circostanza mi aveva regalato il suo ultimo libro fresco di stampa:”Il DOPING e l’Unione Europea”.
Di lui conservo il nitido ricordo di persona schiva dai modi gentili, una persona però che manifestava apertamente il proprio rigore morale verso quel mondo dello sport che a malapena lo sopportava. E’ notoriamente risaputo che questo grande atleta era un soggetto scomodo per le sue verità che mettevano a nudo problemi e personaggi, mal digerite dai vari notabili chiamati in causa. Oggi magari quelle stesse persone sono nel gran calderone dei peana perbenisti, pronti a ricordare quel ragazzo di Barletta con belle ma false parole. Oggi si celebra Pietro Paolo Mennea per le sue gesta sportive che fecero inorgoglire gli italiani, ma non lo si celebra perché è stato un dirigente assennato e severo: perché né la Federazione di Atletica leggera (Fidal) né il Comitato Olimpico Nazionale Italiano gli hanno mai riservato un posto. Troppo scomodo era.
Un piccolo esempio di cosa sosteneva? “…un CONI politicizzato vive in simbiosi con la “politica”, ovvero adotta gli stessi sistemi poco ortodossi tanto in voga nel mondo della gestione del potere: il CONI è un ente che, pur prevedendo nei suoi “principi informatori” l’applicazione e il rispetto del principio di “democrazia interna”, non la applica, emulato in negativo, cosa ancor più grave, dalle Federazioni sportive nazionali. Infatti alcuni presidenti ricoprono l’incarico da decenni…”.
Pietro era anche quello che ad un giornalista che gli chiedeva quali tabelle alimentari seguisse nella preparazione alle gare rispose “Un piatto di spaghetti”…una persona semplice che divenne campione olimpico e recordman mondiale senza alcuna dieta ma per la sua forza e la sua intelligenza.
PP Mennea ci lascia in eredità il suo grande esempio di probità, una probità la cui origine è racchiusa nella dedica: “ Ai miei amati genitori che mi hanno impartito da giovanissimo, principi di educazione e legalità, e mi hanno permesso di vivere sviluppando sani principi morali”.